Episodio 3.10

Episodio 3.10

Rispetto al riduzionismo verso cui convergeva lo strutturalismo, il sistemismo si basa su una definizione del vivente in termini di complessità. Se il primo riconduce la vita a una grammatica psico-chimica, il secondo è interessato all’organizzazione dei sistemi indipendentemente dalla loro natura. Questa profonda divergenza teorica provoca un cambiamento nella gerarchia delle discipline che porta, dalla metà degli anni ’70, a sostituire la triade strutturalista formata da linguistica, antropologia e psicanalisi con una nuova costellazione al centro della quale troneggiano biologia, scienze della comunicazione e scienze cognitive.

Con il sistemismo, che rispetto allo strutturalismo investe un campo intellettuale ancor più vasto e difficile da delimitare, l’influenza della cibernetica si afferma in modo ancor più netto, e ciò porterà alla definizione di seconda cibernetica per le teorie sull’auto-organizzazione. Da metà anni ’70 questa influenza sarà riscontrabile un po’ ovunque, ed essendo impossibile farne un repertorio esaustivo, ci limiteremo ad analizzare alcuni degli ambiti più significativi, soprattutto dal punto di vista della diffusione del paradigma informatico, a partire proprio dalla teoria dei sistemi con la pubblicazione, a New York nel 1968, di General System Theory del biologo Ludwig von Bertalanffy, una summa dei suoi lavori e riflessioni degli ultimi vent’anni.

Se fin dall’inizio dell’opera prende le distanze dalla cibernetica, a suo avviso per il rischio di assimilarvi troppo frettolosamente il proprio modello, paradossalmente non fa che ribadire la profonda parentela tra il suo approccio teorico e quello di Wiener. Rivendicando l’anteriorità dei suoi lavori, Bertalanffy riduce la cibernetica a un ambito specifico della teoria dei sistemi: «i sistemi cibernetici non sono che un caso particolare, importante certo, di sistemi autoregolati». E partendo dallo stesso ideale di unificazione tra scienze naturali e sociali, amplia ulteriormente il campo d’azione del paradigma informatico: «i sistemi sono ovunque».

 

 

Sommario 3.10

Riferimenti 3.10

Episodio 3.9

Episodio 3.9

Se, alla fine, occorre capitolare di fronte alla malinconia dell’evidenza, chi ha raccontato, chi ricorda, chi ascolterà, può sempre, se crede, rianimarsi pensando che esiste, tuttavia, la possibilità di una nuova partita, e forse, meglio ancora, di un nuovo gioco. Un gioco che consenta, come ci suggerisce Camus, di coniugare nuovamente, «in un’istanza superiore l’amore per la vita e la disperazione per l’esistenza».

Per questa sfida, molti, in mezzo a noi, stanno già raccogliendo energie, risorse, intuizioni: alcuni, anzi, sono già andati innanzi a procurar battaglia.
Per questo hanno pieno senso, un senso incoercibile e profondo, anche i vandalismi, sovente ingenui, gli scoppi di furore, apparentemente sterili,
le sperimentazioni, talvolta zoppicanti, che non cessano di punteggiare le cronache di questi anni.

Sono i fuochi accesi sulle colline tutt’intorno a questa civiltà assediata e moribonda, sono i tamburi dei barbari, intesi ad ammonire i potenti e a rammentare a tutti che la liberazione si mantiene sempre all’ordine del giorno.
Se in qualcuno avremo messo radici, con le nostre parole, con le nostre azioni, non saremo morti davvero. (Paolo Ranieri, da “Vecchie favole intorno a un giovane fuoco”, 2018)

Dedicato a Paolo Ranieri

Compagni già ai tempi della scuola nella Milano di fine anni ’60, Paolo e Roberto hanno vissuto in prima persona, e molte volte insieme, gli arresti dopo la bomba di Piazza Fontana, l’esperienza di LUDD – Consigli Proletari e quella di Comontismo nella prima metà degli anni ’70, il carcere e innumerevoli altre vicende, restando sempre amici inseparabili… e lo sono stati fino alla fine, morendo lo stesso giorno, il 25 dicembre 2021.

e Roby Ginosa

 

Un ricordo di Paolo dal Messico. Paolo Ranieri (di Claudio Albertani)

