Episodio 2.22

Episodio 2.22

Nel numero del 1966 della loro rivista (I.S. n° 10), i situazionisti tornano sulla critica del linguaggio e abbozzano un progetto – peraltro mai realizzato – di contro / dizionario nel tentativo di liberare le parole e il loro senso dalla prigionia patita nei regimi autoritari dell’epoca, capitalisti come socialisti. L’intervento, a firma di Mustapha Khayati, si intitola Le parole prigioniere e di seguito ne proponiamo ampi stralci.

«È impossibile sbarazzarsi di un mondo senza sbarazzarsi del lin­guaggio che lo nasconde e lo garantisce, senza mettere a nudo la sua verità. Come il potere è la menzogna permanente e la “verità sociale”, il linguaggio ne è la garanzia permanente, e il Dizionario il suo rife­rimento universale. (…) Il fatto è che il linguaggio è la dimora del potere, il rifugio della sua violenza poliziesca. Ogni dialogo con il potere è violenza, subita o provocata. Quando il potere risparmia l’u­so delle armi, è al linguaggio che affida la cura di conservare l’ordine oppressivo. (…) Passare dalle parole alle idee, non è che un passo; sempre su­perato dal potere e dai suoi pensatori. Tutte le teorie del linguaggio, dal misticismo demente dell’essere fino alla suprema razionalità (op­pressiva) della macchina cibernetica, appartengono ad un solo e me­desimo mondo, vale a dire il discorso del potere, considerato come il solo ambito di riferimento possibile, come la mediazione universale. (…) La critica del linguaggio dominante, il suo deturnamento, diventerà la pratica permanente della nuova teoria rivoluzionaria. Poiché ogni senso nuovo è chiamato controsenso dalle autorità, i situazionisti instaureranno la legittimità del controsenso, e denun­ceranno l’impostura del senso garantito e dato dal potere. Poiché il dizionario è il guardiano del senso esistente, noi ci proponiamo di distruggerlo sistematicamente. La sostituzione del dizionario, del padrone della parola (e del pensiero) di tutto il linguaggio ereditato ed addomesticato, troverà espressione adeguata nell’infiltrazione ri­voluzionaria del linguaggio, nel deturnamento.

Dal suo avvento, la borghesia trionfante ha sognato una lingua universale, che i cibernetici cercano oggi di realizzare elettronicamente. Cartesio sognava una lingua (antenata della neolingua) dove i pensieri si susseguissero come i numeri, con un rigore matematico: la “mathesis universalis” o l’eternità delle ca­tegorie borghesi. Gli Enciclopedisti che sognavano (sotto il potere feudale) “definizioni così rigorose che la tirannia non saprebbe ser­virsene”, preparavano l’eternità del potere futuro, come ultima ratio del mondo, della storia.

Là dove il potere separato prende il posto dell’azione autonoma delle masse, quindi là dove la burocrazia s’impadronisce della dire­zione di tutti gli aspetti della vita sociale, attacca il linguaggio e riduce la sua poesia alla volgare prosa della sua informazione. La burocra­zia si appropria del linguaggio, privatizzandolo come tutto il resto, e l’impone alle masse. Il linguaggio ha allora il compito di comunicare i suoi messaggi e contenere il suo pensiero: è il supporto materiale della sua ideologia. Che il linguaggio sia prima di tutto un mezzo di comunicazione tra gli uomini, la burocrazia lo ignora. Siccome ogni comunicazione passa attraverso di essa, gli uomini non hanno nem­meno più bisogno di parlarsi: devono prima di tutto assumere il loro ruolo di ricettori, nella rete di comunicazione informazionista alla quale è ridotta tutta la società, ricettori di ordini da eseguire.

Il declino del pensiero radicale accresce considerevolmente il potere delle parole, le parole del potere. (… ) Le parole forgiate dalla critica rivoluzionaria sono come le armi dei partigiani, abbandonate su un campo di bat­taglia: passano alla controrivoluzione; e come i prigionieri di guerra, sono sottoposte al regime di lavori forzati. I nostri nemici più imme­diati sono i sostenitori della falsa critica, i suoi funzionari autorizzati. La separazione tra la teoria e la pratica fornisce la base centrale del recupero, della pietrificazione della teoria rivoluzionaria in ideologia, che trasforma le esigenze pratiche reali (i cui indici di realizzazione esistono già nella società attuale) in sistemi d’idee, in esigenze della ragione.

