Episodio 4.21

Episodio 4.21

La prospettiva di creare delle macchine in grado di superare in termini di capacità il livello di apprendimento umano presuppone un decentramento completo del soggetto. Per Arendt è chiaro che lo spostamento del punto di vista scientifico al di fuori della Terra può condurre unicamente a un accecamento dell’essere umano riguardo le sue condizioni. Appoggiandosi al principio di indeterminazione di Heisenberg, ella dimostra che il tipo di sguardo che la scienza contemporanea ha sull’Universo conduce alla perdita dell’oggettività stessa della natura. In Natura e fisica moderna Heisenberg «ha concluso che la ricerca moderna della “vera realtà” dietro le mere apparenze, che ha dato origine al mondo nel quale viviamo e che ha avuto come risultato la rivoluzione atomica, ha portato a una situazione all’interno delle scienze nella quale l’uomo ha perduto l’oggettività stessa del mondo naturale, così che egli nel suo andare a caccia della “realtà oggettiva” ha improvvisamente scoperto di essere “sempre e soltanto di fronte a se stesso”». (Hannah Arendt, “La conquista dello spazio e la statura dell’uomo”, p. 95)

«Tutto ciò rende ogni giorno più improbabile che l’uomo incontri qualcosa nel mondo che lo circonda che non sia stato fatto dall’uomo e che dunque non sia, in ultima analisi, egli stesso sotto diverse maschere. L’astronauta lanciato nello spazio extraterrestre e imprigionato nella sua capsula piena di strumenti dove ogni incontro fisico e reale con lo spazio circostante significherebbe una morte immediata, potrebbe benissimo essere considerato una incarnazione simbolica dell’uomo di Heisenberg, l’uomo per il quale quanto più diventa ardente il desiderio di eliminare tutte le considerazioni antropocentriche del suo contatto con il mondo non umano che lo circonda tanto più diventa improbabile l’incontro con qualcosa di diverso da se stesso e dalle cose fatte dall’uomo.» (p. 96)

Questo confronto dell’uomo con se stesso è il prodotto dell’aver rinnegato la sua condizione di essere terrestre. Riprendendo l’idea di Heisenberg secondo cui, vista dallo spazio, l’automobile sembra essere una parte inalienabile dell’essere umano tanto quanto lo è il guscio per la chiocciola, Arendt conclude che, a causa di questo decentramento di prospettiva, l’umano rischia di perdere il senso della sua stessa creazione: «Tutto il nostro orgoglio per ciò che possiamo fare scomparirà in qualche genere di mutazione della razza umana; di fatto, l’intera tecnologia, vista a partire da questo punto, non apparirà più “come il risultato di uno sforzo cosciente dell’uomo per estendere la sua potenza materiale, ma piuttosto come un processo biologico su larga scala”.» (pp. 98-99)

Per concludere, Arendt denuncia il rischio che, a queste condizioni, parola e linguaggio saranno sostituiti «molto meglio dal formalismo estremo, e in se stesso privo di significato, dei simboli matematici.» E ciò che rende possibile avvicinarsi a questo punto, forse di non ritorno, sono proprio la conquista dello spazio e la scienza che l’ha resa possibile: una volta raggiunto quel punto, «la statura dell’uomo non sarebbe semplicemente abbassata secondo tutti i parametri a nostra conoscenza, ma verrebbe distrutta.» (p. 99)

 

 

Sommario 4.21

  • Introduzione
  • Bernard Charbonneau – Il fuoco verde (con frammenti di Nardella & Thunberg) – TESTO
  • I MICROCHIP O LA VITA – Seconda parte – TESTO
  • “Per un pugno di chip”, Presa diretta (RAI3, 6/3/2023)
  • Jean Renoir, Picnic sull’erba (Le Déjeuner sur l’herbe), 1959 – Quinta e ultima parte
  • La salute del cyborg – OPPO OHealth H1 – TESTO
  • 2050. Breve storia del futuro (mostra d’arte a cura di Jacques Attali, 2016)
  • Bear Jail: prigione per orsi bianchi (Churchill, Canada)
  • Vendere la pelle dell’orso prima di averlo addomesticato
  • COMUNICATO STREET RAVE PARADE – Torino, 22/4/2023 – TESTO

 

Riferimenti 4.21

  • Embryo, People From Out The Space (Opal, 1970)
  • Jorge Reyes, Dance Of The Red Tezcatlipoca (Tomani, 1990)
  • Deutsch Nepal & The Moon Lay Hidden Beneath A Cloud, Untitled 1 (A Night In Fear, 1999)
  • DJ Shadow, Midnight In A Perfect World (Gab Mix) + Midnight In A Perfect World (Endtroducing…, 2005)
  • Dj Spooky, Sequentia Absentia (Dialectical Triangulation I) + Absentia Absentia (Dialectical Triangulation III) (Optometry, 2002)
  • Sleepytime Gorilla Museum, The Putrid Refrain (In Glorious Times, 2007)
  • Sleepytime Gorilla Museum, The Miniature + Sunflower (Grand Opening and Closing, 2001)
  • Quicksilver Messenger Service, The Bears (Sons of Mercury 1968-1975, 1991)
  • Guess Who, Running Bear (Rockin’, 1972)
  • The Speedfreak, Don’t Stop Scratchin’ (Cyberdrome – Alien City, 1995)