 

 

Sommario 3.9

  • BOMBE, SANGUE E CAPITALE – 12 DICEMBRE 1969 (estratti dal documentario, dicembre 2003)
  • LE AVVENTURE DEGLI EFFETTI AVVERSI DENTRO L’ALGORITMO DELL’OMSVaccini e morti, cosa dice davvero il Rapporto AIFA, articolo di Wired Italia, 10/12/2021 – Storia della morte da vaccino covid di Ámba, una bimba di tre anni: parla la madre, Miryam Suarez – Dati ufficiali VAERS e ELEUDRA sugli effetti avversi dei vaccini per il covid aggiornati al 4/12/2021 – Gli affari di Pfizer con i farmaci per i danni dai vaccini da loro stessi prodotti
  • Il vaccino è sempre più vicino: Biden e l’Intelligenza Artificiale di Google
  • AADHAAR: il più grande programma di identificazione digitale biometrica, India
  • Contro la censura e l’intimidazione negli spazi di espressione libertaria (Francia, dicembre 2014) (TestoOriginale francese)

Riferimenti 3.9

  • Barry McGuire, Eve of Destruction (1965)
  • Duilio Del Prete, Le Talpe (1969)
  • Jimi Hendrix, Come On / Part 1 (Electric Ladyland, 1968)
  • Frank Zappa, Trouble Every Day (Freak Out, 1966)
  • SPK (aka SoliPsiK, SepPuKu, Surgical Penis Klinik, System Planning Korporation, Sozialistisches Patienten Kollektiv), Internal Bleeding + Despair + The Agony of the Plasma (Leichenschrei, 1982)
  • Machine Animal, Power and Money (Chaos Engine, 2020)
  • Tuxedomoon, Holiday For Plywood (Desire, 1981)
  • Valentina Soster, Cassandra (2020)
  • Google A.I., Let’s celebrate that we have the vaccine (2021)
  • Popol Vuh, Yoga (1976)
  • UVB 76, Qiankun Tu (Sān, 2019)
  • Pierre Bastien & Klimperei, Sur La Lune (Mécanologie Portative, 1998)
  • Atom TM, Berge Und Taler (Liedgut, 2009)
  • Poum Tchack, Minor Swing (Poum Tchack, 2002)

Episodio 3.8

Episodio 3.8

Speciale 25 Dicembre 2021

 

Sommario 3.8

  • Le regole per Natale secondo il Verbo dei Media
  • BERGTEUFEL, Il mondo a distanza: Su pandemia, 5G, materialità rimossa del digitale e l’orizzonte di un controllo totalitario – Undicesima parte: “Green New Deal”
  • Caterpillar legge “L’Italia come un campo”, di Bianca Bonavita
  • Ursula Von der Leyen, 17 dicembre 2021
  • LETTURE A MEZZA VOCE – Riabitare la Realtà, di Freya Mathews (I parte)
  • La Super Classifica SHOT (Speciale natale 2021 – 2a puntata)

Riferimenti 3.8

 

Episodio 3.7

Episodio 3.7

Prima di addentraci in questo lungo capitolo sul soggetto sistemico e il sistemismo, ecco come Lefebvre ci presenta il Sistema.

«Non si parla d’altro che di sistema. Tutti aspirano a entrare in un sistema. Denotazioni e connotazioni del termine sono cambiate a suo vantaggio. Un linguista preoccupato dei significati di un gruppo lessicale e che difendesse l’etimologia classica potrebbe trarre qualche conclusione da queste modifiche. La valorizzazione del Sistema è un fenomeno sociologico e la negazione della storia un fenomeno storico. Un’ideologia tende a diventare predominante per molteplici ragioni – economiche, culturali, politiche – che dipendono dalla strategia delle classi dominanti. Questo concetto ottiene una priorità e un primato tali che nessuno o quasi si sogna di contestarlo e di conseguenza di spiegarlo. Va da sé. Il Sistema è chiaro e distinto: è ciò che si comunica e comprende; è ciò che si localizza/individua/scopre, che si ripete e si imita (o riproduce, secondo criteri garantiti dall’intelletto e da esso accettati consapevolmente). Il Sistema è la coerenza e la coesione nella trasparenza. Dunque è l’intellegibile. È anche ciò che è serio. «Prendere sul serio Marx e Freud», frasi come questa pronunciate con l’enfasi che gli si confà, o meglio ancora scritte in un certo rituale di scrittura, esprimono bene ciò che vogliono dire. Non c’è pensiero senza un sistema che si dà per assoluto. «Insieme di relazioni» che persistono «indipendentemente dalle cose che collegano», il Sistema è una forma pura: per coglierlo se ne può eliminare la definizione e perfino la natura dei suoi elementi variabili e deperibili. Bisogna egualmente lasciar perdere la ricerca dell’essenza e del significato. (…)

