Per questa settimana avevamo in mente una puntata speciale natalizia con moltissimi contenuti, racconti, inviati che seguono i camion dei vaccini con radiocronaca minuto per minuto dei percorsi, del menu degli autisti agli autogrill e l’aggiornamento in tempo reale delle oscillazioni delle temperature del comparto frigo mobile.
Ma… la preparazione nella cucina di bordo dell’abbondante menu di natale, il tempo necessario a mangiare tutto e a digerirlo non ha reso possibile la realizzazione della puntata.
Quindi abbiamo trafugato una puntata di Radio Contado trasmissione di Radio Wombat, radio libera di Firenze dove intervistano Michela Zucca, sul culto di Diana, le società Matrifocali, il prezzo del potere nelle società egualitarie prima del patriarcato.
• Introduzione
• Radio Contado #84 Trasmissione di Radio Wombat. Intervista a Michela Zucca: il culto di Diana, società Matrifocali, prezzo del potere nelle società egualitarie prima del patriarcato. Telefonata con Michela Zucca, domande delle ascoltatrici.
Lasciamoci per il momento alle spalle gli Stati Uniti e torniamo in Europa, dove Levi-Strauss ha importato alcune novità della cibernetica americana e dove, di lì a poco, nascerà lo strutturalismo.
Ideologia della fine delle ideologie, retrospettivamente lo strutturalismo assume la forma del primo movimento post-moderno, per lo meno nel suo sforzo ostinato di decostruire il soggetto: non a caso, Levi-Strauss baserà il suo intero edificio teorico sulla rappresentazione di matrice cibernetica di uno «spirito senza soggetto».
Secondo certe interpretazioni, ci sarebbe una forte incomprensione riguardo il carattere della cibernetica, termine che potrebbe lasciar intendere che si tratti semplicemente di accentuare il controllo tecno-scientifico dell’uomo sulla natura, quando in realtà è l’essere umano stesso che si vede privato del suo ruolo di unico ordinatore razionale del mondo.
L’antropologia strutturale di Levi-Strauss vuole studiare i codici culturali umani al fine di ricavarne leggi generali, strutture universali, e questa priorità data al codice significherà la rimessa in discussione della nozione di soggetto a favore di quell’obiettività scientifica tanto agognata. E in Francia il progetto di unificazione delle scienze (quelle esatte unite a quelle sociali) alla fine degli anni ’60 sfocerà nella creazione dell’Università di Paris VIII a Vincennes, con l’obiettivo di riprodurre il modello americano del MIT e favorire l’interdisciplinarietà.
Come abbiamo visto, dopo la seconda guerra mondiale, soprattutto in America, l’indagine psichiatrica mira a studiare ed eventualmente sanare le ferite che si erano prodotte su soldati e civili, e di rimando fornire nuovi strumenti d’indagine per conoscere in modo sempre più scientificamente approfondito il funzionamento del corpo umano e in particolare della sua sala comandi, il quartier generale del cervello. Analizzare i problemi della mente significava capire l’origine di tali guasti e soprattutto porvi rimedio per restit uire alla società un cittadino funzionante.
Nel 1948 si costituisce la Federazione Mondiale per la Salute Mentale, tutt’ora attiva e responsabile della pubblicazione del DSM, il Manuale Diagnostico Statistico delle cosiddette malattie mentali, dall’inizio legata strettamente a OMS, UNESCO, alla Fondazione Macy – per non parlare dei suoi legami con l’eugenetica americana e nazista.
E nel calderone cibernetico di quegli anni, nel 1953 il direttore della CIA, anch’essa nata da poco, Allen Dulles autorizza il programma MKULTRA, finanziando diversi progetti intesi a realizzare il controllo mentale degli esseri umani tramite l’uso di ipnosi, sostanze psicotrope, lobotomie, suggestioni subliminali indotte, nonché combinazioni varie di queste tecniche tra loro.
«La ricerca e lo sviluppo di materiale chimico, biologico e radiologico da potersi utilizzare in operazioni clandestine per controllare il comportamento umano […] tra cui radiazioni, elettroshock, vari campi della psicologia, sociologia e antropologia, grafologia, sostanze molestanti, materiali e dispositivi paramilitari.»
Nell’arco di qualche secolo le società occidentali si sono trasformate da teocrazie in democrazie, e da democrazie in farmacrazie. È questa la tesi principale contenuta nel libro di Thomas Szasz, scritto nel 2003, intitolato Farmacrazia: medicina e politica in America, che contiene parecchi spunti di riflessione che ci possono essere utili nella situazione attuale, che alcuni non esitano a definire di dittatura medica.
