Episodio 5.12

Episodio 5.12

Altra fonte di ispirazione della controcultura cyber-rave è stato senza dubbio Terence McKenna. In quegli anni espose una Teoria della Novità che gli sarebbe stata ispirata, oltre che dall’assunzione di psilocibina e dimetiltriptamina, da un contatto diretto con alieni, per cui l’universo si indirizzerebbe verso una meta in cui aumenterebbe l’interconnessione tra i viventi fino a un punto di Singolarità infinita: «La Storia sta finendo. Stiamo per diventare la generazione che sarà testimone della rivelazione dei propositi del cosmo. La Storia è l’onda di shock dell’Eschaton (…) e per chi vivrà questa transizione nell’iperspazio ciò significa che avremo il privilegio di vedere il più grande rilascio di cambiamento compresso probabilmente dai tempi della nascita dell’universo.» (Dalla traccia “Re:Evolution” dell’album di The Shamen Boss Drum, 1992)

Avvicinandosi per sua stessa ammissione al pensiero millenarista e apocalittico, secondo McKenna stava avvenendo una «“ingressione” della novità verso quel che Whitehead definiva “concrescenza”, un giro che si stringe. Tutto scorre assieme. Il “lapis auto-poietico”, la pietra alchemica alla fine del tempo, va in coalescenza quando tutto scorre assieme. Quando viene fatta un’eccezione alle leggi della fisica, l’universo scompare, e quel che rimane è un plenum strettamente collegato: la monade, capace di espressione di per sé, è limitata a proiettare un’ombra sul fisico come se fosse una sua riflessione.» (“New Maps of Hyperspace”, rivista Magical Blend 1989) McKenna affidò a un programma per computer il calcolo del flusso e riflusso delle novità: inserendo dati numerici relativi a eventi storici giunse a calcolare una “Onda temporale zero” che stava modellando la realtà dell’epoca e che sarebbe culminata in un apogeo di infinita complessità attorno alla fine di novembre 2012. Quando, poco più tardi, Argüelles decifrò il calendario Maya collocando la fine del 13° Baktun nella data del 21 dicembre 2012, McKenna dedusse la giustezza dei suoi calcoli.

Nell’unione tra computer e sostanze psicoattive predisse un futuro cyberdelico, in cui l’immaginazione e l’arte sarebbero state al potere, grazie ai programmatori informatici e ai creatori di realtà virtuale. Dopo secoli di brutture prodotte dalle civiltà legate alle città, alla guerra, al sessismo, l’umanità avrebbe riscoperto un modo di vivere tribale, a contatto con la natura, e «attraverso gli psichedelici, i mass media, la distribuzione e il controllo del flusso di informazioni, sarà in grado di salvare se stessa e il mondo dalla rovina.» Il compito della realtà virtuale è creare una pietra filosofale linguistica che, trascendendo le lingue convenzionali, permetta ai cibernauti di comprendere visivamente il significato al di là delle parole scritte o pronunciate, creando una «sorta di telepatia. I metodi che adoperiamo oggi per comunicare, piccoli rumori con la bocca che si muovono nello spazio sotto forma di segnali acustici, e quindi la consultazione di dizionari appresi – questa non è una banda molto larga di comunicazione, eppure il mondo intero è tenuto insieme da piccoli rumori della bocca e le loro trasmissioni elettroniche attraverso radio, TV eccetera. Ma la generazione cyberpunk sta scoprendo per tutti noi un nuovo tipo di comunicazione, simile alla telepatia perché si vede con gli occhi. E a quel punto, dissolve i confini e ci fa ritornare a essere uniti in questa comunità tribale di cui abbiamo così tanto bisogno.» (Conferenza al Cyberdome, Stoccarda, 1991)

Tra gli anni Ottanta e Novanta, la cyberdelia – o cyberdelirio se si preferisce – di McKenna incarna alla perfezione il modello che, assieme al concetto di Zona Temporaneamente Autonoma (la TAZ, altro pilastro ideologico dell’epoca, teorizzato da Hakim Bay), stava federando a livello planetario la cultura cyberpunk legata ai rave. Lasciandosi alle spalle le ideologie radicali del Novecento, incarna alla perfezione gli ideali New Age e ne rappresenta forse la summa: vi si ritrovano mescolati assieme l’angoscia catastrofista per la fine dei tempi e del mondo così come lo conosciamo uniti alla speranza in una rinascita tanto spirituale quanto ecologica; un attaccamento a madre terra e alle forze della natura unito alla celebrazione della potenza trasformatrice delle tecnologie della comunicazione e della modificazione corporale; la venerazione di antichi culti, pagani o tribali, unita alla fascinazione per il futuro, i robot e i viaggi spaziali; l’importanza di fondare comunità locali e la tensione per un’unità planetaria delle genti; l’assunzione di sostanza psicoattive sacre provenienti dal passato e la sperimentazione delle nuove sostanze chimiche figlie dei laboratori.

La traiettoria di questa epoca è ben riassunta da Geoff White in CyberTribe rising (1993). Secondo lui, un nuovo “modello cibernetico” orizzontale stava sostituendo quello precedente, verticistico, noto negli ambiti militari come C3I (comando, controllo, comunicazione e intelligence in senso poliziesco). Lo chiamò C5I2 – ovvero comunità, consenso, cooperazione, comunicazione, cibernetica, uniti a intelligenza e intuizione – dove l’informazione passa da un piccolo gruppo all’altro tramite quel che si iniziava a definire come Rete, ossia l’insieme di lettere, messaggi verbali e tutte le nuove tecnologie, dai fax ai computer con l’incombente Internet. White descrive un paradigma sociale ed economico decentralizzato costituito da cyber-tribù, influenzate dall’Ecologia profonda, dalla Teoria del calcolo distribuito e dalla Teoria del caos, alleate in vista di un Network globale di TAZ. Non a caso nel 1999 a Berlino un insieme di 35 comunità fondarono il Sonics-Cybertribe-Network for Rhythm and Change, con ritrovi annuali, e in seguito sorse un incontro annuale a Los Angeles chiamato Gathering of the Tribes.

Altro pilastro di questa stagione è stato Fraser Clark, fondatore della Encyclopaedia Psichedelica e ideatore del concetto moderno di “pronoia” – ossia credere, al contrario della paranoia, nell’esistenza di una cospirazione ordita per fare il tuo bene –, che per distinguere il nascente movimento da quello degli hippies giudicato troppo pastorale, riprese il termine già adoperato negli anni Sessanta di zippy, cambiandone il senso in Zen-inspired pronoid pagan. Abbracciando le possibilità evoluzionistiche insite nelle tecnologiche ciberdeliche, considerava i rave come il veicolo più importante per affrontare la fine dei tempi: «non immagino un modo migliore per aiutare la gente a imparare amore, rispetto e riverenza per la Natura dei classici rave notturni all’aperto. È possibile immaginare cosa si sente quando ventimila persone ci vanno e provano emozioni insieme, questo potere delle persone unite… e che ballano aspettando l’alba? È straordinario, è religioso, e ti cambia la vita.» (Conferenza alla Stanford University, 2/5/1995)

Convinto si trattasse dell’unico fenomeno occidentale in grado di risvegliare le coscienze, Clark fondò a Londra il club-discoteca Megatripolis, il cui nome spiega in un romanzo inedito: «la specie femino-umana ha compiuto il necessario salto evolutivo verso la coscienza collettiva troppo a lungo previsto, fuggendo l’illusione del Tempo e accampandosi in modo permanente in quel PERFETTO STATO FUTURO che hanno chiamato Megatripolis.» Ma solo in pochi sono in grado di sfuggire all’illusione ed evolvere al di là del tempo, tra cui lo stesso Clark: «vaghiamo nel passato, ossessionati dalla “ricerca” del perché le cose sono rimaste sbagliate per così tanto tempo nei nostri antenati. Abbiamo anche appreso che i sogni utopici e le visioni universalmente condivise dalle società umane sono effettivamente “memorie future” dell’Utopia Megatripolitana, di come le cose sono realmente al di là di questo incredibilmente sottile velo del tempo.» (Fraser Clark, post sul WELL/ Whole Earth ’Lectronic Link, 10/2/1995) Più progetto imprenditoriale che utopia anarco-cibernetica, Megatripolis giunse nella costa ovest degli Stati Uniti, aprendo per breve tempo una succursale a San Francisco, e la sua eco si può sentire in eventi successivi, come l’incontro dell’ottobre 2001 Envision the Eco-village «dedicato alla guarigione del pianeta attraverso cerimonie di danze sacre (…) antichi riti che adoperano la tecnologia odierna, sperando di rinsaldare i legami di connessione gli uni con gli altri, con il pianeta, con le galassie spiraleggianti.» (Koinonea, dal 1996 organizzatore di eventi di musica trance chiamati “2012”, http://www.club.net/koinonea)