Insieme di rapporti, la sua analisi e la sua comprensione globale sono completi. Nessun residuo. (…)

Questo feticismo del sistema, accompagnato da un certo linguaggio, da un certo tipo di scrittura – e da un’apologia della scrittura, una sacralizzazione di un rigore esposto e ostentato – definisce una sorta di surrazionalismo, o di ultra razionalismo che cerca ancora la sua formulazione integrale.» (Position: contre les technocrates, 1967)

 

Sommario 3.7

Riferimenti 3.7

Episodio 3.6

Episodio 3.6

«L’uomo sistema chiuso è scomparso: sistemi cibernetici aperti, auto-organizzati, sono candidati alla sua successione». (Henri Atlan, Tra il cristallo e il fumo, 1979)

Dopo aver riscoperto il continente cibernetico, emerso dalle acque torbide della seconda guerra mondiale e dalle viscere delle prime macchine calcolatrici per ergersi a scienza della comunicazione e del controllo; dopo aver assistito alla sua conquista delle scienze tanto umane quanto esatte, riunite nei cenacoli di un Nuovo Rinascimento cibernetico, e ai primi vagiti dell’uomo nuovo, partorito unificando le conoscenze sulla base dell’entropia e del feedback, del codice e dell’informazione; nell’ultima parte del nostro viaggio siamo approdati al “soggetto strutturale”, nella fase che Lafontaine chiama di colonizzazione da parte della cibernetica, in Francia ad opera di Jakobson e Lévi-Strauss prima, Lacan poi e infine Foucault.

Il secondo aspetto di questa colonizzazione è il “soggetto sistemico”, nato nello stesso periodo ma che emergerà poco alla volta nel corso degli anni Sessanta per affermarsi definitivamente soltanto nel decennio successivo. Per Francoise Dosse (Storia dello strutturalismo), a livello tanto delle ambizioni scientifiche quanto dei postulati epistemologici il sistemismo può essere considerato un proseguo dello strutturalismo, condividendo inoltre un approccio universalistico e la spinta all’interdisciplinarietà.

Ma come vedremo strutturalismo e sistemismo si discostano alquanto, e sarà quest’ultimo a dare origine a quella che sarà chiamata Seconda cibernetica. Infatti, se lo strutturalismo si impegnava a dissolvere il soggetto nei determinismi del linguaggio, il sistemismo ora riprende alcune nozioni che erano state abbandonate, quali autonomia, interazione e soggettività: ma paradossalmente, facendo questo contribuirà ancor più a rafforzare la tendenza anti-umanista insita nel paradigma informatico.

Anche in questo caso, Henri Lefebvre fu lucido premonitore: «Funzione e struttura si completano a vicenda e se aggiungete il concetto di “sistema” avrete tutto quel che occorre per pensare il mondo organizzandolo, e di conseguenza per legittimare il cibernantropo». (Position: contre les technocrates, 1967)

 

Sommario 3.6

  • Introduzione
  • Giorgina Bertolino – IN OSPITALE (tratto da n’Dréa, Medicina maledetta e assassina, 415, Torino 1993)
  • Pieces et main d’oeuvre – Anche le nostre idee sono contagiose (XXMilaLegheSotto, Nautilus 2021)
  • Jean de la Fontaine, Gli animali malati di peste (Favole, Libro Settimo)
  • Ivan Illich – Nemesi Medica (1976)