Noi rifiutiamo ogni autorità, linguistica o di altro tipo: solo la vita reale permette un senso, e solo la prassi lo verifica. La polemica sulla realtà o la non-realtà del senso di una pa­rola, isolata dalla pratica, è una questione puramente scolastica. Noi collochiamo il nostro dizionario in questa regione libertaria che sfug­ge ancora al potere, ma che è la sua sola erede universale possibile.»

 

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Sommario Ep. 2.22

 

Riferimenti Ep 2.22

  • Throbbing Gristle, tracce 2 e 4 da Heathen Earth (live, 1980)
  • Terry Jones, Brian di Nazareth (1979)
  • Orkestra Obsolete, Blue Monday (BBC, 2016)
  • Redux, Roll On (Expressillon 606, 2011)
  • La Ligne Maginot, Cafe Kastanie (La Ligne Maginot, 2011)
  • La Caravane Passe, Romance de Fabian (Velkom Plechti!, 2007)
  • Les Troublamours, Le Crabe Tambourin (Ama L’Acqua, 2007)
  • MC Fioti, Vacina Butantan – Remix Bum Bum Tam Tam (KondZilla) 2021
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Episodio 2.21

Episodio 2.21

Prima di addentrarci nella polemica di Lefebvre contro gli strutturalisti, facciamo uno scalo per approfondire proprio la questione delle critiche mosse alla cibernetica. Celine Lafontaine, infatti, non ha ancora accennato – per motivi di spazio e forse di pertinenza – a quelle voci contrarie agli sviluppi tecno-scientifici del dopoguerra, che erano davvero molte e di provenienza la più disparata (Anders, Arendt, Charbonneau, Ellul, Mumford e la lista potrebbe continuare a lungo), e che inseriremo qua e là nel prosieguo del racconto.

Ma una delle primissime critiche mosse in maniera diretta alla cibernetica viene dall’Internazionale Situazionista, a torto bollata in modo sbrigativo come favorevole a priori alla tecnologia e all’automazione, ma che in realtà già nei primi anni ’60 aveva individuato nella cibernetica una nuova forma di espressione materiale del potere, così come nel linguaggio il veicolo principale della sua diffusione.

La critica di questo linguaggio colonizzato dall’informatica sarà opera della poesia divenuta rivoluzionaria, perché ogni rivoluzione è nata nella poesia e si fa innanzitutto con la forza della poesia. Contrari all’idea di un sistema totale da cui è impossibile sfuggire, già da allora i situazionisti invitavano a contrastare l’informazione ufficiale e ad organizzare il pensiero libero nella prospettiva di una clandestinità che sarà (chissà ) incontrollabile dalle tecniche di polizia informatica.

Questi sono alcuni passaggi tratti dal bollettino n° 8 dell’IS del gennaio 1963:

ALL THE KING’S MEN – «Il problema del linguaggio è al centro di tutte le lotte per l’a­bolizione o il mantenimento dell’alienazione presente; inseparabile dall’insieme del terreno di queste lotte. Viviamo nel linguaggio come nell’aria viziata. Contrariamente a ciò che pensano le persone di spi­rito, le parole non giocano. Non fanno l’amore, come credeva Breton, salvo che in sogno. Le parole lavorano, per conto dell’organizzazio­ne dominante della vita. E ciononostante, non sono robotizzate; a dispetto dei teorici dell’informazione, le parole non sono di per se stesse “informazioniste”: alcune forze si manifestano in esse o pos­sono scombinare i calcoli. (…) Sotto il controllo del potere, il linguaggio designa sempre altro dal vissuto autentico. È precisamente in questo punto che ri­siede la possibilità di una contestazione completa. La confusione è divenuta tale, nell’organizzazione del linguaggio, che la comunica­zione imposta dal potere si svela come un’impostura e un imbro­glio. Invano un embrione di potere cibernetico si sforza di collocare il linguaggio alle dipendenze delle macchine che controlla, in modo che l’informazione sia ormai la sola comunicazione possibile. (…) Il potere vive di ricettazione. Non crea niente, recupera. Se cre­asse il senso delle parole, non ci sarebbe poesia, ma vi sarebbero soltanto delle “informazioni” utili. Non ci si potrebbe mai opporre nel linguaggio, e ogni rifiuto sarebbe esterno. Ora, cos’è la poesia se non il momento rivoluzionario del lin­guaggio, inseparabile in quanto tale dai momenti rivoluzionari della storia, e della storia della vita personale? La presa di possesso del linguaggio da parte del potere è assi­milabile al suo impadronirsi della totalità. Solo il linguaggio che ab­bia perso ogni riferimento con la totalità può fondare l’informazione. L’informazione è la poesia del potere (la contropoesia del manteni­mento dell’ordine), è il trucco mediatizzato di ciò che è. Al contrario, la poesia deve essere capita in quanto comunicazione immediata nel reale e modificazione reale di questo reale. Non è altro che il lin­guaggio liberato, il linguaggio che riacquista la propria ricchezza e, spezzandone i segni, ricopre insieme le parole, la musica, le grida, i gesti, la pittura, la matematica, i fatti. (…) gli informazionisti si sono messi a combattere tutte le “ri­dondanze” della libertà per trasmettere semplicemente degli ordini. I pensatori dell’automatizzazione mirano esplicitamente ad un pensie­ro teorico automatico, attraverso la fissazione ed eliminazione delle variabili nella vita come nel linguaggio. (…) i pensatori informazionisti si comportano da grossolani precursori dei brevetti per il futuro che hanno scelto, e che sono per l’appunto quelli che modellano le forze dominanti della società attuale: il rafforzamento dello Stato ciberne­tico.»

 

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Sommario Ep. 2.21

 

Riferimenti Ep 2.21

  • Officine Schwartz, Il dio macchina ha voluto il caos (Stoccaggio, armonia e meccanica, 1983/1994)
  • Thelonious Monk, Don’t Blame Me (live in Danimarca, aprile 1966)
  • Light bearer, Armoury Choir (Lapsus, 2011)
  • Uutai Olena, Blessing of Nature (live in Sacha/Jacuzia)
  • Arab Strap, Screaming in the Trees (The Red Thread, 2011)
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Episodio 2.20

Episodio 2.20

A questo punto delle cronache dall’Impero cibernetico è necessaria una breve pausa, le acque si fanno più agitate e qualcosa si muove all’orizzonte. Dopo aver ripercorso le principali tappe delle cibernetica, al di là dell’Atlantico prima, in Europa e soprattutto in area francofona poi, giunti agli anni ’60 del Novecento dobbiamo introdurre un paio di novità decisamente rilevanti.

Dalle torri d’avorio della pura teoria, degli specialisti rinchiusi nei propri ambiti limitati, un po’ alla volta la cibernetica comincia a permeare la cultura, la società, la politica, anche laddove – per sincera ignoranza o per calcolo strategico – la discendenza dalle idee di Wiener and company non veniva palesemente ammessa. È proprio nella prima metà degli anni ’60 che la cibernetica fa capolino tanto nella teoria socio-politica quanto nella critica radicale che le viene rivolta, e i due protagonisti di questa fase sono entrambi francesi, il filosofo Michel Foucault e il sociologo Henri Lefebvre.

Sebbene complessa e non del tutto riducibile a esso, l’opera di Foucault partecipa al paradigma informatico nella misura in cui, a suo avviso, l’intrecciarsi dei discorsi diventa il fondamento stesso dell’ordine sociale. Sebbene non parli mai apertamente  di cibernetica, il suo debito nei confronti dello strutturalismo è manifesto, come ammette lo stesso Foucault in un’intervista del 1966: «Il punto di rottura è da collocare il giorno in cui Lévi-Strauss per le società e Lacan per l’inconscio ci hanno dimostrato che il senso è soltanto un effetto di superficie, un luccichio, una schiuma; e che ciò che ci attraversa profondamente, ciò che ci preesiste, ciò che ci sostiene nel tempo e nello spazio, è il sistema».

