Episodio 4.36

Episodio 4.36

Forse inconsapevolmente, Peter Sloterdijk si collega a una delle principali avanguardie del transumanesimo – quel Ray Kurzweil, futuro ingegnere capo di Google, che prima di teorizzare la Singolarità aveva scritto nel 1999 “L’età delle macchine spirituali” (The Age of Spiritual Machines: When Computers Exceed Human Intelligence, Viking, New York 1999) – quando approccia la contemporaneità tecnologica dal punto di vista dello spirito. Ispirandosi a Gotthard Günther, secondo cui si può riassumere la periodizzazione della storia dell’anima nelle tre epoche classiche con «un’antichità animista, un medioevo soggettivista o personalista e una modernità asoggettiva o cibernetica», adopera questa matrice per vedervi «la storia della progressiva desostanzializzazione o, se si vuole, della funzionalizzazione dello spirituale», interpretandola come una storia delle ferite narcisistiche dell’umanità. A suo avviso in ogni individuo sarebbe presente la successione delle epoche precedenti: «un animista offeso, che proviene dall’epoca antica dell’anima e che all’inizio dell’era delle culture evolute viene ricacciato indietro da una riformulazione dello spirituale di tipo soggettivo e personalistico; e un personalista offeso, che con l’inizio dell’epoca della tecnica deve riconoscere di essere stato superato da concetti asoggettivi e cibernetico macchinici dello spirituale.»

Quello che è stato il compromesso storico dei monoteismi personalistici con i politeismi animisti che li hanno preceduti, e che furono non tanto eliminati quanto assorbiti e rielaborati dalle nuove credenze, si ripresenta oggi su due livelli: «da una parte, come compensazione tra cibernetica e personalismo e, dall’altra, come compromesso tra la cultura delle macchine e l’animismo.» Secondo Sloterdijk viviamo nella fase critica della transizione tra il medioevo personalista e la civilizzazione tecnica moderna: il «personalismo ebraico, il platonismo cristiano e l’umanismo stoico sono stati ricacciati in posizioni reazionarie dall’emergere della cultura intellettuale cibernetica e sistemica», laddove la reazione è il fenomeno che si limita alle proteste e non si propone avanzamenti. «I risentimenti contro la tecnica non portano ad altro che alla formazione di sottoculture popolate dai “superati”, con le loro tipiche mistificazioni. Essi infatti elaborano una doppia morale, refrattaria a ogni terapia, che pensa in modo pretecnico e vive in modo tecnico.»

Il luddismo antitecnologico impedirebbe perciò questa mediazione, o recupero, dei caratteri antichi dell’anima che viene esercitata dalla modernità macchinica, che «può rivelarsi come la più grande forza umana.» Siamo al trionfo del paradosso, che d’altronde abbiamo sempre più sotto gli occhi, allorché gli ingegneri dell’intelligenza artificiale oggi vorrebbero salvarci dai prodotti della loro scellerata fuga in avanti, o nel momento in cui il discorso ambientalista è portato avanti dalle lobby della Green Economy a colpi elettrificazione e microchip. «Bisogna diventare dei cibernetici per poter restare degli umanisti. Da una cultura tecno-umanista che vuol essere qualcosa di più di una barbarie di successo, bisogna pretendere innanzitutto due cose: una formazione psicologica e la capacità di traduzione culturale. I matematici devono diventare poeti, i cibernetici devono diventare filosofi della religione, i medici compositori, gli informatici sciamani.»

Nonostante i punti in comune, Sloterjik elabora però una prospettiva molto lontana dai sogni di perfezione e potenza tipici delle correnti anglosassoni dell’uomo aumentato: la postumanità ha un’anima angosciata che sperimenta la propria vulnerabilità anche nel bel mezzo di tutta questa architettura di sicurezza rappresentata dalla tecnoscienza, e «anche se i robot nell’epoca della tecnica avranno convinto l’anima che essa non può essere ciò che un tempo voleva essere, all’anima desostanzializzata rimane tuttavia l’orgoglio di soffrire in modo discreto di questa ferita. Il suo cruccio è la prova del suo essere. (…) Il vantaggio di essere un tecnologo non è mai stato così grande come oggi. Il compromesso umano avrà luogo nella medicina tecnica più evoluta fino a quando ci saranno medici che condividono con i loro pazienti, in condizioni serene, lo svantaggio di essere uomini.» (Peter Sloterdijk, “L’offesa delle macchine”, in Non siamo ancora stati salvati. Saggi dopo Heidegger, 2004, p. 288-294)

 

 

Sommario 4.36

  • Introduzione
  • IO, ROBOT
  • VaSSaSSini – Perché l’eccesso di mortalità non è dovuto né al Covid né alle mancate cure, di Alessandor Bagnato, gennaio 2023 (TESTOLink)
  • VaSSaSSini – Intervista a un’infermiera del Giovanni Bosco di Torino (giugno 2023)
  • Angelo Bonelli (Alleanza Verdi e Sinistra) vuole il reato di negazionismo climatico
  • EcoAnsia (Giorgia Vasaperna e il ministro Gilberto Pichetto Fratin)
  • EcoAnsia 2 (Francesca Michielin, Festival Green&Blue, 2022)
  • IO, ROBOT (Pagare con un microchip sottocutaneo: l’esperienza di Mattia)

 

