Inserti Speciali della NdF – Fascicolo 2 – LASZLO E LA TEORIA EVOLUZIONISTICA DEI SISTEMI

FASCICOLO 2 – Ervin Laszlo e la teoria evoluzionistica dei sistemi

Scaricate il libretto del Fascicolo 2 qui: FASCICOLO 2

 

 

Materiali Fascicolo 2

  • Ervin Laszlo, Vision 2020: Reordering Chaos for Global Survival,
    Gordon & Breach, Amsterdam, 1994
  • Ervin Laszlo, Science and the Akashic Field: An Integral Theory of
    Everything, Inner Traditions, Rochester (Vermont), 2004

 

Riferimenti Musicali Fascicolo 2

  • Iannis Xenakis, Psappha for solo percussion, suona Ying-Hsueh Chen
    (Live Cophenhagen, 2011)
  • Don Cherry & Latif Khan, Sangam + Rythm 58 1/4
    (Music / Sangam, 1982)
  • Popul Vuh, Mantra of the Touching of the Heart + Mantra of the Touching
    of the Earth + Angel of the Air (Part One) + Angel of the Air (Part Two)
    + In the Realm of Shadow + Wanderer Through the Night + Listen
    He Who Ventures + Brothers of Darkness – Sons of Light
    (Tantric Songs, 1981)
  • NigNigNig, Silent Searching For Commuted Biosphere – Etere (Akasha)
    (Akasha Doom Session, Re.edit 2020)

Episodio 3.41

Episodio 3.41

Ultima puntata della Terza Stagione

Qui il nostro commiato: TESTO

 

 

Sommario 3.41

  • Gran Blob Finale: Piero Angela (Super Quark, “Un mondo senza vaccini?”, 2018) / Quarta dose, lo spot con il premio Nobel Giorgio Parisi (2022) / Ascoltiam TUTT Bleckaut / Greta T. e Bianchi di La7: “Sarebbe moralmente sbagliato non votare, bisogna votare per il meno peggio!” / Scientists Rebellion Italia / Ucraina: Zelensky furioso con Amnesty + Amnesty International: Inaccettabili i giudizi arrivati da Kiev / Fusaro e Toscano + Povia)
  • COMMIATO ALLA TERZA STAGIONE
  • Cyberbraidottella 1
  • LA RIVOLTA DELLE MACCHINE di Han Ryner – 2 parte
  • Cyberbraidottella 2
  • Gran Blob reprise: (Lavaggio del cervello per bimbi: Leo e Giulia: I VACCINI / Vaiolo delle scimmie: hai paura? / Vaiolo delle scimmie, l’azienda danese Bavarian Nordic è pronta a sfornare milioni di dosi)

 

Riferimenti 3.41

  • Alfons, Corona (City Of Wuhan), 2020
  • Wolfgang Petersen, Virus letale (Outbreak), 1995
  • Magma, Mekanik Kommandoh (Mekanik Destruktiw Kommandoh, 1973)
  • MGZ, Muovete le manine (Cambio Vita, 1995)
  • Numbers And Parameters, Distopia (Human Activities, 2019)
  • Diamanda Galás, We Shall not Accept Your Quarantine (The Divine Punishment, 1986)
  • Motoi Sakuraba, The End of Everything (Tales of the Tempest Original Soundtrack, videogioco 2006)
  • Geómetra, Distopia (Cinematic Reprise original mix – Buenos Aires Outrun, 2020)
  • Atrium Carceri, Quarantine + A Place To Call Home (Ptahil, 2007)
  • Atrium Carceri, Sacrifice To The Machine (Code, 2018)
  • Queen of the Stone Age, No One Know (Festival Music, 2022)
  • Motoi Sakuraba, Prosperous Business (Tales of the Tempest Original Soundtrack, videogioco 2006)
  • Habak, Distopia (Un minuto de obscuridad no nos volverá ciegos, 2018)
  • Herbie Hancock, Dunia (Baraka, 2005)

Episodio 3.40

Episodio 3.40

Oggi niente Introduzione

 

 

Sommario 3.40

  • LA QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE – VI parte – ID e disintegrazione dell’identità umana – FONTI

 

Riferimenti 3.40

  • Machina Amniotica, The End
  • Diamanda Galas, Sono l’antichristo (Plague Mask, 1984)
  • Diamanda Galas, Malediction (Masque of the Red Death, 1989)
  • Diamanda Galas,The Litanies Of Satan (The Litanies Of Satan, 1982)
  • Baldassarre Galuppi, Diego Fasolis, I Barocchisti, Swiss Radio Choir, Act I – Chorus “Presto, presto, alla catena” (Galuppi il Mondo alla Roversa, 2001)
  • Almamegretta, Catene (Imaginaria, 2001)
  • MGZ e le Signore, Abracadabra (Cambio Vita, 1995)
  • Mikis Theodorakis, Song Of Songs / canta Maria Farantouri (The Ballad of Mauthausen – Μπαλάντα του Μαουτχάουζεν, 1965)
  • Mikis Theodorakis, Song Of Songs / canta Elinoar Moav Veniadis (Mauthausen Trilogy, In memoriam of liberation, 2000)
  • Lou Reed, The Kids (Berlin, 1973)
  • Tuxedomoon, Jinx (Desire, 1987)