Episodio 4.20

Episodio 4.20

Dall’inumano al postumano

Anche se potrebbe sembrare una deviazione che ci allontana dal nostro argomento, dobbiamo soffermarci su un saggio scritto da Hannah Arendt nel 1963, in cui rispondeva a una domanda, posta in occasione di un Simposio organizzato lo stesso anno dagli editori della rivista Great Ideas Today: “La conquista dello spazio da parte dell’uomo ha accresciuto o diminuito la sua statura?” Partendo dalla constatazione che i grandi progressi della tecnoscienza del XX secolo hanno avuto come base comune la negazione della percezione sensoria propria della natura umana, Arendt riflette sulle conseguenze di tale negazione da un punto di vista umanista. Lo scarto che continua ad aumentare tra il senso comune e le astrazioni fisico-matematiche che guidano il progresso tecnico è frutto di un’esteriorizzazione delle preoccupazioni scientifiche rispetto alla condizione umana. «Il progresso della scienza moderna ha dimostrato con molta forza fino a che punto questo universo osservato, l’infinitamente piccolo così come l’infinitamente grande, sfugge non solo alla grossolanità della percezione sensoria dell’uomo, ma anche agli ingegnosissimi strumenti che sono stati costruiti per il suo raffinamento. I dati di cui si occupa la ricerca fisica moderna (…) non sono (…) dei fenomeni, delle apparenze, perché non li incontriamo in alcun luogo, né nel nostro mondo quotidiano né nel laboratorio; siamo a conoscenza della loro presenza soltanto perché essi hanno, in una certa maniera, un effetto sui nostri strumenti di misurazione.» (La conquista dello spazio e la statura dell’uomo (1963), in Verità e politica, Bollati Boringhieri, Torino 1995, pp. 80-81)

Per quel che riguarda l’espansione verso il cosmo, secondo Arendt, siamo giunti «alla nostra attuale capacità di “conquistare lo spazio” attraverso la nostra capacità di manipolare la natura da un punto dell’universo esterno alla Terra», che è proprio quel che avviene allorché «liberiamo dei processi energetici che ordinariamente si svolgono soltanto nel Sole o quando tentiamo di avviare in una provetta i processi dell’evoluzione cosmica o quando costruiamo macchine per la produzione e il controllo di energie sconosciute nella dimora della natura terrestre.» (p. 98) Ora, la condizione umana è intrinsecamente legata alla vita terrestre. Volere, anche solo in astratto, oltrepassare scientificamente i limiti del globo rappresenta un restringimento delle prospettive umaniste, e ciò è dimostrato secondo Arendt dal ritardo considerevole dello sviluppo sociale e politico rispetto al progresso tecnoscientifico.

Infatti è impossibile ragionare sulla conquista dello spazio senza soffermarsi su una delle sue principali condizioni di possibilità: il computer. Su questo punto la posizione di Arendt è assai chiarificatrice: sebbene «i cervelli elettronici» possano svolgere il lavoro dell’uomo meglio e più rapidamente, il fatto che «si sostituiscano e amplino la potenza intellettiva» può essere accettato soltanto presupponendo che quest’ultima si possa misurare «in termini di quoziente intellettivo» che però «oltre al fatto di essere la conditio sine qua non della mente umana, non ha molto a che vedere con la qualità di quest’ultima.» La vera particolarità dello spirito umano si situa invece, per Arendt, nella sua capacità di comprendere e dare senso al mondo, cosa che non è in alcun modo riducibile a un ragionamento automatico. In tal senso, l’affermazione di numerosi scienziati secondo cui i computer «possono fare “ciò che un cervello umano non è in grado di comprendere”», non soltanto è un attacco alla dimensione umana ma una vera e propria minaccia nei suoi confronti. (pp. 84-85)

 

 

Sommario 4.20

 

Riferimenti 4.20

  • The Heliocentrics, Intro + Sirius B + They Are Among Us (Part 1) + Intermission + Return Journey (Out There, 2007)
  • Superobots, Daltanious (1981) – TESTO
  • Benoît Charest, Cabaret Aspirateur (Les Triplettes de Belleville,  2003)
  • The Cramps, Human Fly (…Off the Bone, 1983)
  • Mischa Maisky, Bach Cello Suite No.1 in Sol (1993)
  • Felix Lajko & Boban Markovic Orkestar, Felix Kolo (Srbija: Sounds global, 2000)
  • Oplewing/Sixsense, Microchip (2022)
  • Troblemakers, Noces Africaines (Doubts & Convictions, 2001)
  • Agents Of Time, My Heart Is A Microchip (2020)
  • Troblemakers, Groover is Back (Doubts & Convictions, 2001)

Episodio 4.19

Episodio 4.19

La derealizzazione, che può essere chiamata anche estetizzazione, può avere un limite? Dato che si è ancora vincolati a concepirla come «un grande velo rosato che ricopre il mondo delle merci, delle informazioni addomesticate», modellata sulla rotondità conciliante che contraddistingue l’ideale di bellezza classico, per Vattimo questo limite è l’assenza di ogni conflittualità, spiegabile con le esigenze di quell’agente realistico che è il mercato: «ciò che non va del mondo della “irrealtà” mediatica non è la perdita del riferimento al reale, ma il fatto che, in essa, il reale si fa ancora troppo, e indebitamente, valere.» Già alfiere della dissoluzione della verità Vattimo si muove «nella direzione di una liberazione della interpretazione dalle pretese, che non possono non essere false, della “realtà”.» In questo recupero del carattere conflittuale dell’esteticità vorrebbe avvicinarsi a Marcuse, con la differenza che «l’emancipazione a cui si pensa dal punto di vista “nichilistico” nel quale mi pongo, è il mondo del conflitto delle interpretazioni, e non il mondo conciliato dei “figli dei fiori” dei rivoluzionari californiani del 1968».

Per quanto finga di criticarlo, Vattimo considera positivo lo sviluppo del capitalismo che si stava smaterializzando con la finanziarizzazione e ricomponendo su basi elettronico-mediatiche. Il suo abbaglio, o forse strategia, consiste nell’ipotizzare uno scontro tra un principio di realtà, che sarebbe appannaggio dell’economia con modalità analoghe ai fondamentalismi di ogni tipo, «una sorta di reazione di agorafobia, una nostalgia per il ritorno a orizzonti limitati ma certi, come quelli della famiglia, della comunità locale, dell’etnia, della setta religiosa», da un lato. E dall’altro un movimento conflittuale dovuto alla derealizzazione con un «esito “positivo” – emancipativo, liberante, desiderabile – (…) inaugurato dalla nascita della società dei mass media (…) la liberazione della pluralità delle interpretazioni e l’estetizzazione tendenzialmente totale dell’esperienza umana del mondo».