 

 

Sommario 5.12

  • Introduzione
  • Terence McKenna @The Cyberdome (1991)
  • Il lander di Intuitive Machines’s, Odysseus, atterra sulla luna (23/2/2024)
  • La Nave Dei Folli presenta: FUTURO ONNIPRESENTE – Spunti di riflessione su limiti e possibilità della resistenza all’avvenire cibernetico nell’epoca del totalitarismo scientista  (dicembre 2023) PRIMA PARTE
  • Terence McKenna @The Cyberdome – bis
  • Odysseus – bis

 

Riferimenti 5.12

  • Spherical Vision With Poly, Stroll (Megatripolis / Shamanic, 1996)
  • Rhythm Of Space, Kaeru Diablo (Megatripolis / Ambience, 1996
  • Tim Freke Feat. Terence McKenna, Hooray In A New Way (The Elves Of Hyper Space) (Megatripolis / Ambience, 1996)
  • Fraser Clark And The Evolution House Band, Give Us Back Our Planet (Shamanarchy in the UK, 1992)
  • Terence McKenna with Zuvuya, Dream Matrix Telemetry (1993)
  • Union Jack, Two Full Moons And A Trout (Casper Pound Mix) (Megatripolis/ Dance, 1996)
  • Machina Amniotica, East Jinx live! (Ex-Manifattura Tabacchi – Cagliari, 28/10/2017) – http://www.machinamniotica.it/
  • Amon Tobin, Marine Machines (Supermodified, 2000)
  • IBM Industrial Bass Machine, Prepare For Invasion (A Taste Of Armageddon, 1998)
  • Terence McKenna with Zuvuya, Dream Matrix Telemetry (1993)
  • Union Jack, Two Full Moons And A Trout (Casper Pound Mix) (Megatripolis/ Dance, 1996)

Episodio 5.11

Episodio 5.11

Il fenomeno della musica techno che si è diffuso negli anni Novanta ha contribuito all’affermarsi di una religiosità cibernetica, una sacralizzazione delle tecnologie dell’informazione che traspare chiaramente nei rave. Benché tutto ciò sia stato meno percepibile nel nostro vecchio continente, dove la scena dei free party si è mantenuta su un livello più “agnostico”, anche qui una delle primissime tribù semi-nomadi, gli inglesi Spiral Tribe, considerava i rave come «riti techno-sciamanici, in grado di riconnettere la gioventù urbana alla terra da cui si erano distaccati, e lanciando un allarme sull’imminente crisi ecologica», (Matthew Collin, Altered State: The Story of Ecstasy Culture and Acid House, Serpent’s Tail, London 1997, pp. 203-4) e non a caso il loro slogan agli inizi della carriera era “in difesa di madre terra”. In un certo senso si consideravano gli eredi diretti (e in alcuni casi erano, letteralmente, i loro figli) del movimento dei Travellers degli anni ’70, corrispettivo inglese della controcultura americana di fine anni Sessanta, che vivevano in tribù di wagon, ossia furgoni e autobus trasformati in abitazioni, e avevano organizzato molti Festival dei Solstizi in luoghi “sacri” come Stone Henge o Gladstonbury; infine erano stati fermati dalla dura repressione del governo Thatcher nella famosa “battaglia di Beanfield” del 1985, quando un migliaio di poliziotti aveva attaccato una colonna di mezzi che si stava recando a una festa.

Secondo il ricercatore australiano Graham St John e gli altri autori di Rave Culture and Religion (Routledge, London/New York 2004) questa cultura religiosa della musica elettronica, con la sua matrice New Age e Neopagana, ha creato un movimento spirituale in tutto il mondo, da Goa, in India, alla scena tecno-tribale del sudest dell’Australia, da Brasile, Tailandia e Giappone fino al Nord America e al Sud Africa. In un’epoca di cambiamenti geopolitici e di crisi delle ideologie, con la fine dell’Unione Sovietica e il trionfo del neoliberismo, consapevole di vivere in un pianeta segnato da guerre, fame e carestie la gioventù del mondo intero ha cullato il sogno di dare una risposta culturale all’accelerazione della crisi ambientale: con un ottimismo alimentato dalla credenza nel potere della cibernetica e dello sviluppo dell’informatica, ha cercato un connubio tra tecnologia, ecologia e spiritualità favorito e accelerato dalla trance psichedelica attraverso rituali in cui l’eucarestia è sostituita dalle nuove droghe, soprattutto l’MDMA o ecstasy, che non a caso è una sostanza in grado di attivare sentimenti di empatia se non di amore, un «rimedio all’alienazione provocata da una società atomizzata». (S. Reynolds, “Rave culture: living dream or living death?”, in The Clubcultures Reader: Readings in Popular Cultural Studies, Blackwell, Oxford 1997).

Sulla scia della musica dance degli anni Settanta, seguita nel decennio successivo dall’acid house, con l’arrivo degli anni Novanta, secondo David Dei, fondatore della rivista alternativa di Cape Town Kagenna, «stava prendendo forma la più importante manifestazione sociale nella storia dell’umanità». Una realtà frammentaria e raffazzonata costituita da «tecnici della realtà, operatori cibernetici, evoluzionismo pagano e guerriglie trance», stava dando forma a un pensiero in grado di «ricolonizzare lo spazio psichico dell’intera sovrastruttura della società». Era giunta l’ora di «adoperare i nostri nuovi strumenti divini come vere estensioni del nostro essere, per la creazione di un perfetto e meraviglioso mondo profondamente verde». Il “Manifesto dei Raver: Pace, Amore, Unità e Rispetto” che circolava su internet fin dal 1990, dal canto suo sottolineava come l’atmosfera uterina di calore, umidità e oscurità del rave «spingesse a unire le persone per rafforzare le loro menti, i loro corpi e i loro spiriti», creando una «bolla magica in grado, per una sera, di proteggerci dagli orrori, atrocità e inquinamento del mondo esterno. È proprio in quell’istante (…) che ognuno di noi nasce per davvero.» (Raver’s Manifesto)

Nell’ambiente rave religiosità e tecnologia coabitano e si fondono sotto molteplici aspetti, diversi a seconda della zona geografica e dell’epoca presa in considerazione, ma che si possono ricondurre a un’identica matrice: una contaminazione (parola allora molto in voga) tra tradizione spirituale proveniente dai cinque continenti, influenzata da reiki e tantra, yoga e voodoo, rituali tribali africani, messicani, amazzonici, siberiani, uniti alle sostanze psicotrope di origine naturale e molto altro ancora, da un lato; e l’insieme dell’armamentario tecnologico costituito da generatori elettrici, computer e strumentazione per fare musica elettronica, luci stroboscopiche e videoproiezioni con frattali, performance con macchine semoventi e tutto l’armamentario di droghe sintetiche, dall’altro. Seguendo la storia dell’umanità, questo movimento manifestava la tendenza verso una sempre maggiore interconnettività: basandosi sulle teorie di James Lovelock, Peter Russell sosteneva fin dai primi anni Ottanta che Internet sarebbe un modo con cui Gaia stava provvedendo «a far crescere un proprio sistema nervoso». Anche per lui, la crisi ecologica e sociale di quegli anni è una potente «spinta evolutiva» verso nuovi livelli di cooperazione, in cui le cellule umane si stavano auto-organizzando per formare «un network globale in via di rapida integrazione, diventando le sinapsi di un cervello globale che si stava svegliando». (The Global Brain Awakens, 1982). In molti casi, tutto ciò era interpretato in chiave spirituale come un “ritorno alla fonte”, alle origini: come sosteneva Genesis P-Orridge, fondatore del Tempio delle Gioventù Psichica (Temple ov Psychick Youth), si «tornava indietro alle radici del perché la musica era stata inventata: per raggiungere l’estasi e stati visionari, in una celebrazione tribale comunitaria.» (Hillegonda Rietveld, This Is Our House: House Music, Cultural Spaces and Technologies, 1998).