Episodio 3.39 – PUNTATA DOPPIA

Episodio 3.39 – PUNTATA DOPPIA

Ritornando all’influenza della seconda cibernetica sull’economia, vista anch’essa come sistema auto-organizzatore, entra in scena uno dei principali pionieri della tecnologia informatica o IT, Bill Gates, più che mai uomo giusto «al posto giusto nel momento giusto» secondo sua stessa ammissione, e i cui prodigi sono raccontati in The Road Ahead (1995, aggiornato «come un software» nel ’97) e Business @ the Speed of Thought (1999). Come gli altri cyber nocchieri dell’epoca è attratto dalle metafore biologiche e ripete agli imprenditori cui si rivolge che, essendo la circolazione dell’informazione la chiave del successo e ormai una realtà il primo stadio di «una nuova infrastruttura digitale paragonabile al sistema nervoso umano» costruita pure con il suo prezioso contributo, anche le loro aziende «hanno bisogno dello stesso tipo di sistema nervoso». (Business @lla velocità del pensiero, p. 7)

«Il successo o il fallimento di un’impresa dipendono dal modo in cui si raccolgono, gestiscono e utilizzano le informazioni»; se completamente digitalizzata, potrà scivolare su un «capitalismo senza attrito» (La strada che porta a domani, p. 226), senza più limiti né ostacoli. «Il capitalismo – che, come è dimostrabile, è il migliore dei sistemi economici esistenti – nel decennio scorso ha fornito chiare prove della sua superiorità rispetto ai sistemi economici alternativi. Con la trasformazione di Internet in una rete interattiva globale a banda larga, questa superiorità risulterà ancora più evidente (…) Adam Smith ne sarebbe compiaciuto.» (p. 262)

Nei primi ’90 Gates è «sorpreso dalla scarsa diffusione» della rete, ma a partire dal biennio ’93/94 Microsoft capisce che è giunta l’ora: «i nostri prodotti devono supportarlo» (La strada, p. 4-5). «Tutto ciò che ci voleva erano modem sufficientemente veloci, tariffe telefoniche abbastanza economiche, PC abbastanza potenti e un contenuto sul World Wide Web sufficientemente ricco: ormai non si poteva più tornare indietro! Non posso dirvi esattamente quando fu raggiunto il punto di non ritorno, ma alla fine del 1995 eravamo già oltre.» In pratica Internet aveva raggiunto la sua “massa critica”, quando limiti e punti deboli diventano una forza, ed era solamente nella prima fase di un processo che porterà verso una molto più complessa «autostrada informatica» (p. 10)

“Alle origini di una rivoluzione” (p.13) è il titolo del primo capitolo di una sorta di biografia informatica che narra del legame di Gates con i computer fin dalla tenera età, quando il Club delle Mamme della scuola media da lui frequentata comprò un grosso terminale per farci giocare gli alunni: era il 1968, e i ragazzi impararono ben presto a programmare la macchina per giocare dapprima a tris, poi più tardi a Monopoli, sviluppato grazie al linguaggio di programmazione BASIC. «Abbiamo provocato una specie di rivoluzione e oggi il computer si è insediato stabilmente nei nostri uffici e nelle nostre case. È diventato di dimensioni sempre più piccole e ha acquisito capacità sempre maggiori, diminuendo al contempo radicalmente di prezzo. E tutto ciò è accaduto piuttosto velocemente.» (p. 15)

Gates a 19 anni aveva già una chiara visione del futuro, voleva studiare economia anche se poi cambierà idea, ma in effetti «la mia intera esperienza con l’industria del computer è stata una serie di lezioni di economia». Sentiva di essere vicino al giorno in cui i computer ci avrebbero permesso di fare praticamente tutto e, soprattutto, «senza muoverci dalla scrivania o dalla poltrona» e senza staccarsi dalla rete durante eventuali spostamenti. «Allora il computer sarà più di un oggetto da portare con noi o di uno strumento da acquistare: sarà il nostro passaporto per una nuova vita “mediatica”.» (p. 17) «Lì avrà luogo ogni genere di attività umana, dai contratti da un miliardo di dollari ai rapporti amorosi.» (p. 19) «Con il tempo, queste macchine si inseriscono nella nostra vita quotidiana (…) Allora conquistano un posto sicuro accanto agli altri nostri strumenti. Una nuova generazione cresce con loro, modificandole e umanizzandole; in breve, giocando con esse.» (p. 20)

«Una cosa però è chiara: non possiamo voltare le spalle al futuro. Nessuno può scegliere di non farsi cambiare la vita dalla tecnologia. Nessuno può fermare nel lungo periodo i cambiamenti produttivi, perché sono sottoposti inevitabilmente alle leggi di mercato. (…) Sono convinto che il progresso sia ineluttabile, e in quanto tale tanto vale farne l’uso migliore, senza cercare di ostacolarlo. Sono ancora eccitato dalla sensazione di aver lanciato uno sguardo al futuro e di aver colto quel primo segno rivelatore delle sue rivoluzionarie possibilità.» (p. 25)

 