Riferimenti 3.6

  • Nirmaan, Camel Steps (Indian Electric Station, 2016)
  • Fabio Lucentini, INNO DEL GREEN PASS (Mameli NO VAX Version)
  • Inventori di malattie (RAI, 2004)
  • Ce vó o’ GREENPASS!
  • Current 93, Maldoror Est Mort (Mi-Mort – assieme a Nurse with Wound – 1983)
  • Current 93, ἀρχη א Τελος (Music for the Horse Hospital – assieme a Nurse with Wound – 2002)
  • Crosby, Stills, Nash and Young, Find the Cost of Freedom (1970) – TESTO
  • White Hills, Don’t be afraid (Heads on fire, 2007)
  • Mario Monti, In onda (La7, 27/11)
  • Biancatervita, Le parole del contagio / Il contagio delle parole (2020) – TESTO
  • Cluster, So Ney (Qua, 2009)

Episodio 3.5

Episodio 3.5

Il 19 febbraio 1968 la TV francese manda in onda un dibattito tra Claude Lévi-Strauus, Roman Jakobson, il biologo François Jacob e il genetista Philippe L’Héritier, dal titolo assai evocativo “Vivere e parlare”. (La trascrizione sarà pubblicata in Les Lettres françaises, n° 1221 e 1222)

Definita dagli organizzatori “discussione rivoluzionaria”, fin dall’inizio il presentatore insiste sul fatto che l’interesse comune di strutturalisti e biologi si articola attorno ai «fenomeni comunicativi, sia quelli senza coscienza né soggetto a livello del DNA e dei geni, sia quelli che avvengono al di fuori della coscienza di tali soggetti a livello di gruppi e società». A parte un riferimento diretto a Wiener, la discussione di sviluppa come se la vicinanza teorica tra linguistica strutturale, antropologia, biologia molecolare e genetica fosse frutto di una pura e semplice convergenza scientifica, allorché si trattava del frutto dell’incrocio tra due modelli scaturiti dalla cibernetica e dalla teoria dell’informazione.

Jacob pone subito il dibattito sul terreno della cibernetica, grazie alla quale «uno degli apporti più importanti di questi ultimi anni riguarda l’applicazione del sistema di comunicazione a ogni livello della biologia». A partire di qui interpreta l’analogia tra codice genetico e linguaggio umano come indice di un universalismo strutturale del modello informatico. Ricordiamo che in quegli anni l’idea di un programma genetico, di una grammatica della vita contenuta nel DNA era al centro delle ricerche in biologia molecolare, e non deve sorprendere che la linguistica strutturale di Jakobson (con la sua logica puramente differenziale) sembrava corrispondere formalmente alla “lingua” dei geni.

Dunque, dal DNA ai sistemi sociali la medesima struttura esplicativa: quella del trasferimento di informazioni, e L’Héritier arriva al punto di proporre l’idea di una «eredità verbale» che farebbe da ponte tra natura e cultura.

Lévi-Strauss, dopo aver ricordato il proprio debito verso Jakobson, si spinge ancora oltre nel senso della logica cibernetica affermando: «i fenomeni sociali e le società umane ci paiono sempre più come delle grandi macchine di comunicazione». E il riduzionismo scientifico che animava questo dibattito raggiunge l’apice nel suo intervento finale, quando sostiene quanto sia incoraggiante constatare come si possano ritrovare sia a livello biologico, sia a livello del linguaggio e delle società umane «fenomeni di comunicazione che avvengono al di fuori della coscienza dei membri del gruppo […] e che non li fanno intervenire a titolo di soggetti parlanti».

Sommario 3.5

  • Introduzione
  • Bianca Bonavita, NOTE DI SPERANZA
  • Liceo Virgilio di Roma: Occupato, Autogestito e Vaccinato
  • NOTIZIE FLASH da sotto il ponte
  • BERGTEUFEL, Il mondo a distanza: Su pandemia, 5G, materialità rimossa del digitale e l’orizzonte di un controllo totalitario – Decima parte: “5G” e “Polizia automatica”

Riferimenti 3.5

  • Love, Revelation (Da Capo, 1967)
  • Heilung, Othan (Lifa, 2017)
  • Giorgio Moroder, I Wanna Funk With You Tonite (Knights in White Satin, 1976)
  • Andrea Piccioni, Kuko e Drum’n’Bass
  • WUMINGZERO – Q? (Ship of Fools Records, 2021)
  • Coline Serreau, Il pianeta verde (1996)
  • DJ Spooky, Byzar Prologue + Byzar (Necropolis: The Dialogic Project, 2004)
  • Woody Allen, Il dormiglione (1973)
  • Ugolino, Uomo d’allevamento (Siam rimasti fregati, 1977)