Szasz, uno dei più noti critici della psichiatria, ha dedicato la sua lunga vita e la sua attività di docente e di scrittore al tentativo di dimostrare l’inesistenza della malattia mentale e a denunciare le pratiche della medicina coercitiva di cui la psichiatria è l’emblema.
Farmacrazia è uno dei suoi ultimi lavori, in cui racchiude oltre cinquant’anni di riflessioni sulla medicina, il suo ruolo nella società e i suoi legami con le forme e modalità di governo. Infatti, Thomas Szasz torna su alcune analisi già proposte in passato, in primis la sua critica della psichiatria inaugurata nel lontano 1960 con Il mito della malattia mentale, in cui cercava di spiegare come i fenomeni etichettati come malattie mentali non fossero né mentali, né malattie, e come «le misure usate per porvi rimedio non siano trattamenti ma sforzi per tranquillizzare, pacificare e sottomettere la persona che disturba».
Pochi anni dopo propone la definizione di “stato terapeutico”, per descrivere il passaggio da forme di governo antiche basate sulle credenze religiose, come le teocrazie, oppure politiche, democrazia, socialismo, comunismo, a uno stato autocratico legittimato dalla psichiatria come branca della medicina.
Alla fine del libro, analizzando gli sviluppi più recenti, Szasz osserva come l’attuale moda di pensiero farmaceutico stia fomentando l’idea secondo cui i medici potranno un giorno cancellare le malattie e perfino la morte. Tanto i professionisti di medicina e scienza, quanto politici e popolazioni, sono prigionieri di un’illusione, che Szasz definisce utopico-imperialista, una vera e propria moderna follia collettiva che è al tempo stesso causa e conseguenza di una visione ingenuamente medicalizzata della vita e della morte, e ha come sintomo principale la diffusa credenza che ogni problema medico possa essere risolto a patto di investire abbastanza denaro nella ricerca.
Nell’epilogo di questo libro, che è centrato sulle politiche sanitarie americane e che perciò è in gran parte lontano dalla situazione italiana, Szasz lancia però un monito che non ha confini. «Affidando in un modo o nell’altro la cura della nostra salute allo Stato, stiamo sacrificando la nostra libertà in nome del più cattolico e democratico degli statalismi moderni: l’ideologia della farmacrazia».
Molti degli argomenti contenuti nel libro di Szasz paiono delle terribili anticipazioni della situazione in corso. La paura del contagio e al contempo i mascheramento delle molteplici cause di avvelenamento in corso, la speranza collettiva nel potere salvifico dei vaccini, diventata una sorta di millenarismo terapeutico, unita all’oblio della nocività di tali farmaci e alla minaccia di fronte alle misure emergenziali, rende attuale e urgente l’appello di Szasz a difendere le libertà personali contro lo stato terapeutico e la farmacrazia.
Riflessioni attorno al libro di Thomas Szasz Farmacrazia: medicina e politica in America, Spirali, Milano 2005.
Per la biografia di Szasz, abbiamo preso spunto dal testo di Tristano Ajmone Requiem per Thomas Szasz.
Riferimenti 2-9
Oi va voi, Refugee (Agent Sumo Instrumental Mix) 2004
Abbiamo visto il contributo fondamentale di Gregory Bateson alla traduzione e diffusione del pensiero cibernetico agli ambiti delle scienze umane, soprattutto per quanto riguarda la psicanalisi e la psichiatria, e di come fosse presente negli anni delle prime sperimentazioni che portarono alla cosiddetta scuola di Palo Alto, anche se poi alla fine se ne allontanò, sciogliendo il suo gruppo e decidendo di trasferirsi alle Hawaii per studiare, tra le altre cose, la comunicazione tra i delfini.
Quella che può essere considerata la summa del suo pensiero è Verso un’ecologia della mente, del 1972, dove raccoglie una serie d’interventi risalenti agli anni cinquanta e sessanta in cui presenta i risultati dei suoi studi e ricerche nei vari ambiti disciplinari da lui frequentati – l’antropologia, la psichiatria, l’evoluzione biologica e la genetica, e infine la nuova epistemologia che scaturisce dalla teoria dei sistemi e dall’ecologia. Con lui la cibernetica arriva a fondersi con lo spirito, dando vita a una specie di deismo informatico, la percezione di una realtà unica sperimentata anche grazie all’LSD che gli fa sentire sé stesso e la musica che ascolta come fatti della stessa materia, e che lo porta ad affermare: «Consideriamo ora per un momento se un calcolatore pensi, io direi di no, ciò che “pensa” è l’uomo più il calcolatore più l’ambiente. E le linee di demarcazione tra uomo, calcolatore e ambiente sono del tutto artificiali e fittizie (…) non sono confini del sistema pensante. Quello che pensa è il sistema totale, che procede per tentativi ed errori ed è costituito dall’uomo più l’ambiente.»