 

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Sommario Ep. 2.20

 

Riferimenti Ep 2.20

  • Jean Barraqué, Séquence (1950-1955) (Soprano: Joséphine Nendrick)
  • Light bearer, Primum Movens, (Lapsus, 2011)
  • ASTRONAVE: Coro dell’Armata Rossa “Aleksandrov”, Kalinka / Riadattamento di Ivan Baranov, ЕСТЬ у революции начало (YEST’ u revolyutsii nachalo – “C’è una rivoluzione in corso”) di Vano Muradeli, 1967 / Remix 1917-2017, И вновь продолжается бой, (I vnov’ prodolzhayetsya boy, “La battaglia continua ancora”) conosciuta anche come “Lenin è di nuovo giovane”, musica di Aleksandra Pakhmutova e testo di Nikolai Dobronravov, 1974 / Clara Rockmore (con Nadia Reisenberg), The Swan, di Camille Saint-Saëns (Theremin, 1977) / La battaglia continua ancora, versione metal / Vladimir Majakovski, Vladimir Il’itch Lenin
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Episodio 2.19

Episodio 2.19

Nel suo continuo tentativo di distruggere il “mito” dell’autonomia individuale, Jacques Lacan riconosce all’essere umano uno status unicamente “trans-soggettivo”. A suo dire la scoperta fondamentale di Freud è stata quella di una soggettività che andava oltre l’ambito dell’“organizzazione individuale”. Questa soggettività “trans-individuale”, definita da Lacan «sistemi organizzati di simboli», non coincide con i “sistemi di relazioni comunicative” elaborati da Bateson?

Al di là delle profonde divergenze teoriche che li separano, entrambi condividono un’idea totalizzante dell’ordine sociale, dove l’individuo è pura mediazione. Quindi non sorprende che, come il soggetto cibernetico, anche il suo omologo strutturale sia sprovvisto di interiorità nel senso proprio del termine. Precisando che ai suoi occhi «l’individuale e il collettivo sono assolutamente la stessa cosa», Lacan caratterizza l’essere umano «per il fatto che i suoi organi sono esterni a esso».

Al contrario di Freud, secondo cui le pulsioni istintuali «sono indice di un mondo interiore» e radicalmente separate dalla realtà sociale, Lacan concepisce il desiderio umano unicamente nel suo rapporto con l’Altro, con l’universo simbolico della mediazione.

Il soggetto lacaniano, de-biologizzato, non possiede alcuna interiorità nel senso in cui lo intende la tradizione umanista: senza essere reversibile come nel pensiero cibernetico, è un “essere vuoto”, sempre decentrato.

 

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Sommario Ep. 2.19

  • Introduzione
  • Michel de Montaigne, Saggi, Libro 2, capitolo 37 (1580)
  • MAD NEWS 24 – Il teleradiogiornale della Nave dei folli (3° episodio)
  • Giorgio Cesarano, Manuale di sopravvivenza

 

Riferimenti Ep 2.19

  • Coil, Penetralia + Ravenous (Horse Rotorvator, 1986)
  • Mel Brooks, Frankenstein Junior (1974)
  • Fabritio Carosio (1527-1605 circa), Ballo del fiore
  • Paul O’Dette, varie tracce dall’album Alla Venetiana – Early 16th Century Venetian Lute Music (1999)
  • The Ex & Tom Cora, One-liner from China (And The Weathermen Shrug Their Shoulders (1993)
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Episodio 2.18

Episodio 2.18

Concepito come pura finzione, secondo Lacan il soggetto esiste unicamente nell’orizzonte dell’ordine simbolico che lo determina, allo stesso modo di un circuito cibernetico. Lo fa intendere quando dice che l’inconscio è il discorso dell’altro, ma non tanto di un altro “astratto”, quanto «il discorso del circuito in cui sono integrato», circuito che corrisponde a quello delle «porte cibernetizzate» il cui concatenamento combinatorio funziona al di là di qualunque soggettività.