Episodio 3.4

Episodio 3.4

Riprendiamo dopo una lunga interruzione il flusso delle pagine di uno dei nostri libri di bordo, L’impero cibernetico di Celine Lafontaine, che avevamo abbandonato, presi da importanti manovre, verso la metà degli anni ’60, all’epoca dell’apparizione sulla scena di Foucault e del manifestarsi di una delle prime voci esplicitamente critiche, quella di Henri Lefebvre che nel 1967 pubblica Contro i tecnocrati – verso il cibernantropo. Dopo alcune immersioni in questo testo al momento lo lasciamo da parte, ma ci tornerà utile a breve, quando incontreremo il temibile sistemismo.

In quell’epoca, dunque, Lefebvre non è stato l’unico a notare i legami tra la cibernetica e lo strutturalismo, che negli anni Sessanta era al suo apice. Merleau-Ponty, in La Nature, analizza il modo in cui cibernetica e teorie strutturaliste affrontano in modo simile il linguaggio. Partendo dai legami tra il linguista Jakobson e il modello informatico di Wiener, critica il fatto che la comunicazione sia trattata come una “cosa” e che il linguaggio sia ridotto a un codice. La logica che vi sta dietro è la stessa che ha portato la cibernetica all’ontologizzazione della macchina, ma entrambe sono smascherate da Merleau-Ponty con una conclusione semplice e netta: «Il codice non è una lingua così come l’automa non è una vita.»

Dal canto suo Paul Ricoeur, che reputa il pensiero di Lévi-Strauss un «kantismo senza soggetto trascendentale», apre un dibattito con lo strutturalismo sulla questione del significato e della soggettività, sottolineando anche lui la parentela tra la concezione del “messaggio” da parte della cibernetica e il rifiuto del significato da parte dello strutturalismo.

Rifiuto del significato che porterà alla ontologizzazione del codice, e che, insieme allo sviluppo della biologia molecolare che lo assimila al modello del codice genetico, preannuncia alcune delle derive filosofiche attuali.

 

Sommario 3.4

  • Introduzione
  • Paolo Ranieri, DALLE ILLUSIONI DELL’UTOPIA AGLI INCUBI DELLA DISTOPIA (XXMilaLegheSotto, 2021)
  • ALTA INFELICITÀ 2021
  • Omaggio a Guadalupe in rivolta
  • Michel Bounan, IL TEMPO DELL’AIDS (415, Torino 1993)  Prima parte: L’EPIDEMIA
  • Intervista a Luc Montagner (CNews, 17 aprile 2020)

Riferimenti 3.4

  • Barry Hall & The Burnt Earth Ensemble, Terra Zona (Terra Cotta, 2005)
  • Grateful Dead, Fire on the Mountain (Live at Radio City Music Hall, New York, 1980)
  • Watcha Clan, El quinto regimiento (radio Babel, 2001)
  • Quentin Tarantino, Pulp Fiction (1994)
  • DJ ALBERTINI – TSO senza limiti (Sheep of Fools Records, 2021)
  • Go_A, ШУМ (shum), 2021
  • Schwartzeneggar, Mutual Assured Destruction (The Way Things Are & Other Stories, 1994)
  • Jablkon, Choros + Jablkon + Bugi + Pullitr (Devátá vlna, 1988)
  • Carlo Credi, La regina (Chi è Carlo Credi, 1976)

 

Episodio 3.3

Episodio 3.3

Bentornati a bordo della Nave dei Folli. Le introduzioni al bollettino – che ci servono da guida per orientarci nella lunga e complessa storia dell’Impero cibernetico – torneranno presto, riprendendo il filo da dove ci eravamo smarriti la scorsa stagione: la fine degli anni ’60, quando Henri Lefebvre pubblica un libro di critica all’uomo nuovo cibernetico, il CIBERNANTROPO, che nella Francia di allora vedeva la luce grazie al lavoro di teorici falsamente rivoluzionari ma in realtà membri effettivi dei circoli del potere, primo tra tutti l’idolo dei tempi neo-post-moderni, Michel Foucault. E oggi ne paghiamo le conseguenze.

