Episodio 3.38

Episodio 3.38

Chiudiamo questa lunga parentesi dedicata a Nicholas Negroponte e ai suoi studi pionieristici riportati in La macchina per l’architettura che, come abbiamo visto, «deve capire le nostre metafore, deve procurarsi informazioni per conto suo, acquistare esperienze, parlare con un’ampia varietà di persone, migliorare col tempo e essere intelligente» (p. 169). Per sviluppare questa supposta intelligenza della macchina informatica e non limitarla al ruolo di “calcolatore”, al MIT si svolgevano studi riguardanti la “generazione di soluzioni”, come LEARN e GROWTH; la gestione e l’immagazzinamento delle informazioni, come DISCOURSE oppure MEMORY dell’Urban Systems Laboratory; infine la “simulazione di eventi”, la cui importanza Negroponte aveva intuito già allora. «Quando si conoscono sufficienti regole empiriche o sperimentali di un processo, è possibile far assumere alle macchine il carattere di quell’evento e far loro ripetere un finto accadimento di quel processo – cioè una simulazione. Questa forma di finzione meccanica, se condotta con ragionevole rigore, è un mezzo formidabile per perfezionare un insieme originale di regole o per precollaudare procedimenti e progetti» (p. 74)

All’epoca ricerche e applicazioni erano legate principalmente ai flussi urbani, pedonali e automobilistici – vedi lo studio di Daniel Ross del Dipartimento di Studi Urbani del MIT denominato CARS (Computer-automated routing and scheduling) – tuttavia Negroponte intravede la probabile, diremo inevitabile estensione della Macchina Informatica ad altri campi, fino alla sua onnipresenza domestica (ne sa qualcosa un altro famoso nocchiere cibernetico nonché autore di simulazioni Pandemiche, Bill Gates, pure lui preconizzatore del computer in ogni casa). Inoltre, sempre secondo il primo ciber-architetto, un campo di ricerca fertile è quello dei giochi che, citando Arthur Samuel, «sono un ottimo mezzo per studiare metodi di simulazione di certi aspetti del comportamento intellettuale: perché sono divertenti e perché riducono il problema a dimensioni controllabili.» (“Programming Computers to Play Games”, Advances in Computers n° 1, 1960).

Si chiede Negroponte: «Perché il “gioco della progettazione” è considerato all’avanguardia e di moda? A che servono i giochi?» E si risponde: «I giochi sono un mezzo di apprendimento sia per gli uomini che per le macchine. “Il gioco e l’apprendimento sono altrettanto connessi, e non è difficile dimostrare il rapporto tra intelligenza e gioco”. (McLuhan, Gli strumenti del comunicare, 1965) Implicano un insieme di strategie, tattiche, obiettivi e processi che sono utili al di fuori dell’astrazione del gioco e certamente nella progettazione.»

Uno dei campi d’applicazione privilegiati per studiare l’intelligenza della macchina era ovviamente la scacchiera. «Storicamente gli scacchi sono stati il diploma di laurea della macchina. Nel 1769 il barone Kempelen costruì una macchina truccata per giocare a scacchi: l’automa Melzel. Il trucco era basato sugli armeggi di un nano nascosto che osservava dal di sotto le mosse e manovrava un fantoccio meccanico. (…) Le prime ricerche di Claude Shannon nel 1956 e i successivi studi di Henri Simon e Baylor del 1966 hanno portato alla costruzione di macchine per giocare a scacchi che rivelano tecniche sofisticate per l’assunzione di decisioni intelligenti mediante previsioni strategiche. Dato che le posizioni degli scacchi sono circa 1 seguito da 120 zeri… è improbabile che un dispositivo di calcolo possa esplorare completamente tutte le possibili linee d’azione. Perciò la macchina che gioca a scacchi osserva le situazioni locali, esamina un numero limitato di mosse future e fa una congettura.» (p. 101-103)

Nicholas Negroponte sapeva che uno dei problemi centrali era trovare l’equilibrio tra individuo e massa, tra la singola macchina e la Rete, ben riassunto già nel ’67 da Shubik: «La moderna teoria delle decisioni, l’economia, la psicologia e la teoria dei giochi hanno come presupposto la scelta individuale chiaramente motivata in condizioni di informazioni complete. È noto però che due spiacevoli realtà ci allontanano dalla relativa semplicità di questo presupposto. La prima riguarda l’uomo come elaboratore di informazioni e la seconda il conflitto tra le preferenze individuali e di gruppo.» (Martin Shubik, “Information, Rationality and Free Choice in a Future Democratic Society”, Daedalus n° 3, 1967) Il fulcro delle idee di Negroponte (e colleghi) è contenuto nel paragrafo seguente, che abbozza una risposta al dilemma cibernetico e che, ahinoi, merita di essere riportato nella sua interezza. Il titolo profetico è “Macchine a domicilio”.

 

MACCHINE A DOMICILIO

«Per la gente di classe inferiore ci vogliono cucine grandi; per quella di classe media ci vogliono camere da letto grandi; i corridoi vanno bene per i poveri, eccetera eccetera. Criteri architettonici generali consentono agli enti federali di stabilire degli standards minimi, permettono agli architetti di ignorare i casi particolari e piacciono molto a chi ama le generalizzazioni empiriche. Le generalizzazioni empiriche, insomma, fanno molto comodo a chi deve prendere le decisioni, ma non giovano necessariamente al benessere della gente.

Oggi esiste l’advocacy planning, un metodo di progettazione che cerca di evitare il livellamento degli stili di vita, di soddisfare le esigenze particolari. I tentativi di accertare i bisogni e i desideri individuali possono assumere varie forme: il questionario (riempite gli spazi vuoti), le riunioni di quartiere (siamo qui per ascoltare i vostri problemi), l’intervista personale (ditemi che cosa volete). Si noti che in ognuno di questi mezzi di comunicazione si suppone che l’interrogante sappia che cosa chiedere, che l’interrogato sappia che cosa rispondere e che le opinioni non mutino rapidamente. Inoltre l’advocacy planning opera in un tempo così irreale che nel frattempo le opinioni e i desideri dei singoli abitanti cambiano.

Ipotizziamo due progressi tecnologici futuri: primo, sistemi edilizi versatili capaci di rispondere al mutamento (per mese, stagione, anno) dei bisogni umani; secondo, terminali di computer domestici capaci di parlare in modo grafico e uditivo.