Vattimo nega di accettare il mondo così com’è (anche se poco oltre confessa di essere «conforme alle concrete trasformazioni storiche») e vuole venderci il suo pensiero come un tentativo di ridurre il dominio “realistico” dell’economia. «È in fondo il sogno stesso che si delineava nell’opera di Marx: non considerare più le leggi economiche come leggi “naturali”, costruire una società non più fondata sulla lotta per la sopravvivenza.» Si profila all’orizzonte un altro ambito da distruggere, pardon decostruire, quello della natura, che al pari della realtà e della verità (tutte con la maiuscola, ovviamente) sarebbe ancora legato a una concezione classica dell’emancipazione, la stessa che imprigionava Marcuse il quale «mirava alla restaurazione di una specie di soggetto “naturale”, reso bensì possibile dalla tecnologia moderna, ma non sostanzialmente modificato da essa.»

Malgrado le acrobazie intellettualistiche tipiche dei professionisti delle ideologie, il futuro politico fluido e parlamentare europeo nonché squallido alleato di un movimento NoTav in decomposizione, difficilmente può nascondere la sua complicità con i poteri forti e il progetto post-umano a cui, secondo il verbo già professato negli anni ’80 dalle nuove sinistre in via di globalizzazione, «si oppongono resistenze residuali, nostalgie realistiche, bisogni nevrotici di orizzonti rassicuranti e disciplinanti.» Il sogno del mondo informatizzato e derealizzato covato da larga parte dei poteri mondiali è a portata di mano: non solo «la produzione di merci ormai da un paio di secoli deve creare artificialmente i bisogni da soddisfare, che dunque hanno sempre meno un ancoraggio realistico nella natura umana; ma, soprattutto, oggi molte tecnologie nate in vista di scopi, in generale, “economici”, o di utilità, vengono fatte servire, e non solo marginalmente, a scopi “ludici”, di soddisfazione estetica. È il caso delle tecniche della realtà virtuale, sorte molto spesso in funzione di esigenze militari o paramilitari (…) che sempre più massicciamente si trasformano in elementi dell’industria del divertimento.» (Gianni Vattimo, La società trasparente, pp. 113-119)

Principale teorico assieme a Pier Aldo Rovatti del pensiero debole, Gianni Vattimo incarna le derive della postmodernità e con le sue posizioni ambigue fa da padrino al post-uomo che la cibernetica stava forgiando. La parabola che l’ha portato dalla militanza liceale in Azione Cattolica all’adesione al Partito Comunista, passando per i radicali e i Democratici di Sinistra, lo ha visto anche parlamentare europeo nelle fila dell’Italia dei Valori di Antonio di Pietro. Il programma che l’ha fatto eleggere al Parlamento europeo riassume bene questa figura di “comunista cristiano”: «La laicità è il frutto migliore e più maturo del messaggio cristiano. Solo un’Europa laica che ascolti e riconosca le differenze, che sia libera di legiferare nel rispetto della pari dignità di ciascuno, singoli e comunità, può dar vita a una società giusta e solidale. Allo Stato etico voluto dal Vaticano si può opporre solo un’Europa che difenda la legittimità delle coppie di fatto e delle unioni omosessuali, che promuova la libertà di ricorrere alla fecondazione assistita e di decidere sulla propria vita e sulla dignità della morte, che liberi la ricerca scientifica dal dominio dell’oscurantismo.» Amen.

 

 

Sommario 4.19

 

Riferimenti 4.19

  • Hedningarna, Kina + Graucholorfen (Hippjokk, 1997)
  • Circus contraption, Red Noodle (Grand American Travelling Dime Museum, 2005)
  • Ever Forthright, The Little Albert Experiment (Ever Forthright, 2011)
  • Ensemble Romanesca esegue Marco Uccellini, Corrente IX, Op. IV + Aria III, Op. IV + Sonata Over Toccata V, Op. IV + Sonata III, Op. VII + Sonata I, Op. VII + Aria IX, Op. IV + Corrente XX, Op. IV + Corrente IV, Op. IV + Sonata XI, Op. VII (Sonatas, 1996)
  • Fanchon Daemers, La rengaine des résignés (testo di Raoul Vaneigem) (Contre la résignation: chants d’amour et de révolte, 2014)

Episodio 4.18

Episodio 4.18

Verso la fine degli anni ’70 secondo Gianni Vattimo pareva si stesse abbandonando il pessimismo nei riguardi della società della comunicazione massificata, incarnato dalle «tesi apocalittiche» della Scuola di Francoforte. Si assisteva al contempo a un’erosione dell’umanesimo grazie all’imporsi dello strutturalismo (seguendo il celebre motto di Lévi-Strauss, bisogna studiare gli uomini come si studiano le formiche), il cui successo era dovuto anche alla fine degli imperi coloniali: l’umanesimo infatti era considerato complice se non sinonimo delle posizioni eurocentriche rendendo impraticabili le grandi filosofie ottocentesche quali idealismo, positivismo e marxismo.