Frattanto, mentre nello stivale italico perdono di slancio le proteste contro il Green Pass, non succede lo stesso a Bruxelles, in Olanda, e perfino nelle Guadalupe, dove la popolazione non ci sta a subire le ennesime forme di segregazione, discriminazione e coercizione. Loro, almeno, si ribellano. A differenza degli italici, che restano imbambolati, vogliosi di normalità e di Scienza di stato: codardia, paura di morire o di essere pecore nere?

Non c’è più morale, contessa. Compagni, dalle officine (che i campi son diventati anch’essi officine), prendete siringa e inoculate il vaccino. Non scendete giù in piazza, osservate i lockdown, mai più uomo al mondo NON dev’essere inoculato.

La sinistra, o quel che ne rimane, si dimostra baluardo nella difesa dello status quo scientista. Appoggia qualunque narrazione, o finge di contestarla con la contro-narrazione, ma in fin dei conti – e or mai 100 anni dopo aver dimostrato la sua putredine – si propone come degna alternativa totalitaria: un’altra dittatura è possibile.

Dittatura scientifica, inoppugnabile, anti fake: ci stanno sommergendo con i numeri, contessa. 40 o 50 anni, 3ª dose, 5 o 6 mesi di validità, 4ª ondata. Il presidente della repubblica si spinge oltre e dichiara: questo è un vero e proprio referendum a favore della scienza, vinto 9 contro 1. Non c’è davvero più morale.

Sommario 3.3

Riferimenti 3.3

  • John Renbourn, Traveller’s Prayer + Cobbler’s Jig / Maltese Brawle (John Renbourn’s Ship Of Fools, 1988)
  • Richard Marquand, Guerre stellari: VI Episodio – Il ritorno dello Jedi (1983)
  • Saira Ridley, Hokkaido (The Tunnel, 2014)
  • Suuns, Paralyzer (VRIL Remix) (Hold/Still Remixes, 2017)
  • Inventori di malattie (RAI, 2004)
  • DJ Spooky, Sistrum (Grapheme) (DJ Spooky Remix) (Necropolis: The Dialogic Project, 2004)
  • Poison Girls, Under the Doctor (Hex, 1979) TESTO

Episodio 3.2

Episodio 3.2

Verso un’altra fiamma, propose così cent’anni fa tra i pochi altri Panait Istrati, a dir poco disilluso dopo aver toccato con mano l’incubo del sogno sovietico. Ecco dove siamo diretti, abbandonata la zona grigia della comodità e della complicità, e proseguiamo il nostro cammino anche se significa disprezzo, accusa di collusione col nemico, isolamento. Dunque ammutinati, in cerca di altre fiamme.

Salpiamo per la terza grande traversata mentre l’aria che si respira è da soluzione finale, caccia al diverso, al non allineato. Monta una rabbia repressa contro chi è stato bollato come responsabile – diretto o indiretto comincia a contare sempre meno – ad esempio del Covid, della sua diffusione, impedendo l’eradicazione del Male, rifiutandosi di obbedire alla vaccinazione statal-planetaria. Non ci sorprenderebbe veder penzolare qualche no vax impiccato all’albero maestro. E i gendarmi dovrebbero limitarsi a contenere gli invitabili linciaggi, che la folla è più sanguinaria di qualunque tiranno.

Difficile adattarsi, vero? diceva candidamente una voce.

Questa voce risuona nelle teste di chiunque: ma il dilemma secondo voi qual è?

Nella zona grigia c’è solo il COME adattarsi, accettare seppur controvoglia, svicolando plasticamente, attraversando e transizionando, mascherandosi e mai schierandosi.

Rifiutare di adattarsi è invece ancora possibile. Urgente. Definitivo.

Una presa di posizione contro una pretesa di narrazione.

L’abbiamo fatto e ce ne assumiamo le conseguenze.