In un futuro non troppo lontano avremo «consoles di computers installate in ogni casa… il sistema chiuderà le finestre quando piove.» (J. McCarthy, “Information”, Scientific American n° 3, 1966) Per mezzo della televisione via cavo (potenzialmente un dispositivo a due vie) o dei video-telefoni (come il Picturephone prodotto nel 1969 dalla Bell), queste macchine onnipresenti potrebbero funzionare da assistenti sociali a disposizione in ogni ora del giorno e della notte per dare o ricevere informazioni. (…)

Con le macchine in casa, ogni cittadino potrebbe partecipare intimamente alla progettazione del suo ambiente fisico dialogando (in pratica) con le proprie esigenze. Oppure l’interazione si può anche intendere nel senso che tutti parlerebbero con l’architetto non esplicitamente, ma implicitamente, attraverso un dialogo da macchina a macchina. Gli architetti risponderebbero alle particolari situazioni di un quartiere e proporrebbero alternative da esaminare – superando forse in questo modo il divario tra progettista e abitante che esiste oggi nel problema dell’abitazione.

Già ora il telefono a tastiera dà origine a un terminale di computer domestico il cui gergo a dieci bottoni si presta a una conversazione potenzialmente ubiqua uomo-macchina. Associati a elementi di risposta audio, questi telefoni possono dialogare con la pressione dei pulsanti come “ingresso” e la lingua parlata come “uscita”. Frank Westervelt ha incorporato nel 1968 tale sistema nel Centro di Calcolo dell’Università del Michigan. Come sviluppo di quest’ultimo, Richard Hessdorfer sta elaborando un interlocutore meccanico basato sulla lingua inglese. La macchina di Hessdorfer è un oggetto di consumo (non uno strumento industriale o professionale) che un giorno potrebbe essere in grado di parlare ai cittadini per mezzo del video-telefono a tastiera o la televisione via cavo interattiva.

Nell’ambito di questo esperimento, si portò un dispositivo telescrivente nel South End, un ghetto di Boston, e si invitarono tre abitanti del quartiere a parlare con la macchina nel loro ambiente locale. Benché la conversazione fosse intralciata dalla necessità di scrivere a macchina, riuscì abbastanza sciolta da dimostrare due cose importanti: primo, i tre abitanti non avevano nessuna difficoltà o diffidenza a parlare in inglese con una macchina dei loro desideri personali; non scrivevano osservazioni non richieste, ma iniziavano immediatamente un dialogo sui proprietari degli slums, sulle strade, le scuole eccetera; secondo, i tre abitanti-utilizzatori dicevano alla macchina cose che forse non avrebbero detto a un’altra persona, soprattutto a un urbanista o un politico bianco. Per loro la macchina non era né negra né bianca e certamente non aveva pregiudizi. (I tre utilizzatori non sapevano che l’esperimento si svolgeva attraverso linee telefoniche collegate alle telescriventi, e che all’altro capo c’era un uomo e non una macchina. Presto sarà ripetuto, stavolta con una macchina all’altro capo della linea telefonica).

Con queste macchine domestiche (addomesticate) il compito di progettazione diventa quello di armonizzare le preferenze individuali con quelle di gruppo. Le macchine controllerebbero la propensione al mutamento del corpo politico. Grandi elaboratori centrali – macchine madri – potrebbero interpolare e estrapolare i desideri collettivi locali esaminando una vasta popolazione di “macchine del consumatore”.

Ciò che distinguerà queste macchine dall’ambiente di Brave New World è che esse potranno (e dovranno) cercare l’eccezione (nei desideri e nelle esigenze), l’uno su un milione. In altre parole le nostre macchine onnipresenti non si ecciteranno quando la generalizzazione concorda con l’aspirazione locale: la nostra macchina reagirà quando il particolare si differenzia dalle preferenze di gruppo, e non per contrastarlo, ma per soddisfarlo.»

La macchina per l’architettura (1969), Il Saggiatore, Milano 1972 (p. 85-88)

 

 

Sommario 3.38

  • Introduzione con “Macchine a domicilio”
  • AMMAZZARE IL TEMPOTESTO
  • Comunismo e Intelligenza Artificiale (Cina: l’AI per scoprire gli infedeli di Jeff Hoffman)
  • Marcello Cattani, presidente Farmindustria (Basta la salute RaiNews 12/7/2022)
  • MANIFESTO DEGLI SCIMPANZÉ DEL FUTURO (Terza parte – Capitolo 8) – Di fronte ai decostruttori dell’umano: 4a puntata – TESTO
  • Marcello Cattani Reprise

 

Riferimenti 3.38

  • Deutsch Nepal & The Moon Lay Hidden Beneath A Cloud, Untitled III + Untitled II + Untitled I (A Night In Fear, 1999)
  • George Antheil, 44 Prèludes And Percussion Dance For Piano: Slowly (La Femme 100 Tetes, 1933)
  • Coil, 7-Methoxy-β-Carboline: Telepathine (Time Machines, 1998)
  • Depeche Mode, Timeless – Kruder & Dorfmeister remix (Depeche Mode Remixes 81…04, 2004)
  • Giuseppe Bertolucci, Berlinguer ti voglio bene (1977)
  • Maxmaber Orchestar, Russian Sher (Ajde Jano!, 2007)
  • The Advent, Bad Boy [Remix] (Shaded Elementz, 1996)
  • Pol Silentblock, Overdose (NO MORE SEXISM / Female Tape / No Macho Side, 1997)
  • MGZ, Hai paura? [bum bum version] (Cambio vita, 1995)

Episodio 3.37

Episodio 3.37

La macchina per l’architettura di Nicholas Negroponte, pubblicato nel 1969, è uno testi fondamentali dell’epoca della seconda cibernetica; presenta gli ultimi progressi in campo informatico, con l’ausilio di una gran mole di immagini, e affronta la questione centrale dell’automazione, la possibilità che la macchina possieda una «intelligenza (…) indipendente dall’intelligenza umana» (p. 49). Ciò sarà realizzabile soltanto quando le macchine diventeranno adattabili, ovvero quando saranno in grado di «ricevere informazioni sensorie dirette dal mondo reale» facendo a meno della mediazione umana, cioè dotandosi di “organi” sensori meccanici, il primo dei quali sperimentati al MIT è «un dispositivo per vedere» (p. 53).