1a DOSE

 

2a DOSE

 

Sommario 3.39 / 1a DOSE

  • Introduzione
  • Hai paura… del fuoco di S. Antonio? (Basta la salute, RaiNews 12/7/2022) + SPOT del vaccino Herpes Zoster
  • LA RIVOLTA DELLE MACCHINE di Han Ryner – 1 parte
  • Pier Mario Biava – Riprogrammazione cellulare, codice epigenetico, embrioni di Zebrafish
  • Hai paura… del vaiolo delle scimmie? (Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, Ginevra, 23 luglio 22) + Campagna di comunicazione per la Quarta dose del vaccino contro il COVID-19
  • Michel Bounan, IL TEMPO DELL’AIDS (415, Torino 1993) Quinta parte: IL FANTASMA DI PINOCCHIO (La logica del vivente)
  • Ervin Laszlo, Zebrafish reprise

 

Sommario 3.39/2a DOSE

  • THE DARK SIDE OF ECOLOGY: Viaggio alla scoperta del lato oscuro del pianeta Verde – Terza parte: Ecologia politica del Capitale – La fabbricazione di Greta ThunbergTESTO (Video: FFF Italia, “Cara Italia, ascolta questo silenzio” #RitornoAlFuturo / Cos’è il Climate Social Camp / Il Fatto quotidiano, Torino, presentato il Climate Social Camp / Diego Bianchi intervista Greta Thunberg: “Per avere un mondo migliore bisogna creare un mondo migliore”)

 

Riferimenti 3.39 / 1a DOSE

  • Philip Glass, Mickey Hart, Kitaro, #2 For Gaia (Freedom Chants from the Roof of the World, 1989)
  • MGZ, Hai paura? [bum bum version] (Cambio vita, 1995)
  • Herbie Hancock, Baraka (Baraka, 2005)
  • Two shots for summer
  • 23 PSi, The Music Ain’t Over (2014)
  • Sons of Kemet, The Long Night Of Octavia Butler + Play Mass + My Queen Is Harriet Tubman + In The Castle Of My Skin (Lest We Forget What We Came Here to Do, 2015)

 

Riferimenti 3.39/2a DOSE

  • Monaci Gyuto, Yamantaka (Freedom Chants from the Roof of the World, 1989)
  • Fanfare paysanne de Zece Prăjini, Teatro rituale dell’anno nuovo: Arăpeasca (1996)
  • Ol’ga Anatol’evna Njavan, assolo (Sakhaline: Musique vocale et instrumentale, 1996)
  • Nande, assolo di akasayi / lamellofono (Zaïre: Entre Les Lacs Et La Forêt — La Musique Des Nande, 1991)
  • Pigmei Efe, Canti d’iniziazione delle ragazze (Chants De L’Orée De La Forêt: Polyphonies Des Pygmées Efe, 1990)
  • Crawling With Tarts, Noche Gato III + Gorge Nick Maria + Trona Music + The Bean Threaders + Section of a Large Inflorescence + The Bee (Mayten’s Throw, 1994)
  • Steve Hillage, Electrick Gypsies (L, 1976)

Episodio 3.38

Episodio 3.38

Chiudiamo questa lunga parentesi dedicata a Nicholas Negroponte e ai suoi studi pionieristici riportati in La macchina per l’architettura che, come abbiamo visto, «deve capire le nostre metafore, deve procurarsi informazioni per conto suo, acquistare esperienze, parlare con un’ampia varietà di persone, migliorare col tempo e essere intelligente» (p. 169). Per sviluppare questa supposta intelligenza della macchina informatica e non limitarla al ruolo di “calcolatore”, al MIT si svolgevano studi riguardanti la “generazione di soluzioni”, come LEARN e GROWTH; la gestione e l’immagazzinamento delle informazioni, come DISCOURSE oppure MEMORY dell’Urban Systems Laboratory; infine la “simulazione di eventi”, la cui importanza Negroponte aveva intuito già allora. «Quando si conoscono sufficienti regole empiriche o sperimentali di un processo, è possibile far assumere alle macchine il carattere di quell’evento e far loro ripetere un finto accadimento di quel processo – cioè una simulazione. Questa forma di finzione meccanica, se condotta con ragionevole rigore, è un mezzo formidabile per perfezionare un insieme originale di regole o per precollaudare procedimenti e progetti» (p. 74)

All’epoca ricerche e applicazioni erano legate principalmente ai flussi urbani, pedonali e automobilistici – vedi lo studio di Daniel Ross del Dipartimento di Studi Urbani del MIT denominato CARS (Computer-automated routing and scheduling) – tuttavia Negroponte intravede la probabile, diremo inevitabile estensione della Macchina Informatica ad altri campi, fino alla sua onnipresenza domestica (ne sa qualcosa un altro famoso nocchiere cibernetico nonché autore di simulazioni Pandemiche, Bill Gates, pure lui preconizzatore del computer in ogni casa). Inoltre, sempre secondo il primo ciber-architetto, un campo di ricerca fertile è quello dei giochi che, citando Arthur Samuel, «sono un ottimo mezzo per studiare metodi di simulazione di certi aspetti del comportamento intellettuale: perché sono divertenti e perché riducono il problema a dimensioni controllabili.» (“Programming Computers to Play Games”, Advances in Computers n° 1, 1960).

