I CANTI DELLA TAVERNA – Volume 6

Aspettando che salpi la Nave dei Folli, ricominciano le selezioni dall’oscurità della taverna.

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Riferimenti Canti della Taverna – Vol. 6

  • The Jane Austen Argument, Song for a Siren (Somewhere Under the Rainbow, 2012)
  • Demetrio Stratos e Lucio Fabbri, Le sirene (Recitarcantando, Live Cremona 21/9/1978)
  • Os Mutantes, 2001 (Mutantes, 1969)
  • Eskorbuto, Exterminio de la raza del mono (Jodiendolo Todo, 1983)
  • Michèle Bernard, La danse des bombes (L’oiseau noir du champ fauve – Cantate pour Louise Michel, 2005)
  • Claudio Gabelloni, L’anarchico Lucetti (Raccolta, 2013)
  • Fabio Celi e Gli Infermieri, Follia (Follia, 1969)
  • Gli Astrali, Non siamo come voi (Viaggio allucinogeno, 1967-68)
  • The Hellblinki Sextet, Pirates (A Pirate Broadcast, 2004)
  • Roberto Ballerini, Speriamo che sia un blues (Canzoni terrificanti, 2025)
  • Nino Ferrer, Le Blues anti bourgeois (1970)
  • Sumo, Mejor No Hablar (De Ciertas Cosas) (Divididos por la felicidad, 1985)
  • The Dead Brothers, Policeman (The 5th Sin-Phonie, 2010)
  • Circus Contraption, Come To The Circus (Our Latest Catalogue, 2001)
  • Darko Rundek, Sensimilija (Mhm a-ha oh yeah da-da, 2006)
  • Il Mucchio, Per una libertà (Il Mucchio, 1970)

Episodio 6.32

Episodio 6.32

Commiato alla 6a Stagione

E anche questa è andata, per la sesta volta la Nave dei Folli ammaina le vele e se ne torna in rada. Nel frattempo, nel mondo intorno guerre sanguinose si moltiplicano e normalizzano in lontananza; mentre qui vicino esistenze individuali e coercizioni sociali si digitalizzano, con il dilagare di Intelligenza Artificiale e robot sempre più umanoidi; nuove pestilenze si diffondono, come la recente dermatite nodulare bovina che si estende dalle Alpi alla Sardegna dove, dopo l’arrivo della megalomania eolica, sbarcano 300.000 dosi di nuovi vaccini per vacche. E tornano le zone rosse, come a Padova per il timore del diffondersi della febbre West Nile.

Nel micromondo dei movimenti politici le cose non vanno meglio, certo nulla di paragonabile, qui alla tragedia subentra la farsa e il feuilleton delle politiche identitarie aggiunge nuovi capitoli. Risultato della “cultura del piagnisteo” che imperversa ormai dagli anni Ottanta-Novanta, questa pustola socio-politica giunta d’oltremare ha già invaso il mondo intero, soprattutto gli ambiti di sinistra, ma come un virus informatico infetta anche gli ambienti libertari, o presunti tali.

Ennesimo esempio è una mappa (che alleghiamo), non del tesoro ma di quello che per chi l’ha anonimamente prodotta sarebbe l’asse del male in Italia, evoluzione “sistemica” delle più classiche liste nere di bolscevica memoria. Più simile a un circuito elettrico, fatta probabilmente a immagine del funzionamento cibernetico di menti inorganiche, illustra i protagonisti di quelle che costoro individuano come nefandezze nonché i legami che intercorrono tra loro. La nostra imbarcazione, collocata nella bolgia Anti-tech, colleziona una caterva di titoli che, se non fossero il risvolto di un degrado molto più ampio, ci farebbero un baffo, oltre che scompisciare dal ridere: gli umili mozzi sono accusati nientepopodimeno che di Antifemminismo/Misoginia – Abilismo – Queerofobia/Omofobia e perfino Islamofobia… e come se non bastasse siamo associati a Chiesa Cattolica/Fondamentalisti e a Pro Vita! Insomma, abbiamo fatto quasi l’en plein e per brevità ci definiamo tuttofobi. Amen!

Come al solito, anni dopo le inconsistenti lamentele alle nostre critiche del transumanesimo (era il 2019, in occasione di Librincontro) e il successivo fango gettatoci contro che ci spinse a lasciare Radio Blackout nel 2021 (più per l’omertà generalizzata riscontrata nella pressoché totalità del movimento taurinense, che per quieto vivere o codardia scelse di dare la precedenza al carrozzone identitario), anche in questo caso il corpus complesso e moltiforme delle nostre idee è ridotto e banalizzato a etichette, in perfetto stile social mer(d)ia. Come sempre, mai e poi mai si entra nel merito delle riflessioni con argomentazioni, magari non profonde ma quantomeno articolate, mentre invece si isolano frasi, se non parole, estrapolandole dal contesto, altra conseguenza di ignoranza e superficialità figlie dell’epoca telematica.