Dal canto suo Douglas Rushkoff, uno dei pionieri della cybercultura, pensava che attraverso il connubio tra sostanze psichedeliche, computer, teorie matematiche del caos e circuiti di retroazione, la musica elettronica stesse facilitando il «cablaggio di una mente globale», un Altro Mondo virtualmente interconnesso che chiamava Cyberia dove gli umani possono «alterare la loro coscienza intenzionalmente attraverso la tecnologia». Secondo lui i rave sono raduni spirituali e l’house music è la religione cyberiana: i DJ svolgono il ruolo dello sciamano che batte il ritmo percussivo della danza e, uniti ad altri tecnici dell’io come i VJ, gli artisti delle installazioni multimediali e i performer, manipolano un insieme di “psicotecnologie” che facilitano la ricerca della visione e dell’autorivelazione, aprono chackra e portali verso la trascendenza, favorendo la coscienza collettiva. Ma Cyberia è molto più di un rave, è la nuova conformazione della società resa possibile dall’avanzamento tecnologico, è quella sognata da ogni scienziato così come da tutte le religioni; ma a differenza di ogni altra epoca anteriore, adesso «è alla nostra portata. I passi in avanti tecnologici della nostra cultura postmoderna, uniti alla rinascita delle idee dell’antica spiritualità, hanno convinto sempre più persone che Cyberia è quel piano dimensionale in cui ben presto l’umanità ritroverà se stessa.» (Cyberia: Life in the Trenches of Hyperspace, Flamingo, London 1994.)

Al termine del libro, Rushkoff ci presenta una delle principali personalità che stava contribuendo alla nascita di Cyberia, quel R.U. Sirius nato Ken Goffman che a cavallo degli anni ’80 e ’90 era editore della rivista Mondo 2000, e che da fervente sostenitore del transumanesimo e della Singolarità nel 2008 diventerà redattore capo della rivista H+. Dopo essersi confrontato con lui capisce come sarà la vera Cyberia: «Non si tratta di affrontare complicati problemi informatici, ingerire nuove sostanze psichedeliche o vivere attraverso i viaggi sciamanici dei progettisti. Non si tratta di apprendere la terminologia dei virus dei media, la teoria matematica del caos o la house music. Si tratta piuttosto di capire come due persone possano vendere smart dug nella stessa città senza farsi impazzire a vicenda. È imparare il modo in cui abbinare le intenzioni delle più prospere aziende della Silicon Valley con i valori di chi usa sostanze psichedeliche che le hanno rese tali. È trasformare una discoteca nell’equivalente moderno di un tempio Maya senza essere beccati dalla polizia. È controllare l’estratto conto della tua banca per vedere se il tuo bancomat è stata craccato, e cercare di capire come punire il ragazzo che l’ha fatto senza trasformarlo in un criminale incallito. È non annoiarsi troppo con i programmi delle persone che dicono di non averne affatto, o con gli stupidi, vuoti luoghi comuni di quelle che dicono di averne. È imparare a confezionare la verità circa la nostra cultura in pezzi adatti ai media e dalla dimensioni ridotte, e a quel punto trovare un editore desideroso di stamparle perché lo hanno colpito in quanto divertenti. Avere a che fare con Cyberia significa adoperare l’attuale limitatezza del nostro umano linguaggio, corpo, emozioni e realtà sociale per dar vita a qualcosa che si suppone sia libero da queste limitazioni. Cose come la realtà virtuale, gli Smart Bars, l’ipertesto, internet, i giochi di ruolo, la DMT e l’ecstasy, la house e i frattali, il campionamento e la musica di Brian Eno, il tecnosciamensimo, l’ecoterrorismo, la morfogenesi, i video cyborg, Toon Town e Mondo 2000, sono ciò che sta lentamente spingendo la nostra società – addirittura il nostro mondo – oltre l’orizzonte degli eventi del grande attrattore alla fine dei tempi. Ma proprio come queste cose, il prossimo meme che farà tremare la terra colpendo le edicole o le reti informatiche potrà essere il risultato di una relazione fallita, di un arresto per droga, di un aborto o di un acido, o perfino di una pisciata su un lato del porticato. Cyberia sta spaventando chiunque. Non solo i tecnofobi, i ricchi uomini d’affari, i contadini del midwest e le casalinghe delle periferie, ma, più di tutti, ragazzi e ragazze che vogliono cavalcare la cresta dell’onda informatica. Surfatela.»

 

 

Sommario 5.11

 

Riferimenti 5.11

  • New Age Radio, Eastern Dreaming (Shamanarchy In The UK, 1992)
  • Monkey Pilot & Another Green World, Elephant Eye (Idem)
  • Diatribe, Jonah (Idem)
  • Universal Mind With Sir George Trevelyan, Universe I Love You (Idem)
  • The Irresistible Force, Shamanarchy In The UK (Idem)
  • Tribal Drift, Medicine Hat (Idem)
  • Psychic TV, Ecstacy In The UK (Shamanarchy In The UK, 1992)
  • Arbat, Improvisations Sur Thèmes Tziganes (Voyage en Tziganie, 2004)
  • Gaute Barlindhaug, suono e musiche del film di Emilija Skarnulyte, Kapinynas/Burial (2022)
  • Strange Factory, Sacrifice (Fukushima Nightmare, 2012)
  • The Trip, De sensibus (Time of Change, 1973)

Episodio 5.10

Episodio 5.10 – Techno e tribalismo

Che si tratti del “villaggio globale” o dei rituali festivi propri della cultura techno, il tema del tribalismo e dell’eterogeneità è al centro delle nuove forme di religiosità scaturite dal paradigma informatico. Il fenomeno è però più vecchio, infatti la generazione del dopoguerra negli Stati Uniti è stata fortemente impregnata, attraverso la controcultura degli anni Sessanta, di uno spiritualismo pro-tecnologico. La psichedelia, la sperimentazione di droghe chimiche come l’LSD e il rock elettronico sono, in questo senso, dei figli ribelli della cultura tecnoscientifica. A tal proposito è importante ricordare che le ricerche sull’LSD, dopo essere state iniziate dalla CIA, sono state sovvenzionate, agli inizi degli anni Cinquanta, dalla Fondazione Macy – una delle prime istituzioni a sponsorizzare la cibernetica – e che parecchi cibernetisti delle scienze sociali hanno partecipato alla loro elaborazione. Siamo di fronte a uno dei principali paradossi del paradigma cibernetico, ovvero che una droga destinata a “controllare gli spiriti” è diventata uno dei principali portabandiera della controcultura americana e non solo.

Avevamo già visto come, nell’ambito del Mental Research Institute di Palo Alto, Bateson avesse sperimentato su se stesso questa sostanza in grado di «trasformare gli spiriti e le relazioni tra gli uomini», e non sorprende che uno dei principali rappresentanti della cultura hippie, Timothy Leary, sia anche uno dei guru del ciberspazio. Eppure, malgrado alcune similitudini apparenti tra controcultura degli anni Sessanta e il fenomeno techno degli anni Novanta, i punti di rottura tra questi due movimenti testimoniano un grado diverso di penetrazione culturale del paradigma informatico. Se nella techno ritroviamo la stessa tendenza alla psichedelia, con l’unica differenza che l’ecstasy ha sostituito l’LSD, il rapporto tra tecnologia e religiosità è molto più determinante rispetto alla cultura hippie. Se quest’ultima infatti mantiene una certa distanza critica rispetto alla logica del controllo tecnoscientifico, il movimento techno presuppone un’adesione totale alla tecnologia, percepita come una fonte illimitata di piaceri sensoriali.

