Episodio 6.20

Episodio 6.20

Durante la seconda conferenza, Warren McCulloch sottolineò il fatto che durante lo speciale incontro sociologico che si era tenuto un mese prima, alcuni avevano fatto notare la necessità di approfondire certe nozioni psicologiche che erano state adoperate in modo piuttosto generico nella prima conferenza: «La parola “Gestalt” ha richiesto un chiarimento e immediatamente è risultato evidente che cinque membri del gruppo ritenevano che i restanti venti ignoravano il corretto uso del termine.» L’idea del gruppo cibernetico era di convincere Wolfgang Köhler a spiegar loro i concetti alla base della psicologia della Gestalt, ma costui riuscì a partecipare soltanto in seguito. «Anche la parola “campo” ha introdotto un elemento di confusione. Non sappiamo se sia stata utilizzata con lo stesso senso che ha in fisica… o in modo semplicemente esortativo, affinché osservassimo insiemi anziché costruire ipotesi meccanicistiche per le componenti.» (McCulloch citato in Heims, I cibernetici. Un gruppo e un’idea, p. 237) Il nocciolo del gruppo Macy era formato principalmente da matematici, fisici e neurofisiologi che, seppur desiderosi di dialogare con altri ambiti scientifici per verificare se le teorie della nascente cibernetica potessero avere un’applicazione nel campo delle scienze sociali, non avevano molti legami con discipline quali sociologia, antropologia o psicologia. Una delle figure chiave che contribuì a introdurre la cibernetica nelle scienze sociali e, specularmente, ad aprire il dialogo tra quest’ultime e il gruppo Macy fu senza dubbio Kurt Lewin che, anche se partecipò soltanto alle prime due conferenze, diede un contributo fondamentale a stabilire questo legame interdisciplinare.

Kurt Lewin nacque nel 1890 in una famiglia ebraica appartenente alla comunità che si raccoglieva attorno alla sinagoga di Moglino, all’epoca territorio della Germania imperiale e oggi in Polonia. Trasferitosi con la famiglia a Berlino, studiò filosofia dapprima con Husserl e poi con Ernst Cassirer, per poi specializzarsi in psicologia e laurearsi con Carl Stumpf. Avvicinatosi alle idee socialiste, attorno al 1919 formulò l’idea che l’applicazione della psicologia al lavoro dovesse avere come duplice scopo l’alta produttività aziendale e il beneficio psicologico del lavoratore, obiettivi a suo avviso validi tanto in un’economia socialista quanto capitalista. Dal 1921 lavorò nell’università di Berlino presso l’Istituto di psicologia, diretto da Köhler e dove si gettarono le basi del movimento della Gestalt. In particolare Lewin voleva creare una psicologia con basi scientifiche, dotata di leggi rigorose, matematicamente formalizzate e controllate sperimentalmente, che avesse la stessa dignità della fisica, oltre a reputare altrettanto importante lo sviluppo di un linguaggio concettuale non ambiguo in grado di descrivere le situazioni umane in modo logico, situazioni che a suo avviso dovevano non soltanto essere osservate ma anche verificate attraverso la ricerca sperimentale.

Nel 1933 abbandonò la Germania nazista e andò a vivere negli Stati Uniti, dove il panorama della psicologia era completamente diverso, dominato dal comportamentismo. Rappresentato inizialmente da John Watson, questo approccio «poneva un forte accento sul condizionamento e, nel suo radicale funzionalismo, tendeva a escludere in modo quasi assoluto lo studio della “mente”» (Heims, p. 233); in seguito i cosiddetti neocomportamentisti quali Tolman e Skinner modificarono in parte gli assunti iniziali, ma a differenza dei gestaltisti di formazione tedesca non diedero mai importanza all’esperienza soggettiva né considerarono la psicologia sotto l’aspetto filosofico, vedendola piuttosto come una tecnica per prevedere e influenzare il comportamento umano. Il gruppo Macy comunque non comprendeva molti comportamentisti, e i pochi presenti non erano su posizione ortodosse. Donald Marquis, che negli anni Trenta aveva lavorato sui meccanismi neurofisiologici del condizionamento e nel 1940 aveva pubblicato uno dei testi fondamentali della psicologia di scuola comportamentista (Conditioning and Learning, con Ernest Hilgard), nel dopoguerra si poteva considerare ormai un ex-comportamentista, orientandosi sulla psicologia sociale dei sistemi organizzati più che su quella fisiologica. Theodore Schneirla, studioso di psicologia comparata, si era interessato principalmente al comportamento di formiche e altri animali, sottolineando l’importanza delle similitudini tra comportamento umano e animale ma mettendo in guardia dai pericoli dello zoomorfismo, preferendo invece evidenziarne le differenze. Inoltre, pur dubitando della validità del concetto unificante di “mente”, «riconosceva che vari tipi di pensiero, simbolizzazione e immaginazione umani sono funzioni che possono essere studiate senza ricorrere all’osservazione di comportamenti veri e propri». (Heims, p. 235)

Lewin dal canto suo, a differenza di Frank e Mead, o di Fremont-Smith e Kubie, concepì il comportamento di una persona in un particolare momento non come “causato” dalla sua esperienza infantile o dalla sua personalità, ma come funzione del “campo” del suo “spazio vitale”, un concetto di sua invenzione. In una visione sistemica più che evolutiva, cercò di fornire basi matematiche a questi campi e a rappresentarli con diagrammi; e a differenza dei comportamentisti che vedevano l’individuo come agito da fattori non soggettivi, sostanzialmente “condizionato”, Lewin cercava di comprenderlo nel modo in cui si rapportava all’ambiente sui diversi piani corporeo, mentale e sociale. Pur riconoscendone il valore e l’influenza in quegli anni si allontanò dalla scuola di Berlino, come scrisse in una lettera aperta indirizzata al suo “caro” maestro Köhler che apriva il testo del 1936 Principi di psicologia topologica. Avendo come principale obiettivo «aiutare lo sviluppo di un linguaggio psicologico generalmente comprensibile e indipendente dalla scuole», Lewin descriveva gli esiti della sua lenta evoluzione che lo avevano portato ad adoperare «non soltanto il concetto di tempo ma anche quello di spazio». Influenzato da Cassirer si era interessato alla teoria della scienza fin dai primi anni di studio in Germania: «sentii vagamente che la giovane disciplina matematica “topologia” poteva essere di un qualche aiuto per rendere la psicologia una vera scienza» e nel far questo nel corso degli anni aveva dovuto prendere in considerazione «campi della psicologia sempre più ampi e a fronteggiare problemi sempre più complessi (…) che, per così dire, giacciono tra la psicologia e la matematica». In sostanza la psicologia era un campo ancora da scoprire assieme ai suoi concetti, e «poiché non abbiamo ancora quella conoscenza dei fatti che realmente basti per determinare questo sistema di concetti (…) sembra essere aperta un’unica via: procedere lentamente per tentativi, prendere decisioni con una certa riluttanza, avere sempre presente l’intero campo della psicologia, e stare nel più stretto contatto con il reale lavoro della ricerca psicologica.» Aggiungendo poco dopo, a sottolineare la grande apertura di Lewin nei confronti delle altre persone sia sul piano umano che su quello professionale: «Una tale impresa ha bisogno della cooperazione di un gruppo. Io mi sono sempre ritrovato piuttosto improduttivo come persona singola.» (Principi di psicologia topologica, pp. XI-XIII)

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Sommario 6.20

Riferimenti 6.20

  • Duello Madre, Ot to + Duello + Aquile blu (Duello Madre, 1973)
  • Les Naufragés, Sarabande (La cour des miracles, 1997)
  • Erwin & Edwin, Moskau (Dr Fre & Balkan Hotsteppers Remix) (2015)
  • Slug, Biotechnology (Complex Cosmic Creation, 2006)
  • The Paco Project, Biotechnology (Psychedelic Moments, 2014)
  • Orca, The Magic Medicine (Complex Cosmic Creation, 2006)
  • This Way to the Egress, SB. not credited (southbound intro) (Onward! Up a Frightening Creek, 2017)
  • This Way to the Egress, Gambol (Songs From Tin Can Alley, 2019)
  • Les Naufragés, Blackberry Blossom (A contre-courant, 1992)
  • Woody Allen, Il dormiglione (1973)
  • Nino Rota, Marcia 1 (Amarcord, 1973)
  • Os Mutantes, Ave, Gengis Khan (Os Mutantes, 1968)
  • This Way to the Egress, The End (Songs From Tin Can Alley, 2019)

Episodio 6.19

Episodio 6.19

Lasciamo per il momento da parte il discorso sulla penetrazione delle idee cibernetiche negli ambiti delle scienze sociali, e torniamo alle conferenze Macy, nella fattispecie la seconda che si svolse sempre a New York nell’ottobre 1946. I vari membri riferirono agli altri partecipanti gli esiti delle ricerche svolte nei sei mesi intercorsi dalla prima conferenza, e per ricevere eventuali critiche o stimoli. Scorrendo in breve i principali interventi, McCulloch racconta del nuovo progetto portato avanti assieme a Pitts sulla percezione delle forme, il cui obiettivo è dimostrare che i processi che avvengono nel cervello unito agli organi sensoriali possono essere replicati da calcolatori dotati di reti neurali logiche ed elettroniche equivalenti. Sono i primi passi di quella che diventerà l’intelligenza artificiale, che si basa sulla costruzione di macchine calcolatrici in grado di apprendere dalle proprie operazioni come dai risultati passati, al fine di migliorare le prestazioni ed evitare gli errori. Wiener, però, interviene per esprimere la sua contrarietà ai tentativi di escludere i paradossi da queste discussioni, in particolare è preoccupato dell’eventualità che macchine di questo tipo sostituiscano gli esseri umani nella presa di decisioni: «Quali macchine sarebbero state in grado di prendere decisioni complesse in situazioni critiche? I loro ragionamenti sarebbero stati più “razionali” di quelli degli esseri umani di fronte a decisioni analoghe, o lo sarebbero stati di meno? E si sarebbero confrontate con i dilemmi inevitabili dell’esistenza?» (Conway-Siegelman, L’eroe oscuro dell’età dell’informazione p. 239)

McCulloch a quel punto capisce l’importanza delle argomentazioni di Wiener e che non si trattava unicamente di un futile esercizio filosofico; però, come riconoscerà più avanti, «quella giornata ha sofferto di un discorso troppo ormonale, o troppo poco formale». Infatti, von Neumann come abbiamo visto nel corso della nostra storia, non era incline come Wiener a porsi alcun dubbio di natura umanistica né tantomeno sociale, e non condivideva affatto le preoccupazioni del suo collega, anzi era infastidito dalla questione dei paradossi: non esistendo la registrazione o la trascrizione delle prime 5 conferenze (unicamente appunti riassuntivi), possiamo soltanto immaginare il livello dello scontro tra i due titani cibernetici, che inoltre non se la intendevano più armoniosamente come pochi anni prima.