Inoltre, l’umanesimo era criticato per la sua visione della Bildung (ossia cultura, formazione dello spirito) fondata sull’auto-trasparenza della coscienza, «sull’ideale di un soggetto capace di emanciparsi in quanto si riappropriava di se stesso e si liberava dei veli ideologici conquistando una visione “oggettiva” del mondo e della storia.» (Gianni Vattimo, La società trasparente, p. 102) Questa visione era messa in discussione dall’antropologia strutturale e dalla nuova psicanalisi, e «il carattere demoniaco dei mass media sembrava smentito dall’effettivo sviluppo delle tecnologie comunicative.» (p. 103) Mentre Adorno pensava a Goebbels e al Grande Fratello, secondo Vattimo il mondo massmediatico si stava configurando più come una Babele, in cui si assiste al passaggio da una tecnologia meccanica a una elettronica e informatica che fa emergere il modello di rete al posto dell’ingranaggio mosso da un unico centro. Vattimo prende come esempi non solo la possibilità dei singoli di creare stazioni radio o produrre contenuti audio-video-testuali nella rete, diventando «soggetti attivi nel “mercato” mediatico» (p. 104), ma anche il fatto che la pubblicità si deve piegare all’audience che, per quanto manipolabile, è un interlocutore non del tutto prevedibile e condizionabile.

Dunque negli anni ’80 c’è un ottimismo mediatico, «l’aspettativa non irragionevole che lo sviluppo della tecnologia elettronica e della cultura che essa rende possibile» possa, oltre che sventare le previsioni fosche, «aprire nuove vie di emancipazione». Ottimismo che si riflette nelle teorizzazioni post-moderne e che coincide con la vasta popolarità raggiunta in quegli anni dall’ermeneutica: questa «non si lascia più dominare dall’ideale della trasparenza, giacché non crede più (…) alla possibilità e necessità di una conoscenza “oggettiva” in vista dell’emancipazione. (…) per essa non si tratta di emanciparsi dalle interpretazioni, ma di emancipare le interpretazioni dal dominio e dalle pretese di una verità “vera”, la quale richiederebbe di affidarsi a scienziati, gerarchie religiose, comitati centrali politici o ad altre categorie di intelligenze “non distorte”, con tutti i rischi che questo comporta per la libertà.» (p. 105)

Come guardare allora a questa Babele comunicativa? Vattimo rispolvera il concetto di “derealizzazione” e si affida all’ermeneutica che non cerca la verità eterna, ma è una «filosofia che cor-risponde alla situazione del mondo della comunicazione generalizzata». Se quando la rappresentazione della realtà era monopolio della Chiesa, dell’Impero e poi nella modernità della scienza sperimentale, «si poteva e si doveva essere “realisti”, oggi la sempre più visibile e vertiginosa pluralità delle agenzie interpretative ha portato con sé una consapevolezza acuta e diffusa (…) del carattere interpretativo della stessa nozione di realtà e verità. Che il mondo sia un “gioco di interpretazioni” e niente di più lo sappiamo più o meno esplicitamente tutti. È questo che qui chiamo derealizzazione.» (p. 108-109)

 

 

Sommario 4.18

 

Riferimenti 4.18

  • DJ Shadow, What Does Your Soul Look Like (Peshay Remix) (Endtroducing…, 2005)
  • Garblecrat, The Anarchy Blues (8, 1990)
  • Human Flesh, Beatitude (ma vie à l’envers) + Maybe Your Skin… (Love At First Sigh) (Tecnologie Del Movimento II, 1992)
  • Produkt, Interflug (Float, 1996)
  • Renato Zero, Contagio (Via Tagliamento 1965/1970, 1982)
  • Marc Rebillet, Vaccinated Attitude (2021)
  • Bonzo Dog Doo-Dah Band, We Are Normal (The Doughnut in Granny’s Greenhouse, 1968)

Episodio 4.17

Episodio 4.17

Il viaggio filosofico-sociologico di Lafontaine è approdato su sponde a noi molto vicine, perciò ci soffermiamo sull’apporto dato da Gianni Vattimo, professore di filosofia a Torino e caposcuola del pensiero debole, al dibattito attorno al binomio moderno/postmoderno e in particolare sulla sua opera La società trasparente, dove tra l’altro si possono rintracciare alcuni capisaldi delle odierne posizioni politiche assunte tanto dai movimenti che si vorrebbero contestatari quanto dai vertici dei partiti progressisti.

Postmodernità secondo lui significa innanzitutto che viviamo in una «società della comunicazione generalizzata, la società dei mass media», (p. 7) che si caratterizza per il superamento di idee assolute e totalitarie tipiche della modernità, ad esempio il pensare «l’essere come fondamento, e la realtà come sistema razionale di cause ed effetti»; e oggi è venuto meno questo senso della realtà, che era «solo un modo di estendere a tutto l’essere il modello dell’oggettività “scientifica”, della mentalità che, per poter dominare e organizzare rigorosamente tutte le cose, le deve ridurre al livello di pure presenze misurabili, manipolabili, sostituibili – alla fine riducendo a questo livello anche l’uomo stesso, la sua interiorità, la sua storicità.» (p. 16) Questa perdita produce come effetto liberatorio, emancipatore, lo «spaesamento, che è anche, e nello stesso tempo, liberazione delle differenze, degli elementi locali, di ciò che potremmo chiamare, complessivamente, il dialetto.» (pp. 16-17)

Si torna alla favola o affabulazione della fine delle grandi Narrazioni già anticipata da Lyotard, a favore delle storie, personali o di gruppo, di chi è rimasto ai margini della storia, le minoranze qui paragonate al dialetto: per Vattimo «vivere in questo mondo molteplice significa fare esperienza delle libertà come oscillazione continua tra appartenenza e spaesamento.» (p. 17) Questo è uno dei punti centrali di tutta l’ideologia postmoderna: dipende, a seconda delle convenienze, da come si legge e interpreta la realtà e la si può piegare ai propri voleri. L’oggettività scientifica è deprecabile ma è fondamentale affidarsi alla tecnologia; il mondo massmediatico potrebbe aprire la porta alla tirannide ma ci permette una «chance di un nuovo modo di essere (forse: finalmente) umani.» (p. 20)