Inoltre, contrariamente alla controcultura, nei fatti l’universo techno è decisamente apolitico, come attestano alcune inchieste svolte in Canada su giovani partecipanti ai rave party: «La techno corrisponde a un’evoluzione della società in cui “non si crede più nei messaggi, né nelle grandi teorie”, mentre il rock era associato alla politica.» (Étienne Racine, Le Phénomène techno. Clubs, raves, free-parties, Imago, Paris 2002 (p. 157) Sotto questo punto di vista, e malgrado rarissime eccezioni, si può affermare che la techno rappresenti una delle modalità d’espressione più radicali dei valori postmoderni. Va detto che, almeno agli inizi, c’era una profonda differenza tra il movimento del clubbing legato alle discoteche e quello dei rave, che nascevano come eventi tassativamente illegali, che si svolgevano in luoghi occupati, senza alcun permesso delle autorità e molto spesso al di fuori della logica mercantile. Ma col passare del tempo, solo in minima parte a causa della repressione delle forze dell’ordine e di leggi sempre più restrittive adottate in un paese dopo l’altro (dall’Inghilterra, già negli anni Novanta, alla Francia per finire con l’Italia solo ultimamente), si è arrivati a una sostanziale depoliticizzazione del movimento dei “free party” e le rivendicazioni politiche che hanno segnato il movimento della controcultura oramai hanno lasciato spazio a rituali d’immersione tecnologica in cui l’immaginario digitale e i ritmi techno si fondono per creare un universo globalizzante e desoggetivizzante.

I rituali festivi detti rave mirano a ricreare artificialmente fenomeni di trance, di uscita da se stessi, di sperimentazione sensoriale che rendono sfumate le frontiere tra io e non io. Nella misura in cui l’esperienza tecno nutre una nuova forma di narcisismo collettivo incentrato sui corpi, si può parlare di un collettivismo dell’isolamento. L’amplificazione delle percezioni sensoriali dovuta alle sostanze e i ritmi ripetitivi della musica techno provocano, secondo Jean-Ernest Joos, una sensazione di apertura delle barriere corporali, di comunione collettiva, senza tuttavia dar luogo a un vero comunitarismo: «Il rave non è una trance collettiva, è una trance individuale resa possibile da un’apertura indifinita della superficie. […] Si raggiunge infatti un livello di suscettibilità fisica che non favorisce molto il contatto corporale.» (In Emmanuel Galland, Caroline Hayeur et al., Rituel festif. Portraits de la scène rave à Montréal, 1997) Così, isolato in se stesso, ognuno ha la sensazione di far parte di una totalità che lo ingloba. Si può stabilire un parallelo con le comunità virtuali dove il fatto di “essere connessi” presuppone un certo ritiro dalla società. Si arriva a quel che Philippe Breton in Le Culte de l’Internet ha identificato come un universo culturale ampiamente favorevole alla comunicazione, ma assai poco all’incontro.

 

 

Sommario 5.10

  • Introduzione
  • Barbara Gavallotti, AI – Il futuro dell’intelligenza artificiale (La7, 3/12/2023) – con Emanuele Gruppioni, Centro Protesi INAIL dell’ITT Genova e Colian Rossi (Mano Protesica Hannes, Budrio)
  • Radio3 Scienza – Pierre Levy: Filosofia della rete (15/6/2021)
  • OMAGGIO A UNGARETTI (Dal Belgio per La Nave dei Folli) – TESTO
  • Neuralink – Massimo Chiriatti a Codice – La vita è digitale (23/6/2023)
  • Terna e la tombolata dello sviluppo inarrestabile. Il progetto Tyrrhenian Link (Con interventi dell’AD di Terna, Giuseppina Di Foggia, e voci dal Comitato No Tyrrhenian Link) – TESTO
  • Aska: Che fare? Da un russo a Lo Russo il passo è breve…

 

Riferimenti 5.10

  • Vapourspace, Gravitational Arch Of 10 + Paradox Of Time Dilation (Themes for Vapourspace, 1994)
  • David Wessel, Antony (1977)
  • Univers Zero, Triomphe des mouches (Ceux du dehors, 1981)
  • Vapourspace, Steam (Sweep, 1997)
  • Cuesta Arriba, El abrojito + Linea D + Nocturna (Sin Seguro, 2019)
  • David Wessel, Antony (1977)
  • Da Capo Zirkus, J’ai des bornes + Intro Meilleur ami + Odessa Bulgar (Entre, 2002)

Episodio 5.9

Episodio 5.9

Le speranze destate dall’introduzione di Internet a volte hanno assunto le sembianze di una vera e propria utopia. Due opere pubblicate nel 2000 sono particolarmente rappresentative di questa tendenza: La Planète des esprits di Philippe Quéau e World philosophie di Pierre Lévy. Quéau è uno dei maggiori esperti europei di multimedialità, già membro di comitati ministeriali sulla comunicazione e Direttore della divisione Informazione e Informatica presso l’Unesco, nel 1981 ideò IMAGINA (Monte Carlo International Forum on New Images) che fino al 2011 è stato il principale evento europeo dedicato a immagini computerizzate, realtà virtuale e ciberspazio. Invece Lévy, filosofo e docente universitario già allievo alla Sorbona di Michel Serres e Cornelius Castoriadis, è uno dei principali rappresentanti francesi del pensiero cyber, autore di vari libri e studi sul concetto di intelligenza collettiva intesa come la particolare intelligenza multidimensionale distribuita ovunque e in simultanea grazie alla sinergia tra gli esseri umani e le nuove tecnologie.

Senza volerli per forza amalgamare, è possibile tracciare un parallelo tra i due libri e autori. Innanzitutto, entrambi presentano Internet come il compimento della cultura umana, come l’ultima strada verso una pacificazione del mondo. Si concede così alla Rete, considerata molto più che un semplice strumento, il potere di risolvere la maggior parte dei mali che opprimono l’umanità. Quel che ci viene promesso è nientemeno che un’unificazione spirituale delle menti. Tanto in Quéau quanto in Lévy, la visione del ciberspazio si ispira apertamente a Teilhard de Chardin. Quéau non ha alcun dubbio: «la “noosfera” annunciata da Teilhard comincia a prendere forme tangibili, come il ciberspazio». Mentre Lévy sostiene che «l’evoluzione cosmica e culturale culmina oggi nel mondo virtuale del ciberspazio».

Questo riferimento alla “noosfera” è indice di uno spiritualismo pro-tecnologico che lascia assai poco spazio al pensiero critico, per lo meno quando c’è in gioco il progresso. Se su questo punto Pierre Lévy è fin troppo chiaro quando afferma che «il mondo non ha bisogno di critica, il mondo ha bisogno d’amore» (World philosophie, p. 182) nemmeno Philippe Quéau dimostra di avere alcun dubbio quando scrive che quelli che credono al progresso sono «gli uomini di buona volontà», dato che il progresso va necessariamente nella direzione di una «sintesi dello spirito». (La Planète des esprits, pp. 303-304) Il tono, come si può capire, è più prossimo alla profezia che all’analisi sociologica. Altra caratteristica in comune da segnalare, l’idea che ogni restrizione alla libera circolazione delle informazioni è socialmente nefasta. Qui si tocca il nòcciolo duro del modello informatico. Abbiamo già sottolineato più volte, riprendendo l’analisi di Philippe Breton, che il progetto presentato da Wiener puntava proprio a porre fine al segreto (politico e militare) al fine di istituire una società giusta e trasparente, dove il carattere inclusivo sarebbe la garanzia di un mondo finalmente pacificato. (Vedi Philippe Breton, L’Utopie de la communication. Le mythe du “village planétaire”, 2004)

È questa stessa speranza che si ritrova in Quéau e Lévy quando difendono la collettivizzazione degli spiriti nel ciberspazio. Bisogna ammettere che la libertà dell’informazione che rivendicano va nella direzione di una de-soggettivizzazione del pensiero, che secondo Pierre Lévy non è altro che una «idiozia», una separazione artificiale da un flusso cosmico che attraversa gli individui da parte a parte. Secondo questo autore, l’io è un’illusione, «un trucco della selezione naturale, molto utile alla riproduzione della nostra specie», che tuttavia la riunificazione tecnologica rende obsoleto. (World philosophie, p. 201) La definizione di inconscio in Lévy d’altronde è molto più onnicomprensiva rispetto a un Lacan o un Derrida: «L’inconscio straripa enormemente dai complessi emotivi familiari repressi. Ingloba l’immenso processo cosmico vivente e culturale che si esprime soltanto parzialmente e momentaneamente nelle coscienze individuali (…) L’inconscio è il virtuale.» (World philosophie, p. 140) Voltando definitivamente le spalle alle rappresentazioni politiche moderne, Lévy propone una definizione apolitica di un mondo in cui l’umano è considerato secondo la logica dell’adattamento evolutivo.