Per comprendere quanto detto bisogna tener presente che Lacan definisce la cibernetica come «una scienza della sintassi»; e ricordando che la linguistica strutturale assegna il primato alla sintassi, e un ruolo determinante al significante, si giunge alla conclusione che in Lacan il simbolico è una trasposizione del modello cibernetico. Per lui è indubbio che, «attraverso la cibernetica, il simbolo s’incarna in un apparecchio. E s’incarna in modo letteralmente trans-soggettivo.»

Questa incarnazione macchinica del simbolo mette in luce l’opposizione radicale tra simbolico e immaginario: se quest’ultimo è luogo dell’illusione, il simbolico è lo spazio di mediazione entro cui si organizza la cultura umana. Restituendo, tramite le combinazioni binarie, autonomia al simbolico la cibernetica tocca i fondamenti stessi della cultura umana pretendendo che «l’uomo non sia più padrone a casa propria.» Dunque, secondo Lacan il simbolico s’imporrebbe al soggetto dall’esterno, seguendo le stesse combinazioni matematiche individuate da Levi-Strauss. Che questa idea sia nettamente anti-umanista non è sfuggita al celebre psicanalista francese: infatti, secondo Lacan, «Freud non è un umanista».

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Sommario Ep. 2.18

  • Introduzione
  • Una piccola amica della campagna emiliana che interpreta Aragorn del Signore degli anelli, in risposta a Elon Musk e Neuralink.
  • KOMBUCHA – Rubrica di autogestione della salute della Nave dei Folli (K5) Thomas Cowan, “La febbre nei bambini” tratto da: www.westonaprice.org • Leggi PDF • Vai alla pagina di Kombucha
  • I PERICOLI DEI NEGAZIONISTI – Miniserie che promuove Progresso e Verità – 5
  • VacciniMegamix5
  • Woody Allen, Il dormiglione (1973)

Riferimenti Ep 2.18

  • Okay Temiz, Cay Elinden (Zikir, 1979)
  • Pan de Capazo, Monjes argelinos (Ni, 2004)
  • Explosions in the Sky, (All of a Sudden I Miss Everyone, 2007)
  • Psalters, Diggers All, (Ch. VII – Carry the Bones 2011)
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Episodio 2.17

Episodio 2.17

Come per Bateson e colleghi la terapia sistemica punta a ristabilire nel paziente il buon funzionamento del sistema di comunicazione, secondo Jacques Lacan la psicanalisi ha come missione far tornare il soggetto nel girone del simbolico: lo psicanalista, come lo sciamano di Levi-Strauss, ha il compito di arginare la frattura esistente tra l’individuo e l’ordine simbolico. Basandosi sull’arbitrarietà del segno, la psicanalisi lacaniana cerca di rimettere in scena il soggetto all’interno del mito moderno della scienza, basandosi principalmente sulla struttura linguistica dell’inconscio. Come ricorda Borch-Jacobsen in Lacan, le maître absolu, «la differenza tra Lacan e gli psicanalisti americani fustigati per il loro human engineering (…) risiede unicamente nel fatto che questi ultimi concepiscono la società come una realtà a cui l’ego deve conformarsi, mentre Lacan la concepisce, come Levi-Strauss, nella sua natura simbolica: ciò a cui il soggetto deve conformarsi è una pura convenzione arbitraria, un puro e semplice contratto linguistico».

Eppure la cura proposta da Lacan ricorda sotto molti aspetti il percorso terapeutico portato avanti dal gruppo di Palo Alto. Nella misura in cui entrambi presuppongono un intervento nell’ordine del discorso, è possibile avvicinare le tecniche di manipolazione linguistica preconizzate dagli americani e la punteggiatura analitica proposta da Lacan. Si può rintracciare una certa vicinanza di spirito tra il concetto lacaniano di “parola piena”, o parola simbolica, e la nozione batesoniana di metacomunicazione. Dirà Lacan: «Anche se non si comunica nulla, il discorso rappresenta l’esistenza della comunicazione; anche se nega l’evidenza, afferma che la parola costituisce verità; anche se è destinato ad ingannare, specula sulla fede nella testimonianza». (“Funzione e campo della parola e del linguaggio in psicoanalisi”, Relazione del Congresso di Roma tenutosi presso l’Istituto di Psicologia dell’università di Roma il 26 e 27 settembre 1953).