Inoltre, nelle sue applicazioni all’architettura la macchina intelligente dovrà osservare il metodo di lavoro del singolo progettista e informarlo di quello degli altri, garantendo una supervisione che sarà possibile non con le singole macchine a domicilio – leggi, il PC – ma per mezzo di una «macchina madre», una macchina centrale che «potrebbe avere funzioni di arbitrio, di fonte d’informazione, di mezzo di comunicazione e di storico, oltre che semplicemente di enorme meccanismo di calcolo» (p. 53-54). In pratica, Internet con tutte le sue reti e nuvole. «Macchine che raccolgono informazioni da molti progettisti e da molti abitanti, che osservano direttamente il mondo reale e hanno un dialogo congeniale con un progettista sono macchine per l’architettura. Sono avviate a essere macchine intelligenti.» (p. 54)

Dunque, si è iniziato a dotare la macchina di “vista”. Il Laboratorio di elettronica della General Electric di Syracuse, su contratto della NASA, ha «elaborato un calcolatore (…) che consente all’osservatore di muoversi attraverso un ambiente (…) l’utilizzatore controlla il movimento con una cloche di comando tipo aereo che gli consente una partecipazione motoria alla simulazione visiva». Secondo Coons, «tra qualche anno voi potrete entrare in una stanza, senza muovere una mano e far apparire davanti a voi un piano o una superficie luminosa. Potrete costruire un edificio di luce, in modo che potrete giragli attorno e modificarlo» (1968), cosa che riattualizza un «antico sogno dell’architetto di poter alzare la matita, muoverla in aria e veder sprigionare dalla punta linee che galleggiano nello spazio». (p. 60)

Ci tornano alla mente queste parole di Renzo Piano, citato da Jean-Pierre Garnier in Architettura e anarchia – Un binomio impossibile, 2004 (Nautilus, 2016): «Un giorno trovai per caso un’incisione raffigurante un architetto dell’India antica: un uomo seduto al centro della casa, armato di una lunga pertica, con la quale indicava agli operai dove posare la pietra. Stare seduto e dare ordini ai muratori: avevo trovato la mia vocazione.»

Aspirazione d’altronde già realizzata nel 1966 dal Lincoln Wand di Larry Roberts, che permette al computer di seguire in un determinato spazio i movimenti di uno strumento delle dimensioni di una penna che si tiene in mano. «Quattro trasmettitori ultrasonici emettono periodicamente impulsi di energia e il Wand riferisce al computer il momento in cui sente ogni segnale.» C’è poi lo studio di Ivan Sutherland del 1968 di simulazione di movimento in spazi virtuali: «Il dispositivo è un casco munito di due tubi a raggi catodici (con prismi) a forma di occhiali che permettono di trasformare immagini stereoscopiche secondo la posizione del capo di chi l’indossa. Tre antenne riferiscono la posizione dell’utilizzatore.» Si giunge infine all’olografia, ottenuta «registrando gli schemi d’interferenza di due fonti di luce coerente (in genere laser), una riflessa direttamente sull’oggetto e l’altra da uno specchio», e alle ricerche «per costruire con il computer ologrammi sintetici di configurazioni geometriche semplici.» «Presto gli architetti saranno in grado di vedere, su un dispositivo di visualizzazione, ambienti fisici inesistenti: saranno visioni tridimensionali, a colori e con semitoni.» (p. 62-65)

 

 

Sommario 3.37

  • Introduzione
  • Green PaZZ – “Si abbia il coraggio di chiamarli obbligo vaccinale” (Antonella Viola, La7)
  • Il passepartout del transumanesimo – TESTO
  • Green PaSS – “Favorevole!”
  • CyberBraidottella – Io, Virus sessuato femminile
  • MANIFESTO DEGLI SCIMPANZÉ DEL FUTURO (Terza parte – Capitolo 8) – Di fronte ai decostruttori dell’umano: 3a puntata (La natura, ecco il nemico) – TESTO
  • CyberBraidottella – Come Dolly più di Dolly

 

Riferimenti 3.37

  • Alcalyca, Prends La Bicyclette (Copy:Right!, 2010)
  • Pietro Galassi & Omar Codazzi, Green Pazz (2021)
  • Dura & Spanda Boy, Lonely Bong (Copy:Right!, 2010)
  • Jurgen Paape, Ofterschwang (Kompilation, 2011)
  • Die Welttraumforscher, Uranus Tanzt (Folklore Des Weltalls 2 – Les Giants, 2021)
  • Delia Derbyshire, Busy Microbes (Electrosonic, 1972)
  • Air Liquide, What’s That On Your Shoulder (X, 2001)
  • Mint, Phonogram (Phonogam, 1994)
  • Marvin Niebuhr dirige Screamin’ Babyheads & the Instruments of Mass Distortion, Palpitation (Heads Above Ground, s.d.)
  • Thierry “Titi” Robin, Mhedi + Payo Michto + Cuivre + Marraine (Gitans, 1993)
  • Screamin’ Babyheads & the Instruments of Mass Distortion, Nervous Mechanicals (Heads Above Ground, s.d.)

Episodio 3.36

Episodio 3.36

Ci soffermiamo sulle origini del lavoro di Negroponte e in particolare sui primi anni di vita dell’Architecture Machine Group, nella seconda metà degli anni ’60, quando lavorava al progetto – sponsorizzato oltre che dal MIT, da IBM e altre importanti aziende americane – di “macchina per l’architettura”: ovvero la ricerca di un «organismo [che] sarà un complesso costantemente mutevole di dispositivi che subirà mutazioni strutturali, genererà discendenti e evolverà, sempre sotto la direzione di un dispositivo cibernetico» (La macchina per l’architettura, 1969 – p. 163)

L’equipe si era concentrata sulla questione centrale del rapporto uomo macchina e del linguaggio da adoperare in questa relazione circolare. Uno dei sistemi o “programmi” creato è stato URBAN5, in grado di controllare i procedimenti di progettazione. L’obiettivo era «studiare la convenienza e la possibilità di dialogare con una macchina su un progetto di architettura ambientale… usando il computer come specchio obiettivo dei criteri di progettazione e delle decisioni formali dell’utilizzatore, che riflettesse reazioni basate su un campo d’informazioni più ampio dell’esperienza personale dell’utilizzatore» (p. 107; tratto da una conferenza di Negroponte e Groisser, “Environmental Humanism Through Robots”, tenuta nel 1967).

Dopo aver citato Karel Capek – «Non ci sarà povertà. Tutto il lavoro verrà fatto da macchine viventi. Gli uomini saranno liberi dalla preoccupazione e dalla fatica degradante. Ognuno vivrà soltanto per migliorare se stesso.» (Rossum’s Universal Robots) – Negroponte riflette sul fatto che di fronte all’eventualità di macchine intelligenti, si tende a pensare che siano necessariamente malvagie e distruggano i valori umanistici: insomma, «che verremo chiusi in riserve (…) per lo spasso di una classe dominante di automi» (La macchina per l’architettura, p. 19)

Al contrario, per avere un Umanesimo grazie alle macchine intelligenti, secondo Negroponte bisogna «non disumanizzare un processo che ha decisamente come fine l’umanizzazione. (…) A noi interessa semplicemente introdurre e promuovere una intelligenza della macchina che stimoli una progettazione per una vita migliore e consenta tutta una serie di metodi autoevolutivi. Parliamo di una simbiosi che è convivenza di due specie intelligenti» (p. 27).