Riferimenti 4.36

  • Einstürzende Neubauten, Abstieg & Zerfall + U-Haft Muzak (Kollaps, 1981)
  • David Zed, Balla robot (1980) – TESTO
  • Alex Proyas, Io, robot (2004)
  • Killing Joke, New Cold War (Pylon 2015)
  • Crisis, Holocaust (No Town Hall, 1978) – TESTO
  • David Lowery, Deep Oblivion / The Palace Guards (The Palace Guards 2011)
  • Rage Against the Machine, Snakecharmer (Evil Empire 1996)
  • Ivan Cattaneo, Clinica Paradiso (Urlo, 1980) – TESTO
  • Alberto Sordi, Te c’hanno mai mannato (1981)
  • Giorgio Gaber, Pressione bassa (Pressione bassa, 1980)
  • La Kinky Beat, Vaffanculo (One More Time, 2006)
  • Pupa Jim, I Am A Robot (2009)
  • Kymberly Stewart, I Am A Robot (2014)

Episodio 4.35

Episodio 4.35

L’origine dell’ultima umiliazione patita dall’essere umano, quella macchinica, deriva dal vecchio adagio di Bacone per cui “il sapere è potere”, cioè «il sapere delle macchine dà potere, il sapere operazionale produce sovranità.» Per Sloterdijk con l’illuminismo nasceva il potere tecnico basato sulla costruzione di macchine, in ogni ambito: «Il sapere umano è potere, il potere è la capacità di realizzare ciò che non sorge nella vecchia natura, e che non è stato neppure dispensato dalla grazia. Si tratta invece di qualcosa che bisogna senza dubbio mettere in conto all’uomo come l’arte, la tecnica, la strategia e la macchina.» Ma questo potere non era per tutti, «poiché la soddisfazione che deriva dalla competenza a costruire le macchine segue nelle popolazioni moderne distribuzioni fortemente diseguali. Per uno che può, giungono subito e di continuo mille, diecimila, più tardi milioni, che non possono. Inevitabilmente la storia dello spirito della modernità si sviluppa in un dramma sadomasochista che si svolge tra i gruppi di costruttori di macchine e i gruppi di non costruttori, tra i pochi che per primi si sono messi nelle condizioni di potere e i molti che devono accettare, volenti o nolenti, il potere di coloro che possono.»

Con l’avvento delle biotecnologie, che rappresentano la prosecuzione della costruzione moderna dei corpi tramite le macchine, diventa più evidente la sensazione di spaesamento vissuta da chi, ad esempio in campo medico, subisce il potere delle macchine che è insito negli apparecchi tecnici. Dato che «le macchine sono per essenza delle protesi», con la protetica, che include le applicazioni dell’ingegneria genetica, della robotica e dell’intelligenza artificiale, la tecnoscienza prosegue il rimodellamento dell’umano avviato dalla medicina moderna nel Settecento. «La protetica inizia con l’introduzione o l’aggiunta di corpi estranei nei corpi propri, ma si realizza solo quando crea dei corpi protetici che non solo riparano i vecchi corpi, bensì li accrescono e li trasfigurano. Da questo punto di vista gli invalidi sono i precorritori dell’uomo di domani.»

La realtà clinica è per Sloterdijk il luogo dove si vedono emergere tutte le categorie dell’estraneità: «corpi estranei come protesi parziali degli arti, meccaniche o elettroniche, organi estranei come macchine naturali trapiantate o come plastiche totalmente sintetiche; movimenti estranei come locomozione elettrica o robotica, ritmica estranea come sostituto della frequenza vitale nelle protesi interne attive, come il pace maker, sonno estraneo con l’aiuto di anestetici, voci estranee attraverso droghe psicotrope, cognizioni estranee attraverso il neurodesign e la manipolazione neurale linguistica, occhi estranei come apparecchi ottici invasivi e non invasivi nelle parti un tempo oscure del corpo, gravidanze estranee attraverso protesi placentari e uteri artificiali.»

Comparse queste forme di vita estranee e tecnogene, diventa necessario «chiarire lo statuto di realtà di tutti questi fratellastri e sorellastre ontologici dell’uomo. L’attuale assalto alla virtualità contiene in modo incontrovertibile la richiesta di un’ontologia dell’essere e dell’apparire tecnici. Il privilegio ontologico del nostro primo corpo individuale viene percepito ovunque come vitale: ma solo fino a che il primo corpo resta insostituibile. Tuttavia questo è superato dagli eventi, così come dalla loro tendenza generale. Di fatto siamo ormai in grado di trasformare in corpi estensivi e tecnici parti sempre più grandi dei corpi naturali. I corpi ampliati ci sostengono ora nell’evidenza del fatto che è proprio in quanto macchine che siamo in vantaggio.» (Peter Sloterdijk, “L’offesa delle macchine”, Non siamo an cora stati salvati. Saggi dopo Heidegger, 2004, pp. 283-289)

 

 

Sommario 4.35

 

Riferimenti 4.35

  • Cluster, Plas + Fur Die Katz’ (Cluster II, 1972)
  • Circus Contraption, Shneykoyl (The Half-Wit’s Descent, 2010)
  • Robert Hood, Omega-End Times (Omega, 2010)
  • Beak>, Ham Green (Recordings 05/01/09 > 17/01/09, 2009)
  • Lucien Fuego, Mondo virtuale (2022)
  • Human Flesh, Maybe Your Skin…(Love At First Sigh) + Beatitude (Ma Vie À L’Envers) + Alone (Third Part) (Tecnologie del Movimento II, 1992)
  • DsorDNE, Aria + Aria sensoemozionale (Tecnologie del Movimento II, 1992)
  • Renforshort, Virtual Reality (2021)