Una nostra particolarità è non difendere nessuno, tantomeno noi stessi: i ragionamenti che facciamo e abbiamo – spesso invano – provato a fare, riguardano valori e metodi e non singole persone o situazioni. Siamo contro queste ideologie e le relative pratiche comunque e a prescindere da chi colpiscono, che potrebbe essere chiunque. Anche in quest’ultimo caso, non soltanto non ci riteniamo colpevoli ma ancor più non accettiamo da parte di chicchessia il ruolo di giudice, figuriamoci di boia… Dunque non rispondiamo alle accuse, anche perché sarebbe difficile ribattere qualcosa di concreto al nulla che ci viene prospettato, che poi è il nulla che avanza dell’antipolitica identitaria, la cui unica materializzazione consiste nel tentativo di guadagnare consensi intruppando sempre più seguaci scodinzolanti, fedeli e ubbidienti, ossequiosi e remissivi… sebbene si rappresentino nel metaverso dell’immaginario con avatar selvatici e feroci. Per di più, non avendo addebitato a nostro carico fatto specifico alcuno, quanto semplicemente uno o una serie di reati d’opinione, non ricadiamo forse sotto la scure del monopolio delle idee, retaggio di un oscuro passato autoritario e patriarcale?

Invece no, da quando assieme al politically correct e a tutta la trafila di sottoinsiemi e frammentazioni degli individui, delle loro vite e attività in dominii identitari, si è stabilito che anche le parole possono uccidere – così come, già da molti anni, uno sguardo è già molestia, e via dicendo… Ma come spesso accade quando si entra in siffatti gineprai, i princìpi non valgono per tutti ma dipendono da chi li adopera e/o subisce: dunque chi redige liste nere può tranquillamente appioppare epiteti infamanti, che vanno da quelli già citati e altri neologismi inglesi alla moda, fino all’uso indiscriminato di termini che insistono sul concetto di fobia, riprendendo e amplificando un atteggiamento medico-psichiatrico volto a negare dignità a chi viene diagnosticato in tal modo.

Tutto questo ha chiaramente un obiettivo, la squalifica dell’avversario o di chi mette in discussione il tentativo di egemonia transpost, mirando a farlo passare per reazionario, di destra, in attesa di peggio, chissà, pedofilia, cannibalismo, deicidio…: dunque quale miglior modo, soprattutto di questi tempi, che definirlo fascista? Detto di passaggio, è lo stesso metodo adoperato cinquant’anni fa dalle sinistre parlamentari-extra, progenitrici e ispiratrici di quelle odierne, nel colpire anarchici o comunisti libertari indisponibili a intrupparsi nei servizi e nelle parole d’ordine che ciclicamente ritornano. Queste politiche, posizioni, rigidità, già patrimonio diremmo naturale dei marxisti-leninisti, in tempi di tranpostneomodernismo purtroppo si ritrovano anche tra autoproclamati anarchici.

Altre conseguenze facilmente prevedibili sono il ripiegamento su questioni micropolitiche e lo scatenarsi di lotte intestine con maglie che si stringono sempre più. Da un lato la moda della cancel culture è applicata alla lettera in Valsusa, dove un gruppo locale comunica di voler eliminare le scritte sessiste dai muri, simbolo di violenza e riduzione a oggetto della donna, e per l’occasione le interpreta e “traduce” al pubblico, rifilandoci la morale sulla dignità delle “lavoratrici sessuali” (nella Mappa, ci guadagneremo anche la casella Puttanofobia?) e la viltà degli uomini cis-bianchi: il fatto è che “sono arrabbiate”. Bazzecole però al confronto con la recente performance di risentimento di Rabbia trans, le cui membre a quanto pare imperversano nei luoghi della movida politica torinese, soprattutto la sera e quando c’è festa. Dopo aver sanzionato nel tempo chiunque non voglia adottare il loro codice linguistico-comportamentale, il cerchio ora si stringe fino a includere anche chi fino a poco tempo fa si diceva aderente e sostenitrice del transfemminismo, nella fattispecie alcuni gruppi e persone facenti parte del giro filo-curdo e internazionalista. Costoro sono accusate di abuso del termine donna (anzi, per la precisione, donna* seguita da asterisco) e altre nefandezze lessicali: per questo sono state denunciate tramite altra pratica angloamericana, il famigerato e finora a noi sconosciuto Call Out, un testo pubblico in cui costoro vengono bacchettate e accusate di essere TERF, altro neologismo che sta per femministe radicali che escludono i trans. Come in Valsusa, anche in questo caso le rabbiose dimostrano di avere una particolare predilezione per il mestiere di maestrine: sul loro sito internet danno un saggio di correzione di un testo ricevuto dalle accusate, in cui spiegano loro tutti gli errori commessi e propongono ammende e autodafé. Al posto di combattere contro chi davvero le odia e sfrutta, scagliano il proprio rancore sulle persone più vicine, quelle che, per dirla alla maniera transpost, attraversano i loro stessi spazi.