 

 

Sommario 3.36

  • Introduzione con Soft Machine – Architecture Machine Group (Patrick Purcell, 1984)
  • Lilli Gruber & Antonella Viola – QUARTA DOSE
  • IL QUIZ della Nave dei Folli – INDOVINA CHI – 1 puntata
  • Gruber & Viola, ragazze cattive
  • LA QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE – V parte – Homo inutilis inutilus. Sulla filosofia di Yuval Noah Harari a supporto delle creature cibernetiche – FONTI
     

Riferimenti 3.36

  • Direct Connection, 7G (COPY?RIGHT! vol. 1, 2010)
  • Rosa Balistreri, A tirannia (Amore, tu lo sai, la vita è amara, 1972)
  • Fabio Lucentini, Il COVID sta finendo (feb 2022)
  • Il teatro della politica, Bassetti – Quarta dose remix (dic 2021)
  • Ennio Morricone, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (colonna sonora, 1970)
  • Ennio Morricone, L’umanoide (colonna sonora, 1979)
  • Eartha Kitt, I Want To Be Evil (1954)
  • King Crimson, Starless (Radical Action to Unseat the Hold of Monkey Mind, Live 2016)
  • Tuxedomoon, In a Manner of Speaking (Holy Wars, 1985)
  • Fabrizio De Andrè, La Morte (Volume 1, 1970)
  • Assemblea Musicale Teatrale, La città futura (Marilyn, 1977)
  • Il Ritratto di Dorian Gray (Regia di Oliver Parker, 2009)
  • Rochers Hifi, Period Of Babylon (Music Is Immortal, 1996)
  • Ras Michael & The Sons of Negus, Keep Cool Babylon (Trojan Dub Massive Chapter 1, 2005)
  • Apocalyptica, Armageddon (Inquisition Symphony 1998)
  • Dead Man (Regia di Jim Jarmusch, 1995)

Episodio 3.35

Episodio 3.35

Dopo essersi laureato in Architettura al Massachusetts Institute of Technology e iniziato qui l’insegnamento nel 1966, Nicholas Negroponte è uno degli artefici dell’Architecture Machine Group del MIT, uno dei primi centri di ricerca a studiare le interfacce uomo-macchina e pioniere nell’utilizzo dei computer, attivo dal 1968 al 1982. In continuità diretta con quell’esperienza, sempre al MIT, partecipa alla fondazione del Media Lab nel 1985, e rende note al pubblico le sue tesi prima in una celebre conferenza TED nel 1984, poi in Essere digitali nel 1995. Il libro è suddiviso in tre parti (“I bit sono bit”; “Interfaccia” e “Vita digitale”) e prende avvio da una semplice constatazione – «Computing is not about computers any more. It is about living»; uno degli argomenti principali è la distinzione tra atomi e bit alle soglie di un’epoca in cui sono questi ultimi ad avere il predominio in quasi tutti i campi, dall’informazione al lavoro passando per l’economia.

Analizzando i progressi nel campo delle applicazioni informatiche propone una serie di predictions, ipotesi che, sebbene avveratesi solo in parte, nell’insieme hanno contribuito ad architettare la digitalizzazione della vita quotidiana. Il cosiddetto Negroponte switch, ad esempio, ha anticipato la supremazia delle connessioni senza fili rispetto a quelle cablate; inoltre ha previsto il pagamento delle tariffe non più a minuti ma a “pacchetti”, oltre alla possibilità di scegliere i contenuti – “on demand”. Google Street View, che permette di vedere strade di quasi tutto il mondo, non solo è stato anticipato concettualmente da Negroponte ma materialmente, con un’applicazione multimediale realizzata dal suo gruppo nel 1978, per addestrare i militari americani a proteggere luoghi importanti (come ambasciate, aeroporti…), senza esserci mai stati: potevano percorrere strade, entrare virtualmente in edifici, lasciare segni e altro.

Come gli altri cibernantropi, anche Negroponte auspicava una convergenza culturale tra tecnologia e scienze umane, tra arte e scienza: questa «polarità percepita, ma artificiale» sarà definitivamente eliminata grazie alla multimedialità. Che in realtà significa predominio della macchina, e per lui Internet è la materializzazione di questo processo inarrestabile: non c’è modo di contenere la libertà di irradiazione dei bit proprio come l’Impero Romano non poté arginare il cristianesimo. Riprendendo la celebre frase di Marshall McLuhan del 1964, Negroponte sostiene che nel mondo digitale «the medium is not the message», il medium non è il messaggio ma la sua incarnazione, perché lo stesso messaggio può essere trasferito in molti modi differenti. «È come se fossimo capaci di fare un cappuccino liofilizzato-congelato che, aggiungendogli acqua, diventa così buono, ricco e aromatico come quello fatto in un bar italiano».

Negroponte affronta il rapporto uomo-macchina sotto tutti i punti di vista, dai problemi di comunicazione e linguaggio a quelli del riconoscimento (ad esempio dei movimenti), passando dal disegno al computer agli studi sul “touchscrean” per arrivare ai cosiddetti digital butlers, maggiordomi elettronici che immaginava sia in presenza sia da remoto, personali o aziendali, che ci avrebbero alleggerito di molti compiti: non solo robot ma anche funzioni come la comunicazione tra oggetti e la domotica. Prevedeva etichette attive, badge intelligenti indossabili, lo smart watch. Per superare i limiti della difficoltà di utilizzo e delle interfacce incomprensibili e poco intuitive, auspicava non solo schermi più grandi, migliore qualità sonora e interfacce grafiche, ma… «Costruire computer che ti riconoscono, imparano di cosa hai bisogno, capiscono il tuo linguaggio verbale e non verbale».

 

 

Sommario 3.35

  • Introduzione
  • 1984 – Nicholas Negroponte, Conferenza TED
  • MANIFESTO DEGLI SCIMPANZÉ DEL FUTURO (Terza parte – Capitolo 8) – Di fronte ai decostruttori dell’umano: 2a puntata (L’ibridazione come rifiuto dell’altro) – TESTO
  • Pecetto, intervistato da Ino e Roberta dell’ANPI Ispra (2022)
  • Bernard LortatJacob, Le transhumanisme, c’est l’humanisme en mieux (www.lortajablog.fr – 2021) – TESTO in francese
  • BLACK-OUT VAC-CINA-TI (Autonomia O Pera Ya)
  • A Transhumanist Manifesto – David Wood & London Futurists (2013) – TESTO / VIDEO

 

Riferimenti 3.35

  • Ojos de Brujo, Rumba Dub Style P.A. Dust Mix (Rumba Dub Style, 2001)
  • Coil, Ostia (The Death Of Pasolini) (Horse Rotorvator, 1986)
  • Les Pires, Impedimenta + Montfavets Favorite + Die Heimat Melodie + Pelliculo (Cave Canem, 2000)
  • Pëtr Il’ič Čajkovskij, 4° movimento: Adagio lamentoso (Op. 74 – Sinfonia n° 6 in Si minore “Patetica”, 1893)
  • Yves Simoneau, L’ultimo pellerossa (Bury My Heart at Wounded Knee), 2007
  • Mediachildren, Civilized Beast + All In the Name of Ignorance (But Still They Ignore…, 1991)
  • Bryson Gray & Forgiato Blow, No Vaccine (Mayor of Magaville, 2021)
  • Roger Waters & Ron Geesin, Our Song + Red Stuff Writhe + A Gentle Breeze Blew Though Life + Piddle in Perspex + Dance Of The Red Corpuscles + Old Folks Ascension + Lick Your Partners (Music From The Body, 1970)

Episodio 3.34

Episodio 3.34

Al posto della solita Introduzione, quest’oggi va in onda il

COMUNICATO DELL’ASSEMBLEA POPOLARE DI BUSTO ARSIZIO

 

«Essere liberi significa essere responsabili di se stessi.

