Episodio 4.29

Episodio 4.29

In ricordo di Theodore Kaczynski, ammazzato dal carcere il 10 giugno 2023. Grazie Ted per quello che hai fatto e quello che hai tentato di fare per tentare di fermare o per lo meno rallentare la macchina mostruosa della disumanizzazione scientifico-tecnologico-cratica.

 

Quando ci venne l’idea di cominciare questa trasmissione, poco più di tre anni fa, nel marzo 2020, era appena iniziato il primo confinamento da coronavirus. Volevamo far sentire la nostra voce, ribadire la critica a una società cibernetica totalitaria che imponeva tanto le sue tecnologie quanto le sue farmacologie, e dovevamo farlo subito, senza esitazioni, per contrastare la visione univoca dell’emergenza sanitaria che, unita alla distopia in atto, spingeva ancor più la nostra civiltà tra le braccia meccaniche dell’informatica e della manipolazione biologica, oltre che dell’autoritarismo globalizzato.

Pochi anni prima ci eravamo preoccupati dell’aumento delle costrizioni vaccinali ai danni dei cuccioli umani, ora presagivamo il riproporsi di un simile ricatto questa volta ai danni dell’umanità intera, senza distinzioni di età e condizione di salute. Uno stato di malattia dichiarato unilateralmente, quasi fosse una guerra al vivente, avrebbe non soltanto rappresentato il viatico per ulteriori sviluppi dell’invasione industrial-farmaceutica, ma ancor più sdoganato e portato ad accettare, se non già a invocare, panacee cibernetiche che grazie all’invasione del sistema tecno-scientifico in corso di ampliamento e potenziamento (il famigerato 5G, l’internet delle cose, l’intelligenza artificiale eccetera), avrebbe stretto ancor più le maglie della rete digitale. Una prigione virtuale, ma concreta, che ci avrebbe ingabbiato tutti, ma questa volta con il pretesto dell’essere a fin di bene.

Così, giunto il momento di scegliere come chiamarci, ispirandoci alla parabola scritta da Theodore J. Kaczynski, detto Ted e soprannominato Unabomber dall’FBI, La Nave dei Folli ci parve il titolo più azzeccato, per vari motivi.

Innanzitutto proseguivamo le fila di un discorso che veniva da lontano, perlomeno dagli anni ’90 quando si era affermata una prospettiva di critica radicale alla società industriale, la cui pertinenza e urgenza venivano adesso confermate dagli eventi scaturiti dall’operazione covid-19.

Inoltre la metafora della società vista come un’imbarcazione in rotta verso un destino di inevitabile naufragio ci sembrava calzasse a pennello con la situazione che stavamo vivendo; novelli mozzi, ci proponevamo di lanciare ordini nella tempesta per tentare di salvare questa nave perduta, o quantomeno per cercare affinità e complicità tra chi, come noi, puntava a non cedere ai ricatti dei comandanti di bordo che imponevano leggi, obblighi e restrizioni per poter governare il timone nell’ora del pandemonio.

Infine, lanciavamo il monito di prestare attenzione agli aggiustamenti riformisti che, mirando non tanto a prendere in mano la barra e invertire la direzione di navigazione, quanto a stabilire a bordo condizioni più giuste, eque e politicamente corrette, avrebbero forse migliorato un po’ la sopravvivenza dei passeggeri ma per nulla lo schianto imminente e il lento ma inesorabile inabissamento.

Proprio come accadde al racconto di Ted, anche la nostra Nave dei Folli è stata attaccata da una sinistra ideologia che, passo dopo passo, un cedimento dopo l’altro, ha risucchiato nel gorgo cibernetico anche gran parte del presunto anarchismo. Pure noi, come quei pochi che hanno mantenuto la rotta del pensier libero senza scendere a compromessi con la neo-modernità, come Ted e chi non si piega ai loro diktat e non segue le nuove mode alternative, infamati e calunniati come fascisti, reazionari, tuttofobici, banditi da gran parte dei luoghi del cosiddetto movimento e tenuti alla larga perfino da chi, seppur condividendo almeno in parte le nostre analisi e posizioni, preferisce non schierarsi per timore di doversi accollare l’onere, che per noi è un onore, di arginare la deriva riformista, autoritaria, tecnofila dei sovra-socializzati di sinistra installati nella zona grigia.

Nonostante tutto, malgrado tutti e tutte, siamo ancora qui. In alto i cuori, drizziamo le vele e… all’arrembaggio della società industriale.

 

 

Sommario 4.29

  • Introduzione
  • Dal Manifesto di FC (alias Unabomber) – Punto 230
  • Ted Kaczynski, Un saggio del 1971 (tratto da Ted Kaczynski, Contro la civiltà tecnologica, Nautilus, 2006) – PRIMA PARTE
  • Buon viaggio, Ted

 

Riferimenti 4.29

  • Artificial Memory Trace, Part 1 (Psychetals, 2012)
  • Pere Ubu, Thriller! (Dub Housing, 1978)
  • The Doors, Ship of Fools (Live in New York at Felt Forum, 1970)
  • Massive Attak, Special Case (100th Window, 2003)
  • Martin Stagnaro, Unabomber (Functional Chaos, 2022)
  • Andre Holland, Unabomber (Interstellar Fugitives, 1998)
  • Aidan Baker, Transgenic Two + Aberration One (Aberration, 2017)
  • The Doors, The Crystal Ship (The Doors, 1967)
  • Artificial Memory Trace, Part 1 (Psychetals, 2012)
  • Goo Goo Cluster, The Ballad of Ted Kaczynski (Live 2004)