La visione degli ambienti naturali come reti interdipendenti si ispira all’opera di George Hutchinson, considerato il padre dell’ecologia, anch’egli presente negli anni ’50 alle conferenze Macy. Sarà un suo studente, Tod Odum, a elaborare in seguito il concetto di ecosistema, che si basa sui modelli cibernetici di retroazione, causalità circolare e informazione, e che porterà poi all’idea che computer e tecnologie avanzate non solo permettono il controllo e la gestione delle interazioni con l’ambiente, ma sono meno inquinanti e perciò più ecologiche dei vecchi modelli produttivi industriali.
Knock o il trionfo della medicina (sceneggiato TV tratto dall’opera teatrale scritta nel 1923 da Jules Romains, trasmesso sul secondo canale Rai il 13 gennaio 1967)
Tornando sulla costa ovest degli Stati Uniti e in particolare nella Baia di San Francisco, bisogna accennare alla cosiddetta Scuola di Palo Alto, che porta alle estreme conseguenze il relativismo del pensiero di Bateson. Più una rete di ricercatori, un “collegio invisibile”, che una vera e propria scuola, ne fanno parte psicologi e psichiatri del calibro di Paul Watzlawick, Jay Haley, John Weakland e Don Jackson, oltre a figure quali Ray Birdwhistell (ideatore della cinesica, tipo di comunicazione non verbale basata sui gesti).
Nel 1958 Don Jackson fonda a Palo Alto il Mental Research Institute, un’istituzione indipendente, multidisciplinare e senza fini di lucro, con l’obiettivo di compiere ricerche scientifiche sul comportamento umano, per risolvere problemi legati alla famiglia e agli altri livelli di organizzazione sociale. Qui si svilupperanno una serie di terapie innovative tra cui quella sistemica, quella familiare e quella strategica, e soprattutto quella che è considerata il marchio di fabbrica di Palo Alto, la terapia breve.
Spostando l’accento dall’indagine sulle cause profonde, storiche e individuali, dei problemi psichici – considerati un mero disfunzionamento comunicativo – al cambiamento comportamentale, la terapia breve interviene direttamente sui sintomi per curarli basandosi sui problemi relazionali del soggetto in questione. Rifiutando la classica psicanalisi, giudicata troppo lunga e profonda, si praticano una serie di interventi diretti in situazioni concrete.
I cinque punti in cui può essere schematizzato questo approccio sono:
La comunicazione è il fondamento, la matrice di ogni sistema sociale o culturale
L’apprendimento è un processo retroattivo, continuo e gerarchico
La comunicazione favorisce la lotta contro il disordine entropico
I sistemi di codifica verbali e non, determinano in modo inconscio gli scambi comunicativi
Di natura interattiva, la comunicazione umana si basa sulla metacomunicazione, ovvero sulla capacità di contestualizzare
Knock o il trionfo della medicina (sceneggiato TV tratto dall’opera teatrale scritta nel 1923 da Jules Romains, trasmesso sul secondo canale Rai il 13 gennaio 1967)
Fiorella Belpoggi e il 5G
Riferimenti Ep 2.7
Francis Dhomont, AvatArsSon (1998)
The Ex & Tom Cora, Crusoe (Scrabbling At The Lock, 1991)
Fabio Concato, Computerino (Fabio Concato, 1984)
Orkestra Bailàm, Lestopunk (Le Grand Osim Orchestra, 2006)
Durante il suo esilio newyorkese negli anni della guerra, Lévi-Strauss aveva incontrato alla New School for Social Research il linguista Roman Jakobson, che avrà un’influenza determinante sia nell’elaborazione della nascente cibernetica sia sul giovane antropologo e amico francese.
Nato a Mosca a fine ’800, da una decina d’anni aveva ideato la fonologia a partire dal solco tracciato dalla linguistica di Fernand de Saussure, e ora la stava integrando con i recenti sviluppi della teoria della comunicazione, i cui «concetti di codice e messaggio sono molto più chiari, meno ambigui e più operativi» rispetto a quanto offrono gli approcci tradizionali.