Una grande novità di questa seconda conferenza è rappresentata dall’intervento di Pitts, che annuncia di aver iniziato a scrivere la sua tesi di dottorato sotto la guida di Wiener. Come ricorderà McCulloch «Walter era d’accordo con Norbert riguardo l’importanza dell’attività nelle reti casuali. Aveva trovato un modo per calcolare mediante la probabilità che un neurone fosse rilasciato in termini di probabilità di attività nel neurone che lo influenzava». (“Recollection of the Many Sources of Cybernetics”, intervento all’American Society for Cybernetics Forum, estate 1974) A differenza del lavoro svolto con McCulloch, grazie al suggerimento di Wiener ora Pitts «propone di estendere il calcolo logico della computazione da un modello piatto, bidimensionale e schematico, a uno tridimensionale e corporale, con una reale somiglianza fisica con le reti di comunicazione viventi del cervello», (Conway-Siegelman, L’eroe oscuro dell’età dell’informazione p. 239-40) cosa tutt’altro che facile al punto che nessuno aveva mai tentato di creare uno schema logico tanto complesso e di elaborarne la matematica. Per poter assomigliare davvero a un cervello, questa rete neurale tridimensionale di Pitts non doveva essere né fissa, né estremamente prevedibile, come erano invece i modelli che aveva elaborato con McCulloch o come i circuiti logici del cervello elettronico di von Neumann, bensì probabilistica nei calcoli e percorsa da fattori casuali. Un altro intervento importante è quello di Kurt Lewin, fondamentale per la penetrazione delle idee del gruppo cibernetico nell’ambito sociologico. Dopo la partecipazione alla prima conferenza, ha messo a punto molte applicazioni pratiche delle nuove teorie della comunicazione, rinvenendo la presenza di svariati processi circolari nelle interazioni tra un leader – autoritario come democratico – e il gruppo, oppure nei modelli di marketing e consumo di massa che stavano dominando la società americana, e in numerosi altri processi economici. Questi risultati, pubblicati l’anno seguente, si rivelano fondamentali nel plasmare «un legame permanente fra le nuove teorie della comunicazione e le scienze in via di sviluppo della psicologia sociale industriale e organizzativa», (Conway-Siegelman, L’eroe oscuro dell’età dell’informazione p. 240) a cui però Lewin non parteciperà, perché morirà un mese prima della terza conferenza, nel febbraio 1947, per un improvviso attacco cardiaco.

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Sommario 6.19

Riferimenti 6.19

  • Besh o Drom, Kovalam + Kilti csocsek (Kertünk alatt / Down The Garden, 2011)
  • Besh o Drom­­­, Hat hét + Pergető (20, 2020)
  • Four Tet, Charm (Dialogue, 1999)
  • a034, Bioillogic (Siamo organismi geneticamente modificati, 2002)
  • Orbit Constructions, Organoid (Not My Cup Of Tea…, 2001)
  • Slug, Biotechnology (Complex Cosmic Creation, 2006)
  • HighDra, Genetic Modifiction (2024)
  • Besh o Drom, Rush o drom (Balkan Hotsteppers Remix, 2011)
  • Caravan of Thieves, Freaks (Bouquet, 2008)
  • Sumo, Mejor No Hablar de Ciertas Cosas (Divididos por la felicidad, 1985)

Episodio 6.18

Episodio 6.18

Clyde Kluckhohn, che aveva anch’esso prestato servizio nell’agenzia di intelligence del Dipartimento di Guerra, era una delle figure di spicco della scuola antropologica “cultura e personalità”. Nel libro del 1949 Mirror for Men (Lo specchio dell’uomo 1979, e altre traduzioni), oltre a citare positivamente Mead e Frank, intitola un capitolo “Razza: un mito moderno”, per spiegare come le differenze tra gli uomini in termini di personalità, intelligenza e altre caratteristiche non fisiche, dipendono principalmente dalla cultura e non dalla biologia. E negli Stati Uniti, dove la cultura dipende dall’individuo, dalla sua filosofia personale, sostiene l’urgenza dello sviluppo di un umanesimo scientifico. «Il paradosso dell’unità nella diversità non è mai stato tanto importante come lo è oggi. I fascisti hanno cercato una via di fuga dalla “spaventosa eterogeneità del ventesimo secolo” nel ritorno al primitivismo dove non si è tormentati da alcun conflitto né bisogna fare scelte portatrici di turbamento, perché esiste solamente un’unica regola, ed è indiscutibile. Allo stesso modo i comunisti hanno promesso una fuga dalla libertà attraverso la cessione allo Stato dell’autonomia individuale. La soluzione democratica è quella dell’eterogeneità orchestrata. La si può paragonare a una sinfonia.» (Mirror for Men, p. 270) Una posizione condivisa da Margaret Mead e che si ritrova, con leggere variazioni, anche nei testi di Frank e Northrop. Il loro ideale – più che altro un’illusione – è che gli Stati Uniti, opponendosi a entrambe le visioni totalitarie – fascista prima, ma poi soprattutto sovietica – siano portabandiera di un mondo plurale in cui il rispetto e la tolleranza di ogni cultura non rappresentino una minaccia per la pace globale.

Robert Merton, sebbene era stato allievo di Parsons, non era altrettanto attratto dalla teoria dell’informazione e dalla cibernetica. Aveva considerato tanto la fisiologia di Cannon (1929), quanto la biologia di Bertalanffy (1933) e più tardi divenuta la “teoria generale dei sistemi”, come un tipo di funzionalismo. Nel tentativo di evitare le controversie politiche e tuttavia affrontare le questioni di più ampia portata, sviluppa quelle che definisce teorie “a medio raggio” che, a differenza di quelle più generali e comprensive, descrivono aspetti limitati dei fenomeni sociali. I suoi studi sull’interdipendenza tra scienza e società, iniziati fin dagli anni Trenta, si focalizzano sugli effetti di quest’ultima sulla pratica scientifica, più che l’opposto, partendo dallo studio dell’influenza di interessi militari, economia, tecnologia e religione sulla scienza nell’Inghilterra del Seicento.

Per tornare a Paul Lazarsfeld, che in gioventù apparteneva al circolo marxista viennese ma che a partire dagli anni ’40 si tenne lontano da qualunque approccio che potesse avvicinarlo alle idee socialiste, durante la guerra e nel dopoguerra fa parte di quella cerchia di scienziati sociali che cercano di unire le loro forze per un’intelligente pianificazione dell’imminente e pressoché inevitabile imporsi di un nuovo ordine mondiale, e il suo contributo è capire quale debba essere il ruolo dei mass media: «sarà efficace solamente se la concepiamo onestamente nei termini di un programma di pubbliche relazioni per un’autorità internazionale, e se applichiamo a essa tutte le conoscenze che abbiamo ricavato negli sforzi di divulgazione nell’ambito privato e domestico» (Paul Lazarsfeld e Genevieve Knupfer, “Communications Research and International Cooperation”, in Ralph  Linton, The Science of Man in the World Crisis, 1945), aggiungendo che sarà importante che i mass media siano controllati da agenzie in sintonia con l’autorità internazionale affinché non promuovano uno sciovinismo nazionalista.

Il suo interesse si concentra più sul metodo statistico che sui contenuti delle indagini, nel tentativo di capire statisticamente quale sia l’atteggiamento delle persone ad esempio nel caso delle elezioni politiche: di qui l’idea che i movimenti politici umanisti possano avere successo solamente dopo aver compreso quale sia l’atteggiamento delle persone in termini quantitativi. Per ironia della sorte, le analisi di mercato che svolge grazie al finanziamento delle compagnie pubblicitarie forniscono nuovi strumenti tecnici per rendere più efficace la manipolazione psicologica delle persone, così come lo studio sul comportamento di voto procura metodi più efficaci per manipolare i cittadini da parte delle organizzazioni politiche e dei loro candidati, che a medio e lungo termine avranno effetti controversi sulla democrazia. Lazarsfeld e il suo gruppo di ricerca, dunque, si concentra pressoché unicamente sui metodi, motivo per cui saranno considerati vicini ai conservatori sebbene si schierino teoricamente per una società pluralista, progressista e liberale.