Su queste e moltissime altre vicende ci sarebbe ancora tanto da dire, come nel caso recente di un altro miserabile, presunto anarchico francese che cerca di squalificare come antisemiti e nazisti addirittura Hanna Arendt e Gunther Anders, ma ci fermiamo qui, che la misura è colma e anche la pazienza, nostra e vostra, ha un limite. Di certo alla ripresa della navigazione le acque saranno un tantino agitate, vista la pubblicazione di alcuni testi che – meglio tardi che mai, nonostante certi limiti – hanno deciso di levare una voce di condanna delle vessazioni identitarie sostituendola al silenzio assenso che da troppi anni ha fornito un terreno propizio a questo stalinismo di ritorno. Ma di questo e tanto altro ancora riparleremo a tempo debito, quando si leveranno le ancore per la prossima, imperdibile, impostmodernizzabile e disidentitaria stagione de La Nave dei Folli.

Mappa Lista Nera

https://disordine.noblogs.org/post/2025/06/18/parole-semplici/

https://ilrovescio.info/2025/07/01/da-pari-a-pari-contro-lautoritarismo-identitario/

https://brughiere.noblogs.org/post/2025/07/18/a-due-a-due-finche-non-diventano-dispari/

https://sardegnaanarchica.wordpress.com/2025/07/24/per-farla-finita-con-lo-stupro-intellettuale-ai-danni-dellanarchismo-rivoluzionario/

https://tocallout.noblogs.org/

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Sommario 6.32

  • Introduzione con zona rossa a Padova
  • La microchippata allegra – Microchip in my arms
  • Presentazione di Libar di Gonghi GongAlbum scaricabile gratuitamente QUI
  • Centri anti complottismo in Germania (Byoblu, 6/3/2025)
  • Riccanza in Sardegna (Cartabianca – 27/06/2023)
  • Torino, negozio di cani robot (aprile 2025)
  • Peste bovina in Sardegna (Vari TGR Sardegna dell’ultimo mese)

Riferimenti 6.32

  • Futuro antico, Live a Isole del Suono, Piazza Santo Stefano, Bologna 7/7/1980
  • Gonghi Gong, Il piffero magico (Libar, 2025)
  • Hot Chip with Robert Wyatt, One Pure Thought (Geese remix) (Hot Chip with Robert Wyatt and Geese, 2008)
  • Gonghi Gong, Libar (Libar, 2025)
  • Kollektiv Rote Rübe & Ton Steine Scherben, Paranoia + Zeitmaschine + Manchmal Wenn Ich So Dasitze Pt. 2 (Paranoia, 1976)
  • Steven C. Miller, Live! Corsa contro il tempo (Line of Duty) (2019)
  • Gonghi Gong, Io non dimentico (Libar, 2025)
  • Checco Zalone, Poco ricco (2022)
  • Message To Earth, LSD Beyond the Gate (Music of the Quantum Computer, 2011)
  • Ralph Lundsten and The Andromeda All Stars, Computerful Love (Alpha Ralpha Boulevard, 1979)
  • Gonghi Gong, La crisi (Libar, 2025)
  • Suonofficina, Dugu Dugu (Iandimironnai, 1984)
  • Suonofficia, Tadasuni (Pingiada, 1979)
  • Gonghi Gong, Per il tuo bene (Libar, 2025)

Episodio 6.31

Episodio 6.31

Penultimo episodio della stagione

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Sommario 6.31

Riferimenti 6.31

  • Min Bul, Invocation (Min Bul, 1970)
  • Horde Catalitytique Pour La Fin, Gestation Sonore 4 (Gestation Sonore, 1971)
  • Brave New World, Prologue + Alpha Beta Gamma Delta + Soma (Impressions on Reading Aldous Huxley, 1972)
  • Devon 832, Stupide Pecore (2025)
  • Thomas Dimuzio, Democracy remix (Art Bears Revisited, 2003)
  • МЕХАНИЧЕСКИЙ ПЁС – Андрей Лысиков (Cane meccanico – Andrey Lysikov), Greta Song (2021)
  • Marracash ft. Cosmo, GRETA THUNBERG – Lo stomaco (2019)
  • Oli Frost, The Better Greta Thunberg Song (2020)
  • Alterations, Yes Sir + Sleeping Beauty (My Favourite Animals, 1984)
  • Vinicius de Moraes, Le api (L’arca, 1972)
  • Tallarita & Tomassini, Civiltà 2000 (Ispirazioni e circostanze, 1975)
  • Rocco Masiello, Complottista (25 aprile 2021)

Episodio 6.30

Episodio 6.30

Alle soglie dell’intervento di Norbert Wiener alla conferenza dell’Accademia delle Scienze, nell’ottobre 1946, quando la proto-cibernetica debuttava in società, terminano le introduzioni della Sesta stagione.

