Episodio 5.37
«Quest’uomo del futuro, che gli scienziati pensano di produrre nel giro di un secolo, sembra posseduto da una sorta di ribellione contro l’esistenza umana come gli è stata data, un dono gratuito proveniente da non so dove (parlando in termini profani), che desidera scambiare, se possibile, con qualcosa che lui stesso abbia fatto. Non c’è motivo di dubitare della nostra capacità di effettuare uno scambio del genere, come non c’è ragione di dubitare del nostro potere attuale di distruggere tutta la vita organica sulla terra. La questione consiste solo nel vedere se vogliamo servirci delle nostre nuove conoscenze scientifiche e tecniche in questa direzione, ed è una questione politica di prim’ordine, e perciò non può essere lasciata alla decisione degli scienziati di professione e neppure a quella dei politici di professione.» (Hannah Arendt, Prologo a Vita Activa. La condizione umana [1958], Bompiani, Milano 1964, pp. 2-3)
L’Impero avanza dietro la maschera della sua ineluttabilità. Dal pessimismo politico di Norbert Wiener allo strutturalismo di Lévi-Strauss, dal nichilismo postmoderno al culto del cyberspazio, dal modello della complessità all’imaginario del postumano, l’ineluttabile è l’orizzonte del pensiero del paradigma cibernetico. Di fronte a un simile fatalismo, si giunge a credere che il destino dell’umanità sia completamente tracciato dall’evoluzione cibernetica e dalla lotta contro l’entropia. Ideologia della fine delle ideologie, il paradigma cibernetico esce dal quadro politico delle rappresentazioni moderne per immergerci in una cosmogonia informatica in cui l’essere umano non è né il centro né la finalità, ma semplicemente un livello superiore di complessità. È possibile immaginare un’alienazione peggiore del confondere i nostri dispositivi tecnici con l’ordine cosmico?
L’epoca moderna che si è inaugurata con l’affermazione dell’onnipotenza del soggetto potrebbe benissimo concludersi con il superamento dell’idea stessa di autonomia soggettiva con tutto quel che implica da un punto di vista della responsabilità politica. Si si prendono alla lettera le tendenze più radicali del paradigma cibernetico, certi pensatori sembrano aspirare proprio a un mondo naturalizzato e spiritualizzato, scaturito dalla pesante prova della storia umana. Di fronte a una tale logica, il soggetto vede la propria singolarità riconosciuta storicamente sgretolarsi tra, da una parte, il modello di una razionalità tecnica che declassa in capacità il cervello umano, e dall’altra un’industria biotecnologica che modella il corpo in funzione di un’ideale di adattabilità e d’immortalità.
Gravido delle promesse vertiginose della tecnoscienza, il futuro che si staglia di fronte a noi sembra uscito direttamente dai programmi di ricerca elaborati dai cibernetisti dopo la Seconda Guerra mondiale. Con il suo ideale di controllo e di gestione dell’informazione, l’impero cibernetico alla fine ci sequestrerà l’avvenire? Nel momento in cui il futuro sembra dettato dalle leggi del mercato e dall’adattabilità tecnologica, abbiamo il diritto di porci la questione. Ancor più per il fatto che questa programmazione del futuro si alimenta della macchina da guerra, proprio la stessa che ha visto nascere la cibernetica. Gli eventi di inizio secolo come l’11 settembre 2001, la lotta contro il terrorismo e la guerra in Iraq, in effetti hanno dato un nuovo avvio all’estensione dell’impero sotto il governo della potenza americana, che in quegli stessi anni stanziava più della metà degli investimenti in “sviluppo e ricerca” nell’ambito militare. Ciò detto, non dimentichiamoci i finanziamenti stanziati al termine della Seconda Guerra mondiale: per fare un esempio, la National Science Foundation, creata nel 1950 su raccomandazione di Vannevar Bush, vide anch’essa aumentare il proprio budget con l’obiettivo di essere al servizio sia di un’economia basata sulla conoscenza sia della sicurezza nazionale. Unita a un patriottismo esacerbato, l’odierna ossessione del controllo e della sicurezza ricorda stranamente l’epoca del maccartismo.
