Episodio 6.6
In ricordo di Bruno Geda
Se, secondo i primi cibernetisti, gli umani non differiscono dalle macchine dal “punto di vista scientifico”, ciò è dovuto al fatto che negli anni ’40 tale punto di vista era quello degli uomini-macchine in guerra. L’insieme uomo-aeroplano-radar-predictor-artiglieria è un sistema chiuso, in cui sembra possibile sostituire gli uomini con le macchine e viceversa. Per il soldato che manovra la tecnologia contraerea, il nemico si comporta realmente come un servomeccanismo. Quel che sorprende è il modo in cui questa visione tecnologica si sia ampliata fino a concepire una nuova età per l’umanità e una filosofia generale dell’azione umana.
Nel 1947, mentre medita sugli eventi bellici appena trascorsi, Wiener sostiene che «il pensiero di ogni epoca si riflette nella sua tecnica». Quella antica era caratterizzata da agrimensori, astronomi e navigatori, mentre nel Seicento e Settecento si distinguevano orologiai e molatori di lenti. La loro scienza era la previsione secondo leggi e la loro economia quella mercantile; le navi solcavano i mari basandosi su orologi e calcoli astronomici della longitudine. Wiener la definì «tecnica del mercantilismo». (Norbert Wiener, La cibernetica. Controllo e comunicazione nell’animale e nella macchina [1948], il Saggiatore, Milano 1968, pp. 65-66) Mentre volgeva al termine il Settecento, sorgeva una nuova età in cui il cronometro lasciava il posto al motore a vapore come simbolo e fulcro reale del lavoro tecnologico. A Huygens e Newton succedevano Rumford, Carnot e Joule, e adesso era il settore manufatturiero e non più mercantile a incarnare la nuova cultura. Infine per Wiener l’età attuale, inaugurata dalla vasta gamma dei dispositivi elettromeccanici della guerra, è l’età dell’informazione e del controllo. Se questi sviluppi risalivano fino a Kelvin e Gauss, trovano la loro forma compiuta (e gli interpreti) soltanto nei laboratori e nelle fabbriche di radar e dei sistemi a questi associati, e le «meraviglie della macchina calcolatrice automatica fanno parte dello stesso genere di idee.» Questa età, che è ancora la nostra, è quella dei servomeccanismi.
Comunque sia, allora erano in molti a credere di trovarsi a un punto di svolta epocale. Il bombardamento nucleare di Hiroshima e Nagasaki nell’agosto del ’45 moltiplicò a livello esponenziale le speranze come le paure anche di Wiener, espresse con qualche mese di ritardo nella lettera a un amico, il filosofo italiano Giorgio di Santillana che nel ’41 si era trasferito al MIT. «Da quando è caduta la bomba atomica mi sono dovuto riprendere da un attacco acuto di coscienza in quanto scienziato che ha lavorato in campo bellico e che ha visto il suo lavoro bellico come parte di un corpus più ampio che è stato adoperato in un modo che io non approvo e su cui non ho il benché minimo controllo. Credo che i presagi di una terza guerra mondiale siano oscuri e non ho alcuna intenzione di permettere che le mie prestazioni siano adoperate in un conflitto simile. Ho preso seriamente in considerazione la possibilità di rinunciare al mio sforzo di produzione scientifica perché non vedo come possa pubblicare senza permettere che le mie invenzioni finiscano nelle mani sbagliate.» (Lettera a de Santillana, 16/10/1945)
Due giorni dopo, redasse una lettera per il presidente del MIT, in cui ripeté i suoi timori riguardo la perdita del controllo da parte degli scienziati sull’uso civile e militare della scienza, concludendo che intendeva «abbandonare completamente e definitivamente il lavoro scientifico. Troverò il modo per vivere nella mia fattoria in campagna. Non sono troppo ottimista di riuscirci, ma non vedo altra direzione che si accordi con la mia coscienza.» (Lettera a Karl Compton, 18/10/1945)
Le lacrime di coccodrillo degli scienziati si asciugano in fretta, e il 1947 si chiude con Wiener ancora al suo posto al MIT: «Quelli fra noi che hanno contribuito alla nuova scienza della cibernetica si trovano così in una posizione morale a dir poco scomoda. Abbiamo contribuito alla nascita di una nuova scienza che (…) comporta sviluppi tecnici con grandi possibilità per il bene e per il male. Non possiamo fare altro che consegnarla al mondo che ci circonda, e questo è il mondo di Belsen e Hiroshima. Non abbiamo neanche la scelta di arrestare questi nuovi sviluppi tecnici. Essi appartengono alla nostra epoca, e il massimo che riusciremmo ad ottenere cercando di sopprimerli sarebbe di metterli nelle mani dei più irresponsabili e venali dei nostri tecnici. Il meglio che possiamo fare è agire in modo che un vasto pubblico comprenda le tendenze e gli aspetti di questo lavoro, e limitare il nostro impegno personale nei campi che, come la fisiologia e la psicologia, sono più lontani dalla guerra e dallo sfruttamento.» (Wiener, La cibernetica, p. 54) Paradossalmente, negli anni della Guerra Wiener aveva ampliato la cibernetica oltre il suo ristretto ambito a causa della debolezza dell’AA predictor; mentre ora che la cibernetica è associata al potere di armi catastrofiche, cerca di riportarla fuori dall’arena militare dato che funziona mortalmente bene. Ma oramai la cibernetica è legata alle sue origini belliche in un modo talmente forte e profondo che Wiener e i suoi colleghi non possono più farci niente.