La storia degli splendori e delle miserie della cibernetica, delle sue radici e ramificazioni nelle tecniche e nelle scienze sociali, riprenderà alla prossima navigazione.

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Sommario 6.30

  • Introduzione con l’ultima versione di ChatGPT di OpenAI che rifiuta di spegnersi + risposta dell’Intelligenza Artificiale a domanda utente
  • LA BESTIA E LO SCHERMO – Evasioni e cattività nella civiltà cibernetica (Sulla dipendenza da smartphone dei gorilla negli zoo americani) – TESTO
  • Willow, il chip quantistico di Google (AI Club, 13/12/2024)
  • Una canzone per Enrico Gianini, ex aeroportuale di Malpensa, rinchiuso nel REMS di Castiglione delle Stiviere per rifiuto di sottoporsi a trattamenti farmacologici e arresti domiciliari: aveva denunciato le scie chimiche…
  • Gorilla dipendenti dai telefonini? (Toronto, CTV News, 1/9/2023)

Riferimenti 6.30

  • Ame Son, Le grand cirque de la Lune (Primitive Expression, 1976)
  • Georges Brassens, Le Gorille (1952)
  • Creative Rock, Preussens Gorilla (Gorilla, 1972)
  • Älgarnas Trädgård, There Is A Time For Everything, There Is A Time When Even Time Will Meet + Two Hours Over Two Blue Mountains With A Cuckoo On Each Side, Of The Hours… That Is + Rings Of Saturn (Framtiden Är Ett Svävande Skepp, Förankrat I Forntiden (Silence), 1972)
  • Nanni Svampa, El gorilla (Nanni Svampa canta Brassens, 1971)
  • Macka B, Gentrification (Gentrification, 2020)
  • MPak, Quantum Computer Code – Elephants (2023)
  • Mc John Music, Dire la Verità (2025)
  • Blue Sun, Afro Blue (Blue Sun, 1971)
  • Fabrizio De André, Il gorilla (Volume 3°, 1968)

Episodio 6.29

Episodio 6.29

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Sommario 6.29

Riferimenti 6.29

  • Hyboid, Supercomputer Nightmares (Sequencing the Apocalypse, 2022)
  • Capiscum Red, Patetica 1° Tempo (Appunti per un’idea fissa, 1972)
  • Supercomputer, Ordinateur (2023)
  • Aria Primitiva, Endayi Endesi + Aria Primitiva (2019 Remix) (Sleep No More, 2019)
  • Black Zone Myth Chany, Reload Pain (Black Zone Myth Chant, 2016)
  • Aria Primitiva, Nixen + Mais Ouvrez Donc Cette Porte ! (Sleep No More, 2019)
  • Companyia Electrica Dharma, Tema Dels Carrers Radioactius + L’Harmoniosa Simfonia D’Un Cos Part. 1 + Part. 2 (Diumenge, 1975)

Episodio 6.28

Episodio 6.28

Lawrence Frank partecipa fin dall’inizio al gruppo cibernetico, sia per la sua duratura collaborazione con Margaret Mead e la corrente denominata “personalità e cultura”, sia per il suo ruolo chiave nel mondo delle fondazioni – non per altro, alla fine degli anni Trenta aveva diretto anche la fondazione Macy. Di solito non prepara un vero e proprio intervento, ma in occasione della conferenza organizzata all’Accademia delle scienze è a lui che tocca il discorso introduttivo, l’oneroso compito di presentare per la prima volta i capisaldi della nascente cibernetica alla comunità scientifica, consapevole che il titolo stesso della conferenza potrebbe suscitare perplessità o risultare difficile da accettare. La teleologia è un concetto che puzza di metafisica, di antiscientificità, perciò Frank tiene subito a precisare che il loro «non è un movimento che mira a una regressione verso una fase antecedente nella storia delle idee, ma un movimento in avanti, verso una concezione più efficace dei problemi che affrontiamo oggi. (…) Siamo impegnati, oggi, in una delle maggiori transizioni o sovvertimenti nella storia delle idee: riconosciamo che molti dei nostri vecchi ideali e assunti sono ormai obsoleti, e aneliamo a elaborare un nuovo quadro di riferimento.» Certo, guardando indietro alla storia delle idee, il progetto scientifico ha dovuto condurre «una lunga e spesso amara lotta per liberarsi dalla tradizione animistica presente nella nostra cultura.» Infatti «i concetti di comportamento finalizzato e teleologia sono stati a lungo associati a una misteriosa capacità, in grado di di auto-perfezionarsi, che persegue un obiettivo o causa finale e che informa e dirige tutti gli avvenimenti, di solito di origine sovra-umana o sovrannaturale. Perciò agli uomini è stata attribuita un’anima che guidava tutte le loro condotte, mentre gli eventi non umani sono stati considerati controllati da spiriti o, più tardi, da forze speciali o demoni di Maxwell.»