Tralasciando le questioni di ordine semantico per basarsi unicamente sulla struttura formale del linguaggio, la fonologia strutturale elimina la dimensione soggettiva della parola: la lingua, scomponibile in unità sonore, diventa un codice astratto strutturato da leggi invariabili che regolano lo scambio d’informazioni, e nella combinazione tra fonemi «la libertà del locutore è nulla; il codice ha già prestabilito tutte le possibilità».
In un certo senso di può dire che lo strutturalismo nasce dall’incontro tra il linguista Jakobson e Lévi-Strauss; quest’ultimo pubblica nel 1943 le sue tesi sulle Strutture elementari della parentela e da lì in avanti l’obiettivo è quella specie di “rivoluzione copernicana” che consisterà nell’interpretare la società nel suo insieme in funzione di una teoria generale della comunicazione. Che si tratti di regole di parentela o di scambio di donne, di leggi economiche o linguistiche, come dello scambio di beni e servizi, per Lévi-Strauss è sempre una questione di comunicazione e messaggi.
Anonimo, И вновь продолжается бой! La battaglia continua! (conosciuta anche come Lenin è di nuovo giovane), di Aleksandra Pakhmutova e Nikolai Dobronravov (1974)
Lasciando per il momento gli Stati Uniti, di qua dell’Atlantico i paesi europei hanno risentito di un trauma post-bellico più violento e la conta dei danni, morti e distruzioni, unite alla scoperta delle atrocità naziste inaugurano un periodo di profonda disillusione. Ad acuire i malesseri e mettere in dubbio il primato del Progresso e l’eurocentrismo contribuiranno anche il disvelamento dei crimini dell’Unione Sovietica e, soprattutto in Francia, le guerre decoloniali.
Non a caso il faro della versione francese della cibernetica è l’etnologia e la figura centrale quella di Claude Lévi-Strauss, che dopo un lungo soggiorno statunitense getta le basi teoriche dell’antropologia strutturale, il cui obiettivo sarà studiare i codici culturali umani per poterne ricavare leggi generali, strutture universali; e unita all’economia e alla linguistica fonderà una disciplina comune, la scienza della comunicazione.
Affascinato dai «metodi matematici che hanno reso possibile la creazione di grandi macchine calcolatrici», nel 1951 indica la strada per l’integrazione nelle scienze sociali delle conoscenze scientifiche provenienti da cibernetica e teoria dell’informazione. Di fronte al crepuscolo delle culture, la scienza può garantire un approccio apolitico e globalizzante – e Lévi-Strauss vede nella «comunicazione l’opposto dell’ostilità e della guerra».
• Introduzione
• Di Feliciantonio, Fastweb: “Il 5G non è una rete mobile. È la rete del futuro”
• L’influenza asiatica, L’Europeo Ciac del 12/09/1957
• Anna Cereseto, Università di Trento, su CRISPR-CAS9 (TedX a Padova e Varese)
• Valerio Jalongo, Il senso della bellezza. Arte e scienza al CERN (2017)
• Il discorso di Davide Barillari, Consigliere Regione Lazio (7 ottobre 2020)
Riferimenti Ep 2.5
Cluster & Eno, Ho renomo (Cluster & Eno, 1977)
Bernard Parmegiani, De Natura Sonorum (1978)
Sympathy Nervous, It’s My Shout (Theraputic Writing, 1996)
Woima Collective, Puno (Tezeta, 2010)
Muslimgauze, Dissidents in Exile (Buddhist on Fire, 1984)
Nel 1948 Bateson si sposta in California presso il Veterans Administration Hospital di Palo Alto invitato a collaborare con lo psichiatra Jurgen Ruesch. In quegli anni in America c’è una forte campagna a favore della salute mentale, considerata prerequisito indispensabile per ottenere pace e funzionamento sociale. Partendo dal presupposto che la cibernetica, scienza dello spirito o della mente, ha come obiettivo studiare e riprodurre l’intelligenza umana, psicologia e psichiatria sono le dottrine cardine per spiegare il funzionamento della macchina cerebrale e, proponendo una visione sistemica, fanno da cerniera tra tutte le altre scienze, unificando risultati e approcci anche contraddittori.