Lazarsfeld diventa il principale innovatore nel campo dei sondaggi di ricerca. Considera lo statistico belga Adolphe Quetelot, autore di un lavoro pionieristico che applicava il metodo statistico nel ragionare sulle caratteristiche umane e sociali (Physique Sociale, 1869), come il suo principale precursore nonché inventore della tradizione cui ora lui appartiene. All’origine delle sue ricerche c’è l’intesse di sapere perché si voti in tal modo, perché si compri quel determinato prodotto, perché si segua quel particolare mass media, e cerca di creare un modello matematico che esprima ciò che accade all’interno dell’individuo, adoperando i sondaggi per poter analizzare l’azione del singolo all’interno di un contesto sociale. Lazarsfeld, insomma, si spinge fino a individuare l’origine delle motivazioni degli esseri umani non tanto nei singoli individui quanto nel loro complesso, nell’influenza del gruppo o degli opinion leader, quelli che al giorno d’oggi chiameremmo influencer.

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Sommario 6.18

  • Introduzione
  • Miguel Amoros – Sull’ideologia della decrescita nell’ambito libertario (tratto da Estudios, rivista di pensiero libertario, 6/2/2025) – Seconda parteTESTO
  • 2001 ODISSEA NELLO STOMACOLa pillola robot: un’altra innovazione da mandar giù (TED Talk, aprile 2024) – TESTO

Riferimenti 6.18

  • Humanwine, Amygdala + Nomad (Aether / Aer, 2016)
  • Humanwine, Trine (Aether / Aqua, 2016)
  • Humanwine, Corona (Aether / Ignis, 2016)
  • Humanwine, Potash + Till (Aether / Terra, 2016)
  • Gaetano Liguori, Collective Suite (Collective orchestra, 1976)
  • Richard Straus, Also Sprach Zarathustra (2001 Space Odyssey soundtrack)
  • György Ligeti, Atmospheres + Lux Aeterna (2001 Space Odyssey soundtrack)

Episodio 6.17

Episodio 6.17

Dopo la prima conferenza anche gli scienziati sociali, novizi degli argomenti trattati da ingegneri e neurofisiologi, decidono di riunirsi per condividere con alcuni loro colleghi i concetti appena incontrati. Su iniziativa di Paul Lazarsfeld viene così organizzata nel settembre 1946 una “sessione speciale” (che nell’episodio 6.6 avevamo erroneamente definito come la Seconda conferenza Macy) intitolata “Meccanismi teleologici nella società”, con l’obiettivo di allargare la cerchia potenziale dei sociologi interessati alla teoria della comunicazione. Lazarsfeld, viennese, aveva inizialmente studiato matematica, per poi avvicinarsi progressivamente agli ambiti della ricerca sociale, compiendo studi sulle strategie di mercato e sull’impatto della radio. Ma nel 1933 aveva abbandonato l’Europa e aveva trovato appoggio negli Stati Uniti grazie alla fondazione Rockfeller, prima di diventare professore alla Columbia dove cominciò ad occuparsi della neonata ricerca sui mass media, in particolare sull’impatto di questi sulle scelte personali – nella fattispecie di voto, in occasione delle elezioni del novembre 1940 – teorizzando l’importanza degli opinion leader che esercitavano un’influenza maggiore rispetto alle campagne elettorali o più in generale agli stessi mass media. (I risultati di questi studi saranno pubblicati in The People’s Choice: How the Voter Makes up his Mind in a Presidential Campaign, 1944)

All’incontro partecipano tra gli altri l’antropologo di Harvard Clyde Kluckhohn, «una forza progressista nell’ambito dell’antropologia americana quasi quanto Bateson e Mead», (Conway-Siegelman, p. 238) che aveva studiato la cultura Navajo e che avrebbe spinto verso l’interdisciplinarietà aprendo l’antropologia ai contributi di psicologia e sociologia; lo psicologo Theodore Schneirla che si era specializzato sul comportamento animale in particolare delle diverse specie di “formica guerriera”; e i sociologi Robert Merton, collega di Lazarsferd alla Columbia, «la maggiore autorità dell’epoca sul tema dell’impatto dei fattori sociali sui progressi della scienza» (Ibidem) e Talcott Parsons, preside della facoltà di Relazioni sociali ad Harvard: quest’ultimo, entusiasta del lavoro del gruppo Macy, porterà «personalmente i nuovi concetti wieneriani di comunicazione, retroazione e causalità circolare ai livelli più alti della scienza sociale americana» (Ibidem) anche se non diventerà mai un membro e partecipante fisso delle future nove conferenze.

Parsons, Merton e Kluckhohn avevano partecipato negli anni Trenta ai seminari su Pareto tenuti ad Harvard dal sociologo e biochimico Lawrence J. Henderson: costui, partendo dal concetto di sistema e di equilibrio nei sistemi chimici, dal principio termodinamico di Le Châtelier e dalla nozione di Cannon di omeostasi negli organismi, li aveva collegati al concetto di Pareto di equilibrio nei sistemi sociali. Oltre ad aver fornito alla sociologia alcune idee prese dal campo scientificamente più solido della biologia, i temi affrontati in quei seminari avevano molti punti in comune con la nascente cibernetica. Cosa non secondaria, in un’epoca in cui la teoria sociale marxista era sempre più influente, l’approccio di Henderson aveva fornito un’alternativa conservatrice alla borghesia americana. Parsons e Kluckhohn, nel dopoguerra, ricoprono incarichi di vertice nell’amministrazione dell’università di Harvard, e si confrontano con i problemi della Guerra Fredda non solo da un punto di vista intellettuale ma anche pratico. In particolare Kluckhohn si rivela di estremo interesse per l’FBI, in quanto era stato direttore del Russian Research Center sostenuto da alcune fondazioni: per aiutare il governo americano nella sua politica estera, ad Harvard viene creato un omonimo centro di ricerca, ma per non screditare l’istituzione universitaria i contatti e gli scambi di informazioni avvengono in segreto. Nel 1949 l’FBI contatta la moglie di Parsons, che lavora come segretaria nell’ufficio di Kluckhohn, ma dopo aver scoperto che essa ha idee politiche e sociali di orientamento liberale, decide che non può essere un’informatrice affidabile. In un documento dell’FBI del 1951, basato su comunicazioni dei suoi informatori, viene fuori che il lavoro di Kluckhohn consiste nell’«ottenere informazioni richieste dal governo e, per quanto possibile, definire il programma di ricerca del Centro in base alle necessità degli Stati Uniti» e che ha indirizzato il lavoro di ricerca di un suo laureando su un particolare problema, senza dirgli che era nell’interesse del governo americano. Inoltre l’FBI sosteneva di possedere informazioni tali da poterlo, in caso avesse sgarrato, sottoporre all’umiliazione. Kluckhohn, infine, stanco della situazione rassegnerà le dimissioni nel 1954.

Anche Parsons era coinvolto nelle attività del Russian Research Center: aveva lavorato con l’Intelligence dell’esercito e il Dipartimento di Stato con l’obiettivo di reclutare collaboratori nazisti di origine russa e portarli a lavorare al Centro, anche se il compito si dimostrò difficile e non produsse i frutti sperati, e questi uomini continuarono a collaborare con gli Stati Uniti dalla Germania. Nel 1946, all’epoca della “sessione speciale”, Parsons e Kluckhohn sono nel bel mezzo di un’enorme riorganizzazione delle scienze sociali ad Harvard, e proprio in quell’anno viene creato il Dipartimento per le Relazioni Sociali, che contribuisce a risolvere conflitti interni tra alcuni dipartimenti e a garantire un ambiente favorevole ad accogliere antropologi sociali, psicologi clinici e qualche sociologo. Parsons, che aveva una formazione psicoanalitica, ne assume la presidenza, e contribuisce a farlo diventare congeniale al tipo di ricerche in scienze sociali promosse da Margaret Mead e Lawrence Frank, a scapito degli antropologi fisici e degli psicologi sperimentali. In una comunicazione personale ad alcuni membri di Harvard, Parsons scrive: «Il chiarimento del problema del controllo era stato promosso dall’emergere, in un’epoca per me cruciale, di un nuovo sviluppo nelle scienze, ovvero la cibernetica, col suo stretto legame con la teoria dell’informazione.»

 

 

Sommario 6.17

  • Introduzione con Laserwall bacheche digitali per il condominio 4.0
  • Dragon War (Mario Draghi al Senato, 18/3/2025)
  • Cina: sorveglianza genetica
  • Miguel Amoros – Sull’ideologia della decrescita nell’ambito libertario (tratto da Estudios, rivista di pensiero libertario, 6/2/2025) – Prima parte
  • Matteo Bassetti sogna il ratto dei fanciulli non vaccinati
  • Spot Neuralink
  • Bill Gates Mix

 

Riferimenti 6.17

  • The Dead Brothers, Roger + Dead Brothers Stomp (Dead Music for Dead People, 2000)
  • The Dead Brothers, Time Has Gone + Am I To Be The One + Geitzug + Der Wald (Flammend Herz, 2004)
  • Black Zone Myth Chant, Q W V F Prudence (IN D EV IL, 2021)
  • Black Zone Myth Chant, Feng Jing (Feng Shen, 2018)
  • Gaetano Liguori, Nuova Resistenza (Collective orchestra, 1976)
  • Tiger Lillies, Covid-19 (Covid-19, 2020)
  • Armando Sciascia, Allucinazione (Metempsyco, 1963)
  • Tiger Lillies, Social Distancing (Covid-19, 2020)
  • Dj Spass, Assassini (Amnesia, 2019)
  • Tiger Lillies, Testing (Covid-19, 2020)

Episodio 6.16

Episodio 6.16

La prima conferenza aveva fornito quel che molti partecipanti avevano sperato, una cura per il «brivido collettivo che molti scienziati avvertivano all’ombra dei trionfi bellici della scienza americana» (Flo Conway e Jim Siegelman, L’eroe oscuro dell’età dell’informazione, p. 235) e un primo passo verso la creazione di una serie di strumenti in grado di affrontare la complessità della situazione e garantire la pace internazionale. Il primo nucleo di ingegneri e matematici avrebbe potuto ampliare i propri orizzonti grazie alla presenza degli scienziati sociali, tuttavia si era deciso si lasciare tassativamente fuori dalla porta qualsiasi discussione che riguardasse la politica.