L’impero cibernetico contiene in sé le tendenze totalitarie che storicamente doveva combattere. A forza di essere troppo globalizzante, di riportare tutto all’informazione e alla complessità, di ridurre tutto a un codice, che sia linguistico o genetico, giunge a perdere di vista la realtà stessa, che finisce per confondere con un sistema modellizzato. Questa potenza totalitaria in opera all’interno del paradigma cibernetico è riassunta molto bene da Michel Freitag: «Se a ogni cosa che esiste si sottrae ontologicamente la base che le è propria, quella della specificità in cui si trova, non esiste più realtà: non resta che la sua astrazione. E dunque non c’è nemmeno più alcunché che possa resisterci, che possa opporre il suo essere alla nostra volontà.» (Michel Freitag, “De la terreur nazie au meilleur des mondes cybernétiques”, Argument, vol. 5, nº 1, 2002-2003) Questo quadro può sembrare fosco ma non ha niente di ineluttabile. Nulla che non dipenda da una volontà umana, da una costruzione simbolica, da una potenza politica e da una logica economica. L’impero avanza distruggendo i confini, ma niente impedisce di tracciarne di nuovi, di stabilire dei limiti al suo dilagare.
Uno di questi potrebbe essere quello dell’interiorità: luogo del dubbio, dell’insicurezza, dell’oscurità e della memoria, potrebbe essere l’unica garante dell’autonomia soggettiva che sta alla base dell’alterità, ciò di cui bisogna a tutti i costi difendere le frontiere se ci teniamo alla nostra condizione di esseri storici e politici. Con questa esortazione a restare umani il viaggio di Celine Lafontaine si conclude alle soglie del nuovo secolo, del nuovo millennio. Toccherà ora ai mozzi della Nave dei folli inoltrarsi da soli nei nuovi territori della cibernetica, e al contempo ritornare su altri luoghi oscuri del passato dove sono state piantate le sue radici e che, per poterle estirpare, occorrerà riportare alla luce.
Sommario 5.37
- Introduzione con Toni Blair su obbligo vaccinale, WEF di Davos, gennaio 2023
- Il virologo Bassetti plaude alla sospensione di medici non allineati (IlGiornaled’Italia, 11/6/2023)
- PER NON DIMENTICARE: Andrà tutto bene
- Francesca Santolini e il patriarcato fossile (InOnda La7, 1/8/2024)
- European Health and Digital Executive Agency
- CENT’OCCHI ATTORNO AL SUO CAPO – Sorveglianza territoriale tramite occhi elettronici – TESTO (Qui il link al documento del Progetto ARGO)
- Serbia manifestazione di massa a Belgrado contro l’estrazione di litio nella regione di Jadar (Euronews, 10/8/2024)
- UnoMattina e Robee, il robot umanoide (Rai1, 17/4/2023)
Riferimenti 5.37
- Steppenwolf, Earschplittenloudenboomer (Steppenwolf 7, 1970)
- Steppenwolf, Cat Killer (At Your Birthday Party, 1969)
- Steppenwolf, Fag (Monster, 1969)
- Steppenwolf, Mango Juice (At Your Birthday Party, 1969)
- Steppenwolf, Hodge Podge Strained Through A Leslie (The Second, 1968)
- Co-Mix, Revol Rules OK (Science Fiction Park Bundesrepublik: German Home Recording Tape Music of the 1980s, 2014)
- Elisa ft Tommaso Paradiso, Andrà tutto bene (aprile 2020)
- Sexy Sushi, Hibernatus (Caca, 2005)
- Mirror of Deception, The Ship of Fools (Foregone, 2004)
- Merv Pinny, OB (Can you hear the children cry) (Twisted Minds, 2018) – TESTO
- Spiders On Phasing, Studio Outtake 11 + 14 + 6 + 8 + 7 + 9 + 10 (The Scorpions Studio Outtakes, 2000)
- Boris Kovac & Ladaaba Orchestra, Interlude (Ballad At The End Of The Time, 2003)
- Felix Kubin & Ensemble Integrales, Kugeln + Freundliche Zukunft + Obelisk + Smiling Buddha (Echohaus, 2010)