 

 

Sommario 5.9

  • Introduzione
  • Neuralink sperimentazione umana
  • COSI È: COPROGETTAZIONE (SENZA SE E SENZA PARE) O della “legalizzazione” del centro sociale Askatasuna (con intervento del Sindaco di Torino Stefano Lorusso del 31/1/2024 ed estratti da rappresentazioni teatrali di Così è, se vi pare, di Luigi Pirandello) – TESTO
  • VIVA LA VERA AGRICOLTURA (Volantino distribuito il 26/1/2024 a Trento) TESTO
  • Il ciberspazio tra Reale e Virtuale: intervista a Philippe Quéau (1996)
  • Barbara Gavallotti, AI – Il futuro dell’intelligenza artificiale (La7, 3/12/2023) – con Giuseppe Curigliano (Istituto Europeo di Oncologia)
  • PREVEDIBILE, QUASI PROGRAMMABILE (Sul sito di previsioni influenzali RespiCast) – TESTO

 

Riferimenti 5.9

  • Jean-Claude Risset, Flight And Countdown + Fall + Contra-Apotheosis (Computer Suite From Little Boy, 1968)
  • Decibel, Il lavaggio del cervello (Punk, 1978)
  • Da Capo Zirkus, Gankino Horo + La Danse Freilach (Entre, 2002)
  • Vasco Rossi, Cosa succede in città (Cosa succede in città, 1985)
  • Nuova Compagnia Di Canto Popolare, La Voce del Grano (La Voce Del Grano, 2001)
  • Vito Iervasi e la sua fisarmonica, Tarantella della mietitura / Tarantella della vendemmia (Canta Calabria, il meglio delle Tarantelle)
  • Stefano De Meo e Pino Iodice, Danza del Campo (Profumo di caffè, 2019)
  • Max Mathews, Masqueradas (1963)
  • Max Mathews, Numerology (1960)
  • Max Mathews, The Second Law (1961)
  • Guy Lefranc, Knock ovvero il trionfo della medicina (1951)
  • Quella vecchia locanda, Prologo + Immagini sfocate + Sogno, risveglio e… (Quella Vecchia Locanda, 1972)

Episodio 5.8

Episodio 5.8

Intensificando le nostre percezioni sensoriali, i media elettronici ci riportano, secondo McLuhan, all’eterogeneità del mondo tribale. Il riferimento al tribalismo è in questo caso essenziale, poiché gli si deve la celebre formula del “villaggio globale”. Agli occhi del pensatore canadese, la contrazione elettrica delle frontiere permette, per il tramite di una diffusione costante e diretta di informazioni, l’unificazione del pianeta in un immenso villaggio. Prolungando il sistema nervoso all’esterno dei corpi, il computer e i nuovi media trasformano, a suo avviso, la società in una vasta rete informatica. «Dopo essere esploso per tremila anni con mezzi tecnologici frammentari e puramente meccanici, il mondo occidentale è ormai entrato in una fase di implosione. Nelle ere della meccanica, avevamo operato un’estensione del nostro corpo in senso spaziale. Oggi, dopo oltre un secolo d’impiego tecnologico dell’elettricità, abbiamo esteso il nostro stesso sistema nervoso centrale in un abbraccio globale che, almeno per quanto concerne il nostro pianeta, abolisce tanto il tempo quanto lo spazio. Ci stiamo rapidamente avvicinando alla fase finale dell’estensione dell’uomo: quella, cioè, in cui, attraverso la simulazione tecnologica, il processo creativo di conoscenza verrà collettivamente esteso all’intera società umana, proprio come, tramite i vari media abbiamo esteso i nostri sensi e i nostri nervi.» (Marshall McLuhan, Gli strumenti del comunicare, Il Saggiatore, Milano 1967, p. 19)

Le tecnologie elettroniche sono così percepite come strumenti per aumentare il potenziale di adattamento degli esseri umani abolendo nella fattispecie le antiche divisioni sociali a vantaggio di un’organizzazione che ingloba l’insieme delle sfere di attività: «Nell’era elettronica dell’informazione istantanea spariscono sia il tempo (in quanto misurato visivamente e segmentalmente) sia lo spazio (in quanto uniforme, pittorico e chiuso). E l’uomo pone fine al suo compito di specialista frammentario per assumere la funzione del raccoglitore d’informazione. Ricupera così il concetto inclusivo di “cultura” esattamente come il raccoglitore di cibo primitivo che lavorava in pieno equilibrio con tutto il suo ambiente. In questo nuovo mondo nomade e “senza lavoro” la nostra preda è la conoscenza e la comprensione dei processi creativi della vita e della società. Gli uomini abbandonarono il mondo chiuso della tribù per la “società aperta”, scambiando l’orecchio con l’occhio per mezzo della tecnologia della scrittura.» (Ibid., p. 157)

L’ottimismo profetico di McLuhan riguardo lo sviluppo tecnologico ci riporta alle radici religiose del concetto di noosfera da cui ha tratto, in larga parte, la sua idea di villaggio globale. Benché possa sembrare strano, il riferimento a Teilhard de Chardin non è affatto in contraddizione con il sogno del tribalismo; entrambi vanno nella direzione di una collettivizzazione delle coscienze e di una religiosità tecnoscientifica. Ciò spiega perché l’influenza di McLuhan continui a essere forte tra i pensatori del ciberspazio, come dimostra il numero speciale che gli è stato dedicato nel gennaio 1996 dalla rivista Wired, che peraltro fin dal primo numero ha eletto il teorico canadese come suo “santo patrono”.

 

 

Sommario 5.8

  • Introduzione
  • Barbara Gavallotti, AI – Il futuro dell’intelligenza artificiale (La7, 3/12/2023) – con Fabrizio Antonelli (EU AgriFood TEF, Fondazione Bruno Kessler, Trento)
  • Estratto da “Ballata del rovescio del mondo” – Testo di Umberto Fiori Musica di Luca Francesconi
  • Barbara Gavallotti, AI – Il futuro dell’intelligenza artificiale (La7, 3/12/2023) – con Sergio Matteo Savaresi (Progetto 1000 Miglia Autonomous Drive, Politecnico di Milano)
  • Omaggio di Brassens ad Armand Robin – TESTO
  • Armand Robin – La falsa parola, 1952 (Seconda parte – trad. italiana di Andrea Chersi, l’Affranchi, Salorino 1995) (TESTO introduzione)
  • La falsa parola oggi – Il dito medio è il messaggio: WuMing1 & Radio Blackout

 

Riferimenti 5.8

  • Estratti da Jerome Agel & Quentin Fiore & Marshall McLuhan, The Medium Is The Massage: With Marshall McLuhan (1967)
  • McLuhan, The Monster Bride (Anomaly, 1972)
  • George Brassens, Bécassine (La religieuse o Misogynie à part, 1969)
  • Don Cherry, Malkauns + Brown Rice + Chenrezig (Brown Rice, 1975)
  • WuMingZero, Artificialità Intelligente (STULTIFERA NAVIS – Volume 1, 2021)
  • Akira The Don & Marshall McLuhan, Medium Is the Message (Meaningwave Masterpiece, 2022)

Episodio 5.7

Episodio 5.7

Dal villaggio globale alla planetarizzazione degli spiriti

Convertitosi a venticinque anni dall’anglicanesimo al cattolicesimo, il teorico canadese Marshall McLuhan è stato uno dei primi a vedere nella comparsa dei media elettronici la realizzazione delle profezie di Teilhard de Chardin. Attraverso il prolungamento e l’esteriorizzazione dei sensi, secondo lui i nuovi media partecipano all’unificazione tecnologica delle coscienze concretizzando così l’idea di noosfera, cara allo scienziato gesuita: «Questa esteriorizzazione dei sensi crea quello che de Chardin chiama la “noosfera”, vale a dire un cervello tecnologico mondiale. Invece di tendere a diventare una gigantesca biblioteca di Alessandria, il mondo è diventato un computer, un cervello elettronico molto simile a quello di un racconto di fantascienza per bambini.» (Marshall McLuhan, La galassia Gutenberg. Nascita dell’uomo tipografico [1962], Armando, Roma 1981 p. 60). Sempre nel paragrafo intitolato “La nuova interdipendenza elettronica ricrea il mondo a immagine di un villaggio planetario”, McLuhan continua: «Così, se non riusciremo a renderci conto di questa dinamica, ci ritroveremo improvvisamente in una fase di terrori panici, assolutamente appropriata ad un piccolo mondo di tamburi tribali di totale interdipendenza e di coesistenza imposta dall’alto.»