Si chiede Negroponte: «Perché il “gioco della progettazione” è considerato all’avanguardia e di moda? A che servono i giochi?» E si risponde: «I giochi sono un mezzo di apprendimento sia per gli uomini che per le macchine. “Il gioco e l’apprendimento sono altrettanto connessi, e non è difficile dimostrare il rapporto tra intelligenza e gioco”. (McLuhan, Gli strumenti del comunicare, 1965) Implicano un insieme di strategie, tattiche, obiettivi e processi che sono utili al di fuori dell’astrazione del gioco e certamente nella progettazione.»

Uno dei campi d’applicazione privilegiati per studiare l’intelligenza della macchina era ovviamente la scacchiera. «Storicamente gli scacchi sono stati il diploma di laurea della macchina. Nel 1769 il barone Kempelen costruì una macchina truccata per giocare a scacchi: l’automa Melzel. Il trucco era basato sugli armeggi di un nano nascosto che osservava dal di sotto le mosse e manovrava un fantoccio meccanico. (…) Le prime ricerche di Claude Shannon nel 1956 e i successivi studi di Henri Simon e Baylor del 1966 hanno portato alla costruzione di macchine per giocare a scacchi che rivelano tecniche sofisticate per l’assunzione di decisioni intelligenti mediante previsioni strategiche. Dato che le posizioni degli scacchi sono circa 1 seguito da 120 zeri… è improbabile che un dispositivo di calcolo possa esplorare completamente tutte le possibili linee d’azione. Perciò la macchina che gioca a scacchi osserva le situazioni locali, esamina un numero limitato di mosse future e fa una congettura.» (p. 101-103)

Nicholas Negroponte sapeva che uno dei problemi centrali era trovare l’equilibrio tra individuo e massa, tra la singola macchina e la Rete, ben riassunto già nel ’67 da Shubik: «La moderna teoria delle decisioni, l’economia, la psicologia e la teoria dei giochi hanno come presupposto la scelta individuale chiaramente motivata in condizioni di informazioni complete. È noto però che due spiacevoli realtà ci allontanano dalla relativa semplicità di questo presupposto. La prima riguarda l’uomo come elaboratore di informazioni e la seconda il conflitto tra le preferenze individuali e di gruppo.» (Martin Shubik, “Information, Rationality and Free Choice in a Future Democratic Society”, Daedalus n° 3, 1967) Il fulcro delle idee di Negroponte (e colleghi) è contenuto nel paragrafo seguente, che abbozza una risposta al dilemma cibernetico e che, ahinoi, merita di essere riportato nella sua interezza. Il titolo profetico è “Macchine a domicilio”.

 

MACCHINE A DOMICILIO

«Per la gente di classe inferiore ci vogliono cucine grandi; per quella di classe media ci vogliono camere da letto grandi; i corridoi vanno bene per i poveri, eccetera eccetera. Criteri architettonici generali consentono agli enti federali di stabilire degli standards minimi, permettono agli architetti di ignorare i casi particolari e piacciono molto a chi ama le generalizzazioni empiriche. Le generalizzazioni empiriche, insomma, fanno molto comodo a chi deve prendere le decisioni, ma non giovano necessariamente al benessere della gente.

Oggi esiste l’advocacy planning, un metodo di progettazione che cerca di evitare il livellamento degli stili di vita, di soddisfare le esigenze particolari. I tentativi di accertare i bisogni e i desideri individuali possono assumere varie forme: il questionario (riempite gli spazi vuoti), le riunioni di quartiere (siamo qui per ascoltare i vostri problemi), l’intervista personale (ditemi che cosa volete). Si noti che in ognuno di questi mezzi di comunicazione si suppone che l’interrogante sappia che cosa chiedere, che l’interrogato sappia che cosa rispondere e che le opinioni non mutino rapidamente. Inoltre l’advocacy planning opera in un tempo così irreale che nel frattempo le opinioni e i desideri dei singoli abitanti cambiano.

Ipotizziamo due progressi tecnologici futuri: primo, sistemi edilizi versatili capaci di rispondere al mutamento (per mese, stagione, anno) dei bisogni umani; secondo, terminali di computer domestici capaci di parlare in modo grafico e uditivo.

In un futuro non troppo lontano avremo «consoles di computers installate in ogni casa… il sistema chiuderà le finestre quando piove.» (J. McCarthy, “Information”, Scientific American n° 3, 1966) Per mezzo della televisione via cavo (potenzialmente un dispositivo a due vie) o dei video-telefoni (come il Picturephone prodotto nel 1969 dalla Bell), queste macchine onnipresenti potrebbero funzionare da assistenti sociali a disposizione in ogni ora del giorno e della notte per dare o ricevere informazioni. (…)

Con le macchine in casa, ogni cittadino potrebbe partecipare intimamente alla progettazione del suo ambiente fisico dialogando (in pratica) con le proprie esigenze. Oppure l’interazione si può anche intendere nel senso che tutti parlerebbero con l’architetto non esplicitamente, ma implicitamente, attraverso un dialogo da macchina a macchina. Gli architetti risponderebbero alle particolari situazioni di un quartiere e proporrebbero alternative da esaminare – superando forse in questo modo il divario tra progettista e abitante che esiste oggi nel problema dell’abitazione.