«Le controversie sociali, specialmente quelle che coinvolgevano idee socialiste, non ebbero spazio nelle conferenze come non ne avevano in generale nell’ambiente accademico. Nessuno storico o politico fu mai invitato, neanche come ospite, e l’unico sociologo presente era interessato solamente ai metodi statistici. Con l’eccezione del primo incontro le discussioni filosofiche furono assenti e l’ideale di un linguaggio scientifico puro dominò tutti gli incontri successivi. Poiché il meccanicismo era un elemento ricorrente, un tema popolare dopo i successi tecnologici connessi con la Seconda guerra mondiale, l’esistenza stessa dei sentimenti umani (troppo soggettivi!) fu notevolmente ridimensionata o via via giustificata, senza tener conto delle proteste di pochi partecipanti. Perfino alcuni scienziati sociali antropocentrici come Mead e Frank diventarono fautori di un livello di spiegazione meccanicistico in cui la vita è interpretata come un meccanismo di riduzione dell’entropia, gli esseri umani descritti come servomeccanismi, le loro menti come calcolatori e i conflitti sociali ridotti a teoria matematica dei giochi.» (Steve Heims, I cibernetici, pp. 31-32)

Le metafore meccanicistiche favorirono l’interpretazione dell’individuo e della comunità in termini di sistemi meccanici: migliorare la condizione umana, alleviare e prevenire le sofferenze era descritto nei termini di riparazione e aggiustamento di meccanismi complessi (“sistemi”), e in alcuni l’ottimismo portava ad auspicare un’organizzazione sociale affidata agli esperti di scienze sociali.

Nei mesi dopo la prima conferenza, McCulloch e Pitts si immergono nella questione della percezione sollevata da Heinrich Klüver, Bigelow e von Neumann iniziano la costruzione del calcolatore allo IAS mentre quest’ultimo fa la spola con Los Alamos per seguire la progettazione della superbomba; dal canto suo Wiener inaugura una nuova fase di lavoro con Rosenblueth, iniziando a trasferirsi 6 mesi all’anno in Messico per studiare il sistema nervoso come apparato di comunicazione. I due erano ansiosi di applicare le teorie statistiche della comunicazione allo studio della trasmissione dei segnali nelle lunghe fibre degli arti dei gatti e di altre cavie, concentrandosi inoltre sulle reti nervose che controllano il battito cardiaco. I risultati di queste ricerche sono racchiusi in un lungo articolo di Wiener, in cui propone di collegare meccanica statistica, ingegneria della comunicazione, teoria dei meccanismi di controllo delle macchine, biologia e anche psicologia e scienza sociale sotto il segno della “comunicazione”: «il meccanismo neuromuscolare di un animale o di un uomo è certamente uno strumento di comunicazione, come lo sono gli organi sensoriali che ricevono impulsi dall’esterno. Fondamentalmente le scienze sociali sono lo studio dei significati della comunicazione tra gli uomini o, più in generale, tra qualsiasi genere di esseri viventi. L’idea unificante delle diverse discipline è il MESSAGGIO e non un qualsiasi specifico apparato che agisce sui messaggi.» (“Time, Communication and the Nervous System”, presentato alla conferenza della New Tork Accademy of Sciences il 21 ottobre 1946 e pubblicato negli Annals, n. 50, 1948)

 

 

Sommario 6.16

  • Introduzione con computer biologico CL1
  • Vaccination mix
  • W la guerra – Una suora + Umberto Galimberti (La7, 10/3/2025)
  • Vaccination mix Reprise
  • Spot manifestazione 22 marzo Roma
  • Blindo: il carro armato Made in Italy
  • Esercito Europeo Uber Alles
  • ARRIVA IL COMPUTER A NEURONI (CL1 di Cortical Labs) – TESTO

 

Riferimenti 6.16

  • Bandakadabra, Balcanico + Die Grine Kuzine + Dorogoj Dlinnoju (Sputnik, 2007)
  • Circus Contraption, Cloud Swing (The Show to End All Shows, 2010)
  • Richard H. Kirk, War Machine (#7489, 2016)
  • Zion Train, War in Babylon (Love Revolutionaries, 1999)
  • Circus Contraption, Funk Juggle (The Show to End All Shows, 2010)
  • Steven Spielberg, Ready Player One (2018)
  • FKY, Peace Grog (Third Type Party, 2002)
  • Alvin Lucier, Music For Solo Performer (1965)
  • Alvin Lucier & Trio Nexus, Risonanza (Broken Line, 2015)
  • Guy Ben-Ary, Nathan Thompson, Darren Moore, Andrew Fitch, Music for Surrogate Performer (2023) – Libretto
  • Alvin Lucier, Nothing Is Real (Strawberry Fields Forever) (Illuminated By The Moon, 2017)
  • La Tordue, La Guerre (En Vie, 2001) – TESTO

Episodio 6.15

Episodio 6.15

All’epoca di questa prima conferenza Macy, è la prima volta o quasi che gli scienziati sociali, gli “umanisti”, affrontano e si esprimono su tali argomenti. Come introduzione, Warren McCulloch, che sarà presidente dell’intera serie delle conferenze, ricorda come i segnali di una rete di neuroni possono duplicare il calcolo delle proposizioni nella logica ed espone in termini generali due distinti livelli descrittivi dei processi di comunicazione: quello puramente fisico (come i flussi elettrici e le vibrazioni acustiche di un collegamento telefonico) e il contenuto significante del messaggio (la conversazione telefonica), ipotizzando che gli impulsi che viaggiano nel cervello in sequenze chiuse costituiscano una forma di memoria e siano in qualche modo senza tempo, mentre molti altri processi che si svolgono nella rete avvengono in un tempo determinato.

Tocca poi alla coppia di antropologi Margaret Mead e Gregory Bateson: quest’ultimo illustra esempi di cultura (ad esempio la Iatmul delle isole del Pacifico da lui studiata in Naven, 1936) dove una cerimonia di travestitismo funziona a suo avviso da meccanismo omeostatico, allestita ogni volta che atteggiamenti aggressivi interni alla tribù minacciano di romperne l’unità. A loro avviso le nuove metodologie proto-cibernetiche servivano a ricavare gli schemi di conoscenza delle società tanto primitive quanto moderne: dal flusso circolare dei messaggi che individui e gruppi esternano attraverso diversi costumi, cerimonie, mezzi di comunicazione, e che poi tornano ai loro mittenti in circoli infiniti di messaggi e retroazioni che informano, influenzano, insegnano, forgiano e continuamente riplasmano ogni condotta, interazione e personalità individuale, oltre che la vita della società in senso più ampio. Infine, ponendo la domanda se un elaboratore sarebbe stato in grado di apprendere ad apprendere e in che modo, nel linguaggio della matematica formale, lo si sarebbe potuto distinguere dal comune apprendimento provoca una discussione.

Unico filosofo presente alle conferenze, il professore di Yale Filmer Northrop, avanza l’ipotesi di una possibile derivazione dell’etica dalle scienze naturali, pur considerando le scienze sociali ovviamente diverse, soprattutto quando le prime comportano teorie normative. Nelle scienze naturali la teoria si adatta ai fatti, mentre nel caso delle teorie sociali normative il percorso è inverso: la società si adatterebbe alla teoria normativa vigente e la sfida è quella di costruire una buona teoria normativa su basi veramente scientifiche – auspicio accolto con scetticismo dai partecipanti.

Interviene poi Lawrence Frank, già autore di testi di sociologia e psicologia, in passato vicepresidente della Macy. Richiama l’attenzione sul fatto che i nuovi concetti interdisciplinari presentati hanno bisogno, per essere più chiari e definiti, di un uovo tipo di linguaggio con un più alto grado di genericità rispetto alla media delle singole discipline. A seguire Frank Fremont-Smith, che in quel periodo dirige il programma della conferenza e viene da un’esperienza come ricercatore medico, apre il suo intervento con questo annuncio: «Ogni gruppo, quando si forma, è un esperimento. Se lo troverete abbastanza interessante da farvi sentire il desiderio di ripeterlo, organizzeremo altri incontri.» Dopo aver stabilito un prossimo incontro per ottobre, i due chiariscono i rapporti tra le scienze umane e le fondazioni filantropiche, e i loro indirizzi politici.

Tra le rare donne presenti alle conferenze figura Molly Harrower, allora un’autorità nel campo dei test psicologici della personalità, come quello di Rorschach, e in generale nel settore delle anomalie della percezione umana. Ai tempi è ricercatrice associata di neuropsichiatria all’Università del Wisconsin, ma dal 1952 si trasferirà al Manhattan Child Center dell’Un. del Texas come direttrice delle ricerche. Quel giorno parla delle differenze percettive tra individui con danni fisici al cervello e individui normali. (Riflessioni in parte contenute in Appraising Personality, 1952)

Segue l’intervento di Lawrence Kubie, che lavora al dipartimento di psichiatria e igiene mentale alla Yale University School of Medicine ed esercita la professione di psicanalista a New York, centrato sulla nevrosi, dove sottolinea il caratteristico e infruttuoso comportamento ripetitivo del nevrotico e discute delle ragioni del diffuso disadattamento sessuale nella società americana. Pitts mostra grande interesse per il concetto di energia psichica, mentre Wiener chiede chiarimenti sull’uso di nozioni come “tensione psichica” ed “energia”, avendo l’impressione che si parli di un sistema in cui la comunicazione è centrale e “l’informazione”, non l’energia, può rappresentare la variabile fondamentale.