La tesi, assai nota, di McLuhan si può riassumere nell’idea secondo cui i mezzi tecnici adoperati dall’essere umano per comunicare determinano il modo con cui concepisce e organizza il mondo. In La galassia Gutenberg, presenta la società moderna sotto l’angolo del passaggio dalla scrittura manoscritta alla stampa. La comparsa della stampa nel XV secolo sarebbe, attraverso l’imporsi del senso della vista a scapito degli altri sensi quali l’udito, all’origine della visione lineare del tempo e della razionalità scientifica. L’omogenità tipografica avrebbe dato vita alla prospettiva lineare, alla scienza, allo Stato e all’individualismo; insomma, tutte le istituzioni moderne sarebbero, secondo quest’ottica, prodotti della cultura della stampa. Scollegandolo dai suoi sensi, la linearità della cultura della stampa avrebbe fortemente indebolito l’esperienza esistenziale dell’individuo moderno, provocando la «frammentazione della psiche umana». (La galassia Gutenberg, p. 60)

L’invenzione dell’elettricità e dei nuovi mezzi di comunicazione di massa mettono fine, secondo McLuhan, a questa omogeneità fredda della cultura “gutenberghiana”. Nell’epoca in cui scrive, gli anni Sessanta, la televisione costituisce l’esempio tipico della nuova cultura elettronica. Detto per inciso, molto prima dell’era elettronica, l’energia elettrica è stata fonte di diversi tipi di credenze e religiosità, tra cui lo spiritualismo di Mesmer rimane uno dei movimenti più noti, come descritto nel capitolo “Fuoco alchemico” dell’opera di Erik Davis, Techgnosis: Myth, Magic + Mysticism in the Age of Information (Three Rivers Press, 1999).

 

Sommario 5.7

  • Introduzione
  • Sam Altman a Davos – IA: Qualcosa potrebbe andare storto ma… (18/1/2024)
  • Barbara Gavallotti, AI – Il futuro dell’intelligenza artificiale (La7, 3/12/2023) – con Davide Scaramuzzi (Progetto droni autonomi, Robotic and Perception Group, Università di Zurigo)
  • Caterpillar, Non è successo niente (Prima che ancora e altri versi, Nautilus 2023)
  • Festival Salute 2023 (Gruppo Gedi) – Francesco Vaia (direttore generale prevenzione sanitaria del Ministero della salute): “Il vaccino deve diventare uno stile di vita” (25/10/2023)
  • Armand Robin – La falsa parola, 1952 (Prima parte – trad. italiana di Andrea Chersi, l’Affranchi, Salorino 1995) (TESTO introduzione)

 

Riferimenti 5.7

  • Jerome Agel & Quentin Fiore & Marshall McLuhan, The Medium Is The Massage: With Marshall McLuhan (1967)
  • Umberto Scipione, Si accettano miracoli (Si Accettano Miracoli, 2015)
  • Zoltan Kocsis, da Bela Bartok, Three Etudes op. 18 (1° studio)
  • Chris Andrews, da Bela Bartok, Allegro Barbaro (Sz. 49)
  • Christafari, Pandemic (Quarantine Anthem) (Under God, 2021)
  • Krzysztof Penderecki & Don Cherry, Actions for Free Jazz Orchestra + Humus – The Life Exploring Force (Actions, 1971)

Episodio 5.6

Episodio 5.6

Nell’età della cibernetica l’opposizione tra scienza e religione inizia a svanire e a convergere verso una medesima “terra promessa”, come ha dimostrato l’opera pionieristica del gesuita Pierre Teilhard de Chardin che, uscita dall’oscurità poco dopo la sua morte, a partire dagli anni Sessanta, e non solo in Francia, comincia a essere apprezzata all’unanimità, da sinistra a destra passando per il centro, cattolico e protestante. Questo teorico amico di Julian Huxley, a cui si deve in larga misura il termine e perfino il concetto di transumanesimo, era riuscito a sposare il diavolo della scienza dell’evoluzione con l’acqua santa della ricerca del punto Omega della divinità cristiana. Tra discipline scientifiche e religione non c’era più contrapposizione, dunque, ma equilibrio, che non si risolveva in una reciproca eliminazione o in una dualità bensì in «una sintesi. Dopo quasi due secoli di lotte appassionate, né la scienza né la fede sono riuscite a diminuirsi l’un l’altra. Al contrario, diventa evidente che l’una non potrebbe normalmente svilupparsi senza l’altra: e ciò per il semplice fatto che una stessa vita le anima entrambe. Infatti, la scienza non può giungere agli estremi limiti del suo slancio e delle sue costruzioni senza colorarsi di mistica e caricarsi di fede.» (Il fenomeno umano, pp. 382-383)

Lo slancio consiste nel credere «che l’universo ha un senso e che può, anzi deve, se noi siamo fedeli, pervenire ad una qualche perfezione. Fede nel progresso»; a cui si aggiunge un’importante costruzione, la possibilità di «prospettare, scientificamente, un miglioramento quasi indefinito dell’organismo umano e della società umana». (Ibid.) Infatti, quando la scienza progredisce e giunge a uno stadio superiore di sintesi «che culmina naturalmente nella realizzazione di un qualche stato superiore dell’umanità –, si trova subito nella necessità di fare anticipazioni e di puntare sul futuro e sul Tutto: ma, di colpo, supera se stessa ed emerge nell’opzione e nell’adorazione.» (Ibid., pp. 383-384)

Eppure, in mezzo al coro di lodi rivolte all’opera di Teilhard si è levata qualche rara voce contraria, come fu il caso del pensatore libertario Bernard Charbonneau che dedicò un libro a quello che considerava un “profeta dell’epoca totalitaria”. (Teilhard de Chardin, prophète d’un âge totalitaire, Denoël, Paris 1963). Infatti nella sua opera sarebbero presenti tutti i temi cari tanto al fascismo quanto al comunismo, cioè il “superamento” dell’individuo a favore della massa rappresentata dall’Umanità, la glorificazione del Lavoro e in particolare quello di Squadra, così come la necessità storica della “socializzazione”, considerata semplicemente inevitabile poiché insita nella fase di sviluppo della massa e della tecnica.

Il padre gesuita, attraverso un percorso assai personale, giunse in questo modo a decretare l’armistizio tra le principali forze belligeranti dell’epoca e vide nel progresso tecnologico l’orizzonte obbligato dello sviluppo di qualsiasi società; chi poi ne uscirà vincitore, poco conta, dato che a trionfare sarà in ogni caso una super-umanità potenziata. «Religione e scienza: i due aspetti o le due fasi connesse di uno stesso stato completo di conoscenza, l’unico che possa abbracciare il passato e il futuro dell’evoluzione, per contemplarli, misurarli, perfezionarli. Nel mutuo rafforzamento di queste due potenze tuttora antagoniste, nel congiungimento di Ragione e di Mistica, lo spirito umano, per la stessa natura del suo sviluppo, è destinato a giungere sino all’estremo della sua penetrazione ed al massimo della sua forza viva.» (Il fenomeno umano, pp. 384-385)

 

 

Sommario 5.6

  • Introduzione
  • Polemiche su Musk, secondo il Wall Street Journal farebbe uso di droghe (Sky tg24, 8/1/2024)
  • Barbara Gavallotti, AI – Il futuro dell’intelligenza artificiale (La7, 3/12/2023) – con Rita Cucchiara (Un. Modena e Reggio Emilia) e Paolo Benanti (Pontificia Università gregoriana)
  • Torre insensata (da Jaime Semprun, L’abisso si ripopola, 1989) – TESTO
  • Canzonissima 1974: Raffaella Carrà e Topo Gigio
  • Barbara Gavallotti, AI – Il futuro dell’intelligenza artificiale – con Giorgio Metta (direttore scientifico IIT Genova)
  • Caterpillar, Caccerai i mercanti dal tempio (Prima che ancora e altri versi, Nautilus 2023)
  • È ARRIVATO IL POST-SMARTPHONE? o il postumano che si fa smartphone (con estratti dalla presentazione di AI Pin di Bethany Bongiorno e Imran Chaudhri) – TESTO