Nel ventennio che separa la fine della guerra alla sua morte improvvisa, avvenuta durante un viaggio in Europa, Wiener si distinguerà nel tentativo – vano e maldestro – di sottolineare l’importanza della componente umana, condannando non soltanto l’uso militare delle discipline a cui aveva dato il proprio contributo, ma anche la disumanizzazione provocata dalla perdita del controllo sulle tecnologie informatiche che si andavano affermando, così come dalla perdita di posti di lavoro e competenze umane provocate dall’automazione. Inoltre, anche grazie al fatto che nei pochi anni appena trascorsi di incubazione della cibernetica Wiener e soci avevano già presagito che la neonata disciplina sarebbe uscita dal ristretto ambito dei laboratori di elettrotecnica e informatica, per proporsi come modello di interpretazione e di funzionamento degli animali così come delle macchine oltre che delle relazioni interpersonali, e per scrollarsi di dosso il peso e la responsabilità di aver costruito un’arma micidiale, i primi protagonisti decidono di allargare il cerchio della cibernetica alle scienze sociali. Grazie al finanziamento della Fondazione Josiah Macy, l’8-9 marzo 1946 ha luogo la prima conferenza multidisciplinare che unisce matematici e fisici con psicologi e antropologi sull’argomento generale dei sistemi con causalità circolare.
Gregory Bateson, già convinto dell’importanza delle nuove idee, aiutò nell’organizzazione della seconda conferenza, “Meccanismi teleologici nella società” (20 settembre 1946) e della terza, “Meccanismi di retroazione e sistemi con causalità circolare in biologia e nelle scienze sociali”. Vi persero parte, tra gli altri, Paul Lazarsfeld, Margaret Mead e Filmer S. C. Northrop, e le discussioni, sostenute con vigore da Bateson e condotte con entusiasmo da Wiener, von Neumann, Warren McCulloch e Rafael Lorente de Nò, portarono i sistemi, la teoria dell’informazione e i meccanismi di retrazione nel cuore di sociologia, psicologia e antropologia. Secondo Northrop l’impatto della teoria dei servomeccanismi ebbe una «importanza rivoluzionaria per le scienze naturali, morali così come per la filosofia naturale» oltre che «sulla teoria del fattore normativo in legge, politica, religione e in scienze sociali». (Northrop, “Ideological Man in His Relation to Scientifically Known Natural Man”, in Ideological Differences and World Order: Studies on the Phylosophy and Science of the World’s Cultures, 1949, p. 414) Per Bateson il nuovo vocabolario della cibernetica e della teoria della comunicazione rappresentarono una svolta nel suo lavoro; il suo biografo David Lipset l’ha definita una «conversione teoretica» in cui i termini che aveva adoperato in precedenza, come schismogenesi, furono riadattati al linguaggio della macchina rivolta a un fine: retroazione positiva, che lui chiamava rigenerativa (Lipset, Gregory Bateson: The Legacy of a Scientist, 1980, p. 182)
Per quanto riguarda gli interessi filosofici di Wiener, già negli anni Trenta si era interessato a Leibniz, esaltandone l’apertura mentale in opposizione al dogmatismo newtoniano, sottolineandone la dedizione al relativismo, al principio di identità degli indiscernibili simile alla meccanica quantistica, e perfino all’idea dell’indipendenza e autosufficienza della monade – in analogia con alcune teorie che vedevano l’elettrone appartenere a una dimensione più elevata. (Wiener, “Back to Leibniz! Physics Reoccupies an Abandoned Position”, Technology Review n° 34, febbraio 1932) Ma nel dopoguerra Wiener andò ancora oltre, ricavando da Leibniz un ombrello filosoficamente onnicomprensivo che copriva e ricombinava cibernetica e ricerca operativa. Come affermò alla Operations Research Society nel 1953, entrambe si basavano su un moderno parallelismo con Leibniz, la cui concezione di monade era decisamente antropomorfica. Si trattava di una visione del mondo in cui le monadi erano «quasi delle anime la cui attività era limitata a riflettere l’universo delle monadi stesse.» La cibernetica forniva una «immagine del mondo simile»: nodi di comunicazione che interagiscono scambiandosi