Già ora il telefono a tastiera dà origine a un terminale di computer domestico il cui gergo a dieci bottoni si presta a una conversazione potenzialmente ubiqua uomo-macchina. Associati a elementi di risposta audio, questi telefoni possono dialogare con la pressione dei pulsanti come “ingresso” e la lingua parlata come “uscita”. Frank Westervelt ha incorporato nel 1968 tale sistema nel Centro di Calcolo dell’Università del Michigan. Come sviluppo di quest’ultimo, Richard Hessdorfer sta elaborando un interlocutore meccanico basato sulla lingua inglese. La macchina di Hessdorfer è un oggetto di consumo (non uno strumento industriale o professionale) che un giorno potrebbe essere in grado di parlare ai cittadini per mezzo del video-telefono a tastiera o la televisione via cavo interattiva.

Nell’ambito di questo esperimento, si portò un dispositivo telescrivente nel South End, un ghetto di Boston, e si invitarono tre abitanti del quartiere a parlare con la macchina nel loro ambiente locale. Benché la conversazione fosse intralciata dalla necessità di scrivere a macchina, riuscì abbastanza sciolta da dimostrare due cose importanti: primo, i tre abitanti non avevano nessuna difficoltà o diffidenza a parlare in inglese con una macchina dei loro desideri personali; non scrivevano osservazioni non richieste, ma iniziavano immediatamente un dialogo sui proprietari degli slums, sulle strade, le scuole eccetera; secondo, i tre abitanti-utilizzatori dicevano alla macchina cose che forse non avrebbero detto a un’altra persona, soprattutto a un urbanista o un politico bianco. Per loro la macchina non era né negra né bianca e certamente non aveva pregiudizi. (I tre utilizzatori non sapevano che l’esperimento si svolgeva attraverso linee telefoniche collegate alle telescriventi, e che all’altro capo c’era un uomo e non una macchina. Presto sarà ripetuto, stavolta con una macchina all’altro capo della linea telefonica).

Con queste macchine domestiche (addomesticate) il compito di progettazione diventa quello di armonizzare le preferenze individuali con quelle di gruppo. Le macchine controllerebbero la propensione al mutamento del corpo politico. Grandi elaboratori centrali – macchine madri – potrebbero interpolare e estrapolare i desideri collettivi locali esaminando una vasta popolazione di “macchine del consumatore”.

Ciò che distinguerà queste macchine dall’ambiente di Brave New World è che esse potranno (e dovranno) cercare l’eccezione (nei desideri e nelle esigenze), l’uno su un milione. In altre parole le nostre macchine onnipresenti non si ecciteranno quando la generalizzazione concorda con l’aspirazione locale: la nostra macchina reagirà quando il particolare si differenzia dalle preferenze di gruppo, e non per contrastarlo, ma per soddisfarlo.»

La macchina per l’architettura (1969), Il Saggiatore, Milano 1972 (p. 85-88)

 

 

Sommario 3.38

  • Introduzione con “Macchine a domicilio”
  • AMMAZZARE IL TEMPOTESTO
  • Comunismo e Intelligenza Artificiale (Cina: l’AI per scoprire gli infedeli di Jeff Hoffman)
  • Marcello Cattani, presidente Farmindustria (Basta la salute RaiNews 12/7/2022)
  • MANIFESTO DEGLI SCIMPANZÉ DEL FUTURO (Terza parte – Capitolo 8) – Di fronte ai decostruttori dell’umano: 4a puntata – TESTO
  • Marcello Cattani Reprise

 

Riferimenti 3.38

  • Deutsch Nepal & The Moon Lay Hidden Beneath A Cloud, Untitled III + Untitled II + Untitled I (A Night In Fear, 1999)
  • George Antheil, 44 Prèludes And Percussion Dance For Piano: Slowly (La Femme 100 Tetes, 1933)
  • Coil, 7-Methoxy-β-Carboline: Telepathine (Time Machines, 1998)
  • Depeche Mode, Timeless – Kruder & Dorfmeister remix (Depeche Mode Remixes 81…04, 2004)
  • Giuseppe Bertolucci, Berlinguer ti voglio bene (1977)
  • Maxmaber Orchestar, Russian Sher (Ajde Jano!, 2007)
  • The Advent, Bad Boy [Remix] (Shaded Elementz, 1996)
  • Pol Silentblock, Overdose (NO MORE SEXISM / Female Tape / No Macho Side, 1997)
  • MGZ, Hai paura? [bum bum version] (Cambio vita, 1995)

Episodio 3.37

Episodio 3.37

La macchina per l’architettura di Nicholas Negroponte, pubblicato nel 1969, è uno testi fondamentali dell’epoca della seconda cibernetica; presenta gli ultimi progressi in campo informatico, con l’ausilio di una gran mole di immagini, e affronta la questione centrale dell’automazione, la possibilità che la macchina possieda una «intelligenza (…) indipendente dall’intelligenza umana» (p. 49). Ciò sarà realizzabile soltanto quando le macchine diventeranno adattabili, ovvero quando saranno in grado di «ricevere informazioni sensorie dirette dal mondo reale» facendo a meno della mediazione umana, cioè dotandosi di “organi” sensori meccanici, il primo dei quali sperimentati al MIT è «un dispositivo per vedere» (p. 53).