 

Riferimenti 5.6

  • Chrome, Zombie Warfare (Can’t Let You Down) + Mondo Anthem (Half Machine Lip Moves, 1979)
  • The Beatles, Lucy in the Sky with Diamonds (Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, 1967)
  • James Rushford & Joe Talia, Untitled (Manhunter, 2013)
  • Topo Gigio, La canzone del Vaccino (1974)
  • Massimo Coen, Vincenzo Mariozzi, Velia De Vita, da Bela Bartok, Contrasti, trio per violino, clarinetto e pianoforte
  • Spike Jonze, Lei (Her) (2013)
  • Klaus Schulze, Satz Gewitter + Satz Ebene + Satz Exil Sils Maria (Irrlicht, 1972)

Episodio 5.5

Episodio 5.5

Oltre all’apertura a una modificazione genetica della specie umana, le visioni positiviste di Teilhard de Chardin in materia di sviluppo sociale gli hanno riservato severe critiche. Per un credente che non fa alcuna differenza tra “Ricerca e adorazione”, come recita il titolo dell’ultimo scritto di padre Teilhard (Recherche et Adoration, 1955), va da sé che il progresso tecnoscientifico non può che contribuire all’unificazione delle coscienze, quella Noosfera che, realizzando l’unanimità, «tende a costruirsi in un solo sistema chiuso, in cui ciascun elemento vede, sente, desidera, soffre per conto proprio le stesse cose di tutti gli altri insieme. Una collettività di tutte le coscienze, armonizzata ed equivalente a un specie di supercoscienza. La terra che, non solo si ricopre di grani di pensiero a miriadi, ma si avvolge in un solo involucro pensante, sino a costruire, funzionalmente, un unico e vasto grano di pensiero, su scala siderale. La pluralità delle riflessioni individuali che si raggruppa e si rafforza nell’atto di una sola riflessione unanime.» (Il fenomeno umano, p. 337-338)

Rifiutando di tenere conto dei problemi legati al mercato e all’automazione, Teilhard preconizzava così, più di settant’anni fa, un adattamento totale agli imperativi della Macchina: «come non vedere che l’industrializzazione sempre più spinta della terra non è null’altro che la forma umano-collettiva di un processo universale di vitalizzazione che (…) mira unicamente, se sapremo adeguatamente orientarci, a interiorizzarci e a liberarci?» (Il posto dell’uomo nella natura. Il gruppo zoologico umano [1956], p. 161) Grazie alla scienza il cammino dell’umanità si dirige verso la conquista della materia, messa ora a disposizione dello spitito, il che significa «potere di più per agire di più. Ma finalmente e soprattutto, agire di più per essere di più…» (Il fenomeno umano, p. 335)

Se un tempo «i precursori dei nostri chimici si accanivano alla ricerca della pietra filosofale», le ambizioni degli umani adesso sono cresciute, e non gli basta più fabbricare l’oro: «noi vogliamo fabbricare la vita! E vedendo ciò che succede da cinquant’anni a questa parte, chi oserebbe dire che si tratti soltanto di un semplice miraggio? (…) Ora che conosciamo gli ormoni, non siamo di fronte alla vigilia di mettere la mano sullo sviluppo del nostro corpo? E persino del nostro stesso cervello? E con la scoperta dei geni, non saremo forse in grado di controllare il meccanismo delle eredità organiche? (…) non saremo forse capaci un giorno o l’altro di provocare ciò che la terra abbandonata a sé stessa, non sembra poter più realizzare, e cioé una nuova ondata di organismi, una neovita, artificialmente suscitata?» (Ibid.)

 

 

Sommario 5.5

  • Introduzione
  • Coronavirus: fase attuale e futuro (Toni Negri a Radio Onda d’Urto, 21/3/2020)
  • PreCrime
  • Caterpillar, Questo è quello che siamo (Prima che ancora e altri versi, Nautilus 2023)
  • Innanzitutto Stare Comodo (tratto da Roberto Calasso, L’Innominabile Attuale, Adelphi, 2017, pp.63-70)
  • La chiave del crimine: PREVEDERLO (La storia di KeyCrime, con Mario Venturi. Roma, #thinkroma, novembre 2018 / KeyCrime – Predictive Crime Analysis Software)

 

Riferimenti 5.5

  • Campo di Marte, Quinto Tempo + Sesto Tempo (Campo di Marte, 1973)
  • Boogie Belgique, Stairway to the USSR (Blueberry Hill, 2012)
  • Dead Kennedys, Police Truck (1980)
  • Steven Spielberg, Minority Report (2002)
  • Henrik Szeryng e Tasso Janopoulo, Romanian Folk Dances (Bela Bartok, arr. Zoltan Szekely) (Parigi, 27/11/1962)
  • Toki Fuko, Spring Ray – Induction (Spring Ray, 2019)
  • The Clash, Police On My Back (Sandinista!, 1980)
  • DJ Shadow, Stem (Cops ’N’ Robbers Mix) (Stem, 1996)
  • Βαβυλώνα, Policemania (Τερατώδες Mix) (Τα Τέρατα Παίζουν Ακόμα, 2001)

Episodio 5.4

Episodio 5.4

Quanto il “nuovo umanesimo” proposto da Teilhard de Chardin si allontani dall’eredità della modernità cristiana risalta in modo ancor più lampante allorché ci si sofferma sulla nozione di interiorità. Una delle caratteristiche proprie dell’individualismo, secondo un punto di vista umanista, è l’idea di una interiorità soggettiva separata dal resto del mondo. Nella sua prospettiva evoluzionista, invece, il paleontologo gesuita vede l’interiorità piuttosto come un dato comune all’insieme della materia, di cui è possibile misurarne il livello. Così, secondo la formula del teologo Gaston Isaye, «il grado di interiorità corrisponde al grado di complessità.» (“La cybernétique et Teilhard de Chardin”, in Actes du 3e Congrès international de cybernétique, 11-15 settembre 1961, Namur) Questa complessificazione della coscienza evolutiva favorisce la progressiva differenziazione degli elementi collegati al tutto. In questo modo, proprio come avevamo analizzato nel caso del modello informatico, la nozione di differenza presuppone una desoggettivizzazione dell’individuo: «In qualunque campo – si tratti delle cellule di un corpo, o dei membri di una società, o degli elementi di una sintesi naturale –, l’unione differenzia. In ogni sistema organizzato, le parti si perfezionano e si compiono.» (Pierre Teilhard de Chardin, Il fenomeno umano [1955], p. 352)

Se l’astrazione dell’idea di coscienza in Teilhard de Chardin assomiglia alla fludità concettuale della nozione cibernetica di informazione, non si fermano certo qui i possibili accostamenti tra i due pensieri. Forte dell’ottimismo tecnoscientifico, lo scienziato gesuita vedeva nello sviluppo della ricerca un’avanzamento verso una «cerebralizzazione collettiva» (Il posto dell’uomo nella natura. Il gruppo zoologico umano [1956], Il saggiatore, Milano 1970, p. 168), un punto di svolta in cui «il pensiero, che perfeziona artificialmente l’organo stesso del pensiero», (Il fenomeno umano, p. 336) giunge a oltrepassare il quadro della sua individualità. «La vita che rimbalza sotto l’azione collettiva della riflessione… Sì: il sogno che alimenta oscuramente la ricerca umana è, in ultima analisi, quello di riuscire a dominare, al di là di ogni affinità atomica o molecolare, l’energia fondamentale che tutte le altre forme di energia non fanno altro che servire; afferrare, tutti uniti, il timone del mondo, per impadronirsi della molla stessa dell’evoluzione.» (p. 336)

Considerata l’ultimo stadio evolutivo dalla coscienza, la noosfera corrisponde all’unificazione degli spiriti per mezzo della scienza e della tecnica. Su questo punto Teilhard de Chardin è alquanto esplicito. In Il posto dell’uomo nella natura redatto nel 1949, ovvero un anno dopo la pubblicazione di Cybernetics da parte di Wiener, fa direttamente riferimento a questa disciplina nascente. Vedendo nelle macchine cibernetiche la possibilità di “completare” il processo di cerebralizzazione, Teilhard accarezza il progetto di «perfezionare anatomicamente il cercello di ogni individuo.» (Ibid., p. 169) Come precisa a tal proposito Jean Onimus nella prefazione all’edizione francese de Il fenomeno umano, «Teilhard non è ostile a un certo eugenismo» che andrebbe nella direzione del processo evolutivo della coscienza. Questa idea di ottenere tecnicamente l’ominazione non preannuncia forse l’abbozzo di quel che diventerà un pensiero del postumano?