È un qualcosa che alcuni si sforzano disperatamente di non capire.

E penso sia l’unica maniera per uscire dalla situazione in cui ci troviamo, per salire un gradino più su.

Tutte queste cose gratuite ci appartengono e appartengono a chiunque le voglia.

Ma di ciò che prendi devi esserne responsabile, qualunque cosa tu ne faccia diventa tuo.

Il fatto che libertà e responsabilità siano due facce della stessa medaglia, per molti resta ancora un mistero.

Non ci siamo riusciti completamente, ma almeno per un breve istante ci siamo riusciti abbastanza bene.

Era una sensazione meravigliosa ed eccitante, vedere il mondo cambiare attorno a noi, vedere le persone aprirsi e diventare consapevoli di loro stesse.

Tu non sei mai forte, non sei mai sicuro di te stesso; ma si ti prendi la libertà di essere ciò che sei, e di accettare che tutto ciò è bello, allora diventi libero.

E a quel punto, chiaramente, devi liberare gli altri…»

Lenore Kandel

 

 

Sommario 3.34

 

Riferimenti 3.34

  • Alphane Moon, Circle of Four (No More Sexism, Female Tape, Lesbian Side, 1997)
  • Konstruktivists, Mansonik n° 1 + Freeform Fetish + Mansonik n° 3 + Ikon Ikon (Konstruktivist, Live Sheffield, 1984)
  • Buraka Som Sistema, Hangover (BaBaBa) (Komba, 2011)
  • Delta Plan, Spherical Perspective (Natural born techno vol. 6, 1997)
  • Deamonia, Toccata e Fuga (Live in Tokyo, 2003)
  • Qubais Reed Ghazala, Silence The Tongues Of Prophecy (Gravikords, Whirlies & Pyrophones – Experimental Musical Instruments, 1998)
  • DJ Koze, Seeing Aliens – Extended Breakthrough Listen (Seeing Aliens, 2018)
  • Die Welttraumforscher, Trans Pluto Tanzt (Folklore Des Weltalls 2 – Les Giants, 2021)
  • Dalla colonna sonora di Les Diggers de San Francisco, di Céline Deransart e Alice Gaillard (1998)

Episodio 3.33

Episodio 3.33

Per Kevin Kelly, dunque, così come per il suo corrispettivo francese Pierre Lévy, il ciberspazio si presenta come un mondo unificato e naturalizzato in cui soltanto le leggi dell’evoluzione e dell’auto-regolazione hanno diritto di cittadinanza. Voltando le spalle definitivamente all’umanesimo, il filosofo Lévy concepisce il mercato non solo come il motore di ogni evoluzione, ma come la fonte stessa dell’unificazione intellettuale e spirituale resa possibile da Internet e dal ciberspazio. Elevato al rango di “misura epistemologica” il mercato, per il solo fatto di favorire la libera circolazione delle idee e la sana competizione, diventa creatore di soggettività e di coscienza.

Il libro di Pierre Lévy World philosophie, amalgamando nozioni che vanno dall’homo oeconomicus al gene egoista, riflette le tendenze odierne del paradigma informatico. Questa fusione tra i valori neo-liberisti e uno spiritualismo tecno-scientifico non è tanto barocca come sembra a prima vista; e Philippe Breton ha già analizzato l’«alleanza liberal-libertaria» che tende a crearsi attorno alle nuove tecnologie dell’informazione. L’idea di una libera circolazione delle informazioni si sposa bene con quella di un libero movimento di capitali, soprattutto quando si tratta di un’economia informatica. Questo accordo deriva da un’identica rappresentazione del mondo in cui, malgrado gli appelli a favore della libertà, l’autoregolazione detronizza l’autonomia.

Constatando il ruolo crescente di informatica e biotecnologie negli sviluppi dell’economia planetaria, questa convergenza ideologica non può che essere fonte di preoccupazione. Non è certo frutto del caso se la cibernetica, nata in un periodo di forte conservatorismo, risorge oggi con i tratti piuttosto trasformati e ringiovaniti del cyberspazio. Uno degli assi portanti di questo nuovo conservatorismo è la naturalizzazione dell’evoluzione tecnologica. A tal proposito rimangono esemplari le parole di Nicholas Negroponte: «Come una forza della natura, l’età digitale non può essere negata né fermata. Possiede quattro qualità molto potenti che le garantiranno il trionfo finale: decentralizzare, globalizzare, armonizzare e potenziare.» (Being Digital, 1995, pag. 229)

Forte di questo evoluzionismo tecnologico Negroponte arriva a paragonare il digitale alla genetica; ma se, come vedremo, ciò non è errato sul piano epistemologico, si rivela inquietante dal punto di vista politico. Così conclude il suo Essere digitali del 1995: «Il mio ottimismo non è alimentato dalla previsione di una scoperta o di un’invenzione. Trovare una cura per il cancro o l’AIDS, scoprire un modo accettabile di controllo della popolazione, o inventare una macchina che possa respirare la nostra aria e bere l’acqua dei nostri oceani e restituircele sotto delle forme non inquinate, sono sogni che possono realizzarsi oppure no. Essere digitali è diverso. Non stiamo aspettando nessuna invenzione. È qui. È ora. La sua natura è pressoché genetica, visto che ogni generazione diventerà più digitale di quella precedente. I bit che controllano questo futuro digitale sono sempre più nelle mani dei giovani. Niente può rendermi più felice.» (p. 231)

 

 