Vattimo sottolinea come le scienze naturali e le tecnologie siano oggi indirizzate soprattutto in due modi: «a) il “senso” in cui si muove la tecnologia non è tanto il dominio macchinico della natura, ma lo sviluppo specifico dell’informazione e della costruzione del mondo come “immagine”; b) questa società in cui la tecnologia ha il suo culmine nella “informazione” è anche, essenzialmente, la società delle scienze umane» (pp. 26-27) Di qui la centralità delle «tecnologie informatiche, che sono come “l’organo degli organi”, il luogo in cui il sistema tecnologico ha il suo “pilota” o ciberneta, la sua direzione, anche intesa come tendenziale direzione di sviluppo.» (p. 27)

L’abbaglio consiste nel vedere come potenzialmente liberatorio e anti-totalitario questo sviluppo cibernetico che favorirebbe le minoranze, le narrazioni altre, la sinistra, i deboli, a svantaggio di un potere centralizzato, retrogrado e scientista, che starebbe arretrando di fronte a questa ondata innovatrice. E ignorare quanto questa marea informatica stia al contrario dotando il totalitarismo di nuove armi, sempre più raffinate, e di come si collochi, dialetticamente, in entrambi i poli politici.

Invece secondo Vattimo la «diffusa sfiducia nella cultura scientifico-tecnologica occidentale, considerata come modo di vita che viola e distrugge l’autentico rapporto dell’uomo con se stesso e con la natura» dà vita a quello che definisce arcaismo o atteggiamento apocalittico che, quando non diventa programma di restaurazione della cultura tradizionale e dunque una posizione politica di destra, «può dar luogo, ed è il caso di molta cultura liberal europea recente, a puri atteggiamenti di critica “utopica” della civiltà scientifico-tecnologica e del capitalismo.» (Gianni Vattimo, La società trasparente, Garzanti, Milano 1989 / 2° edizione 2000, pp. 46 e 49).

 

 

Sommario 4.17

 

Riferimenti 4.17

  • Les Chevals, Valse Macabre + Chewalkyries + Playtime (KõnKman, 2007)
  • 4th Sign of the Apocalypse, Bleeding (Lost Hour World, 1998)
  • Moody Blues, The Day Begins + Dawn: Dawn is a Feeling + The Morning: Another Morning + Lunch Break + The Afternoon + Evening + The Night (Days of Future Passed, 1967)
  • Dedy Dread, Go Miller (2014)
  • Louie Ramirez, The Oracle (Louie´s Grooves, 2005)
  • Current 93, The Burial of the Sardine [Nurse With Wound] + Lashtal (Nature Unveiled, 1984)
  • Delerium, Monuments Of Deceit + Certain Trust (Faces, Forms and Illusions, 1989)
  • Skdron, Ganjah (No More Sexism, Male Tape, Gay Side, 1997)

Episodio 4.16

Episodio 4.16

Il concetto di soggetto difeso da Lyotard e da altri pensatori postmoderni si distanzia in modo considerevole dagli ideali moderni di autonomia e di emancipazione rivendicati dal filosofo tedesco Jürgen Habermas. Critico degli effetti tecnocratici della rivoluzione cibernetica della fine degli anni ’60, in Teoria dell’agire comunicativo del 1981 propone una completa rifondazione del legame sociale sulla base di un’argomentazione comunitaria dal valore normativo. Per lui, se la modernità restava un “progetto incompiuto” (La modernità: un progetto incompiuto, discorso tenuto nel settembre 1980) tuttavia non è più nel soggetto, inteso come fonte autonoma di razionalità, che risiedono le sue potenzialità emancipatrici, quanto nell’intersoggettività del linguaggio comune. L’a-priori trascendentale della «comunità illimitata della comunicazione», postulato da Karl Otto Apel (Comunità e comunicazione, 1973) e ripreso da Habermas, rimanda alla condivisione collettiva delle rappresentazioni linguistiche e alle loro interpretazioni pragmatiche. Il concetto di agire comunicativo a sua volta si basa sull’argomentazione razionale tramite cui i soggetti si intendono sull’orientamento pratico degli enunciati che si offrono alla discussione. I consensi ottenuti grazie a un’argomentazione collettiva possiedono per Habermas uno status particolare, definito a seconda del tipo di pretesa di validità che hanno: cognitiva, normativa, espressiva. Il loro carattere normativo permette di fare da contrappeso alla razionalità strumentale, che tende a imporsi in ogni sfera di attività. L’agire comunicativo è così concepito come un mezzo per lottare contro la colonizzazione del mondo sperimentata dal sistema sociale.

Alla ragione strumentale Habermas oppone la ragione comunicativa. Fondando la razionalità sull’intersoggettività, intende perseguire il progetto moderno di emancipazione del mondo attraverso la ragione. Ma alla luce della nostra analisi del paradigma cibernetico, non è certo banale sottolineare come anche la teoria critica sia impregnata del modello comunicativo. Beninteso, il concetto di intersoggettività linguistica su cui si basa l’edificio teorico di Habermas è lungi da una definizione strettamente informatica del legame sociale; eppure, ponendo la razionalità al cuore stesso dell’intersoggettività comunicativa, si colloca pur sempre nel paradigma informatico, pur se nella sua estremità critica.

Malgrado l’incommensurabilità delle loro posizioni teoriche, Lyotard e Habermas partecipano ognuno a modo suo alla riformulazione comunicativa del legame sociale. Insieme, incarnano la polarizzazione dei dibattiti su tali argomenti. Se a tutto ciò si aggiunge il sistemismo di Luhmann, si deve constatare come il paesaggio intellettuale contemporaneo sia attraversato da parte a parte da problematiche legate – da vicino o da lontano – al paradigma informatico.