Lacan si era già avvicinato a Bateson nel seminario dell’anno 1953-54, interamente sotto il segno della cibernetica e delle macchine calcolatrici, e aveva esposto le sue idee nella famosa Conferenza di Roma del 1953, quando aveva dato il via alla rifondazione del freudismo sulla base della triade immaginario-simbolico-reale, oltre ad esporre la sua idea secondo cui l’inconscio è strutturato come un linguaggio. Ed è qui che appare più chiaramente l’impronta informatica del suo pensiero: «la funzione simbolica costituisce un universo all’interno del quale tutto ciò che è umano deve ordinarsi», a cui aggiunge che «il mondo simbolico, è il mondo della macchina». Adoperando come esempio le macchine cibernetiche, Lacan riconduce, né più né meno, la parola al codice informatico, e così descrive la soggettività: «è per il fatto di essere impegnato in un gioco di simboli (…) che l’uomo è un soggetto decentrato. Ed è proprio sulla base di questo stesso gioco, questo mondo, che la macchina è costruita. Le macchine più complicate non sono fatte che di parole.»

 

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Sommario Ep. 2.17

  • Addio, Ivan…
  • Introduzione
  • Giornata europea della protezione dei dati 2021 – Convegno “Privacy e neurodiritti: la persona al tempo delle neuroscienze” , 28 gennaio 2021. Intervento di Pasquale Stanzione, Presidente del Garante per la protezione dei dati personali
  • Alex Fusaro, Lezioni on line
  • Il futuro dei ristortanti
  • I PERICOLI DEI NEGAZIONISTI – Miniserie che promuove Progresso e Verità – 4

Riferimenti Ep 2.17

  • Fabrizio de Andrè, Quello che non ho (Fabrizio de Andrè, 1981)
  • Sun Ra and his Arkestra, Blues At Midnight (Jazz In Silhouette, 1958)
  • Andrej Tarkovskij, Stalker (1979)
  • John Cage, Quietly Flowing Along – Estate (String Quartet in Four Parts, 1950)
  • Les Anarchistes, The mask of anarchy (Figli di origine oscura, 2002)
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Episodio 2.16

Episodio 2.16

Se nella teoria di Levi-Strauss l’inconscio occupa un posto centrale, è l’importazione del modello strutturale in psicanalisi che farà emergere l’influenza della cibernetica sul pensiero francese del dopoguerra. E ancora una volta sarà la casualità di un incontro a essere fondamentale, sia quello tra Levi-Strauss e Jacques Lacan a una cena organizzata a casa di Alexandre Koyré nel 1949, sia quando l’anno successivo Levi-Strauss presenterà a Lacan il linguista Jakobson. Nel solco di questi due incontri germoglierà la rilettura lacaniana di Freud.

Sulla base della teoria del simbolico elaborata da Levi-Strauss, negli anni del dopoguerra Lacan darà inizio a una rilettura completa della psicanalisi, e liberare quest’ultima dalla sua impronta biologica sarà uno dei suoi principali obiettivi. Se l’inconscio freudiano è di natura psichica, dinamica e affettiva, mosso nel suo complesso dalla pulsione, quello di Lacan prenderà la forma di una struttura linguistica esterna a qualunque realtà fisiologica.

In un testo programmatico, “L’istanza della lettera nell’inconscio, o la ragione dopo Freud” del 1957, allorché sostiene che «l’inconscio non è affatto primordiale, né istintuale, e di elementare non conosce che gli elementi significanti», Lacan si colloca nel prolungamento dello strutturalismo levistraussiano secondo il quale «i simboli sono più reali di ciò che simbolizzano, e il significante precede e determina il significato». L’inconscio passa così dallo statuto di rifugio psichico pulsionale, dai profondi abissi dell’interiorità dove Freud l’aveva collocato, a quello di luogo vuoto destinato unicamente agli scambi simbolici.