In seguito interviene Heinrich Klüver, psicologo dell’Università di Chicago dell’area della psicologia della Gestalt la cui essenza risiede – a differenza del comportamentismo – nella percezione, nel processo mentale soggettivo. Presenta una scelta di esperimenti che dimostrano come, attraverso i meccanismi di feedback, la percezione umana degli oggetti e del mondo esterno generalmente si regoli in modo da rimanere più o meno costante, indipendentemente dai sistemi sensoriali interessati, dal punto di vista e dalla posizione rispetto all’oggetto. Afferma che il suo interesse principale ruota attorno alla regolarità del milieu externe, giocando sull’enfasi posta (da Claude Bernard fino a Rosenblueth) sul più noto milieu interne. Rivolge all’uditorio l’enigma cui si trova di fronte la sua disciplina: come il cervello umano possa discernere una forma o qualunque cosa dal caos dei segnali che con essa interferiscono in ogni momento, e se un congegno elettronico strutturato come il cervello, fatto di semplici reti di componenti ispirati ai neuroni, possa fare lo stesso. Per lui la psicologia non è in possesso di una teoria adeguata a spiegare biologicamente in che modo la mente percepisce le forme e come sia possibile conoscere ciò che percepisce, sollevando in effetti un problema reale che sta mettendo alla prova i sostenitori dei modelli del cervello basati sul calcolatore elettronico: può un calcolatore universale computare una forma, una percezione, usando la sola logica?

Kurt Lewin è un noto psicologo sociale che lavora al MIT dove ha creato il Research Center for Group Dynamics, ed è impegnato in altre attività di ricerca per l’American Jewish Congress. All’epoca si occupa degli effetti fisici e psicologici prodotti dalle e sulle persone all’interno dei gruppi, determinato a portare l’effimera dinamica della comunicazione umana nel freddo rigore della scienza. La registrazione del suo intervento è difficile da capire perché parla velocemente e tende a lasciare troppo spazio alle opinioni altrui quando viene interrotto. Ma nel secondo incontro farà una lunga dissertazione sulla psicologia sociale e su quella della Gestalt.

Paul Lazarsfeld, sociologo e direttore del Bureau of Applied Social Research della Columbia University, ha condotto il primo studio di rilievo sugli effetti della radio sulla società americana, e un’innovativa ricerca sulla formazione dell’opinione pubblica e sulle condotte elettorali. Nel suo intervento propone di organizzare incontri appositi per chi è interessato alle scienze sociali, e di invitare alcuni teorici della sociologia per introdurli alle nuove idee.

 

 

Sommario 6.15

  • Introduzione con Larry Ellison e la corsa all’AI (14/9/2024)
  • Control Room di Roma
  • Robocop in Cina (TG1, 3/2/2025)
  • Elon Musk e il chip nel cervello
  • Il nuovo ordine mondiale
  • Ciao capitalismo! (video russo)
  • Renato Brunetta e il credito sociale (Byoblu, 15/11/2024)
  • IL DADO È TRATTO (sulla piattaforma di cquisto biglietti per concerti) – TESTO

 

Riferimenti 6.15

  • Maurice El Médioni et Son PianOriental,  Taktouk Andalou/Ghazalati (Café Oran, ?)
  • Le Trio Joubran, Nawwâr (AsFâr, 2011)
  • Awan Group, Nahawand (The Rough Guide To The Music Of Palestine, 2014)
  • R. Speranza, Un’iniezione da poco (2022)
  • Caravan of Thieves, Zu Zu’s Petals (Bouquet, 2008)
  • Spats Langham (feat. Martin Litton), April Kisses (Langham and Litton Lollipops, 2006)
  • Need New Body, Eskimo (Where’s Black Ben?, 2005)
  • Benjamin Fehr, Stay At Home. Read A Book (Roman Fluegel Remix 2, 2011)
  • Benjamin Fehr, Stay At Home. Read A Book (2011)
  • Una vile menzogna (tratto da Non è andato tutto bene di Paolo Cassina, 2024)
  • Ce vó o’ GREENPASS!

Episodio 6.14

Episodio 6.14

Nell’assolata mattina dell’8 marzo 1946, Norbert Wiener percorre Park Avenue di New York con uno slancio maggiore del solito, diretto verso l’incontro scientifico più importante della sua vita: «sarà una grande cosa, per noi e la nostra causa», aveva scritto tre settimane prima a Warren McCulloch, dicendosi impaziente di cominciare. Nessuna conferenza aveva mai osato prevedere un’agenda tanto ambiziosa di idee e discipline scientifiche intrecciate fra loro, come dimostra il complicato titolo: “Incontro sul meccanismo della retroazione e i sistemi causali circolari in biologia e nelle scienze sociali”. Questi due giorni e due notti al Beekman Hotel nell’Upper East Side di Manhattan, vitto e alloggio offerti dalla Fondazione Macy, rappresentano la nascita vera e propria della cibernetica, la prima riunione ufficiale dei suoi proponenti inziali, matematici e fisiologi, a cui ora si aggiungono gli scienziati sociali.

Il primo giorno prendono la parola i padri fondatori. John von Neumann esordisce con un’analisi del funzionamento degli elaboratori elettronici digitali e delle loro analogie con l’apparecchio di calcolo del sistema nervoso. Vestito come sempre in modo inappuntabile, fazzoletto perfettamente ripiegato nel taschino, descrive il nuovo calcolatore in costruzione a Princeton e alcune innovazioni introdotte: la maggior precisione degli apparecchi digitali rispetto a quelli analogici, l’uso della rappresentazione binaria dei numeri in sostituzione di quella decimale, il concetto di programma memorizzato, i vari modi per immagazzinare e rendere disponibili le informazioni, soffermandosi sul modo in cui queste macchine eseguono operazioni aritmetiche, ma tralasciando parecchi dettagli perché coperti dal segreto militare. Infine fa un confronto tra tubi a vuoto e neuroni, fra dimensioni d’ingombro del cervello e del calcolatore, tra le rispettive velocità operative e altre caratteristiche.

Von Neumann stupisce quella parte dell’uditorio che era nuova a queste idee, non avendo ancora incontrato queste metafore bio-macchiniche soprattutto per descrivere il funzionamento del cervello e dei calcolatori; segue un “duetto” con il neurofisiologo Lorente de Nó che descrive i neuroni, costituiti da un corpo cellulare e da uno o più neuriti capaci di trasmettere impulsi elettrochimici, come elementi di un automa fatto di materia organica. Gli impulsi in arrivo da altri neuroni tramite questi assi lo stimolano, o inibiscono, a scaricare un impulso lungo il proprio neurite, ma sempre, nello stesso passaggio, con la stessa forza. In questo senso la scarica di un impulso da parte di una cellula nervosa può essere considerata come un processo binario: uno stimolo genera o meno un impulso. Le caratteristiche di un neurone, come quelle di un componente elettronico, possono essere descritte in termini quantitativi: una precisa tensione di soglia è necessaria per stimolare la scarica; un certo “tempo di ritardo” separa l’arrivo e la partenza degli impulsi; due impulsi in arrivo si integrano a patto che il loro arrivo avvenga entro breve, ben definito lasso di tempo, il cosiddetto periodo di aumento latente; e così via.

Nel pomeriggio intervengono Wiener e Rosenblueth, spiegando il concetto di attività finalizzata con feedback negativo e le conseguenze della rottura di questo meccanismo, Wiener concentrandosi sulla progettazione di macchine e Rosenblueth sui meccanismi omeostatici e più in generale sul comportamento finalizzato degli organismi. Wiener esordisce presentando gli elementi essenziali delle sue scoperte nel campo della nascente scienza della comunicazione e i nuovi termini adottati. Poi ripercorre la storia degli automi, dai giocattoli creati da Erone di Alessandria come il «distributore automatico di vino controllato dall’innalzamento e dall’affondamento di un galleggiante» che adoperavano un meccanismo di feedback, oppure il regolatore centrifugo adoperato da James Watt alla fine del Settecento per controllare la velocità di una locomotiva, fino ad arrivare alla nuova specie di macchina intelligente costruita da lui e Bigelow durante la guerra, in grado di «prendere coscienza del mondo circostante e del suo stesso rendimento.» Dopo l’analisi dei meccanismi di autocontrollo delle macchine e dei principi generali a essi applicabili, sostiene che il punto pratico e teorico di maggior interesse riguarda la comunicazione: «L’idea fondamentale risiede nel messaggio, anche se non è inviato all’uomo, e l’elemento fondamentale del messaggio è la decisione». (Dagli appunti di McCulloch riguardo le prime tre conferenze, 1947)

Rosenblueth presenta alcuni fenomeni biologici in cui sono in gioco gli stessi principi enunciati da Wiener: il processo respiratorio, il nistagmo (un disturbo dell’occhio), il clono (il succedersi di contrazioni di un muscolo iperstimolato), i tremori del cervelletto (dovuti a un feedback non adeguatamente filtrato) e il controllo automatico della pressione sanguigna e della temperatura corporea. Wiener conclude spiegando come una macchina potrebbe avere l’equivalente di organi recettori ed effettori e contenere un elaboratore e vari altri circuiti elettronici, per funzionare efficacemente con cognizione del mondo circostante, secondo le necessità relative ai suoi scopi.