Per poter avanzare, il pensiero scientifico ha dovuto scartare queste credenze, queste superstizioni, a favore di una visione della natura più meccanicistica e deterministica; un grande passo in questa direzione fu compiuto da Galileo che sostituì la vis a tergo aristotelica con il concetto di inerzia e che di conseguenza gettò le fondamenta della fisica delle particelle e dell’astronomia. Concezione in seguito confermata dalla dimostrazione che l’universo si basa sull’azione di anonime particelle che si muovono casualmente, in modo disordinato, e grazie alla loro molteplicità danno origine all’ordine e alla regolarità.

Il successo incontrastato di queste idee e metodi in fisica, astronomia e poi in chimica diedero alla biologia e alla psicologia le principali linee guida, cosa che portò all’approccio predominante di considerare l’oggetto studiato come composto di fattori o parti separate e discrete che bisogna cercare di isolare e identificare come cause scatenanti. Separate le parti e ordinati gli eventi in modo arbitrario, nell’opera di laboratorio, si tende a pensare che questi meccanismi concettuali siano i processi di base della natura. Ma i dubbi sorti in biologia e psicologia hanno portato a mettere in dubbio gli assunti iniziali, così come concetti e metodologie. «Così oggi stiamo assistendo alla ricerca di approcci innovativi, di concetti nuovi e più comprensivi e di metodi in grado di occuparsi di vasti insiemi di organismi e personalità. Sono stati adoperati termini come organismo-nel-suo-complesso [organism-as-a-whole], insieme a olismo, synholic ed espressioni simili» che servono a descrivere attività basate su modelli e dotate di strutture e funzioni organizzate degli organismi viventi. Nuovi metodi permettono di ravvisare «rapporti sistematici tra molte variabili o dimensioni all’interno di uno stesso organismo, così come tra l’organismo e l’ambiente». Inoltre si sta dando sempre più importanza al ruolo delle passate esperienze nel modificare funzioni organiche, sentimenti e comportamenti, come nel caso della concezione psicosomatica in medicina, così come ai modelli di percezione e apprendimento che vanno al di là del tentativo e dell’errore, oltre a un rinnovato interesse negli sforzi compiuti da organismi e personalità per il raggiungimento di un obiettivo.

L’approccio teleologico, secondo i cibernetici, nasce per dare una risposta alle vecchie formulazioni meccanicistiche percepite allora come inadeguate, ma non propone alcuna ipotesi psichica o vitalistica, e non presuppone poteri soprannaturali, misteriosi, che guiderebbero comportamenti e azioni. «L’idea di un comportamento finalizzato non fa parte di una regressione a una fase precedente della storia delle idee, ma un avanzamento nella direzione di una comprensione più effettiva dei problemi che ci troviamo oggi di fronte. Ci stiamo muovendo verso la concezione di una “teleologia naturale”, come già suggerì Woodbridge nel 1911. Perciò termini come retroazione, servomeccanismi, sistemi circolari e processi circolari possono essere visti come espressioni diverse ma equivalenti dello stesso concetto di base. L’idea di auto-regolazione, con comportamento orientato a un fine, diventa applicabile in laboratorio, in ambito clinico, specialmente nello studio della personalità, così come sul campo nello studio di ordini sociali e culture.»

Frank è convinto, come i suoi colleghi del circolo Macy, di star costruendo «una nuova cornice di riferimento concettuale per l’indagine scientifica nelle scienze della vita», prendendo parte attiva in una «delle più grandi transizioni o sconvolgimenti nella storia delle idee», tuttavia non può nascondere l’ironia insita nel fatto di essersi affidati, per introdurre in biologia e psicologia i concetti di comportamento finalizzato e di meccanismi teleologici, a modelli provenienti dalle macchine create dall’uomo, a sistemi artificiali quali computer, missili a guida e altre complicate apparecchiature elettroniche. Ma Frank tiene subito a precisare che il tentativo di capire gli organismi viventi attraverso il funzionamento di strumenti creati dall’uomo è ricorrente nella storia delle idee.

Nel rimettere in discussione le vecchie convinzioni, una spinta importante è arrivata dalla fisica dei primi del Novecento. Come sostengono Einstein e Infeld, c’è voluta grande immaginazione scientifica «per capire che non sono le cariche o le particelle, ma il campo presente nello spazio tra cariche e particelle a essere fondamentale per la descrizione degli eventi fisici (…) La teoria della relatività proviene dal problema del campo (…) Le contraddizioni e le incoerenze delle vecchie teorie ci obbligano ad attribuire nuove proprietà al continuum spazio-temporale, alla scena in cui accadono tutti gli eventi nel nostro mondo fisico.» (The Evolution of Physics, 1938, p. 259)