Episodio 4.34

Episodio 4.34

Per Sloterdjik le offese che l’essere umano subisce nel corso della storia, sia come singolo sia come specie, sono necessarie per far maturare la sua coscienza, perciò tutte queste umiliazioni «sono solo delle vaccinazioni di verità, che ci mettono a disposizione, dopo le prime reazioni di crisi, forze immunitarie rigenerate e sentimenti più elevati e maturi.» L’umanità si potrebbe in questo senso rappresentare come una piramide composta da «vaccinati, vaccinati a metà e da non vaccinati», al vertice della quale ci sarebbero «quelli in cui si è compiuta la conversione completa da un narcisismo primario, infantile e religioso, a un narcisismo possibilizzante, adulto e tecnologico.» Si tratta di una vaccinazione ancora metaforica, certo, ma poco dopo Sloterdjik fa notare come nessuno abbia inserito nel processo di umiliazione scientifica il contributo specifico della medicina: «in che modo il disagio attuale prodotto dalla medicina robotica riflette il tipico dislivello tra produttori e consumatori delle umiliazioni tecnologiche? E infine: come si può trasformare lo svantaggio di venire surclassati dai robot nel vantaggio di una coesistenza con macchine intelligenti?»

Freud aveva parlato delle umiliazioni subite solamente come ferite psicologiche, senza riconoscere alla medicina alcun contributo nella distruzione di quelle che definisce «fantasie antropologiche della sovranità e della centralità.» Ma ciò si rivela poco convincente se non storicamente falso, poiché non si riconosce che contemporaneamente alla ferita cosmologica copernicana avviene una umiliazione anatomica, che Sloterdjik chiama anche vesaliana, dal nome del medico fiammingo che nel Cinquecento aveva rivoluzionato l’anatomia con l’introduzione della dissezione del cadavere, che divenne «un vero e proprio docente di antropologia», mentre il corpo umano «raggiunse per la prima volta lo status di un “corpo” nel senso della fisica moderna, sottoposto alla legge della caduta, al bisturi e alla rappresentazione prospettica».

Con l’umiliazione anatomica del XVI secolo l’immagine del corpo umano viene rimodellata sulla base del cadavere e l’immagine del cadavere su quella della macchina. Per Sloterdjik al fondo di ogni ferita del narcisismo umano non troviamo altro che l’equivalenza tra uomo e macchina, ma l’identificazione dell’uomo con delle semplici macchine colpisce contemporaneamente tre punti sensibili dell’orgoglio antropologico: la consapevolezza della complessità, la consapevolezza dello scopo e la consapevolezza di essere una parte sostituibile. «Anche l’uomo più ingenuo sa, o intuisce da sé, di essere costruito in modo infinitamente più complesso di ogni strumento e di ogni macchina che utilizza. Tutte le macchine conosciute, almeno fino a pochi anni fa, si basano su delle geometrie ipersemplici e innaturali, e su delle riduzioni estreme.»

Ma per il filosofo tedesco, la reazione a quest’ultima umiliazione macchinica avviene proprio inserendo nell’organismo parti meccaniche che, parallelamente, si sono talmente evolute da obbligare gli umani a «considerare qualsivoglia parte del loro corpo come potenzialmente sostituibile grazie ai mezzi offerti dal progresso dell’arte ingegneristica protetica.» Il postumano nasce allora da questa ibridazione che, lungi dall’essere considerata una pericolosa perdita di autonomia, è al contrario considerata uno sviluppo “naturale” e una benefica fonte di guarigione. «Per gli uomini contemporanei le possibilità di sentirsi umiliati dal confronto con le macchine si riducono sempre più di fronte alle più recenti tecnologie. Le macchine cibernetiche avanzate non sono più così distanti dalla complessità degli organismi come i meccanismi degli orologi del XVII secolo. I computer smart possono simulare i segni della spontaneità, dell’originalità, persino della giocosità estetica. La protetica ha raggiunto un livello tecnico tale da cancellare gran parte dell’orrore di un tempo, quando bisognava abituarsi all’idea di avere dei pezzi di ricambio come organi. Il tempo delle gambe di legno e degli uncini di ferro è ormai un passato lontano. Da questo punto di vista si potrebbe addirittura parlare di una convergenza tra l’umano e il macchinico.» (Peter Sloterdijk, “L’offesa delle macchine”, Non siamo ancora stati salvati. Saggi dopo Heidegger, 2004, pp. 274-280)

 

 

Sommario 4.34

  • Introduzione
  • BIOTEX COM: Maternità surrogata: utero in affitto con la garanzia – VIDEO
  • Ipermoralismo, di Alexander Grau (Link)
  • BIOTEX COM: Riparo per i neonati (febbraio 2022) – VIDEO

 

Riferimenti 4.34

  • Ash Ra Tempel, Traummaschine (Ash Ra Tempel, 1971)
  • Chronic Sick, Public Suicide (Cutest Band In Hardcore, 1982)
  • Johann Sebastian Bach
  • Chronic Sick, Pain for Profit + There Goes the Neighborhood (Cutest Band In Hardcore, 1982)