In questo primo giorno matematici, fisiologi e ingegneri cercano di colmare la distanza che li separa dagli scienziati sociali; «non a caso gli enunciati spaziavano dall’umano all’inanimato introducendo metafore ingegneristiche per i comportamenti umani e descrizioni antropomorfiche delle macchine.» (Steve Heims, I cibernetici, p. 26)

 

 

Sommario 6.14

 

Riferimenti 6.14

  • Hot Tuna, John’s Other (First Pull Up, Then Pull Down, 1971)
  • Hot Tuna, Water Song (Burgers, 1972)
  • Angelo Branduardi, Il Signore Di Baux (Cogli la prima mela, 1979)
  • Ennio Morricone, Evaporazione + Notte e misteri + Urla nel nulla (Gli occhi freddi della paura, 1971)
  • Crunch, Contro i muri (Ran-Core, 1994)
  • Circus Contraption, Shneykoyl (The Show to End All Shows, 2010)
  • Circus Contraption, Fire Brigade No. 23 + Why Can’t the Clowns Get Along (The Show to End All Shows, 2010)
  • Kekko Napoli, La Pecorina Dance (2024)
  • Teodulia, Koloplet (Вино Истине / Vino veritæ, 2007)
  • Richard H Kirk And The Arpeggio 13, Possible Action In The Future (Anonymized, 2011)
  • Albert Ayler, Masonic Inborn, Pt. 1 (Music Is The Healing Force Of The Universe, 1970)
  • The Barons of Tang, Octopus (Into The Mouths Of Hungry Giants, 2013)

Episodio 6.13

Episodio 6.13

Dopo la scoperta dei meccanismi di retroazione e i nuovi sviluppi nel campo della neurologia, la terza spinta che condurrà alle Conferenze Macy viene dall’ambito ancora in incubazione delle macchine calcolatrici. Il 6 e 7 gennaio 1945 si incontra la cosiddetta “Società Teleologica” creata da Wiener, Aiken e von Neumann, cui abbiamo già accennato, e la riunione, vera e propria prova generale dei futuri raduni dei cibernetici, si svolge all’Istituto per gli studi avanzati di Princeton. Il primo giorno intervengono von Neumann, sullo stato delle ricerche sui calcolatori, e Wiener, su quello dell’ingegneria della comunicazione, a cui seguì un dibattito animato; il secondo McCulloch affianca Lorente de Nó, come ricorderà Wiener, «nella convincente presentazione dell’attuale stato del problema dell’organizzazione del cervello» e delle potenziali applicazioni neurologiche della nuova tecnologia ancora senza nome.

McCulloch ha colto l’atmosfera dell’incontro, ricordando la giostra di von Neumann e Wiener intorno a un annoso problema di tecnologia elettronica, la questione della scatola nera nel contesto bellico: «A Lorente de Nó e a me (…) fu chiesto di considerare (…) due ipotetiche scatole nere rinvenute dagli Alleati presso i tedeschi. (…) Nessuno sapeva a cosa servissero, (ma entrambe le scatole nere) recavano indicazione di un ingresso e di un’uscita. (…) Norbert stava russando a pieni polmoni e la cenere del sigaro gli cadeva sulla pancia. Ma quando Lorente e io cercammo di rispondere, Norbert si alzò di scatto e disse: “Naturalmente potreste immettere una dopo l’altra tutte le possibili frequenze sinusoidali e registrare l’uscita, ma sarebbe meglio immettere un rumore, diciamo un rumore bianco”. Vidi la scintilla negli occhi di Johnny von Neumann. (…) Sapeva che uno stimolo, per un uomo o una macchina, deve essere conforme alla configurazione (…) dei suoi filtri (d’ingresso), e che il rumore bianco non avrebbe aiutato. Seguì un meraviglioso duello: Norbert inseguiva Johnny con un enorme bastone, e Johnny danzava intorno a Norbert con una spada: alla fine se ne andarono a pranzo sottobraccio.» (Flo Conway e Jim Siegelman, L’eroe oscuro dell’età dell’informazione, p. 218)

Wiener uscì molto gasato dal congresso: lo reputava un grande successo e pensava fosse giunta l’ora di creare un istituto apposito per lo sviluppo della nuova avventura interdisciplinare. Come ricorderà nella sua autobiografia: «In breve scoprimmo che persone attive in tutti quei campi cominciavano a parlare la stessa lingua, con un vocabolario di espressioni proprie dell’ingegnere della comunicazione, il servomeccanismo uomo, il calcolatore uomo, e del neurofisiologo. (…) Tutti loro erano interessati all’immagazzinamento delle informazioni. (…) Tutti trovarono che il termine retroazione (…) fosse un modo appropriato per descrivere fenomeni degli organismi viventi come delle macchine.» (Wiener, I Am a Matematician. The Later Life of a Prodigy, p. 269)

Per tutta la prima metà del 1945 Wiener e von Neumann rimangono in contatto, e Wiener cerca di convincere l’ungherese a trasferirsi al MIT dove sarebbe stato a capo del dipartimento di matematica e avrebbe avuto a disposizione un laboratorio tutto suo. Ma von Neumann aveva altri programmi. Infatti a giugno, proprio mentre veniva inaugurato l’ENIAC – il più grande agglomerato di circuiti elettronici mai assemblato prima di allora – von Neumann presentava, dapprima solamente nei canali segreti militari, la sua “Prima bozza di rapporto” sulla costruzione di una nuova, grandiosa macchina calcolatrice, l’EDVAC (Electronic Discrete Variable Automatic Computer), il cui progetto conteneva importanti innovazioni tra cui una struttura più logica delle macchine precedenti, un’unità di calcolo singola e centralizzata e una nuova capacità di “immagazzinare programmi” che sarebbero passati alla storia come “architettura di von Neumann” – la stessa presente tutt’oggi.

La nuova macchina progettata era più piccola e molto più flessibile di tutte le antesignane. Sarebbe stata la prima macchina davvero universale nel senso di Turing, capace di eseguire qualunque sequenza appropriatamente prescritta di operazioni, e nella descrizione fornita da Gentleman Johnny avrebbe posseduto tratti umani e «organi specializzati»: un’unità di elaborazione centrale o organo aritmetico, un «organo di controllo» logico, una «considerevole memoria» oltre a «organi di ingresso e uscita» specializzati. Nel suo rapporto l’unico documento citato era quello di McCulloch-Pitts del ’43 sulle connessioni neuronali, e fece ampiamente uso dell’analogia dei neuroni per giustificare «un uso coerente del sistema binario» dell’aritmetica, che rifletteva il carattere «tutto o niente» delle segnalazioni neuronali, gli «aggregati di tubi a vuoto», che fungevano da reti neurali e riverberi sinaptici dell’EDVAC, la sua memoria che corrispondeva ai «neuroni associativi del sistema nervoso umano», e infine gli organi di ingresso e uscita, ovvero «l’equivalente dei neuroni sensori o afferenti e motori o efferenti.» (“First Draft Report on the EDVAC, 1945)

Sebbene il progetto iniziale fosse opera di Mauchly e Eckert, la descrizione fatta quasi per intero da von Neumann adoperava per la prima volta un simile linguaggio per descrivere il funzionamento di una macchina, e le immagini evocate riecheggiavano – pur senza citarlo apertamente – il testo di Wiener-Bigelow-Rosenblueth. L’EDVAC così descritto era il primo calcolatore a combinare in un unico progetto tutti e cinque i suggerimenti che cinque anni prima Wiener aveva sottoposto all’attenzione di Vannevar Bush, oltre a comprendere anche elementi chiave del puntatore analogico antiaereo come i meccanismi di correzione degli errori operanti in base a principi di retroazione negativa. Bush non aveva seguito le proposte di Wiener né mai fatto circolare il suo memorandum, e probabilmente Norbert passò le sue osservazioni direttamente a von Neumann nel corso di uno dei loro tanti scambi informali. Wiener, che sognava una scienza per nulla segreta e al servizio dell’umanità e non degli interessi privati, aveva già subito qualche smacco e altri ne subirà, anche a causa del suo carattere, opposto a quello di von Neumann che era decisamente più in linea con lo spirito aggressivo del capitalismo tecnoscientifico e militare di allora. Sia il segreto militare, sia la diversità di vedute rispetto alla maggior parte degli scienziati, avevano provocato un rallentamento della circolazione delle nuove idee di Wiener, che si diffonderanno solamente grazie alle conferenze Macy; inoltre, ci fu una sorta di appropriazione indebita delle scoperte del matematico, che forse anche grazie al suo carattere particolare, all’epoca non si vide riconosciuti i giusti meriti: infatti sarebbe stato più corretto parlare della “macchina di Wiener-von Neumann”.

Nell’estate Wiener si intestardì nel suo tentativo di portare von Neumann a Cambridge, ignorando nel frattempo sia quale fosse il ruolo del matematico ungherese nel progetto atomico sia il rapporto presentato sul nuovo computer, dato che da alcuni mesi non riceveva più documenti secretati. Ma a fine novembre il matematico ungherese gli comunicò che aveva intenzione di rimanere a Princeton e che l’Istituto gli aveva concesso di farsi costruire il “suo” calcolatore EDVAC in collaborazione con una grande società elettronica, la RCA, nascondendogli che sarebbe servito per effettuare i futuri studi sulle nuove testate nucleari e che come soci nel progetto c’erano l’Esercito, la Marina e, più avanti, l’Aviazione e la nuova Commissione per l’Energia Atomica. Come se non bastasse, e proprio su suggerimento dello stesso Wiener, gli portò via il suo ingegnere Julian Bigelow, che divenne la figura chiave nello sforzo di far calare l’architettura di von Neumann in una macchina funzionante.