Senza entrare nei particolari, ci si iniziava a rendere conto che al fianco dei fenomeni convergenti che seguivano le regole della fisica classica, bisognava tener conto dei fenomeni divergenti, che adesso potevano essere interpretati con la teoria dei quanti. Il principio di indeterminazione vale anche in biologia, e ciò spinge a dare importanza a ciò che finora si lasciava in secondo piano, ovvero i processi dinamici che conducono a prodotti misurabili. Frank cita Frederick Hopkins (“Some Chemical Aspect of Life”, 1933): «Il dottor Haldane ci ha detto che per i biologi dell’illuminismo, un organismo vivente non rappresenta un problema per l’analisi; è, in quanto organismo, assiomatico. I suoi attributi fondamentali sono assiomatici; l’eredità, ad esempio, per la biologia non è un problema ma un assioma. “Il problema della fisiologia”, cito da un discorso del 1885, “non è di ottenere una spiegazione fisica frammentaria dei processi fisiologici, ma di scoprire tramite osservazione e sperimentazione il grado di collegamento gli uni con gli altri di tutti i dettagli della struttura e dell’attività di ogni organismo in quanto espressione della sua natura in quanto organismo unico (…) Non c’è da dubitare che un giorno si potrebbe trovare un punto d’incontro tra la scienza biologica e fisica. Ma possiamo prevedere con sicurezza che se questo punto d’incontro sarà trovato, e una delle due scienze sarà inghiottita, questa non sarà la biologia.» (Frederick G. Hopkins, “Some Chemical Aspect of Life”, Science, Vol. 78, n. 2020, settembre 1933)

Frank perciò propone quel che aveva già dagli anni Trenta definito relatività biologica, per cui anche in questo campo bisogna mettere in discussione le antiche visioni e riordinare il tutto. Peraltro, l’uso di atomi e isotopi “marcati” starebbe dimostrando che organismi apparentemente solidi, stabili, sono in un flusso continuo: le loro componenti, sebbene modelli e configurazioni organiche restino immutate, sono sostituite a ritmi differenti, come evidenziato da Schoenheimer nel 1941. Nel mezzo di questi cambiamenti e riorientamenti, non si hanno a disposizione né concetti né terminologia chiari, nemmeno parole adeguate, soprattutto verbi, per descrivere molti processi, soprattutto quelli autoregolati, come ad esempio l’omeostasi di Cannon e i rapporti multidimensionali che implica.

Nelle scienze sociali si stanno adoperando ancora concetti e termini vecchi, ottocenteschi, provenienti da una visione newtoniana in cui le forze producono azioni sui sistemi, e proprio come in biologia, una ricerca che si limita a individuare i rapporti di causa-effetto non va oltre gli effetti della fisica classica e impedisce di vedere ciò che avviene «nel “campo” degli eventi intra- o interorganici». Come ricordava una trentina d’anni prima Kemp Smith dell’Università di Edimburgo, e come proveranno a fare i conferenzieri cibernetici dopo di lui, «la storia dell’intelligenza umana è un resoconto non tanto della progressiva scoperta della verità, quanto della nostra graduale emancipazione dall’errore». (Lawrence Frank, “Foreword”, in “Teleological Mechanisms”, Annals of the New York Academy of Science, Volume 50, 1948, pp. 189-196)

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Sommario 6.28

Riferimenti 6.28

  • Sperm, Suite 71 – Prem + Jazz jazz + Korvapolikliniikka hesperia + Dodekafoninen talvisota (Shh! Heinäsirkat, 1970)
  • Capiscum Red, Patetica 3° Tempo (Appunti per un’idea fissa, 1972)
  • Alternative TV, Communication Failure (Revolution, 2001)
  • Bio Genesis, Beta Virus (DJ Paradigm & DJ Shawnodese – Complex Cosmic Creation, 2006)
  • Lucem Demostrat Umbra (L.D.U.), Techno Fight Covid 19 (Techno Fight Covid 19, 2020)
  • Killer Buds vs. Energetic, Cosmic Disorder (DJ Paradigm & DJ Shawnodese – Complex Cosmic Creation, 2006)
  • Lost Reflection, Manipulation (Psychedelic Moments, 2014)

Episodio 6.27

Episodio 6.27

Se Gregory Bateson e Margaret Mead hanno fatto avvicinare le scienze sociali al gruppo Macy, e probabilmente Kurt Lewin è stato il primo ad aver provato a integrarle nel proprio percorso di ricerca, un’altra figura fondamentale è senza dubbio Lawrence Frank. Oltre a fungere da tramite tra il mondo delle fondazioni e i nuovi “cavalieri del feedback”, a lui si deve il primo incontro tra le idee della proto-cibernetica e il resto degli scienziati; infatti, al termine della seconda conferenza, annuncia ai partecipanti di aver organizzato pochi giorni dopo una sessione straordinaria all’Accademia delle scienze di New York, il 21 e 22 ottobre 1946, con il titolo di “Meccanismi Teleologici” e con l’obiettivo di far debuttare in società i concetti innovatori del “circolo Macy”, fino ad allora condivisi solamente all’interno di un ambito assai ristretto. All’epoca delle conference Macy vive con la moglie al Greenwich Village al piano di sopra di Bateson e Mead, che spesso lasciano ai Frank la loro figlia in occasione dei loro frequenti viaggi, ed è responsabile di un centro, fondato dalla psicologa Carolyn Zachry, dove si tengono corsi serali di psicologia dell’età evolutiva per insegnanti.