«Grazie al brusco pullulare dei mezzi ultrarapidi di viaggio e di trasmissione del pensiero, non si stanno forse moltiplicando attorno a noi le aree o gli isolotti psichici in cui, con la convergenza dei loro poteri riflessivi su uno stesso problema e con la medesima passione, i nuclei umani si organizzano in modo stabile sotto forma di complessi funzionali in cui è perfettamente legittimo, da un punto di vista schiettamente biologico, individuare una “sostanza grigia” dell’Umanità? E allora si affaccia allo spirito un’eventualità rivoluzionaria resa possibile dallo stesso gioco di questa innervazione sociale […] quella di un rimbalzo sistematico della ricerca sulla stessa intelligenza da cui emana: la cerebralizzazione collettiva (in ambiente convergente) che applica la punta aguzza della sua enorme potenza a completare e perfezionare anatomicamente il cervello di ogni individuo. Dapprima a completare. E a questo proposito, penso alle straordinarie macchine elettroniche (germe e speranza della giovane “cibernetica”) che sostituiscono la nostra capacità mentale di calcolare e di combinare, e la moltiplicano mediante un processo e in proporzioni che annunziano in questa direzione accrescimenti altrettanto meravigliosi di quelli forniti dall’ottica alla nostra visione. E successivamente a perfezionare il cervello. Il che può essere concepito in due modi: o con la messa in circuito di neuroni già pronti a funzionare, ma tuttora inutilizzati (come tenuti in serbo) in certe zone (già reperite) dell’encefalo in cui si tratterebbe solo di svegliarli, oppure (chi sa?) con la provocazione diretta (meccanica, chimica o biologica) di nuove organizzazioni.» (Il posto dell’uomo nella natura, pp. 168-169)

 

 

Sommario 5.4

  • Introduzione
  • Una canna, un vaccino
  • Toni Negri: “Ecco perchè sono ancora comunista”, intervista di Gianluigi Paragone (La Gabbia, La7, 18/01/2017)
  • Pichetto Fratin: Al via Piattaforma per nucleare sostenibile (The European House Ambrosetti, Villa d’Este, Cernobbio, 1-2-3 settembre 2023)
  • Fantozzi Negrista (Reset_Fest – Istituzioni del comune. Autogoverno in tempi di guerra: Toni Negri 2/10/2022)
  • Nautilus – NUCLEARE, NO GRAZIE (10/12/2023)
  • Fantozzi Negrista 2
  • Radio-Attivismo (Greta Thunberg Supporting Nuclear, ottobre 2022 / Ignazio La Russa, dicembre 2023 / Pichetto Fratin al Senato: L’obiettivo della Piattaforma per il Nucleare Sostenibile, 23/9/2023)

 

Riferimenti 5.4

Episodio 5.3

Episodio 5.3

La Coscienza come processo evolutivo

Leggendo alcune delle opere scritte a proposito di Internet, si sarebbe portati a credere che lo spirito di Teilhard de Chardin si sia reincarnato tra gli adepti del ciberspazio. Se l’influenza dello scienziato gesuita è chiaramente marcata in un Philippe Quéau o in un Pierre Lévy, si sbaglierebbe nel trarne la conclusione che questa si limiti alla sfera intellettuale francese. La rivista americana molto alla moda Wired, per esempio, ha dedicato nel 1995 un articolo che sottolinea come sia stato Pierre Teilhard de Chardin ad aver stabilito, cinquant’anni fa, il quadro filosofico di una coscienza planetaria fondata sulla logica delle reti. (Jennifer Cobb Kreisberg, “A Globe, Clothing Itself With a Brain”, Wired, giugno 1995) C’è da dire che i pionieri delle nuove tecnologie non hanno atteso la messa in campo della “rete delle reti” per riconoscere il loro debito nei confronti di Teilhard. Già negli anni ’60 il teorico dei media Marshall McLuhan lo citava esplicitamente nella sua definizione di «villaggio globale» che dava in La galassia Gutenberg.

Curioso personaggio, questo religioso paleontologo, i cui scritti sono stati lasciati ai margini dal suo stesso ordine, la Compagnia di Gesù. Il “neoumanesimo” a cui si richiamava aveva di che rendere sospette le sue idee agli occhi delle autorità cattoliche poiché, lungi dal rispettare i dogmi della Chiesa, il suo evoluzionismo ottimista oltrepassava perfino il dualismo cristiano da cui è scaturito l’umanesimo. Scorgendo nel processo cosmico dell’evoluzione «una ascesa di coscienza», Teilhard de Chardin considerava l’individualità umana come una tappa cruciale verso un’unificazione totale degli spiriti. Da centro e misura di tutte le cose, sotto la sua penna l’Uomo diventa «freccia ascendente della grande sintesi biologica». (Il fenomeno umano [1955], Il saggiatore, Milano 1968, p. 300)

Desideroso di far coincidere gli avanzamenti scientifici della sua epoca con i principi della sua fede, lo scienziato gesuita sviluppa una teoria dell’evoluzione che si dirige verso una crescente spiritualizzazione della materia. Dalla formazione dell’Universo fino alla riunificazione degli spiriti, il principio della coscienza passa per tre grandi stadi di evoluzione: cosmogenesi, biogenesi e noogenesi. Il fenomeno sociale appare così come «culmine, e non attenuazione del fenomeno biologico» (Ibid., p. 298). Detto in altri termini la società umana è, allo stesso titolo degli esseri viventi, pensata in continuità con la catena cosmica dell’evoluzione, cosa che non può essere concepita senza un forte accento etnocentrico, come testimonia questo passaggio: «tutti i popoli, per restare umani, o per divenirlo di più, sono indotti invincibilmente a porsi nei termini stessi in cui l’Occidente è riuscito a formularseli, le speranze e i problemi della terra moderna.» (Ibid., p. 283) Quel che colpisce in questa frase è l’idea secondo cui l’essere umano non è dato in sé, ma è piuttosto chiamato a modificarsi per diventare più umano, se non addirittura ultra-umano. Ciò risulta ancora più chiaro sapendo che, per Teilhard de Chardin, il processo di ominazione non sarà compiuto fintanto che l’Uomo non arriverà a prendere il testimone dalla Natura nella prosecuzione dell’unificazione delle coscienze.

Allontanandosi dall’ortodossia cristiana, Teilhard de Chardin concepisce la vita umana come uno stadio del processo evolutivo attraverso il quale la coscienza raggiunge un livello più alto di complessità. In tal modo l’essere umano, tramite il suo continuo adattamento e perfezionamento, diventa il motore di una catena evolutiva di cui non è né l’origine né la finalità: «Dunque non era sufficiente affermare, come abbiamo fatto, che diventando cosciente di sé, nell’intimo di noi stessi, l’evoluzione non aveva altro da fare se non osservarsi nello specchio per vedersi sin nelle sue estreme profondità, e per decifrarsi. Essa diventa inoltre libera di darsi o di rifiutarsi. Non solo siamo in grado di leggere nei nostri minimi atti il segreto dei suoi processi, ma, per una parte elementare, la teniamo nelle nostre mani: siamo responsabili del suo passato di fronte al suo avvenire.» (Ibid., p. 302)

 

 

Sommario 5.3

  • Introduzione
  • Più ricoveri per Covid e cresce l’influenza. “Vaccinarsi” (ANSA, 17/12/2023)
  • Lo smart clan dei siciliani (Presentazione della Palermo Smart Control Room: Palermo Today intervista Giuseppe Lo Re, assistente del sindaco per l’Innovazione digitale, 8/9/2023)
  • BENVENUTI A CIBERNOPOLI – Terza parte (TESTO)
  • Lo smart clan dei siciliani BIS (Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi / Roberto Lagalla, Sindaco di Palermo / Leopoldo Laricchia, Questore di Palermo / Renato Schifani Presidente Regione Sicilia)
  • È arrivata Flurona, doppio contagio Covid e influenza. Ecco cosa fare (TV2000, 14/12/2023)

 

Riferimenti 5.3