 

 

Sommario 4.16

  • Introduzione
  • Mi sento solo, vorrei solo fare una carezza ai miei cari – TESTO
  • LA QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE – VIII parte – I primi elettrodi integrati nel cervello e l’invasione degli ultrastronzi – FONTI
  • LA MACCHINA AL POTERE: ION, L’ASSISTENTE VIRTUALE DEL GOVERNO RUMENOTESTO
  • Gianni Vattimo: Green Pass e vaccinati (La7, In Onda, 25/10/2021)

 

Riferimenti 4.16

  • Sleepytime Gorilla Museum, Ambugaton (Grand Opening and Closing, 2001)
  • Marco Frisina, Chiara Nella Prigione (Chiara E Francesco, 2007)
  • Benjamin Lew, Le personnage principal est un peuple isolé (Le Parfum Du Raki, 1995)
  • Puissance, Control (War On, 1999)
  • Ansamblul Folcloric Martisorul e Vladuta Lupau, Martisor, saruta-ma bade, badisor (2022)
  • Rusanda Panfili & Friends, Hora Martisorului (2016)
  • Katica Illényi, Hora Martisorului (2016)
  • Dragianni, Hora Martisor (2012)
  • Mahala Raï Banda, Mahalageasca (Felix B Jazzhouse Dub) (Gypsy Beats And Balkan Bangers, 2006)
  • Posthuman Tantra, Hypercortex Nonsense + The Brain-Silicon Connections’ Hypothesis + ID Suicide (Asylum Of Slaves, 2007)
  • Mina, E Penso a te (dal vivo, 1971)
  • Brain Damage, Flux – Crystal Sound Remix (Goa Trip, 2018)
  • Nuova compagnia di canto popolare, Tammuriata Nera (Li Sarracini adorano lu sole, 1974)
  • Repeater, Eugenic Action Against New Generation (Beyond Any Hope Of Mercy: Cocked And Locked 2012)
  • Rakta, Fim Do Mundo (Falha Comum, 2019)
  • Joanie Leeds (feat. Joya), Fauci Ouchie – Vaccine Song for Kids, Healthy Habits (2022)

Episodio 4.15

Episodio 4.15

Secondo Lyotard, le micro narrazioni che ormai tessono il legame sociale sono sempre parziali e localizzate. Lungi dall’essere marginale, questa concezione è condivisa e talvolta perfino accentuata da un buon numero di filosofi che si richiamano al postmodernismo. È il caso del filosofo italiano Gianni Vattimo secondo il quale «non ha certo senso negare puramente e semplicemente una “realtà unitaria” del mondo (…) Ma ha più senso riconoscere che ciò che chiamiamo “realtà del mondo” è qualcosa che si costituisce come “contesto” delle molteplici fabulazioni – e tematizzare il mondo in questi termini è proprio il compito e il significato delle scienze umane.» (Gianni Vattimo, La società trasparente, Garzanti, Milano 1989 (2° edizione 2000), pp. 38-39)

L’accento posto sul contesto comunicativo porta dritto al relativismo culturale, di cui l’americano Richard Rorty resta uno dei rappresentanti più illustri. (Objectivity, Relativism and Truth – “Oggettività, relativismo e verità” – del 1991, non tradotto in italiano) Come fa notare Jean-Claude Guillebaud, questo relativismo radicale non è incompatibile con la logica di mercato portata avanti dalla tecnoscienza. (Le Principe d’humanité, 2001) Si potrebbe aggiungere che ne è infatti una delle sue riproduzioni più paradigmatiche.

Senza essere tra loro assimilabili, le teorie che si iscrivono nella corrente postmoderna provengono da una definizione del legame sociale secondo cui la possibilità di partecipare a un numero crescente di contesti legati alla comunicazione favorisce l’espressione delle differenze. Parola d’ordine del pensiero postmoderno, la differenza è diventata in pratica sinonimo di soggettività. Invece di essere confinati in identità stabilite e chiuse, i soggetti postmoderni veleggerebbero così da un’appartenenza all’altra a seconda del loro posizionamento all’interno della comunicazione sociale. Infatti per Lyotard le relazioni multiple e cangianti tessute grazie ai giochi del linguaggio offrono a tutti e a ciascuno la possibilità di integrarsi socialmente. In altri termini, l’apertura alle differenze conferisce alla società postmoderna una capacità di integrazione illimitata, senza dimenticarsi di evocare il carattere totalmente inclusivo che già Wiener, alla fine della guerra, assegnava alla comunicazione.

Inoltre, se ci si ricorda del ruolo che occupa la “differenza” in Bateson e del suo legame con l’interpretazione cibernetica della prima legge della termodinamica, si può affermare di diritto che il pensiero postmoderno vi fonda in larga parte la sua rappresentazione del mondo. Il soggetto postmoderno si presenta come un essere dall’identità plurale e frammentaria, modellata dai flussi comunicativi che l’attraversano. In tal senso, il concetto di pensiero debole elaborato da Vattimo, assieme a quello di soggetto debole di Aldo Rovatti, o ancora quello di nomadismo identitario proprio della sociologia delle “tribù urbane” di Michel Maffesoli, riflettono questo nuovo modo di pensare la soggettività.

 

 

Sommario 4.15

  • Introduzione
  • LA QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE – VII parte – L’organizzazione mondiale delle serpi e dei NATO morto – FONTI
  • Jean Renoir, Picnic sull’erba (Le Déjeuner sur l’herbe), 1959 – Terza parte
  • Gianni Vattimo: Postmodernità  e Pensiero debole (RAI, senza data)
  • Stalin o Spiderman?