Nato nel 1890 a Cincinnati da una famiglia agiata, all’età di sei anni i genitori si separano e rimane con la madre e la nonna materna in ristrettezze economiche, finché la famiglia si trasferisce al Greenwich Village dove la madre apre una pensione. Studente alla Columbia University, soprattutto in economia, lavora al Bureau of Social Research della città dove rimane colpito dall’alta percentuale di mortalità infantile e materna nelle classi povere, oltre che dallo sfruttamento minorile nell’industria delle conserve. Questi eventi segnano profondamente il giovane Frank che di lì a poco aiuta l’amica Lucy Sprague Mitchell alla creazione della prima “scuola laboratorio” dedicata ai bambini e in seguito Frank lavora come consulente di tre fondazioni – Laura Spelman Rockfeller Memorial (1923-30), Spelman Fund (1930-31) e Rockfeller General Education Board (1932-36) – dove unisce le sue preoccupazioni umanitarie a una crescente conoscenza del mondo economico, a partire da quando il capo della prima fondazione chiede a Frank di suggerire il modo in cui poter spendere circa un milione di dollari l’anno in favore dell’infanzia. Frank allora propone «quello che sarebbe diventato il movimento per la formazione dei genitori: un programma di studio del bambino destinato alle madri, organizzato in piccoli gruppi e basato sulle ricerche scientifiche nel campo dello sviluppo infantile, sostenuto da centri di ricerca facenti capo alle università, da organizzazioni per la formazione e il tirocinio dei ricercatori e da associazioni dei genitori per sovrintendere a livello locale.» Dedicandosi «alla scienza intesa come chiave del progresso sociale, al rinnovamento radicale del sistema educativo come chiave per liberare l’“intelligenza” e ai primi anni dell’infanzia come chiave per formare personalità sane», contribuisce alla concezione di un «movimento popolare che, partendo dal livello più semplice di accudimento del bambino in casa, si sarebbe potuto espandere all’esterno per poi trasformare tutte le istituzioni sociali.» Insomma, se Dewey era l’apostolo della scuola “progressista”, Frank diventa quello della casa “progressista”. (Steven Schlossman, “Philanthrophy and the Gospel of Child Development”, History of Education Quarterly, autunno 1981)

Frank si dimostra un abile organizzatore tanto che negli anni seguenti nascono centri di ricerca sull’infanzia in parecchie università, inoltre lavora alla creazione di un gruppo altamente specializzato di donne newyorkesi, la Federation of Child Study, contribuisce a indirizzare studentesse e diplomate allo studio dello sviluppo del bambino, convince una fondazione a creare una rivista popolare per genitori, il Parents Magazine. Frank sottolinea l’importanza del “clima intellettuale” per introdurre certe novità; negli anni Venti le madri della classe media non affidano più i figli alle bambinaie ma se ne prendono cura direttamente, aiutate anche da quelle «tecnologie salvatempo – cibi preparati e inscatolati, abiti confezionati, lavatrici, ecc.» che inoltre contribuivano a «creare una “opinione pubblica” favorevole», e in questi anni, così come dopo la Seconda guerra mondiale, avvengono profondi cambiamenti nell’assetto delle famiglie a favore dell’attenzione verso i figli, anche grazie a una nuova educazione parentale. In un certo senso una rivalsa personale di Frank, abbandonato dal padre in tenera età, che si batte per «promuovere un tipo di famiglia centrata sul bambino, fornire migliori strumenti per la crescita e allargare le conoscenze pedagogiche delle generazioni presenti e future, contribuire con la scienza e il denaro a quello che era stato tradizionalmente un dominio della donna.» (Heims, p. 71) Non a caso Frank avrà sette figli, e rimasto vedovo due volte, si sposa con una terza moglie con cui negli anni Cinquanta scriverà due libri “fai da te” destinati ai genitori, prima di scrivere uno dei suoi ultimi lavori, The Importance of Infancy pubblicato nel 1966, che intendeva «concentrare l’attenzione sull’infanzia come complessa serie di eventi interrelati, che coinvolgono discipline e professionalità diverse, organizzazioni e singoli individui, con profonde conseguenze per il futuro», convinto che l’applicazione dei principi pedagogici sia fondamentale per il progresso sociale e senza aver alcun timore che il suo approccio rischi di essere interpretato come «un’intrusione del pubblico nel privato e diventare una sottile forma di manipolazione e di controllo.» (Heims, Ibid.) Percorrendo la produzione di Frank risulta evidente non solamente la sua convinzione nell’importanza dell’infanzia ma anche il fatto che tanto le idee scientifiche più nuove quanto la concomitante “opinione pubblica” rappresentino una speranza per il futuro, di cui il bambino è il simbolo. «Nel suo stile eclettico di pensare e di scrivere ricorrono tematiche e atteggiamenti mutuati dai settori più disparati del sapere», e un altro aspetto che lo fa avvicinare al gruppo Macy è il suo interesse per l’omeostasi già quando il concetto compare nel 1929. Scriveva quell’anno a Walter Cannon di aver avuto «l’impressione che il bambino piccolo, in particolare l’infante, possiede una modesta capacità omeostatica e che il percorso della crescita del bambino può essere considerato come il raggiungimento di una condizione più o meno stabile di maturità» in cui i meccanismi omeostatici funzionano regolarmente, e Frank adopera questa constatazione a sostengo e parziale giustificazione scientifica della creazione di un nuovo settore di studi sullo «sviluppo del bambino distinto dai problemi delle singole scienze che concorrono alla sua definizione». Nella sua risposta Cannon conferma il punto di vista di Frank, segnalando come ad esempio «il controllo della temperatura è molto scarso nel bambino piccolo e viene raggiunto solo gradualmente», e anticipando la futura estensione del concetto scorge interessanti analogie tra «l’omeostasi nell’ambiente interno all’individuo e i suoi rapporti con il mondo esterno e le condizioni di una casa, intesa come ambiente interno di una famiglia, e il mondo esterno, sociale, economico, industriale e commerciale, con il quale le persone della casa devono mettersi in relazione, nonostante questo rischi di produrre elementi di disturbo nella loro stabile condizione di gruppo familiare.» (Lettere, 23 e 26 settembre 1929) Questa idea riemergerà in Frank, rinnovata e rielaborata anche grazie alla frequentazione del gruppo Macy, nel 1966 sottoforma di proposta di un modello scientifico di «bambino come “sistema non specializzato”» in quanto «sistema aperto, autorganizzato, autocontrollato, autodiretto, in gran parte autoriparante». (Lawrence Frank, The Importance of Infancy, ultimo capitolo)