ordini o comandi. Secondo il cibernetico, il mondo non è altro che l’insieme delle reciproche relazioni interne di questi messaggi in ingresso e in uscita – in definitiva la cibernetica porta con sé, per Wiener, una visione dell’universo «quasi solipsista». Considerata nella sua funzione epistemologica, la cibernetica può essere sia basata sull’osservazione (messaggi unicamente in entrata) sia sperimentale (messaggi in entrata e in uscita). Al tempo stesso, Wiener voleva fosse chiaro che mentre l’epistemologia avrebbe potuto sottrarre alla scienza la funzione di raccolta di conoscenza e informazioni, i cibernetisti non si sarebbero limitati a ciò: «i messaggi possono essere inviati con il fine di esplorare l’universo, ma possono essere inviati anche con l’intenzione di controllare l’universo.» Proprio perché Wiener voleva sottolineare l’aspetto duale dell’informazione, distingueva tra messaggi che potevano essere inviati «nel modo indicativo o in quello imperativo». (Wiener, “Delivered to the Operations Research Society”, 23 novembre 1953)
Come suggeriscono le monadi prive di finestre, e come dice esplicitamente Wiener riguardo il loro quasi-solipsismo, la filosofia cibernetica aveva come premessa l’opacità dell’Altro. In questa visione del mondo siamo davvero come scatole nere, dotate di input e output e senza alcuna possibilità di accedere alla vita intima nostra o di chiunque altro. La stessa opacità domina la teoria dei giochi di von Neumann, dove l’opponente agisce in accordo a determinati principi universali di massimizzazione ma in cui il processo del pensiero che si risolve in ogni singola mossa ci è nascosto. Sebbene in tarda età Wiener giunse a respingere la teoria di von Neumann perché dotata di basi psicologiche inadeguate, negli anni del dopoguerra pensava diversamente: il libro scritto da von Neumann e Morgenstern era per lui «un interessantissimo studio dell’organizzazione sociale da un punto di vista metodologico strettamente connesso, sebbene distinto, ai problemi della cibernetica.» (Wiener, La cibernetica, p. 42)
Sommario 6.6
- Introduzione
- Matteo Salvini, il ganzo è servito (Il Pranzo è Servito, Canale 5, 1993)
- Zanzare OGM Vaccinatrici (Tg Leonardo 3/12/2024)
- Jacques Luzi, Le religioni industriali contro la natura e la libertà. Cosmismo e Transumanesimo (Pubblicato sul giornale L’Urlo della Terra, n° 12, Luglio 2024) – TESTO
Riferimenti 6.6
- Neu!, Spitzenqualitat + Neuschnee + Super (Neu! 2, 1973)
- Neu!, Jahresübersicht-Negativland (Neu!, 1972)
- Mr.GLOB@L [Feat. Elon Musk], Tostapane (dicembre 2024)
- The Doors, The Mosquito (Full Circle, 1972)
- CCCP CCCP Fedeli alla linea, Libera me Domine (Socialismo e barbarie 1987)
- Vladimir Putin, Credo in Dio e Dio è con noi (26/12/2024)
- The USSR TV and Radio Large Symphony Orchestra diretta da Vladimir Fedoseyev, Время, вперед! (Tempo, avanti!) di Georgij Sviridov (Suite dalla colonna sonora del film Vremja, vperёd! – Время, вперёд!, 1965)
- François Couture, Marc Couroux, Paul Helmer, Pierrette Le Page, Cosmos Op. 28 (1934) di Ivan Wyschnegradsky (Hommage à Ivan Wyschnegradsky, 1994)
- Sylvaine Billier & Martin Joste, Preludio II – Ventiquattro preludi in tutti i toni della scala cromatica-diatonica, per due pianoforti a quarti di tono (1939-40) di Ivan Wyschnegradsky (Etude Sur Les Mouvements Rotatoires – 24 Préludes, 2002)
- Jean Koerner, Jean François Heisser, Martine Joste, Sylvaine Billier, Troisième Fragment Symphonique, Opus 32 (1946) di Ivan Wyschnegradsky (Registrazione del 1977)
- Nouvel Orchestre Philharmonique de Radio-France & Mario Haniotis, La Journée De L’Existence (1915-16) di Ivan Wyschnegradsky (Registrazione del 1978)
- Jacques Wiederker & Martine Joste, Méditation Sur 2 Thèmes De La Journée De L’Existence, Opus 7 (1958) di Ivan Wyschnegradsky (Registrazione del 1977)
- Julia Dmitriukova, Leopoldo Amigo, Miguel Molina et. al., Estratti dall’opera cubo-futurista “Vittoria sul sole” (Победа над Cолнцем, Pobeda nad Solntsem) (1913) di Mikhail Matyushin e Aleksej Kručenych (Baku: Symphony Of Sirens – Sound Experiments In The Russian Avant Garde, 2008)