 

Riferimenti 4.15

  • Dj Shadow, Monosilabik (The Private Press, 2002)
  • SPK, Genetic Transmission + Maladia Europa + Cry From The Sanatorium (Leichenschrei, 1982)
  • SPK, Agony of the Plasma (From Science to Ritual, 1983)
  • Posthuman Tantra, The Transgenic Dark Pope’s Visions Trauma + ID Suicide (Asylum Of Slaves. 2007)
  • Ennio Morricone, Primo deserto (Il morso del serpente) (La Resa Dei Conti, 1966)
  • Shuh Tou, Dialectical idealists in transgenic republics (Society of AC-Loving Primitives, 2016)
  • RAKTA, Serpente (2014)
  • DJ Blyatman, Gopnik (Hardkvas, 2017)

Episodio 4.14

Episodio 4.14

Se per Lyotard è chiaro che «il legame sociale è linguistico» (La condizione postmoderna. Rapporto sul sapere, p. 74) quest’ultimo tuttavia non si riduce a un puro scambio di informazioni. In quanto fonte di socializzazione, il linguaggio possiede un valore pragmatico legato al posizionamento degli individui all’interno del sistema. Sulla definizione cibernetica di linguaggio come scambio di informazioni, Lyotard innesta l’approccio pragmatico della teoria dei giochi. (p. 35) Lungi dal sembrare un’unità organica, il sistema postmoderno si presenta come il teatro di «“mosse” linguistiche» (p. 24; 34 e segg.) che assicurano il posizionamento degli individui al suo interno. Così, quel che il soggetto postmoderno perde in termini di ideali e autonomia, lo guadagna in possibilità di integrazione. Le grandi Narrazioni emancipatrici cedono il passo a una moltitudine illimitata di piccole narrazioni, parziali e localizzate, in cui ciascuno esprime la propria differenza. Questa concezione del legame sociale si poggia su una definizione della scienza come creazione di differenze proposizionali.

Su questo punto Lyotard è assai esplicito: «In quanto differenziante, la pratica scientifica offre l’antimodello di un sistema stabile. Qualsiasi enunciato dev’essere conservato nel momento in cui comporti una differenza rispetto a ciò che è noto, e sia argomentabile e provabile. Essa rappresenta un modello di “sistema aperto” in cui la pertinenza dell’enunciato consiste nel fatto che esso “fa nascere delle idee”, vale a dire altri enunciati e altre regole del gioco.» (pp. 116-117)

Come esempio del tipo di sapere proprio della scienza postmoderna Lyotard cita i lavori di René Thom sulla teoria delle catastrofi e quelli dei teorici di Palo Alto. (p. 108) L’uso terapeutico della paradossologia in effetti gli sembrava caratteristico di una pragmatica scientifica incentrata sull’imprevedibilità. Infatti, La condizione postmoderna è infarcita di riferimenti a Watzlawick e ai suoi colleghi. Il parallelo esistente tra il pensiero di Lyotard e la teoria di Palo Alto è piuttosto evidente. L’importanza data alla pragmatica linguistica ricorda chiaramente l’approccio sviluppato da Bateson e Watzlawick secondo cui ogni azione umana è di natura comunicativa e, per essere compresa, dev’essere colta nel suo contesto. Rimettere in discussione le categorie di oggettività e universalità, che è il fulcro delle argomentazioni di Watzlawick in La realtà della realtà, (How Real is Real? 1976) è uno dei noccioli duri del pensiero postmoderno.

 

 

Sommario 4.14

  • Introduzione
  • “Amo la vita. Sono un uomo felice… E proprio perché la amo non posso accettare questa non vita senza speranza”. (Alfredo Cospito, 1 marzo 2023 – LETTERA)
  • HOMO TECHNOLOGICUS – Utero in affitto, surrogazione di maternità: dalla vita carnale alle piastrine dei laboratori – La vita assistita3a PARTETESTO
  • Voglio progettare un virus mortale: l’intelligenza artificiale di Microsoft a un giornalista (Corto TG, 17/2/2023)
  • Joseph Hannah, Israele – La creazione di embrioni sintetici (Euronews, 5/8/2022)
  • Jean Renoir, Picnic sull’erba (Le Déjeuner sur l’herbe), 1959 – Seconda parte
  • Magdalena Zernica Goetz, Un piccolo embrione fabbricato in laboratorio (Wired italia, 4/4/2017)
  • BANDIERA ROSA la trionferà – Elly Schlein nuova segretaria PD (La 7 – La rivoluzione Elly Schlein, l’anti-meloni)
  • Cina: Alzheimer in giovane di 19 anni (Corto TG, 17/2/2023)
  • LA NAVE DEI FOLLI DAL VIVO – Venerdi 10 marzo, Prinz Eugen, Cso Principe Eugenio 26 – TORINO – VOLANTINO

 

Riferimenti 4.14

  • Robert Fripp & The League of Gentlemen, Inductive Resonance (God Save The King, 1985)
  • The Editor, Artificial Life + Creature (Feat. Darwin.Destroyed) (Br⊕ken, 2004)
  • Carillon, Ninna nanna di Brahms
  • Ultravox, Artificial Life (Ha! Ha! Ha!, 1977) – TESTO
  • Signal Electrique,  Crunchy Disco (Chip Jockey 03, 2004)
  • Robert Fripp & The League of Gentlemen, Dislocated (God Save The King, 1985)
  • Muppet Show, Closing Theme (Instrumental) (1976)
  • Y.A.S., Arabology (Arabology, 2009)
  • Nico Fidenco, Ridi ridi (1961)
  • Pero Lovšin & Španski Borci, Bandiera Rossa (30 Godina Kasnije, 2015)
  • Bandiera rossa, versione strumentale e cantata
  • Robert Fripp & The League of Gentlemen, Cognitive Dissonance (God Save The King, 1985)
  • The Buggles, Video Killed The Radio Star (Nath Jennings x Casho Party Bootleg) (2017)