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Sommario Ep. 2.16

  • Introduzione
  • Poesia anonima di Whyrnal
  • KOMBUCHA – Rubrica di autogestione della salute della Nave dei Folli – Natasha Campbell Mc-Bride, “Benedici il tuo raffreddore”, tratto da Gut and Physiology Syndrome (2020) • Leggi PDF • Vai alla pagina di Kombucha
  • Radiogiornale dell’Istituto Duce
  • SLAUGHTERBOTS – I ROBOT DEL MASSACRO (Micro Drones Killer Arms Robots) – VIDEO

Riferimenti Ep 2.16

  • Bobby Beausoleil, Tar Pit (7, 2001)
  • Coil, Are You Shivering (Musick to Play in the Dark, 1999)
  • Jessika Kenney & Eyvind Kang, Orcus Pellicano / Figura Nox (Aestuarium, 2011)
  • Rozette, Disinfect (2020)
  • Einstürzende Neubauten, Kalte sterne (Kalte sterne – Early recordings, 1981)
  • Manuel Gottsching, Echo Waves (Inventions For Electric Guitar, 1975)
  • Bob Dylan, Masters Of War (Freewheelin’ Bob Dylan, 1963)
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Episodio 2.15

Episodio 2.15

Distinguendo tra subconscio e inconscio, Levi-Strauss assegna al primo il ruolo di «riserva dei ricordi e delle immagini collezionate nel corso di una vita», mentre il secondo è un luogo vuoto, «tanto estraneo alle immagini quanto lo stomaco agli alimenti che lo attraversano». Unica funzione dell’inconscio è quella di imporre leggi strutturali, cosa che permette di dare un senso al concetto di memoria sub-cosciente. Come Bateson anche Levi-Strauss elimina completamente ogni affetto e considera i fenomeni inconsci unicamente sotto aspetti socio-cognitivi, legati alla comunicazione.

Mentre l’approccio di Palo Alto ruota attorno a un modello interattivo, in cui le strutture sono pensate in termini di immanenza e contestualità, Levi-Strauss poggia il suo modello teorico sul postulato di una trascendenza delle categorie dello spirito umano. Dietro l’inconscio strutturalista si delineano strutture intellettuali universali, la cui decodifica permette il dispiegamento di una logica combinatoria, mentre la “scatola nera” di Bateson contiene i codici culturali necessari all’interpretazione contestuale dei flussi comunicativi.

Nell’uno come nell’altro approccio, il risultato è la cacciata dal proprio orizzonte del soggetto libero e autonomo dell’umanesimo.

 

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Sommario Ep. 2.15

 

Riferimenti Ep 2.15

  • Hedningarna, Viktorin (Kaksi!, 1992)
  • Demetrio Stratos, Le Sirene, (Cantare la voce, 1978)
  • Marco Brambilla, Demolition Man (1993)
  • Okay Temiz, Sufi Dream; Yihhuu; Duri; Landscape (Yihhuu, 2007)
  • Grand Funk Railroad, People, Let’s Stop The War (E Pluribus Funk, 1971) (TESTO)
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Episodio 2.14

Episodio 2.14

È nella sua celebre Introduzione all’opera di Marcel Mauss del 1950, vero e proprio atto di nascita dello strutturalismo, che Levi-Strauss espone la sua idea di inconscio. Citando Wiener, dichiara la nascita di una «vasta scienza della comunicazione» resa possibile dalla «applicazione del ragionamento matematico alla linguistica» e, insistendo sull’importanza della funzione simbolica in Mauss, ritiene che «ogni cultura può essere considerata come un insieme di sistemi simbolici, a cominciare dal linguaggio, dalle regole matrimoniali, da rapporti economici, arte, scienza, religione.»

Le strutture sociali, dunque, sono considerate indipendenti dalle coscienze individuali, e in seguito Levi-Strauss preciserà che l’inconscio stesso è formato dall’insieme delle strutture sociali. Distante dalla concezione freudiana, con l’analisi strutturale l’inconscio acquisisce lo statuto di organizzatore dell’ordine sociale: cessa così di essere «l’ineffabile rifugio delle particolarità individuali, il depositario di una storia unica, che fa di ciascuno un essere insostituibile», per ridursi all’esercizio della funzione simbolica, che impone le stesse leggi all’intera specie umana.