Sommario 3.33

  • Introduzione
  • PER UN MONDO DI MALATICarosello, Pubblicità Progresso per un mondo di malati / Vaiolo, un’attività succulenta per produttori di vaccini, di guerra e di tecnologie del controllo (FONTI: https://www.startmag.it/sanita/hervcov-il-progetto-ue-da-7-milioni-di-euro-per-una-medicina-personalizzata/ / Dichiarazione del Commissario all’emergenza straordinaria per la peste suina Angelo Ferrari / Viruela, ¿un suculento negocio? Algo se mueve en el sector farmacéutico alrededor de la enfermedad / https://www.larazon.es/sociedad/20220522/fmbaq7i3qbdk3byejndz5jxxfa.html
  • MANIFESTO DEGLI SCIMPANZÉ DEL FUTURO (Terza parte – Capitolo 8) – Di fronte ai decostruttori dell’umano – 1a puntata – TESTO
  • Logica stregonesca della caccia alle streghe: stregone
    immaginario, stregoneria simbolica (Con citazioni tratte da: Marc Augé, “Segni del corpo, senso del sociale: stregone immaginario, stregoneria simbolica”, in Genio del paganesimo, 1982) – TESTO

 

Riferimenti 3.33

  • 4th Sign of the Apocalypse, The Last 7:38 Of Your Life (Lost Hour World, 1998)
  • SIGLA CAROSELLO / SPOT Cachè UT, Aerosol BDP (DDT), Concorso Dreher
  • Allevamento suini, filiera Coop
  • Coldiretti Macerata: Benessere Suini
  • Ambarabà Ciccì Coccò (Canzoni per Bambini, Canzoncine e Filastrocche by Music For Happy Kids)
  • Il Maialino (Canzoni per bambini con animali, HeyKids)
  • Assemblage 23, Bi-Polar (Serotonin Remix) (Virion Sequences 2000)
  • Benjamin Lew & Steven Brown, Nouvelles Observations (A Propos D’un Paysage 1985)
  • Karl Biscuit e Blaine Reininger, Regrets Eternels (Regrets Eternels 1984)
  • Cabaret Voltaire, Spread the Virus (Red Mecca 1981)
  • La Tordue, La valse petite (Les choses de rien, 1995)
  • Les Pires, Haziz (8 temps) + Kantyk + Krucheschno + Feliz + Du Brozouf (Cave Canem, 2000)
  • Chris Watson, Soffi Di Vento, Cima Verde, Le Crone, Scanuppia (Cima Verde, Fondazione Edmund Mach Editions, 2008)

Episodio 3.32

Episodio 3.32

In Out of Control Kevin Kelly prende atto, con la naturalezza degli spettatori che andavano a Los Alamos a guardare le esplosioni di ordigni atomici, che ci sono due tendenze: «(1) le cose prodotte dall’uomo si stanno comportando in maniera sempre più “vivente” e (2) la vita sta diventando sempre più meccanizzata. Il velo vistoso che separava l’organico dal manufatto è caduto, rivelando che essi sono, e sono sempre stati, i due componenti di un solo essere. Come dovremmo chiamare quell’anima comune tra le comunità organiche che conosciamo come organismi ed ecologie, e le loro controparti artificiali come i robot, i grandi gruppi aziendali, i sistemi economici e i circuiti di computer?» Kelly li definisce vivisistemi.

«I vivisistemi artificiali esaminati sono tutti complessi e grandi: sistemi telefonici planetari, incubatori di virus dei computer, prototipi di robot, mondi di realtà virtuale, personaggi animati sintetici, varie ecologie artificiali e modelli al computer dell’intera Terra. Ma la natura incontaminata è la risorsa principale per osservazioni chiarificatrici sui vivisistemi, e probabilmente la fonte suprema per altre intuizioni a venire. In questo libro tratto il nuovo lavoro di sperimentazione nell’assemblaggio di ecosistemi, la biologia del ripristino, le repliche delle barriere coralline, gli insetti sociali (api e formiche) e sistemi complessi chiusi come il progetto Biosfera 2 in Arizona, da dove sto scrivendo.»

Gli esiti di questa convergenza tuttavia, e qui si spiega il titolo dell’opera, non sono solamente ignoti; infatti, «nel momento in cui immettiamo forze viventi nelle macchine che abbiamo creato, ne perdiamo il controllo. Esse acquisiscono uno stato selvaggio e alcune sorprese che questo stato comporta. (…) Quando l’unione del nato e del prodotto sarà completa, i nostri prodotti apprenderanno, si adatteranno, guariranno da sé ed evolveranno. (…) Il mondo del prodotto sarà presto come il mondo del nato: autonomo, adattabile e creativo, ma, di conseguenza, fuori dal nostro controllo. Io credo che sia un ottimo affare.»

 

 

Sommario 3.32

  • Introduzione
  • Gilda Caronti, VIETATO ESSERE SANITESTO
  • Trilussa, L’uguajanza
  • Nella Vecchia FAI-toria di Radio Blackout / quante bestie ha zia Maria (c’è il Coniglione+)
  • Trilussa, Er nemico
  •  René Riesel e Jaime Semprun: CATASTROFISMO – AMMINISTRAZIONE DEL DISASTRO E SOTTOMISSIONE SOSTENIBILE, 2008 (4 parte)
  • Bruno VESPAio di Nazi
  • Wu Ming e la Redenzione Valsusina
  • Paolo Ranieri, Vecchie favole intorno a un giovane fuoco, 2018

 

Riferimenti 3.32

  • Reptilicus, Snaketime (Extended Version) 1993
  • Don Cherry & Organic Music Theatre (Frank Lowe, Bobo Stenson, Okay Temiz, Hamid Drake, Trilok Gurtu, Nana Vasconcelos), Live in Italy at RAI Studios (1976)
  • Quartetto Cetra, Nella Vecchia Fattoria (1949)
  • Adrian von Ziegler
  • Ivan Cattaneo, Vergini & serpenti (Uoaei , 1975)
  • Eren Paşa, Sieg Heil Viktoria8 Bit Version (2016)
  • Marvin Hatley, The Dance of the Cuckoos (Laurel and Hardy Theme, 1930)
  • Monty Python, Live at the Hollywood Bowl (1982)
  • Soft Machine, Box 25/4 Lid + Why Are We Sleeping? (The Soft Machine, 1968)

Episodio 3.31 – Puntata Doppia

Episodio 3.31 – PUNTATA DOPPIA

A Mara Caberlin

Out of Control o la nuova biologia delle macchine, dei sistemi sociali e del mondo economico di Kevin Kelly «è la storia dell’alba di una nuova era in cui le macchine e i sistemi che governano l’economia diverranno sempre più complessi e sempre meno distinguibili dagli organismi viventi», prontamente tradotto in italiano dalla casa editrice Urrà assieme ad altri capisaldi della cyber-culture. Preso atto che «le macchine assomigliano sempre più a strutture biologiche e ciò che è biologico sta subendo varie forme di manipolazione e ingegnerizzazione», secondo Kelly ci aspetta un futuro tecnologico, ma che «non sarà un mondo di grigio acciaio» bensì «una civiltà neobiologica» dove «le macchine assumono i connotati degli organismi naturali.»