Episodio 4.33

Episodio 4.33

In un saggio intitolato “L’offesa delle macchine”, Sloterdijk presenta l’umanesimo come una forma di narcisismo. Basandosi su un’ipotesi che definisce psico-storica, secondo cui la storia sarebbe una serie di andirivieni tra periodi di offesa (krankung, altrove tradotto come vessazione) e di narcisismo, o detto in altri termini, «la storia dei ferimenti e della rigenerazione dei sistemi immunitari mentali», si lancia in una lunga dimostrazione filosofica sulla costruzione dell’umano da parte della tecnoscienza. Per Sloterdijk il narcisismo corrisponde alle illusioni che l’essere umano ha nei riguardi di se stesso a seconda delle epoche: «Se osservati con uno sguardo di tipo sistemico, i potenti narcisismi appaiono come i segni di una riuscita integrazione affettiva e cognitiva dell’uomo con se stesso, con il suo collettivo morale e con la sua cultura.» (“L’offesa delle macchine”, p. 267) Rimettendo continuamente in causa la visione che ha di sé, la scienza moderna infligge una serie di offese all’umano che vede così la sua «omeostasi narcisista» momentaneamente disequilibrata.

Se Galieleo, Darwin e Freud, secondo una formula di quest’ultimo, hanno preso parte in successione al decentramento delle prospettive narcisistiche dell’umano (egli non è più il centro dell’universo, discende dalla scimmia e possiede un lato nascosto irrazionale), è soltanto con la rivoluzione biocibernetica che queste vengono definitivamente alterate. Se quelle erano unicamente di tipo retorico, dopo la terza umiliazione si entra nella «fase hardcore della storia della disillusione» (p. 271)

Riprendendo il biologo cognitivo Gerhard Vollmer, nella seconda metà del Novecento si è assistito alla quarta umiliazione, «da mettere in conto all’etologia umana, a quella scienza, insomma, che cerca di inscrivere non solo la physis, ma anche il comportamento culturale umano in una discendenza storica che si pone in continuità con gli sviluppi evolutivi del regno animale», mentre «una quinta umiliazione è provocata, secondo lui, dalla teoria evolutiva della conoscenza». A queste fanno seguito una sesta ondata ad opera della sociobiologia, legata alla scoperta dell’egoismo dei geni, che nell’opinione del suo fondatore «distrugge l’autoillusione adulatoria dell’uomo che crede di poter fondare il suo comportamento su motivi olistici, altruisti, idealisti e disinteressati. (…) Al centro del teatro del mondo non ci sarebbero né specie, né singoli individui, entrambi sarebbero invece solo maschere e mezzi di una forza centrale preumana, la volontà di potenza del gene.» Al settimo posto, nello scenario di Vollmer, troviamo l’umiliazione inferta dal computer, che ha essenzialmente due volti: «uno antropologico, che guarda all’uomo come al suo doppio macchinico e lo umilia scimmiottandolo, e un altro di carattere storico-mediale, che declama l’uomo odierno, nella misura in cui si presenta come un animale culturale, capace di osservazione, parlante e capace di scrittura, e lo obbliga a prendere coscienza di quanto egli sia, a questo riguardo, antiquato e inadeguato per il futuro.»

Eppure secondo Sloterdijk siamo solo agli inizi e la serie di umiliazioni sarà ancora lunga: «già si annunciano due ospiti ancora più spaesanti, che promettono di gettare fuori definitivamente l’uomo dalla sua casa: da un lato, la ferita ecologica dimostra che gli uomini delle culture calde da lungo tempo misconoscono e distruggono i sistemi-ambiente complessi, che non sono capaci né di comprendere né tanto meno di preservare. Infine, va considerata una ferita neurobiologica, che proviene dall’alleanza tra genetica, bionica e robotica, che fa sì che le manifestazioni più intime dell’esistenza umana, come la creatività, l’amore e la libertà di scegliere, sprofondino in una palude satura di fuochi fatui, fatta cioè di tecnologie riflessive, terapie e giochi di potere.» (pp. 272-274)

 

 

Sommario 4.33

  • Introduzione
  • Sarebbe meglio rovesciare l’intero, disgustoso sistema e accettarne le conseguenzeControstoria di Ted Kaczynski (Quarta e ultima parte)
  • Di una società patologica e di metodi di risoluzione indotti dal sistema per controllarla TESTO

 

Riferimenti 4.33

  • Da Capo Zirkus, Zirk’us (Entre, 2002)
  • Frank Zappa & Ensemble Modern under Peter Rundel, None Of The Above + Ruth Is Sleeping + Pound For A Brown + Questi Cazzi Di Piccione + Exercise #4 + Get Whitey + Welcome To The United States + G-Spot Tornado + Be-Bop Tango (The Yellow Shark, 1993)
  • Bobby Beausoleil, Lucifer Rising Part VI (Lucifer Rising, 1980)

Episodio 4.32

Episodio 4.32

«Se c’è l’uomo è solo perché una tecnica l’ha prodotto a partire dalla preumanità. È propriamente essa che crea l’uomo (…) perciò agli uomini non accade nulla che sia loro estraneo se si espongono a una produzione e a una manipolazione più ampie, non fanno nulla di perverso e contrario alla loro “natura” cioè, quando si mutano in modo autotecnico.» (Peter Sloterdijk, “La domesticazione dell’essere”, in Non siamo ancora stati salvati. Saggi dopo Heidegger, 2004, p. 177)

Peter Sloterdijk concepisce due fasi distinte del rapporto dell’umano con la tecnica. Quello antico, definito allotecnico, in cui gli strumenti operavano tagli netti e violenti contro la natura, per dominarla da una posizione di signoria, è stato sostituito quando ci si è resi conto che “c’è informazione”, facendo perdere plausibilità a un’immagine della tecnica come eteronomia e schiavizzazione di materie e persone. «Stiamo diventando testimoni di una forma di operatività non padronale che sta nascendo grazie alle tecnologie intelligenti e per la quale proponiamo il nome di omeotecnica. (…) I “materiali” nel pensare complesso vengono concepiti a partire dal loro senso proprio, e (…) smettono di essere quello che tradizionalmente eravamo abituati a chiamare “materia grezza”.»