 

 

Sommario 6.13

 

Riferimenti 6.13

  • Felix Kubin, Musik für neue Büromaschinen + Martial Arts + Uhren (Takt der Arbeit, 2017)
  • Perigeo, (In) Vino Veritas (Genealogia, 1974)
  • Shanna, Il est interdit (2020 Radio Edit)
  • Peppe Barra, Vino drogato (La cantata dei pastori, 2004)
  • Bal des Crepidules, Poisson Volant (Featuring Yves-Marie Berthou) + Poisson-Flûte (Featuring René Lacaille) (Altavoz, 2019)
  • Palais Schaumburg, Stan Kenton (Hockey, 1983)
  • Dirty Granny Tales, Inversed World (Inversed World, 2008)

Episodio 6.12

Episodio 6.12

In memoria di Gianni Milano

Nell’autunno del 1943 Walter Pitts si trasferì al MIT per lavorare con Wiener, contribuendo a creare un ponte con McCulloch: si forma l’asse Cambridge-Chicago, e ben presto i tre iniziano a viaggiare anche verso Città del Messico, dove era tornato Rosenblueth come responsabile del laboratorio di fisiologia del nuovo Instituto nacional de cardiologia. A quel gruppo interdisciplinare sognato da Wiener, oltre a Lettvin si aggiunge Oliver Selfridge, un giovane inglese che si stava laureando in ingegneria al MIT, «pensatore creativo e ricercatore dalla mente rapida come Pitts, oltre che possessore di un’analoga vena di scelleratezza». Wiener adotta i tre giovani Pitts, Lettvin e Selfridge, che di frequente sono ospiti a casa sua, dove diventano amici delle figlie e della moglie Margaret, che prepara loro pranzetti assieme ai piatti vegetariani del marito e che talvolta si unisce ai loro scherzi: «gli mettevamo di nascosto del brodo di manzo nella zuppa, e la moglie ci spalleggiava» ricorda Selfridge. (Flo Conway e Jim Siegelman, L’eroe oscuro dell’età dell’informazione. Alla ricerca di Norbert Wiener, il padre della cibernetica, Codice, Torino 2005, p. 209-210)

Da una decina d’anni, intanto, Wiener aveva stretto solidi rapporti con un altro genio matematico, John von Neumann. Figlio di un ricco banchiere ebreo di Budapest che aveva da poco acquistato il titolo nobiliare, si era distinto fin da bambino per le sue straordinarie capacità intellettuali; in seguito era divenuto professore a Gottinga dove aveva elaborato una “teoria dei giochi” matematica – dovuta anche alla sua passione sfrenata per il gioco d’azzardo. Nel l933 si trasferisce a Princeton all’Institute for Advanced Study e negli anni successivi conosce Wiener nel corso di varie conferenze: i due iniziano ad avere fitti scambi di opinioni e a invitarsi reciprocamente a casa, anche con le consorti. I Wiener lo chiamano “Gentleman Johnny”, infatti a differenza degli stereotipi sui bambini prodigio e i professori di matematica sgangherati e con la testa tra le nuvole, vestiva elegante, parlava in modo forbito e sprigionava fascino ungherese.

Tra i due, era Wiener a essersi interessato maggiormente al calcolo assistito da una macchina, anche se von Neumann fu stimolato dalla presenza, dal 1936 al ’38, di Alan Turing a Princeton per «affinare le idee della sua dissertazione in embrione che introduceva il concetto di “macchina universale” per fare matematica», ma fu solamente quando la Seconda mondiale piombò sull’America che il suo interesse divenne concreto e non soltanto teorico. Come scrive Wiener, «la costruzione dei calcolatori si era dimostrata essenziale agli scopi bellici (…) e stava procedendo in diversi centri secondo linee non troppo differenti da quelle che il mio primo rapporto aveva indicato. Harvard, l’Aberdeen Proving Ground e l’Università di Pennsylvania stavano già costruendo macchine, mentre l’Institute for Advanced Study di Princeton e il Massachusetts Institute of Technology vi si sarebbero impegnati di lì a poco.» (Norbert Wiener, La cibernetica, p. 38) Inoltre, ai Laboratori Bell, George Stibitz prese ad assemblare il suo “calcolatore di numeri complessi” binario usando un cumulo di commutatori telefonici a due posizioni; nel 1939 alla Iowa State University, John Atanasoff rivelò il suo prototipo di calcolatore “ABC” a cui lavorava già da due anni assieme al suo laureando Clifford Berry, che era «la prima macchina digitale che ricorreva ai tubi a vuoto come componenti di calcolo, disponeva di una memoria rudimentale e di speciali “circuiti logici”». Sempre lo stesso anno gli ingegneri dell’IBM iniziarono a lavorare, sotto la direzione del professore di matematica di Harvard Howard Aiken, all’IBM Mark I, «il primo calcolatore digitale su larga scala che eseguiva le operazioni nel modo prescritto da Turing, seguendo automaticamente istruzioni logiche impresse in sequenza su un lungo nastro di carta», la cui progettazione era più primitiva di quella dell’ABC, infatti gestiva i numeri con il sistema decimale e non binario, e usava relè elettromeccanici e non tubi a vuoto. (Conway-Siegelman, p. 155)

«In questo programma vi fu un graduale progresso dai complessi meccanici a quelli elettrici, dal sistema decimale a quello binario, dal relè meccanico a quello elettrico, dall’operazione diretta dall’uomo a quella automatica. In breve, ogni nuova macchina veniva sempre più conformandosi al promemoria da me inviato al dottor Bush.» (Wiener, Introduzione alla cibernetica, p. 38) Wiener si riferisce a un memorandum che aveva inviato a Vannevar Bush, che negli anni Trenta aveva creato un prototipo di macchina calcolatrice, allorché nell’estate del 1940 vi aveva dedicato gran parte della sua attenzione, convincendosi che il suo limite «era quello della rappresentazione delle funzioni a più d’una variabile. Ero anche convinto che la soluzione del problema risiedeva nel procedimento di scansione, come viene impiegato in televisione, e infatti la televisione era destinata a essere più utile all’ingegneria per l’introduzione di questa nuova tecnica che non come industria indipendente. Era chiaro che un processo di scansione doveva accrescere considerevolmente il numero dei dati in gioco, rispetto al numero di dati in un problema di equazioni differenziali alle derivate ordinarie. Per ottenere risultati ragionevoli in un tempo ragionevole, diventava perciò necessario spingere al massimo la velocità dei processi elementari ed evitare di interrompere il flusso di questi processi con passi di natura essenzialmente più lenta. Diventava inoltre necessario portare l’esecuzione dei processi elementari a un grado di precisione tanto elevato da impedire che l’enorme ripetersi dei processi elementari stessi determinasse un errore cumulativo tale da riuscire inaccettabile. Venne quindi suggerito quanto segue:

  1. Che l’apparato centrale di somma e moltiplicazione della macchina calcolatrice fosse numerico, come in una normale addizionatrice, piuttosto che su una base di misura, come nell’analizzatore differenziale di Bush.
  2. Che questi meccanismi, i quali sono essenzialmente dispositivi di commutazione, fossero basati su tubi elettronici piuttosto che su ruotismi o relè meccanici, al fine di assicurare un’azione più rapida.
  3. Che, in accordo con gli orientamenti seguiti nella costruzione di alcuni apparati dei Bell Telephone Laboratories, sarebbe probabilmente risultato più economico adottare il sistema di numerazione binario, anziché quello decimale, per l’addizione e la moltiplicazione.
  4. Che l’intera sequenza delle operazioni venisse a svolgersi nella macchina, senza alcun intervento umano dal momento dell’ingresso dei dati a quello del prelievo dei risultati finali, e che tutte le decisioni logiche a ciò necessarie venissero anch’esse affidate alla macchina.
  5. Che la macchina contenesse un apparato per l’immagazzinamento dei dati in grado di registrarli rapidamente, di conservarli fino a cancellazione, di leggerli rapidamente, di cancellarli rapidamente, e di essere quindi immediatamente pronto all’immagazzinamento di altro materiale.» (Norbert Wiener, Introduzione alla cibernetica, pp. 26-27)

Con l’inizio della guerra, von Neumann divenne consulente del laboratorio di ricerca balistica dell’Aberdeen Proving Gound e dell’Ufficio munizioni della Marina, e nel 1943 entrò a far parte del segretissimo Progetto Manhattan. Quell’anno, inoltre, si recò in Inghilterra per osservare gli sforzi bellici britannici e vedere gli sviluppi pratici delle idee di Turing nella costruzione di un apparecchio per decifrare i codici tedeschi: la visita rinnovò i suoi interessi per la matematica meccanizzata e, per sua stessa ammissione, contribuì a sviluppare un «interesse osceno» per i computer. (Conway-Siegelman, p. 214) Ritornato in America, ad Aberdeen trovò però il nuovo calcolatore analogico di Bush da 100 tonnellate – completato l’anno prima – già sopraffatto dal lavoro di computare le tabelle di tiro per la nuova artiglieria. Intanto, lì vicino, alla Moore School di ingegneria elettrica dell’Università della Pennsylvania, una squadra mista di militari e civili guidata dal fisico John Mauchly e dall’ingegnere Presper Eckert stava costruendo un nuovo calcolatore digitale chiamato ENIAC (Electronic Numerical Integrator and Calculator). Von Neumann seppe della sua esistenza soltanto l’anno successivo, durante il suo lavoro teorico sulla bomba, e iniziò ad adoperarlo per escogitare nuovi modi di applicazione del calcolatore all’oscura materia della fissione atomica, cominciando nel frattempo a proporre miglioramenti in vista del successore dell’ENIAC, un calcolatore ancor più potente già in fase di progettazione.