L’ibridazione cibernetica tra i due regni organico e tecnologico non è soltanto un dato di fatto ma la logica conseguenza dell’evoluzione. «Il reame del nato – tutto ciò che è natura – e il reame del prodotto – tutto ciò che è costruito dall’uomo – stanno diventando una sola cosa.» Dunque, quelle che fin dagli albori delle macchine erano metafore dell’ibridazione organismo-meccanismo «non sono più soltanto poesia: stanno diventando reali – vantaggiosamente reali».

«Estraendo i principi logici della vita e delle macchine, e applicando entrambi al compito di costruire sistemi estremamente complessi, i tecnici stanno facendo apparire congegni che sono al tempo stesso prodotti e viventi. Questa unione tra vita e macchine è un matrimonio di convenienza, perché, in parte, è stata resa necessaria dai nostri attuali limiti tecnici. Questo accade perché il mondo che abbiamo creato è diventato così complicato che ora dobbiamo rivolgerci al mondo della natura per imparare come mantenerlo in funzione. In pratica, più rendiamo meccanico il nostro ambiente fabbricato, più esso dovrà divenire biologico se vorrà continuare a funzionare.»

«La natura finora ha dato tutta se stessa agli uomini. Prima abbiamo preso le risorse a portata di mano come il cibo, le fibre naturali e i luoghi dove ripararsi. Poi abbiamo imparato a estrarre materie prime dalla biosfera per creare nuovi materiali sintetici. Ora Bios ci sta dando anche la sua mente – le stiamo prendendo anche la logica.» Secondo Kelly, non potendo la logica macchinica arrivare alla complessità della bio-logica, come ad esempio «assemblare un congegno pensante, o almeno un sistema utilizzabile di una certa importanza», è stato possibile «estrarre le leggi della vita e applicarle altrove (…) soltanto quando la complessità dei computer e dei sistemi creati dall’uomo è divenuta tanto complicata quanto gli esseri viventi. È incredibile quanta parte della vita possa essere trasferita. Finora, alcune caratteristiche del vivente che sono state trasportate con successo nei sistemi meccanici sono: l’autoriproduzione, l’autogoverno, una forma limitata di autoriparazione, una moderata capacità di evoluzione e una parziale capacità di apprendimento. Abbiamo motivo di credere che altre caratteristiche possano essere sintetizzate e tradotte in qualcosa di nuovo. Eppure, nello stesso momento in cui la logica di Bios viene trasfusa nelle macchine, la logica di Tecné viene trasfusa nella vita.»

«La radice della bioingegneria è il desiderio di controllare il mondo organico abbastanza a lungo da poterlo migliorare. Piante e animali addomesticati sono esempi di tecno-logica applicata alla vita.» Ma se «i selezionatori di carote e mucche da latte hanno dovuto seguire l’evoluzione organica, i moderni ingegneri genetici possono servirsi dell’evoluzione artificiale diretta – progettazione con uno scopo preciso – che accelera enormemente i miglioramenti. Il sovrapporsi del meccanico e del “vitale” aumenta di anno in anno. Parte di questa convergenza bionica è una questione di termini. I significati di “meccanico” e “vita” si stanno entrambi allargando al punto che tutte le cose complicate possono essere percepite come macchine, e tutte le macchine capaci di autosostentarsi possono essere percepite come viventi.»

 

1a DOSE

 

2a DOSE

 

Sommario 3.31 / 1a DOSE

  • Introduzione
  • Ray Kurzweil e la materia programmabile – TESTO
  • René Riesel e Jaime Semprun: CATASTROFISMO – AMMINISTRAZIONE DEL DISASTRO E SOTTOMISSIONE SOSTENIBILE, 2008 (3 parte)
  • Ray Kurzweil alias RAMONA

 

Sommario 3.31/2a DOSE

  • LA 4a RIVOLUZIONE INDUSTRIALE – CRONACHE DA UN FUTURO GIÀ PRESENTE / 3° Episodio – Armi chimiche e biologiche – FONTI

 

Riferimenti 3.31 / 1a DOSE

  • Plastic Violence, Italian Policy (2003)
  • Contrazione, Non è l’unico modo (Cineocchio! Storia e memoria,  1985)
  • A&E Dept, The Rabbit’s Name Was… [Kris Detonator Mix] (Acid Sound of Core, 1996)
  • Adrian von Ziegler
  • Ray Ramona Kurzweil, White Rabbit (Live TED, 2001)
  • Toro, Ramona (1975)
  • Nuclear Hyde, Running Man (Acid Sound of Core, 1996)
  • Carlo Buti, Tango di Ramona (1937)
  • Contrazione, Non è l’unico modo (Kino Glaz,  1985)

 

Riferimenti 3.31/2a DOSE

  • Mystified, Biological Weapon Dub (Machines 2, 2005)
  • Chron Gen, Puppets of War (Chronic Generation, 1984)
  • The Residents, Songs for Swinging Larvae (Icky Flix – Original Soundtrack Recording, 2001)
  • CCCCNCNCN, Spiralia (1994)
  • Clock DVA, Final Program, Decoded 2 (Final Program, 1991)
  • Transgenic Surfers, Los Twanguers (Spaghuetti & Chili Western, 2005)
  • Clock DVA, The Unseen (Clock DVA, 1989)
  • Clock DVA, Buried Dreams (Nextera, 1998)
  • Metal Preyers, Snake Sacrifice (Metal Preyers, 2020)
  • Brian Eno, The Fat Lady Of Limbourg (Taking Tiger Mountain, 1984)
  • The Residents, Medicine Man + Suburban bathers (Commercial Album, 1990)
  • Cabaret Voltaire, War of Nerves (t.e.s.) (2×45, 1990)
  • Godspeed You Black Emperor, Cancer Towers On Holy Road Hi-Way + Deathkamp Drone (Lift Your Skinny Fists Like Antennas To Heaven, 2000)
  • Klaus Schulze, Neuronengesang (Cyborg 1973)

Episodio 3.30

Episodio 3.30

La convergenza tra ideologia neoliberista e paradigma informatico risalta anche nei promotori della cyber-società. Infatti i pensatori del cyberspazio mentre dimostrano grande entusiasmo per le nuove tecnologie dell’informazione, mascherano paradossalmente un forte conservatorismo politico ed economico, come dimostra ad esempio il direttore di Wired, Kevin Kelly, figura di spicco della cybercultura negli Stati Uniti che nelle sue due opere Out of Control (1995) e New Rules for the New Economy (1997) raccoglie le tendenze più radicali del paradigma informatico.