Nella visione cibernetica di Sloterdijk l’omeotecnica, che si potrebbe definire anche ecologia o scienza della complessità, collegandosi a un’informazione realmente esistente, non farebbe violenza su ciò che ha davanti. «Essa apprende intelligentemente l’intelligenza e produce nuove occasioni di intelligenza: difatti è solo come non-ignoranza che essa può avere successo di fronte all’informazione incarnata. L’omeotecnica deve rifarsi a delle strategie co-intelligenti e co-informative anche là dove viene applicata in modo così egoistico e regionale come in ogni tecnica convenzionale; dunque ha più il carattere di una cooperazione che della signoria, anche nei rapporti asimmetrici.» (p. 179)

Dunque nella ricostruzione della storia del rapporto dell’uomo con la tecnica, da quando si è scoperta l’esistenza dell’informazione e dei sistemi diventa altrettanto obsoleta ed erronea l’abituale critica al potere, la distinzione signore-servo, che secondo Sloterdijk verrebbe creata da un’isteria antitecnologica per poter poi insorgere contro di essa. L’antitecnologia sarebbe ancora ferma a una falsa partizione dell’ente «per ribellarsi contro processi in cui il superamento di queste partizioni è già avvenuto. Essa è reattiva e reazionaria nel senso autentico della parola, poiché esprime il risentimento della bivalenza superata contro la polivalenza ancora incompresa.» (p. 176)

 

 

Sommario 4.32

  • Introduzione
  • Sarebbe meglio rovesciare l’intero, disgustoso sistema e accettarne le conseguenzeControstoria di Ted Kaczynski (Terza parte)
  • Bill Gates, intervista alla TV australiana ABC (30/1/2023) TESTO
  • Il polpo che esplode TESTO
     

Riferimenti 4.32

  • Can, Come sta, la Luna (Soon Over Babaluma, 1974)
  • Peter Watkins, Punishment Park (1971)
  • Frank Zappa & Ensemble Modern under Peter Rundel, Dog Breath Variations + 3 Revised + Uncle Meat + Times Beach 2 + Outrage At Valdez + The Girl In The Magnesium Dress + None Of The Above + Ruth Is Sleeping + Pentagon Afternoon (The Yellow Shark, 1993)
  • Rupert Sanders, Ghost in the Shell (2017)
  • Headcleaners, With Medication (The Infection Grows, 1983)
  • Mercan Dede, Semaname (Seyahatname, 2001)
  • Headcleaners, Epidemic Infection (The Infection Grows, 1983)
  • Mercan Dede, Hayalname (Seyahatname, 2001)
  • Ill Bill, Exploding Octopus (The Grimy Awards, 2013)

Episodio 4.31

Episodio 4.31

Un’altra puntata interamente dedicata a Theodore Kaczynski.

22 maggio 1942  /  10 giugno 2023

 

 

Sommario 4.31

  • Sarebbe meglio rovesciare l’intero, disgustoso sistema e accettarne le conseguenzeControstoria di Ted Kaczynski (Seconda parte)
  • Ted Kaczynski, Un saggio del 1971 (tratto da Ted Kaczynski, Contro la civiltà tecnologica, Nautilus, 2006) – TERZA PARTE

 

Riferimenti 4.31

  • Frank Zappa, I Was In A Drum + Secular Humanism + Dio Fa + Beat The Reaper + Why Not? (Civilization Phaze III, Act One, 1994)
  • S.A.R.S., Unabomber Radial (Lowlands Industrialism, 2005)
  • Pink Floyd, Set the Controls for the Heart of the Sun + Several Species of Small Furry Animals Gathered Together in a Cave and Grooving With a Pict (Ummagumma, 1969)
  • Pink Floyd, If (Atom Heart Mother, 1970)
  • Pink Floyd, Grantchester Meadows (Ummagumma, 1969)

Episodio 4.30

Episodio 4.30

In memoria di Theodore Kaczynski.

22 maggio 1942  /  10 giugno 2023

 

 

Sommario 4.30

  • Sarebbe meglio rovesciare l’intero, disgustoso sistema e accettarne le conseguenzeControstoria di Ted Kaczynski (Prima parte)
  • Ted Kaczynski, Un saggio del 1971 (tratto da Ted Kaczynski, Contro la civiltà tecnologica, Nautilus, 2006) – SECONDA PARTE

 

Riferimenti 4.30

  • Frank Zappa, Xmas Values + Put A Motor In Yourself + Buffalo Voice + N-Lite (Civilization Phaze III, Act One, 1994)
  • The Doors, Riders On the Storm (L.A. Woman, 1971)
  • King Crimson, Starless (Red, 1974)
  • Unabomber, Secret Stairs (Secret Stairs, 2006)
  • Fabrizio De André, Il bombarolo (Storia di un Impiegato, 1973)

Episodio 4.29

Episodio 4.29

In ricordo di Theodore Kaczynski, ammazzato dal carcere il 10 giugno 2023. Grazie Ted per quello che hai fatto e quello che hai tentato di fare per tentare di fermare o per lo meno rallentare la macchina mostruosa della disumanizzazione scientifico-tecnologico-cratica.