Inoltre, nelle sue applicazioni all’architettura la macchina intelligente dovrà osservare il metodo di lavoro del singolo progettista e informarlo di quello degli altri, garantendo una supervisione che sarà possibile non con le singole macchine a domicilio – leggi, il PC – ma per mezzo di una «macchina madre», una macchina centrale che «potrebbe avere funzioni di arbitrio, di fonte d’informazione, di mezzo di comunicazione e di storico, oltre che semplicemente di enorme meccanismo di calcolo» (p. 53-54). In pratica, Internet con tutte le sue reti e nuvole. «Macchine che raccolgono informazioni da molti progettisti e da molti abitanti, che osservano direttamente il mondo reale e hanno un dialogo congeniale con un progettista sono macchine per l’architettura. Sono avviate a essere macchine intelligenti.» (p. 54)

Dunque, si è iniziato a dotare la macchina di “vista”. Il Laboratorio di elettronica della General Electric di Syracuse, su contratto della NASA, ha «elaborato un calcolatore (…) che consente all’osservatore di muoversi attraverso un ambiente (…) l’utilizzatore controlla il movimento con una cloche di comando tipo aereo che gli consente una partecipazione motoria alla simulazione visiva». Secondo Coons, «tra qualche anno voi potrete entrare in una stanza, senza muovere una mano e far apparire davanti a voi un piano o una superficie luminosa. Potrete costruire un edificio di luce, in modo che potrete giragli attorno e modificarlo» (1968), cosa che riattualizza un «antico sogno dell’architetto di poter alzare la matita, muoverla in aria e veder sprigionare dalla punta linee che galleggiano nello spazio». (p. 60)

Ci tornano alla mente queste parole di Renzo Piano, citato da Jean-Pierre Garnier in Architettura e anarchia – Un binomio impossibile, 2004 (Nautilus, 2016): «Un giorno trovai per caso un’incisione raffigurante un architetto dell’India antica: un uomo seduto al centro della casa, armato di una lunga pertica, con la quale indicava agli operai dove posare la pietra. Stare seduto e dare ordini ai muratori: avevo trovato la mia vocazione.»

Aspirazione d’altronde già realizzata nel 1966 dal Lincoln Wand di Larry Roberts, che permette al computer di seguire in un determinato spazio i movimenti di uno strumento delle dimensioni di una penna che si tiene in mano. «Quattro trasmettitori ultrasonici emettono periodicamente impulsi di energia e il Wand riferisce al computer il momento in cui sente ogni segnale.» C’è poi lo studio di Ivan Sutherland del 1968 di simulazione di movimento in spazi virtuali: «Il dispositivo è un casco munito di due tubi a raggi catodici (con prismi) a forma di occhiali che permettono di trasformare immagini stereoscopiche secondo la posizione del capo di chi l’indossa. Tre antenne riferiscono la posizione dell’utilizzatore.» Si giunge infine all’olografia, ottenuta «registrando gli schemi d’interferenza di due fonti di luce coerente (in genere laser), una riflessa direttamente sull’oggetto e l’altra da uno specchio», e alle ricerche «per costruire con il computer ologrammi sintetici di configurazioni geometriche semplici.» «Presto gli architetti saranno in grado di vedere, su un dispositivo di visualizzazione, ambienti fisici inesistenti: saranno visioni tridimensionali, a colori e con semitoni.» (p. 62-65)

 

 

Sommario 3.37

  • Introduzione
  • Green PaZZ – “Si abbia il coraggio di chiamarli obbligo vaccinale” (Antonella Viola, La7)
  • Il passepartout del transumanesimo – TESTO
  • Green PaSS – “Favorevole!”
  • CyberBraidottella – Io, Virus sessuato femminile
  • MANIFESTO DEGLI SCIMPANZÉ DEL FUTURO (Terza parte – Capitolo 8) – Di fronte ai decostruttori dell’umano: 3a puntata (La natura, ecco il nemico) – TESTO
  • CyberBraidottella – Come Dolly più di Dolly

 

Riferimenti 3.37

  • Alcalyca, Prends La Bicyclette (Copy:Right!, 2010)
  • Pietro Galassi & Omar Codazzi, Green Pazz (2021)
  • Dura & Spanda Boy, Lonely Bong (Copy:Right!, 2010)
  • Jurgen Paape, Ofterschwang (Kompilation, 2011)
  • Die Welttraumforscher, Uranus Tanzt (Folklore Des Weltalls 2 – Les Giants, 2021)
  • Delia Derbyshire, Busy Microbes (Electrosonic, 1972)
  • Air Liquide, What’s That On Your Shoulder (X, 2001)
  • Mint, Phonogram (Phonogam, 1994)
  • Marvin Niebuhr dirige Screamin’ Babyheads & the Instruments of Mass Distortion, Palpitation (Heads Above Ground, s.d.)
  • Thierry “Titi” Robin, Mhedi + Payo Michto + Cuivre + Marraine (Gitans, 1993)
  • Screamin’ Babyheads & the Instruments of Mass Distortion, Nervous Mechanicals (Heads Above Ground, s.d.)