In perfetto accordo con il pensiero cibernetico, Kelly interpreta lo sviluppo congiunto di biotecnologie e informatica come il segno di una co-evoluzione dell’uomo e della macchina. Basandosi sulle teorie dell’auto-organizzazione e della complessità, arriva a prevedere che la fusione tra biologia e tecnica darà luogo a una nuova civiltà in cui le macchine, divenute intelligenti, potranno autoregolarsi e autoriprodursi. Fedele alla logica neo-liberista, il guru della cybercultura reclama un laissez-faire, la libertà completa di azione in ambito tecno-scientifico. Per lui l’unico modo di esercitare un controllo intelligente è lasciare le macchine libere di svilupparsi.

Al di là dei deliri utopici di simili discorsi, bisogna però notare che sono in continuità ideologica con Hayek nella misura in cui l’economia era vista come un immenso sistema auto-organizzatore in coevoluzione con le tecnologie. Questa concezione si basa sulla indifferenziazione cibernetica tra umano, macchina e società che ha come effetto quello di nascondere le reali sfide poste dalle mutazioni in corso nella società.

 

 

Sommario 3.30

 

Riferimenti 3.30

  • Daniele Sepe, Happy End (Anime candide-Canzoni d’amore e di guerra, 2003)
  • Fela Kuti, Monkey Banana (Monkey Banana, 1975)
  • Bixio, Frizzi, Tempera, Fantozzi Soundtrack
  • The Fugs, War Kills Babies (Live) (The Fugs First Album, 1965)
  • Daniele Sepe, Valse Bomba (Anime candide-Canzoni d’amore e di guerra, 2003)
  • Black Merlin, Reef Play (Hipnotik Tradisi, 2016)
  • Dengue Dengue Dengue, The Enemy (Siete Raices, 2016)
  • DJ Russ Jones/Felx B + Deladap, Goldregen (Noah Extended Clubmix) (Gypsy beats and Balkan bangers Vol. 2, 2007)
  • Adrian von Ziegler
  • DJ Russ Jones/Felx B + Dunkelbunt + Amsterdam Klezmer Band, La revedere (Gypsy beats and Balkan bangers Vol. 2, 2007)

Episodio 3.29

Episodio 3.29

Eccoci giunti all’ultimo paragrafo del capitolo dedicato al soggetto sistemico che Lafontaine intitola “L’economia come sistema auto-organizzatore”. Vedere nella “mano invisibile” di Adam Smith l’antenato di tutti i principi dell’“ordine a partire dal disordine” ci aiuta a capire l’odierna congiuntura tra neoliberismo e paradigma informatico, incarnata da uno dei pensatori più influenti del nostro tempo, Friedrich von Hayek. Premio Nobel e capofila del neoliberismo, durante gli anni ’60 è salito sul carro della cibernetica partecipando a una conferenza sull’auto-organizzazione patrocinata da von Foerster e al simposio “Beyond Reductionism” che nel 1968 ha riunito i grandi nomi del sistemismo, tra cui von Bertalanffy. In continuità diretta con i modelli biologici di auto-organizzazione, il suo concetto di “ordini sociali spontanei” resta comunque fedele alla tradizione delle scienze sociali anglosassoni. Secondo Hayek liberismo ed evoluzionismo sono strettamente legati, da cui l’importanza accordata al principio di adattamento nella sua definizione di ordini sociali spontanei: «Tale struttura delle attività umane si adatta costantemente, e funziona proprio mediante tale costante adattamento, a milioni di fatti che nella loro interezza non sono noti a nessun singolo individuo.» (Legge, legislazione, libertà. Critica dell’economia pianificata, 1973, p. 20)­

La teoria di Hayek si può riassumere nell’idea per cui l’enorme complessità prodotta dalla divisione del lavoro e delle conoscenze elimina ogni possibilità di avere una visione unificata della società e dunque, proprio per questo, di pretendere di poterla orientare politicamente. Tanto più considerando che, secondo lui, la “mente” non è altro che una forma di «adattamento all’ambiente naturale e sociale» (p. 25) che non può in alcun caso trascendere le condizioni stesse che la rendono possibile. Hayek attacca frontalmente l’umanesimo politico che considera portatore di disordine nella misura in cui ostacola l’auto-organizzazione spontanea del sociale grazie al mercato. Con l’etichetta di «razionalismo costruttivista» (p. 15) critica il dualismo che porta a considerare l’uomo come l’artefice della società, cosa che a suo avviso conduce diritto al totalitarismo. All’epoca in cui scrive, la guerra fredda, l’Unione sovietica era il nemico designato del libero mercato e del suo ordine spontaneo verso cui dovevano necessariamente convergere le attività individuali collettivamente auto-organizzate.

Secondo Hayek la formazione di un ordine sociale spontaneo presuppone l’adattamento delle azioni individuali a certe regole dettate dal loro ambiente. Lungi dall’essere il risultato di un’imposizione arbitraria, queste regole sono di natura implicita, e gli individui non hanno bisogno di conoscerle per obbedire loro. Sono frutto di un «processo di selezione» sociale reso necessario dal fatto che «alcuni comportamenti perfettamente regolari degli individui potrebbero produrre soltanto disordine», proprio come il secondo principio della termodinamica conduce inevitabilmente al «“disordine perfetto”». (p. 59) Riferendosi in questa maniera alla minaccia entropica, Hayek dimostra di concepire le regole sociali non come decisioni politiche ma come un processo di adattamento alla complessità. Quindi, al di fuori della democrazia nel suo pieno senso del termine. Risolutamente apolitico, il principio dell’ordine spontaneo si oppone direttamente all’idea di autonomia soggettiva: «la sola possibilità di trascendere la portata delle menti individuali consiste nell’affidarci a quelle forze sovrapersonali “autoorganizzantesi” che danno origine a degli ordini spontanei.» (p. 72)

 

 

Sommario 3.29

  • Introduzione
  • Segreteria Telefonica della Nave dei Folli
  • René Riesel e Jaime Semprun: CATASTROFISMO – AMMINISTRAZIONE DEL DISASTRO E SOTTOMISSIONE SOSTENIBILE, 2008 (1 parte) – Traduzione italiana di Ortica editrice, Roma, 2020
  • Pasolini e la TV / Caterina, non andare al Supermarket
  • We will rave on antropos grave – TESTO / Podcast “Kiev Rave”, La Stampa (1 aprile 2022)

 

Riferimenti 3.29

  • Mad Manoush, Odessa + Tarandiavolo (The Gypsy R-Evolution, 2008)
  • Coil, Are You Shivering (Musick To Play In The Dark, Volume 1, 1999)
  • Adrian von Ziegler
  • The Family/Heaven’s Magic, Cathy Don’t Go (This Must Be Heaven!, 1985) – TESTO
  • Sint & NigNigNig, Covid Generation (Terrore e Panico, 2021)