«E tu, uomo nudo, uomo che non hai altro che le tue povere braccia o la tua povera testa, rifiutata tutto, tutto: le loro idee come la loro tecnica; le loro arti come la loro rivolta confortevole.» (Panait Istrati, Prefazione a La Maison Thüringer)

Sommario 3.2

Riferimenti 3.2

  • Faust’o, Intro (Suicidio, 1978)
  • Bad Angel, Black Background V + Mute Verses (2016 e 2017)
  • Woody Allen, Il dormiglione (1973)
  • Pierre Henry, Transe (1963) + Variations Pour Une Porte Et Un Soupir / La Reine Verte (2001)
  • Alva Noto, 1 C A d 04 (Aleph-1, 2007)
  • Pierre Henry, Hangar D’Avions (L’Homme A La Caméra, 1993)
  • Pierre Henry, Ronflements (1963)
  • Ron Nagorcka, Liapatyenna (Crescent Honeyeater) (Lovregana: Music From A Tasmanian Forest, 1990)
  • Ghédalia Tazartès, Transport 13 (Tazartès’ Transports, 1980)
  • Faust’o, Benvenuti fra i rifiuti (Suicidio, 1978)
  • Coil, The Golden Section + The First Five Minutes After Death (Horse Rotorvator, 1986)

Episodio 3.1

GIOVEDI 11  NOVEMBRE  2021
LA NAVE DEI FOLLI SALPA PER LA 3ª STAGIONE

Episodio 3.1
La Nave dei Folli è tornata, ma non è stato semplice. Gli ultimi mesi sono stati mesi di burrasca.

Mentre il mondo intero si prepara ad entrare nella nuova fase del totalitarismo tecnologico a colpi da vaccini e green pass il piccolo nucleo di mozzi della nave dei folli prova a far tornare a ragionare la redazione della radio che ha trasmesso i suoi messaggi nelle due passate stagioni.

Nonostante in molti nel panorama Torinese e non solo, nutrano dubbi sulla conduzione e sulle modalità attuali di Radio Blackout, sono troppo pochi quelli prendono una posizione di aperta critica e propongono un ripensamento collettivo.

Il dilagare delle politiche identitarie e le dinamiche dei gruppi militanti sempre più a compartimenti stagni cominciano ad avere un enorme peso. Nessuno osa prendere parola al di fuori dei discorsi prestabiliti di ogni fazione. Ma, ahinoi, non è certo un problema soltanto torinese.

E chi più si è dato per cercare di salvare la situazione è ora costretto alla ritirata. In radio non si può più stare.

L’incapacità di gran parte del mondo militante di aver preso una posizione critica rispetto a tutta la gestione Covid fin dall’inizio e l’imbarazzo più totale a dover affrontare le piazze No Green Pass ora è l’emblema di questo periodo storico dove, da diversi anni, si sta più attenti a non usare le parole sbagliate per non offendere qualcuno al posto di andare alla radice dei problemi.

E nel delirio generalizzato tutti e tutte e ribadire che il green pass non c’entra con il vaccino!… mah?

Certo ci sono eccezioni, eccome. Ma sono poche e isolate. Se siete tra quelle non offendetevi se stiamo generalizzando. Si perderebbe il tono solenne di questa intro.

Perché si, il problema dei compagni è che si offendono. Vaccamiseria se si offendono ah ah….Eh emm…scusate

Ma come fare dunque senza più le frequenze radiofoniche a disposizione dei nostri beneamati o maleodiadi mozzi della nave dei folli.

La sfida della terza stagione parte da qui e dal breve messaggio nella bottiglia che seguirà.

Ogni settimana noi ci saremo… e voi?

Messaggio nella bottiglia
Questo messaggio è per tutti coloro che sono all’ascolto. Non saremo più nell’etere ogni martedì nel famoso 105.25, il tempo della pappa pronta è finito. Ogni settimana ci saremo ma spetterà a voi che ascoltate dover ridiffondere il messaggio, fatelo nella maniera che più vi aggrada non importa. Sono tempi duri, bisogna prendere decisioni importanti ma non sempre facili da condividere. La paura dilaga, ovunque, anche nel mondo militante. Non tanto la paura della repressione o dello stato, no, anche qui la paura è quella di esprimersi liberamente, paura di uscire dalle linee guida, di infrangere tabù. Di indispettire chi poi ti ricoprirà di epitomi. Fascista, autoritario, no vax, abilista, agista, omofobo, transfobico, razzista, essenzialista e via dicendo. E tutto rimane così com’è, immobile, ma la sensazione è quella di stare cambiando tutto. Questa è la follia della post modernità. Ed è evidente, è davanti ai nostri occhi, si palesa sempre di più, così nella società di massa così tra i radicali, così in cielo così in terra. Ma niente. Non un sospetto che tutto stia andando storto. Ognuno ha il suo piccolo credo scolpito con anni di fatica. Ognuno si è ricavato il suo posticino. E nessuno lo vuole perdere.