Episodio 3.36

Episodio 3.36

Ci soffermiamo sulle origini del lavoro di Negroponte e in particolare sui primi anni di vita dell’Architecture Machine Group, nella seconda metà degli anni ’60, quando lavorava al progetto – sponsorizzato oltre che dal MIT, da IBM e altre importanti aziende americane – di “macchina per l’architettura”: ovvero la ricerca di un «organismo [che] sarà un complesso costantemente mutevole di dispositivi che subirà mutazioni strutturali, genererà discendenti e evolverà, sempre sotto la direzione di un dispositivo cibernetico» (La macchina per l’architettura, 1969 – p. 163)

L’equipe si era concentrata sulla questione centrale del rapporto uomo macchina e del linguaggio da adoperare in questa relazione circolare. Uno dei sistemi o “programmi” creato è stato URBAN5, in grado di controllare i procedimenti di progettazione. L’obiettivo era «studiare la convenienza e la possibilità di dialogare con una macchina su un progetto di architettura ambientale… usando il computer come specchio obiettivo dei criteri di progettazione e delle decisioni formali dell’utilizzatore, che riflettesse reazioni basate su un campo d’informazioni più ampio dell’esperienza personale dell’utilizzatore» (p. 107; tratto da una conferenza di Negroponte e Groisser, “Environmental Humanism Through Robots”, tenuta nel 1967).

Dopo aver citato Karel Capek – «Non ci sarà povertà. Tutto il lavoro verrà fatto da macchine viventi. Gli uomini saranno liberi dalla preoccupazione e dalla fatica degradante. Ognuno vivrà soltanto per migliorare se stesso.» (Rossum’s Universal Robots) – Negroponte riflette sul fatto che di fronte all’eventualità di macchine intelligenti, si tende a pensare che siano necessariamente malvagie e distruggano i valori umanistici: insomma, «che verremo chiusi in riserve (…) per lo spasso di una classe dominante di automi» (La macchina per l’architettura, p. 19)

Al contrario, per avere un Umanesimo grazie alle macchine intelligenti, secondo Negroponte bisogna «non disumanizzare un processo che ha decisamente come fine l’umanizzazione. (…) A noi interessa semplicemente introdurre e promuovere una intelligenza della macchina che stimoli una progettazione per una vita migliore e consenta tutta una serie di metodi autoevolutivi. Parliamo di una simbiosi che è convivenza di due specie intelligenti» (p. 27).

 

 

Sommario 3.36

  • Introduzione con Soft Machine – Architecture Machine Group (Patrick Purcell, 1984)
  • Lilli Gruber & Antonella Viola – QUARTA DOSE
  • IL QUIZ della Nave dei Folli – INDOVINA CHI – 1 puntata
  • Gruber & Viola, ragazze cattive
  • LA QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE – V parte – Homo inutilis inutilus. Sulla filosofia di Yuval Noah Harari a supporto delle creature cibernetiche – FONTI
     

Riferimenti 3.36

  • Direct Connection, 7G (COPY?RIGHT! vol. 1, 2010)
  • Rosa Balistreri, A tirannia (Amore, tu lo sai, la vita è amara, 1972)
  • Fabio Lucentini, Il COVID sta finendo (feb 2022)
  • Il teatro della politica, Bassetti – Quarta dose remix (dic 2021)
  • Ennio Morricone, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (colonna sonora, 1970)
  • Ennio Morricone, L’umanoide (colonna sonora, 1979)
  • Eartha Kitt, I Want To Be Evil (1954)
  • King Crimson, Starless (Radical Action to Unseat the Hold of Monkey Mind, Live 2016)
  • Tuxedomoon, In a Manner of Speaking (Holy Wars, 1985)
  • Fabrizio De Andrè, La Morte (Volume 1, 1970)
  • Assemblea Musicale Teatrale, La città futura (Marilyn, 1977)
  • Il Ritratto di Dorian Gray (Regia di Oliver Parker, 2009)
  • Rochers Hifi, Period Of Babylon (Music Is Immortal, 1996)
  • Ras Michael & The Sons of Negus, Keep Cool Babylon (Trojan Dub Massive Chapter 1, 2005)
  • Apocalyptica, Armageddon (Inquisition Symphony 1998)
  • Dead Man (Regia di Jim Jarmusch, 1995)

Episodio 3.35

Episodio 3.35

Dopo essersi laureato in Architettura al Massachusetts Institute of Technology e iniziato qui l’insegnamento nel 1966, Nicholas Negroponte è uno degli artefici dell’Architecture Machine Group del MIT, uno dei primi centri di ricerca a studiare le interfacce uomo-macchina e pioniere nell’utilizzo dei computer, attivo dal 1968 al 1982. In continuità diretta con quell’esperienza, sempre al MIT, partecipa alla fondazione del Media Lab nel 1985, e rende note al pubblico le sue tesi prima in una celebre conferenza TED nel 1984, poi in Essere digitali nel 1995. Il libro è suddiviso in tre parti (“I bit sono bit”; “Interfaccia” e “Vita digitale”) e prende avvio da una semplice constatazione – «Computing is not about computers any more. It is about living»; uno degli argomenti principali è la distinzione tra atomi e bit alle soglie di un’epoca in cui sono questi ultimi ad avere il predominio in quasi tutti i campi, dall’informazione al lavoro passando per l’economia.