 

Quando ci venne l’idea di cominciare questa trasmissione, poco più di tre anni fa, nel marzo 2020, era appena iniziato il primo confinamento da coronavirus. Volevamo far sentire la nostra voce, ribadire la critica a una società cibernetica totalitaria che imponeva tanto le sue tecnologie quanto le sue farmacologie, e dovevamo farlo subito, senza esitazioni, per contrastare la visione univoca dell’emergenza sanitaria che, unita alla distopia in atto, spingeva ancor più la nostra civiltà tra le braccia meccaniche dell’informatica e della manipolazione biologica, oltre che dell’autoritarismo globalizzato.

Pochi anni prima ci eravamo preoccupati dell’aumento delle costrizioni vaccinali ai danni dei cuccioli umani, ora presagivamo il riproporsi di un simile ricatto questa volta ai danni dell’umanità intera, senza distinzioni di età e condizione di salute. Uno stato di malattia dichiarato unilateralmente, quasi fosse una guerra al vivente, avrebbe non soltanto rappresentato il viatico per ulteriori sviluppi dell’invasione industrial-farmaceutica, ma ancor più sdoganato e portato ad accettare, se non già a invocare, panacee cibernetiche che grazie all’invasione del sistema tecno-scientifico in corso di ampliamento e potenziamento (il famigerato 5G, l’internet delle cose, l’intelligenza artificiale eccetera), avrebbe stretto ancor più le maglie della rete digitale. Una prigione virtuale, ma concreta, che ci avrebbe ingabbiato tutti, ma questa volta con il pretesto dell’essere a fin di bene.

Così, giunto il momento di scegliere come chiamarci, ispirandoci alla parabola scritta da Theodore J. Kaczynski, detto Ted e soprannominato Unabomber dall’FBI, La Nave dei Folli ci parve il titolo più azzeccato, per vari motivi.

Innanzitutto proseguivamo le fila di un discorso che veniva da lontano, perlomeno dagli anni ’90 quando si era affermata una prospettiva di critica radicale alla società industriale, la cui pertinenza e urgenza venivano adesso confermate dagli eventi scaturiti dall’operazione covid-19.

Inoltre la metafora della società vista come un’imbarcazione in rotta verso un destino di inevitabile naufragio ci sembrava calzasse a pennello con la situazione che stavamo vivendo; novelli mozzi, ci proponevamo di lanciare ordini nella tempesta per tentare di salvare questa nave perduta, o quantomeno per cercare affinità e complicità tra chi, come noi, puntava a non cedere ai ricatti dei comandanti di bordo che imponevano leggi, obblighi e restrizioni per poter governare il timone nell’ora del pandemonio.

Infine, lanciavamo il monito di prestare attenzione agli aggiustamenti riformisti che, mirando non tanto a prendere in mano la barra e invertire la direzione di navigazione, quanto a stabilire a bordo condizioni più giuste, eque e politicamente corrette, avrebbero forse migliorato un po’ la sopravvivenza dei passeggeri ma per nulla lo schianto imminente e il lento ma inesorabile inabissamento.

Proprio come accadde al racconto di Ted, anche la nostra Nave dei Folli è stata attaccata da una sinistra ideologia che, passo dopo passo, un cedimento dopo l’altro, ha risucchiato nel gorgo cibernetico anche gran parte del presunto anarchismo. Pure noi, come quei pochi che hanno mantenuto la rotta del pensier libero senza scendere a compromessi con la neo-modernità, come Ted e chi non si piega ai loro diktat e non segue le nuove mode alternative, infamati e calunniati come fascisti, reazionari, tuttofobici, banditi da gran parte dei luoghi del cosiddetto movimento e tenuti alla larga perfino da chi, seppur condividendo almeno in parte le nostre analisi e posizioni, preferisce non schierarsi per timore di doversi accollare l’onere, che per noi è un onore, di arginare la deriva riformista, autoritaria, tecnofila dei sovra-socializzati di sinistra installati nella zona grigia.

Nonostante tutto, malgrado tutti e tutte, siamo ancora qui. In alto i cuori, drizziamo le vele e… all’arrembaggio della società industriale.

 

 

Sommario 4.29

  • Introduzione
  • Dal Manifesto di FC (alias Unabomber) – Punto 230
  • Ted Kaczynski, Un saggio del 1971 (tratto da Ted Kaczynski, Contro la civiltà tecnologica, Nautilus, 2006) – PRIMA PARTE
  • Buon viaggio, Ted

 

Riferimenti 4.29

  • Artificial Memory Trace, Part 1 (Psychetals, 2012)
  • Pere Ubu, Thriller! (Dub Housing, 1978)
  • The Doors, Ship of Fools (Live in New York at Felt Forum, 1970)
  • Massive Attak, Special Case (100th Window, 2003)
  • Martin Stagnaro, Unabomber (Functional Chaos, 2022)
  • Andre Holland, Unabomber (Interstellar Fugitives, 1998)
  • Aidan Baker, Transgenic Two + Aberration One (Aberration, 2017)
  • The Doors, The Crystal Ship (The Doors, 1967)
  • Artificial Memory Trace, Part 1 (Psychetals, 2012)
  • Goo Goo Cluster, The Ballad of Ted Kaczynski (Live 2004)

Episodio 4.28

Episodio 4.28

Il debito di Peter Sloterdijk nei confronti del paradigma cibernetico è reso esplicito nel saggio intitolato “La domesticazione dell’essere” (2000). Qui, dopo una lunga e interessante riflessione sulla auto-formazione dell’uomo, o antropogenesi, in cui riprende alcune intuizioni di Heidegger sull’importanza del luogo della dimora, dell’abitare nel mondo, quella serra che Sloterdijk definisce anche “sfera” in cui si sarebbero presentate le condizioni per l’auto-addomesticamento, nel paragrafo conclusivo introduce il concetto di omeotecnica per provare a spiegare le novità prodotte dall’apparire all’orizzonte dell’umanità delle possibilità offerte dalle manipolazioni genetiche.