Di natura relazionale, l’inconscio permette lo svolgersi degli scambi che stanno alla base dei legami sociali, fungendo da mediatore tra sé e l’altro.

 

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Sommario Ep. 2.14

  • Introduzione
  • Clare Follman, Parole della terra desolata, tratto da Oak Journal #2, autunno 2020 – Letto dall’autrice nell’episodio Escaping the Wasteland del podcast di Oak Journal – Seconda parte (TESTO COMPLETO)
  • Vaccini Megamix n°3
  • MAD NEWS 24 – Il teleradiogiornale della Nave dei folli (2° episodio)

 

Riferimenti Ep 2.14

  • Quicksilver Messenger Service, Gold and Silver (Quicksilver Messenger Service, 1968)
  • Jean-Luc Godard, Questa è la mia vita, 1962
  • Sönderriket, Samlade Hemligheter (2012)
  • Terry Gilliam, Paura e Delirio a Las Vegas (2012)
  • Carlo Faiello, A Tamburo Battente (Tra Sole e Luna, 2010)
Link alla puntata su Radio Blackout

Episodio 2.13

Episodio 2.13

Il 1948, quando Levi-Strauss ritorna dagli Stati Uniti influenzato dall’incontro con il linguista Jakobson e dall’ambiente in cui stava nascendo la cibernetica, è lo stesso anno della pubblicazione dei due testi di Wiener e Shannon. Louis Quéré, in Gli specchi ambigui, sottolinea quanto sia evidente il debito dell’antropologo francese nei confronti della teoria dell’informazione.

Quest’ultima, secondo i quattro postulati seguenti, stabilisce che il codice 1- precede il messaggio; 2- delimita i confini della comunicazione; 3- è indipendente dai contenuti dell’informazione; 4- è in posizione esterna rispetto alla sorgente (o mittente). Basandosi sui medesimi punti, a partire dall’assoluta anteriorità del significante rispetto al significato, la linguistica strutturalista considera il linguaggio come il codice che organizza e orienta il senso degli enunciati, oltre a rappresentare un limite al di là del quale i rapporti sociali non sono più concepibili.

Quindi, non è il soggetto che si esprime ma il linguaggio a esprimersi attraverso di esso, e in questa totale estraneazione del soggetto da sé entra in gioco il concetto di inconscio. Qui si possono trovare analogie con Bateson e il gruppo di Palo Alto: malgrado certe divergenze sia gli americani sia Levi-Strauss considerano la cultura come basata su codici di comunicazione e perciò retta da strutture inconsce. Se Bateson libera l’inconscio del suo contenuto psichico per mantenere unicamente i suoi aspetti cognitivi e sociali, ponendo le basi del metodo strutturale Levi-Strauss procede in maniera analoga, facendo dell’inconscio un luogo vuoto in cui s’incarna la funzione simbolica.

 

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Sommario Ep. 2.13

  • Introduzione
  • Clare Follman, Parole della terra desolata, tratto da Oak Journal #2, autunno 2020 – Letto dall’autrice nell’episodio Escaping the Wasteland del podcast di Oak Journal
  • I PERICOLI DEI NEGAZIONISTI – Miniserie che promuove Progresso e Verità – 2
  • Vaccini Megamix n°2
  • NEURALINK – impianti cerebrali per comandare con il pensiero PC e smartphone

 

Riferimenti Ep 2.13

  • Grooverider, Cybernetic Jazz (Mysteries of Funk, 1998)
  • Cartoni morti, LOCKDOWN LIGHT – Nuova ricetta GOLOSA!
  • Crass, Do They Owe Us a Living (Best Before 1984, 1986)
  • Sönderriket, Samlade Hemligheter (2012)
  • Terry Riley, The Orchestra Of Tao (The Harp of New Albion, 1986)
  • Pink Floyd, Pigs (Three different Ones) (Animals, 1977)
  • Michael Radford, Orwell 1984 (1984)
  • Vladimir Vysotsky, Ещё не вечер (Non è ancora finita), 1968 (TESTO)
Link alla puntata su Radio Blackout