Bateson, uno dei primi teorici a elaborare un approccio globale all’individuo e alla società, spinge la cibernetica alla conquista del soggetto, adattandolo alla nuova realtà sociale in gestazione. In Comunicazione: la matrice sociale della psichiatria, pubblicato con Ruesch nel 1951, getta le basi dell’uomo nuovo cibernetico che si delineerà nei successivi vent’anni. Per prima cosa, l’inconscio non è più un luogo mistertioso e lontano, da scoprire, ma un’istanza economica da far funzionare al meglio, una scatola nera dove sono presenti tutte le informazioni immagazzinate dal soggetto. Oggetto della psichiatria quindi non è più l’individuo ma i codici e i messaggi interpersonali di trasmissione dell’informazione, e la schizofrenia viene considerata non più un problema interiore ma una disfunzione comunicativa.
Basando l’interazione sui concetti di entropia, informazione e retroazione, Bateson vede nella cultura un tentativo di resistere al secondo principio della termodinamica: l’essere umano si «sforza di interferire con il corso “naturale” o aleatorio degli eventi» che porterebbe gli scambi a diminuire e poi scomparire, dunque l’informazione è un principio neghentropico che favorisce l’organizzazione e lo sviluppo dei sistemi sociali. Questi principi che governano tutta la realtà porteranno alla disintegrazione del vecchio soggetto della cultura occidentale, a favore di una visione che potremmo definire tecno-olistica, che porta Bateson a dichiarare: «di solito pensiamo al “mondo fisico” esterno come in qualche modo separato da un “mondo mentale” interno; io credo che questa distinzione sia basata sul contrasto nella modificazione e trasmissione all’interno e all’esterno del corpo. Il mondo mentale – la mente, il mondo dell’elaborazione dell’informazione – non è delimitato dall’epidermide».
Questo periodo pandemico dovrebbe spingere molte persone a ripensare totalmente alla vita su questo pianeta, all’impatto che il nostro stile di vita moderno, industriale e digitale ha su ogni essere vivente. E di fatti in molti hanno provato a scardinare il mito del progresso ad ogni costo, seppur quasi con timore riverenziale, e ad ogni modo quando si riformulano teorie rispetto alle varie cose che compongono la nostra vita, tra i più propensi ai cambiamenti radicali, si è sempre ribaltato il modello dominante, che è spesso costruito e raccontato come verità ufficiale per riprodurre un modello sociale che provoca diseguaglianze, guerre, genocidi, sfruttamento e distruzione del pianeta.
Per esempio il modello Hobbesiano, quello cioè di un umanità che deve lottare contro la natura cattiva e malvagia sempre pronta a fare del male, quello dell’uomo civilizzato al di sopra di ogni forma di vita umana primitiva e animale eretto a condottiero di una guerra al mondo selvaggio… be quel modello sono in molti ad averlo contestato e ribaltato, stessa cosa per il darwinismo sociale.
Addirittura molti di noi si sono spinti a insinuare che la vita sociale umana non è intrinsecamente autoritaria e non dovrebbe funzionare con il più forte che comanda tutti, ma che al contrario dovremmo vivere in modo equalitario aiutandoci vicendevolmente.
Questi sono tutti modelli differenti che si contrappongono alla narrativa dominante di volta in volta. Siamo antimiltaristi, crediamo cioè che non sia con la guerra che si risolvono le diattribe. Per dirla semplicemente.
Eppure quando si parla di medicina, il modello dominante sembra difficile da ribaltare. Nonostante, come diceva Illich, “La corporazione medica sia diventata una grande minaccia per la salute”, abbiamo molte remore ad ammettere che la teoria dei germi e del contagio abbia qualcosa che non va. Sono cose che durante una situazione come quella che si sta vivendo a livello globale dovrebbero essere evidenti, o quantomeno dovrebbe far porre dei dubbi.
Quindi proviamo a proporre questa lunga intervista al Dottor Tomas Cowan, del quale avevamo già trasmesso un breve contributo nelle prima stagione della Nave dei Folli. È un intervista dove ci si chiede se siano veramente i germi a farci ammalare. Cowan è anche colui che forse tra i primi a fatto notare come questa epidemia nasca in concomitanza con le messa in etere di nuovi campi elettromagnetici, il famoso 5G.
Ci addentriamo quindi, in un mondo e una visione del mondo che in questi ultimi mesi è stata demonizzata e massacrata persino da persone cosiddette “militanti”, che dovrebbero quindi almeno avere uno sguardo critico alle disposizioni assurde con quali siamo costretti a vivere ormai da diverso tempo.
Non è un tentativo di imporre una verità “alternativa” ma solo un primo passo per ribaltare, anche in ambito medico e della nostra salute, il modello guerrafondaio Hobbesiano come abbiamo fatto per molti altri aspetti della nostra vita.
Se batteri e virus non fossero nemici, a chi staremo facendo guerra ora?