Analizzando i progressi nel campo delle applicazioni informatiche propone una serie di predictions, ipotesi che, sebbene avveratesi solo in parte, nell’insieme hanno contribuito ad architettare la digitalizzazione della vita quotidiana. Il cosiddetto Negroponte switch, ad esempio, ha anticipato la supremazia delle connessioni senza fili rispetto a quelle cablate; inoltre ha previsto il pagamento delle tariffe non più a minuti ma a “pacchetti”, oltre alla possibilità di scegliere i contenuti – “on demand”. Google Street View, che permette di vedere strade di quasi tutto il mondo, non solo è stato anticipato concettualmente da Negroponte ma materialmente, con un’applicazione multimediale realizzata dal suo gruppo nel 1978, per addestrare i militari americani a proteggere luoghi importanti (come ambasciate, aeroporti…), senza esserci mai stati: potevano percorrere strade, entrare virtualmente in edifici, lasciare segni e altro.

Come gli altri cibernantropi, anche Negroponte auspicava una convergenza culturale tra tecnologia e scienze umane, tra arte e scienza: questa «polarità percepita, ma artificiale» sarà definitivamente eliminata grazie alla multimedialità. Che in realtà significa predominio della macchina, e per lui Internet è la materializzazione di questo processo inarrestabile: non c’è modo di contenere la libertà di irradiazione dei bit proprio come l’Impero Romano non poté arginare il cristianesimo. Riprendendo la celebre frase di Marshall McLuhan del 1964, Negroponte sostiene che nel mondo digitale «the medium is not the message», il medium non è il messaggio ma la sua incarnazione, perché lo stesso messaggio può essere trasferito in molti modi differenti. «È come se fossimo capaci di fare un cappuccino liofilizzato-congelato che, aggiungendogli acqua, diventa così buono, ricco e aromatico come quello fatto in un bar italiano».

Negroponte affronta il rapporto uomo-macchina sotto tutti i punti di vista, dai problemi di comunicazione e linguaggio a quelli del riconoscimento (ad esempio dei movimenti), passando dal disegno al computer agli studi sul “touchscrean” per arrivare ai cosiddetti digital butlers, maggiordomi elettronici che immaginava sia in presenza sia da remoto, personali o aziendali, che ci avrebbero alleggerito di molti compiti: non solo robot ma anche funzioni come la comunicazione tra oggetti e la domotica. Prevedeva etichette attive, badge intelligenti indossabili, lo smart watch. Per superare i limiti della difficoltà di utilizzo e delle interfacce incomprensibili e poco intuitive, auspicava non solo schermi più grandi, migliore qualità sonora e interfacce grafiche, ma… «Costruire computer che ti riconoscono, imparano di cosa hai bisogno, capiscono il tuo linguaggio verbale e non verbale».

 

 

Sommario 3.35

  • Introduzione
  • 1984 – Nicholas Negroponte, Conferenza TED
  • MANIFESTO DEGLI SCIMPANZÉ DEL FUTURO (Terza parte – Capitolo 8) – Di fronte ai decostruttori dell’umano: 2a puntata (L’ibridazione come rifiuto dell’altro) – TESTO
  • Pecetto, intervistato da Ino e Roberta dell’ANPI Ispra (2022)
  • Bernard LortatJacob, Le transhumanisme, c’est l’humanisme en mieux (www.lortajablog.fr – 2021) – TESTO in francese
  • BLACK-OUT VAC-CINA-TI (Autonomia O Pera Ya)
  • A Transhumanist Manifesto – David Wood & London Futurists (2013) – TESTO / VIDEO

 

Riferimenti 3.35

  • Ojos de Brujo, Rumba Dub Style P.A. Dust Mix (Rumba Dub Style, 2001)
  • Coil, Ostia (The Death Of Pasolini) (Horse Rotorvator, 1986)
  • Les Pires, Impedimenta + Montfavets Favorite + Die Heimat Melodie + Pelliculo (Cave Canem, 2000)
  • Pëtr Il’ič Čajkovskij, 4° movimento: Adagio lamentoso (Op. 74 – Sinfonia n° 6 in Si minore “Patetica”, 1893)
  • Yves Simoneau, L’ultimo pellerossa (Bury My Heart at Wounded Knee), 2007
  • Mediachildren, Civilized Beast + All In the Name of Ignorance (But Still They Ignore…, 1991)
  • Bryson Gray & Forgiato Blow, No Vaccine (Mayor of Magaville, 2021)
  • Roger Waters & Ron Geesin, Our Song + Red Stuff Writhe + A Gentle Breeze Blew Though Life + Piddle in Perspex + Dance Of The Red Corpuscles + Old Folks Ascension + Lick Your Partners (Music From The Body, 1970)