Secondo Sloterdijk oramai da tempo si era intuito quel terzo polo che sta tra lo spirito e la materia, tra i pensieri e le cose, tra soggetto e oggetto; ma solamente grazie all’apporto della «cibernetica, in quanto teoria e prassi delle macchine intelligenti, e la moderna biologia, come studio delle unità-sistema-ambiente» è stato possibile produrre «una nuova descrizione dell’“artificiale” e del “naturale”. Sotto la pressione dei nuovi processi, il concetto di “spirito oggettivo” si muta nel principio dell’informazione.» (Peter Sloterdijk, “La domesticazione dell’essere”, in Non siamo ancora stati salvati. Saggi dopo Heidegger, 2004, p. 171)

Dire che “c’è informazione” equivale a dire che ci sono sistemi, memorie, culture, intelligenza artificiale. Il balzo del principio di informazione nella sfera della natura ha fatto venir meno alcune distinzioni come quella tra soggetto e oggetto, io e mondo, individuo e società: perciò «con la presentazione di memorie realmente esistenti e di sistemi auto-organizzatisi, la distinzione metafisica tra natura e cultura diventa casuale, poiché entrambe le parti della distinzione rappresentano solo situazioni regionali dell’informazione e del suo processamento.» (p. 172) Per Sloterdijk siamo dunque di fronte a una revisione di questa separazione storica e tradizionale dell’ente in soggettivo e oggettivo, ponendo «da una parte lo spirituale, ciò che ha a che fare con il sé, l’umano; e dall’altra il cosale, il meccanico, il disumano» (p. 172-173) e definisce signoria l’applicazione pratica di questa distinzione per evidenziare il dominio del primo sul secondo.

Le cose cambiano a partire dal periodo che definisce illuminismo tecnico, quando la costruzione delle macchine, o protetica, fa apparire insostenibile questa partizione perché, come già sottolineato da Gotthard Günther, «attribuisce al soggetto e all’anima una sovrabbondanza di qualità e capacità, che in verità stanno dalla parte del meccanismo, e contemporaneamente nega alle cose o ai materiali una quantità di qualità che esse innegabilmente possiedono a uno sguardo più attento.» Correggendo questi errori tradizionali si comincia perciò a capire «che (e come) la “materia informata” o il meccanismo più sviluppato possono produrre prestazioni parasoggettive, fino a simulare intelligenza progettante, capacità di dialogo, spontaneità e flessibilità.» E viceversa «numerose manifestazioni delle istanze tradizionali di soggettività e di anima, erano solo dei meccanismi sovrainterpretati.» (p. 173)

Con il procedere dell’evoluzione tecnologica, per Sloterdijk la cittadella della soggettività non è più assediata solamente da decostruzioni simboliche (tra cui cita i sistemi mistici e lo yoga, la teologia negativa e l’ironia romantica), ma anche materiali come nel caso della regolazione della sensibilità spirituale con l’aiuto di sostanze psicotrope (sia nel caso delle millenarie culture della droga sia nella più moderna psichiatria occidentale), e ben presto si giungerà alla «introduzione di contenuti di idee e vissuti attraverso sostanze noótrope», conosciuti anche come smart drug, farmaci intelligenti, ovvero sostanze che aumenterebbero le capacità cognitive umane. Tuttavia è nelle tecnologie genetiche che si mostra l’estensione più spettacolare del meccanico al campo soggettivo, che un tempo sembrava autonomo: «la condizione fondamentale per l’irruzione della tecnica nel campo immaginario del “soggetto” o della “persona”, di cui l’uomo ha paura, è da ricercarsi in parte nel fatto che anche dalla parte del cosiddetto oggetto, nella struttura materiale di base del vivente, così come la si trova nei geni, viene trovato qualcosa che è appena concreto, materiale (…) ed è piuttosto una forma di informazione informata e informante, ridotta al minimo di materia. I geni sono, come ci dicono i bio-informatici, nient’altro che dei “comandi” per la sintesi delle molecole proteiche”.» (p. 174)

Come risultato il soggetto non ritrova né sé stesso, come era abituato a rappresentarsi nelle tradizioni morali, né le cose come erano viste tramite la lettura quotidiana del mondo o attraverso l’atteggiamento scientifico, ritrovandosi «di fronte al caso limite dell’antiumanesimo: accade come se nella biotecnica attuale si venisse a creare il contrasto più acuto con il programma umanistico e olimpico del soggetto umano, o della persona spirituale, di appropriarsi del mondo facendone la propria patria e integrando l’esteriorità del mondo nel sé. Oggi sembra piuttosto che il sé debba inabissarsi senza resti nella cosalità ed esteriorità, e lì debba perdersi.» (p. 174-175)

 

 

Sommario 4.28

 