 

 

Sommario 6.12

 

Riferimenti 6.12

  • Eruption, Eruption part I + part II + part V + part VI (Eruption – Conrad Schnitzler, Wolfgang Seidel, Klaus Freudigmann, 1970)
  • Steven Stapleton & David Tibet, The Dead Side of the Moon (Musical Pumpkin Cottage, 1996)
  • Nurse with Wound, Colder Still (Thunder Perfect Mind, 1992)
  • Fanfara Tirana, Mediterranè #1 (Albanian Wedding, 2007)
  • Spiritual Front, Requiem Æternam (Black Hearts In Black Suits, 2013)
  • Gianni Milano & Timoria, Uomo nudo blues (Timoria live: generazione senza vento, 2003)

Episodio 6.11

Episodio 6.11

Applicabile tanto alla rete neurale quanto a un computer elettronico, il modello presentato da McCulloch e Pitts assumeva la forma di riduzionismo sia organico sia meccanicistico, dove l’evento psichico, l’esperienza associata all’attività neuronale, non è altro che un epifenomeno e occupa una posizione marginale. L’approccio di McCulloch non aveva molto in comune con le contemporanee tendenze delle scuole di psicologia e psichiatria: l’attenzione che riservava al pensiero e alla mente era irrilevante da un punto di vista comportamentista; l’enfasi posta sulla logica proposizionale e sulla fisiologia era di scarso interesse per gli psicanalisti; il disinteresse per il processo dello sviluppo individuale, dall’infanzia all’età adulta, lo escludeva dal campo di indagine della psicologia evolutiva; il riduzionismo atomistico sembrava in contrasto con le premesse implicite nella psicologia della Gestalt e il fatto di privilegiare il meccanismo sull’esperienza soggettiva lo poneva in disaccordo con i fenomenologi. Come nel caso di Wiener, anche lui predicava nel deserto.

McCulloch come formazione era un filosofo. All’inizio si era interessato «al problema di come sia mai potuta nascere una cosa come la matematica e che genere di oggetto essa fosse», poi gradualmente «scivolai verso la psicologia e di lì, dato che non riuscivo a trovare variabili significative, mi sentii spinto verso la neurofisiologia.» (Steve J. Heims, I cibernetici. Un gruppo e un’idea [1991], Rusconi, Milano, 1994, pp. 37-38) La domanda che si pose, e che lo seguì per il resto della sua avventura scientifica, era: “Che cos’è un numero che un uomo possa conoscere, e cos’è un uomo che può dire di conoscere un numero?”. Ma per darsi una risposta all’inizio si rivolse all’animale, allorché negli anni Trenta prese come oggetto/vittima delle sue ricerche alla Medical School dell’università di Yale gli scimpanzè. Come dice Steve Heims, «McCulloch studiò in particolare la corteccia cerebrale, quella materia grigia che forma lo strato più esterno degli emisferi cerebrali e che svolge un ruolo centrale di connessione con le funzioni mentali più raffinate e complesse. Nell’esperimento divenuto oramai classico, McCulloch e i suoi collaboratori attivando una specifica regione della corteccia cerebrale con una scarica elettrica o un’applicazione di stricnina facevano viaggiare un impulso elettrico da una cellula nervosa o da un gruppo di cellule nervose all’altro secondo un percorso caratteristico del particolare punto stimolato. L’espansione dello stimolo era registrata attraverso una serie di elettrodi posti in vari punti sulla superficie della corteccia cerebrale. Scopo di questo e di altri esperimenti era quello di disegnare una mappa dei “tracciati funzionali” della corteccia, le strade attraverso le quali gli impulsi viaggiano nel cervello.» (Ibid.)

McCulloch stabilì una corrispondenza formale tra la logica, che si basa su proposizione vere o false, e il funzionamento dei neuroni che possono essere “accesi” o “spenti”; inoltre nella corteccia cerebrale questi sono collegati tra loro in modo che l’eccitazione di uno porta all’eccitazione a catena degli altri, analogamente alle proposizioni logiche dove la verità di una implica la verità della successiva. Di qui, oltre alla possibilità di «considerare le reti neurali come funzionalmente equivalenti a una macchina tuttofare o a un computer capace di ragionamento logico», si sarebbe potuto «attraverso l’uso combinato di una rigorosa logica formale e di accurati esperimenti neurofisiologici (…) capire scientificamente in che modo noi conosciamo i numeri e altre cose.» (Ibid.)

Warren McCulloch, come molti altri templari della cibernetica, non deve essere visto con lo stereotipo del «meccanicista freddo e coercitivo, ossessionato dal potere e dall’efficienza.» (Steve J. Heims, I cibernetici. Un gruppo e un’idea [1991], Rusconi, Milano, 1994, p. 45) Persona generosa che amava lavorare con gli altri, era al tempo stesso uno spirito individualista e anticonformista, fuori dagli schemi di pensiero dominanti negli anni ’30-40. «Anche Clerk Maxwell, interessato solo a capire la relazione tra pensiero e moto molecolare del cervello, liquidò i suoi dubbi con la famosa frase “ma la strada che vi conduce non passa forse per il profondo antro del metafisico, coperta dalle ossa dei precedenti esploratori e detestata da ogni uomo di scienza?”. Lasciateci semplicemente rispondere “Sì” alla prima metà della domanda e “No” alla seconda metà e quindi proseguire serenamente. La nostra avventura è per il momento una grande eresia.» (Warren McCulloch, “Through the Den of the Metaphysician”, testo della conferenza tenuta al Philosophical Club dell’università della Virginia il 23 marzo 1948. In Embodiments of Mind, MIT Press 1965)

La grande scelta che la cibernetica stava compiendo, paradossalmente come risposta al male che si era manifestato durante la seconda guerra mondiale, era di equiparare prima nella teoria e poi nella pratica gli esseri umani alle macchine, ma ciò poteva avere strane ripercussioni; lo stesso McCulloch, già avanti negli anni, nel corso di un’animata discussione sulla metafora della macchina disse abbastanza seccamente: «Non amo particolarmente la gente, non l’ho mai amata. Per me l’uomo è forse il più cattivo, il più distruttivo di tutti gli animali. Se saprà costruire macchine capaci di divertirsi più di quanto non faccia egli stesso, non trovo ragioni per oppormi al fatto che queste possano prendere il controllo e sottometterci felicemente.» (Citato in Mary Catherine Bateson, Our Own Metaphor, 1972, p. 226)

Al contrario, in più occasioni parlò di intesa se non amore con le macchine, che d’altronde dimostrava nella pratica quotidiana riparando, usando e costruendo macchine a casa sua, dalle automobili agli strumenti di laboratorio, e alla fine della carriera quando era in Inghilterra a studiare l’intelligenza artificiale, sostenne che si sarebbero potute progettare macchine in grado di «provare emozioni, allucinazioni o deprivazioni sensoriali». (“Where Is Fancy Bred?” in Lectures on Experimental Psychiatry, 1961 – poi in Embodiments of Mind) Insomma, sognava – e progettava – di «umanizzare le macchine», anche perché in cuor suo vedeva gli esseri umani come «macchine che pensano e che vogliono». (“Machines That Think and Want”, inizialmente intitolato “Brain and Behavior”, in Comparative Psychology Monograph 20, N. 1, 1950 – poi in Embodiments of Mind)

Nella conferenza del settembre 1948 su computer e meccanismi cerebrali, sponsorizzata dalla fondazione Hixon e tenutasi al California Institute of Technology di Pasadena, ammise che gli esseri umani andavano distinti dai robot sia per il processo di sviluppo individuale attraverso l’interazione con l’ambiente, sia per «la gioia di creare ideali, nuovi ed eterni». (“Why the Mind Is in the Head”, in Cerebral Mechanisms in Behavior, 1951 – poi in Embodiments of Mind) Eppure in altre occasioni avrebbe minimizzato o negato questa distinzione, come durante la sua lezione sui robot etici alla 13a conferenza su Scienze, filosofia e religione del settembre 1952 quando, prendendo spunto dalla teoria di von Neumann sugli automi che si autoriproducono e sul fatto che si può rendere una macchina capace di apprendere e quindi migliorarsi, McCulloch suggerì che sia possibile «considerare l’Uomo stesso come un prodotto di un processo evolutivo di sviluppo dei robot, generati da robot più semplici, e così indietro fino alla melma primordiale; e guardo alla sua condotta etica come a qualcosa da interpretare nei termini dell’azione a circuito di quest’Uomo nel suo ambiente – una macchina di Turing con solamente due feedback determinati: il desiderio di giocare e il desiderio di vincere». (“Toward Some Circuitry of Ethical Robots or an Observational Science of the Genesis of Social Evaluation in the Mind-Like Behavior of Artifacts”, Acta Biotheoretica, Vol. XI 1956) – poi in Embodiments of Mind)

 

 

Sommario 6.11

 

Riferimenti 6.11

  • Karl Hector & The Malcouns, The Spirit Of Gine + Who’s Foolin’ Who? + Mission Control + Karadeniz (Unstraight Ahead, 2014)
  • Psyche/BFC, Neurotic Behavior (Elements, 1989-1990)
  • Steven Stapleton & David Tibet, The Dead Side of the Moon (Musical Pumpkin Cottage, 1996)
  • Nurse With Wound, Cold (Thunder Perfect Mind, 1992)
  • Humanwine, What Kidz Sey (For Burning Cities Present, 2004)
  • The Velvet Underground, European Son (The Velvet Underground & Nico, 1967)
  • The Clockwork Dolls, Compilation of Incomplete Instrumental Sketches [And Then Some] (The Complete Instrumental Collection, 2011)
  • Eskorbuto, Cerebros Destruidos (Anti Todo, 1987)