Ma è venuto il tempo di perdere le nostre pseudo sicurezze. E’ tempo di abbandonare gli spazi sicuri. Nel tempo del terrore mediatico e delle diffide sociali cosa possa essere uno spazio libero e una persona libera potrebbero assumere significati diversi. La paura si diffonde sempre di più e non basterà un lasciapassare verde, rosso o giallo a farla sembrare una sicurezza. O una mascherina, o un vaccino, o un lavoro sicuro (per chi ne ha ancora uno), o un identità politica.

Siate vigili, state attente, è una epoca di tradimenti, di sotterfugi e malelingue. Chi vi è sempre stato vicino ora potrebbe non esserlo più, chi sembrava un po’ distante ora sembra potrebbe avvicinarsi per trovare conforto e ascolto.

L’omologazione sembra essere il destino della civiltà post moderna, il destino degli stati, delle istituzioni tutte, della medicina, il destino dello stile di vita globalizzato; sostenuto e diffuso dalle classi più agiate, desiderato e bramato da quelle più povere. E sembra essere il destino anche del mondo radicale, quello dell’attivismo, della militanza. Omologazioni differenti forse, o semplicemente sfumature diverse dell’omologazione totalitaria che la tecnologia industriale bio nano tecnologia e la Scienza con la S maiuscola ci stanno imponendo un decreto dopo l’altro.

La guerra dei cloni ha inizio. Scegliete da che parte stare con saggezza e volontà d’animo.

Che lo spirito selvaggio che ancora vive e prospera nei luoghi non devastati dalla civiltà industriale permei le vostra membra, fortifichi le vostra ossa e scaldi il vostro cuore.

Grazie per l’ascolto.

POSTFAZIONE – AMMUTINAMENO
Bentornati sulla Nave dei folli.

Eccoci di nuovo a bordo della galera infame, stretti in tecno-catene forgiate dal General Artificial Intellect con le sue schiere di startuppers e oliate da qualcosa che non è nemmeno più propaganda quanto una vita mediata dai media.

Fin qui, tutto male: le infauste previsioni della scorsa stagione si sono avverate, i buoni propositi rimasti narrazione morta. Il ritorno alla normalità ha significato cedere la propria libertà in cambio della possibilità di accedere a luoghi esclusivi tipo discoteche, stadi, teatri, spiagge, scuole, ospedali, fabbriche… A questo ricatto – ennesimo, certo, ma purtroppo definitivo in quanto irreversibile – hanno ceduto, perfino tra i cosiddetti antagonisti, quasi tutti. Ed è da questo quasi che dobbiamo ripartire, remando controcorrente se necessario. Le complicità sono finite, si sono imposte distanze, qualcuno erige muraglioni. Ciò che per comodità si chiamava movimento, e poi immobilismo radicale, è morto.

Rimane solamente una infrequentabile zona grigia, dove sopravvivono cadaveri semoventi detti cyborg che finché c’è rete – elettrica in primis – c’è speranza, e domani si vedrà. Quale narrazione postare, che evento seguire, dove andare a investire il proprio capitale militante.

E questa zona grigia merita nient’altro che il nostro ammutinamento.

A presto altre nuove, ciurma intrepida.

Sommario 3.1

Riferimenti 3.1

  • John Williams, Star wars Main title e Imperial March  (1977)
  • Cluster, Im Suden (Cluster II, 1972)
  • Stanley Kubrik, 2001 Odissea nello spazio (1968)
  • Emospark
  • Ozy, Klukka (Tokei, 2002)
  • GRETATHUNBERG POSSE, Unite Behind the Science (ShipOfFools Records, 2021)
  • Woody Allen, Il dormiglione (1973)
  • Pink Floyd, Dramatic Theme (More, 1969)
  • Nikolas Asimos, Varèthika (Non ne posso più) (O Xanapés, 1982) – TESTO