Riferimenti 4.28

  • Faust, Me Lack Space… + So Far + No Harm (So Far, 1972)
  • Ali Farka Touré, Instrumental (The River, 1990)
  • Current 93 & Sigillum S, Maldoror Is Dead (First Incarnation) (Tetragrammaton, 1989)
  • Coil, Opium Hum + Decadent & Symmetrical (Worship The Glitch, 1995)
  • Amon Düül, Haupmotor + Hymn For The Hardcore (Fool Möön, 1989)
  • Hermeto Pasoal, Miscelânia Vanguardista (Eu e Eles, 1999)
  • Gong, Bodilingus + Foolfare + Zeroid + The Invisible Temple + Infinitea (Zero To Infinity, 2000)
  • Michael Cashmore, Flowers Under Snow (Sleep England, 2006)

Episodio 4.27

Episodio 4.27

Come risposta ai suoi numerosi detrattori che l’accusavano di voler riportare in vita i demoni dell’eugenismo, Sloterdijk ha pubblicato su Le Monde un articolo che per molti aspetti è rivelatore di quella che è effettivamente la sua sudditanza ideologica, intitolato “Dal centrismo morbido al rischio di pensare”. Riprendendo la celebre formula di Freud sulle ferite narcisistiche inflitte all’uomo dalla scienza moderna, Sloterdijk introduce l’idea di un nuovo complesso provocato da una sorta di vessazione, di offesa, cibernetico-biotecnica.

«Già nel 1918 Freud aveva espresso il disordine dell’uomo moderno nella sua famosa osservazione sulle tre vessazioni inflitte dalla scienza moderna al narcisismo della specie: la vessazione cosmologica di Copernico, che ha permesso alla Terra di allontanarsi dal centro dell’universo; la vessazione dell’evoluzionismo biologico di Darwin, che ha reso gli esseri umani cugini dei primati; e la vessazione psicoanalitica dello stesso Freud, che ha tolto ai soggetti borghesi l’illusione che il loro Io fosse padrone di sé.» (“Point de vue: du centrisme mou au risque de penser”, Le Monde, 8/10/1999)

Dopo Galileo, Darwin e Freud, l’umano sarebbe perciò di fronte a un nuovo sconvolgimento dei suoi punti di riferimento tramite le biotecnologie. Queste ultime avrebbero come principale conseguenza l’abolizione definitiva delle frontiere tra organismo e macchina, o piuttosto tra gli organismi nati naturalmente e quelli prodotti artificialmente.

«È chiaro: questa serie di vessazioni non è finita, e il presente è attraversato da un violento complesso di vessazioni, che si potrebbero definire cibernetiche-biotecniche. Bruce Mazlish, storico e psicologo americano, ha descritto questa storia come quella della successiva sostituzione delle discontinuità metafisiche con continuità post-metafisiche. Galileo abolì la barriera metafisica tra il mondo terrestre e lo spazio celeste, dimostrando che le stesse leggi naturali continuavano ad applicarsi su entrambi i lati della Luna. Con Darwin, la differenza metafisica tra uomo e animale fu relativizzata e sostituita da un continuum di storia naturale che comprendeva entrambi. Freud, da parte sua, ha perforato le barriere metafisiche che separano i processi coscienti e razionali da quelli inconsci e irrazionali, rivelando anche in questo caso un continuum. È solo quest’ultima differenza metafisicamente codificata che separa l’organismo dalla macchina, o ciò che nasce da ciò che è fatto, che ancora resiste all’irruzione del pensiero del continuum post-metafisico. Nonostante la loro semplicità, queste due parabole parallele hanno una certa capacità di diagnosticare i tempi. Se le combiniamo con le ultime tesi di Foucault sul biopotere moderno, arriviamo a un punto da cui i problemi della condizione umana nello spazio antropotecnico possono essere discussi senza isterismi.» (ibid)

 

 

Sommario 4.27

  • Introduzione
  • Arezzo, i vigili-cyborg e i loro occhiali – VIDEO
  • Prodotti di marcatura codificata TESTO (con Gérald Darmanin, ministro interni francese, RTL, marzo 2023)
  • Piero Angela, l’ologramma e il teletrasporto VIDEO
  • APPELLO AGLI SCIMPANZÉ DEL FUTURO (un estratto dall’ultimo capitolo del Manifesto degli Scimpanzé del futuro, 2017, pubblicato istrixistrix)
  • Il cyborg/“eyeborg” Neil Harbisson diventa direttore d’orchestra (Euronews, 25/3/2014)
  • Schizofrenia Pandemica – TESTO

 

Riferimenti 4.27

  • Balanescu Quartet, Robots (Possessed, 1992)
  • Trilok Gurtu + feat. Oumou Sangaré & Jan Garbarek, Glimpse (Live Muziekcentrum Frits Philips, Eindhoven, 5/11/2008)
  • Mano Negra, This World (Casa Babylon, 1994)
  • Mano Negra, D’abord on est bien ! (après on joue) + Azzero (Out of Time, 2005)
  • Edoardo Bennato, La Torre di Babele (Live RSI, 1979)
  • Kenji Kawai, Chant I – Making of Cyborg (Ghost in the Shell, 1995)
  • Tricky, Escape (Music Inspired by the Motion Picture Ghost In The Shell, 2017)
  • Univers Zero, Mellotronic (Implosion, 2004)
  • Univers Zero, Rouages + Kermesse Atomique (The Hard Quest, 1999)
  • Cyanosis, Addendum (Stave, 1998)
  • One Minute Silence, Pandemic Schizofrenia (Fragmented Armageddon, 2013)