Episodio 4.13

Episodio 4.13

Il postmoderno: una ridefinizione del legame sociale

Dall’elogio della differenza al nomadismo identitario passando per la fine della Storia, il pensiero postmoderno persegue la demolizione del soggetto avviata con la decostruzione. All’inizio degli anni ’80 Jean-François Lyotard apre la porta a una ridefinizione del legame sociale inglobando i principali temi post-strutturalisti. In tal senso La condizione postmoderna, pubblicato nel 1979, proclama la fine delle Metanarrazioni e l’avvento di una società fondata sui giochi del linguaggio. Non c’è alcun bisogno di adoperare una grande finezza ermeneutica per capire che Lyotard colloca la sua riflessione sulla scia del paradigma cibernetico. Fin dalla prima pagina ci si fissa su questo punto: l’età postmoderna corrisponde a una mutazione globale dello statuto del sapere reso possibile dallo sviluppo dell’informatica e delle scienze della comunicazione. (La condizione postmoderna, p. 9)

«Il sapere scientifico è una specie di discorso. Si può dire che da quarant’anni le scienze e le tecnologie cosiddette di punta vertano sul linguaggio: la fonologia e le teorie linguistiche, i problemi della comunicazione e la cibernetica, l’algebra moderna e l’informatica, gli elaboratori e i loro linguaggi, i problemi di traduzione dei linguaggi e la ricerca di compatibilità fra linguaggi-macchina, i problemi di memorizzazione e le banche di dati, la telematica e la messa a punto di terminali “intelligenti”, la paradossologia: eccone alcuni esempi evidenti, e l’elenco non è esaustivo.» (p. 9-10) Degno di nota, è il fatto che La condizione postmoderna è il risultato di un rapporto finanziato dal governo del Quebec sullo stato del sapere nella società occidentale.

Mentre la genetica «che deriva il suo paradigma teorico dalla cibernetica» (p. 11) costituisce agli occhi di Lyotard l’esempio più lampante delle potenzialità di ricerca aperte dal sapere postmoderno, il trattamento informatico delle conoscenze corrisponde a una «radicale esteriorizzazione del sapere rispetto al “sapiente”», che rende possibile la sua circolazione mercantile.

«L’antico principio secondo il quale l’acquisizione del sapere è inscindibile dalla formazione (Bildung) dello spirito, e anche della personalità, cade e cadrà sempre più in disuso. Questo rapporto fra la conoscenza ed i suoi fornitori ed utenti tende e tenderà a rivestire la forma di quello che intercorre fra la merce ed i suoi produttori e consumatori, vale a dire la forma valore. Il sapere viene e verrà prodotto per essere venduto, e viene e verrà consumato per essere valorizzato in un nuovo tipo di produzione: in entrambi i casi, per essere scambiato. Cessa di essere fine a se stesso, perde il proprio “valore d’uso”» (p. 12-13)

Influenzato sia al livello della ricerca sia della trasmissione delle conoscenze, il sapere informatizzato dà luogo a una mutazione del legame sociale. Né il sistemismo totalizzante di un Luhmann, né la ricerca di un progetto moderno di emancipazione tramite un consenso legato ai mezzi di comunicazione di massa, come proposto da Habermas, secondo Lyotard possono descrivere la condizione postmoderna. In un contesto in cui la circolazione delle informazioni rimette in discussione le grandi istituzioni moderne a vantaggio di una autoregolazione tecnocratica, gli individui si ritrovano a doversi confrontare con la piccolezza del loro essere. Il ripiegamento su se stessi conseguente all’abbandono delle grandi Narrazioni è accompagnato da una nuova forma di socialità caratterizzata dall’eterogeneità linguistica delle relazioni: «Il è poco, ma non è isolato, è coinvolto in un tessuto di relazioni più complesse e mobili che mai. Giovane o vecchio, uomo o donna, ricco o povero esso è sempre situato ai “nodi” dei circuiti di comunicazione, per quanto infimi questi siano.» (p. 32)

È, come ammette lo stesso Lyotard nella nota che accompagna quest’ultima frase, «il lessico della teoria dei sistemi, come sostiene Philippe Nemo: “Rappresentiamoci la società come un sistema, nel senso della cibernetica. Questo sistema è una rete di comunicazioni con dei nodi in cui la comunicazione confluisce e dai quali viene redistribuita.” (“La nouvelle responsabilité des ‛clercs’”, Le Monde, 8/9/1978)»

 

 

Sommario 4.13

  • Introduzione
  • Cospito rimane al 41bis, tumulato a vita: e lo sciopero della fame continua… (TESTO)
  • HOMO TECHNOLOGICUS – Utero in affitto, surrogazione di maternità: dalla vita carnale alle piastrine dei laboratori – 2a PARTETESTO
  • Benvenuti nella Zona grigia, dove un altro capitalismo è possibile… (VIDEO)
  • AMECA, il robot umanoide (Las Vegas, 2022)
  • SESSO CIBERNETICO (Embrioni sintetici artificiali, o della morte vivente)

 

Riferimenti 4.13

  • Bobby Beausoleil, Saundaria Lahari (Voodoo Shivaya, 2018)
  • Ron Geesin, Roger Waters, The Womb Bit + Embryo Thought + March Past Of The Embryos + Embryonic Womb Walk (The Body, 1970)
  • Trilok Gurtu, Future Heat (The Glimpse, 1997)
  • Y.A.S., Arabology (Arabology, 2009)
  • Indy Sagu feat. Manak-E, Lakh Hilda (Rough Guide to Banghra, 2006)
  • Daljit Mattu, Taweet (Rough Guide to Banghra, 2006)
  • Cochi e Renato, Lo sputtanamento (1978)
  • Konstruktivist, Mansonik No. 1 (Live, 1992)
  • Moondog, Frost Flower + Crescent Moon March + Logrundr In G + Bug on a Floating Leaf (A New Sound Of An Old Instrument, 1979)
  • Casco, Cybernetic Love (1993)