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Sommario 6.27

Riferimenti 6.27

  • Loula Yorke, Oyster + 100 Years (Ysmysmysm, 2019)
  • Loula Yorke, Sun Spurge (Florescence, 2022)
  • Sand, All Is Bright (Vibrating Cloud, 2020)
  • Philipp S., Cell Phone Addiction (2018)
  • The West Coast Pop Art Experiemental Band, High Coin (Part One, 1967)
  • The West Coast Pop Art Experiemental Band, Overture – WCPAEB Part II (Volume 2 (Breaking Through), 1967)
  • Brano anonimo
  • Berto Pisano & Nini Rosso e il suo complesso, Dentro la nevrosi (Crimine A Due (La Casa Sulla Fungaia), 1965)
  • The West Coast Pop Art Experiemental Band, Suppose They Give A War And No One Comes (Volume 2 (Breaking Through), 1967)

Episodio 6.26

Episodio 6.26

Nella seconda parte di “Frontiere delle dinamiche di gruppo” Kurt Lewin prende in prestito gli strumenti cibernetici incontrati durante le conferenze Macy, dal momento che anche «la vita sociale organizzata è piena di questo tipo di canali circolari. Alcuni di questi processi circolari corrispondono a ciò che l’ingegneria fisica chiama sistemi di feedback, cioè sistemi che dimostrano un certo tipo di auto-regolazione». Ripercorrendo alcuni esperimenti condotti poco tempo prima, come quello relativo al cambiamento del regime alimentare nelle famiglie americane, sottolinea che «molti canali della vita sociale non hanno semplicemente un inizio e una fine ma hanno un carattere circolare», motivo per cui, ad esempio, nel processo attraverso il quale il cibo dal negozio di alimentari finisce o nelle bocche dei membri della famiglia oppure nel cestino della spazzatura entrano in gioco molti altri passaggi, dal lavaggio dei piatti al ricevere i soldi del coniuge per fare la spesa, che si susseguono in modo circolare e in sezioni interdipendenti, «nel senso che quando finisce una inizia l’altra». Compito delle scienze sociali sarà analizzare questi processi e guidare le scelte politico-sociali in vista del cambiamento.

Ciò che sottende gli sforzi di Lewin è il tentativo di smentire quello che considera un sentire comune dell’epoca postbellica emerso a causa del timore del fascismo: fraintendere che la democrazia significhi mancanza di pianificazione. Per lui, al contrario, «la sopravvivenza e la diffusione della democrazia dipendono non tanto dagli ideali democratici che sono diffusi e forti» bensì «dallo sviluppo di forme efficaci di gestione sociale democratiche e dalla diffusione delle competenze in questo tipo di gestione all’uomo comune», ed è convinto ci sia bisogno di «una ricerca ai fini della gestione sociale e dell’ingegneria sociale. Si tratta di un tipo di ricerca tramite l’azione, una ricerca comparativa sulle condizioni e gli effetti di varie forme di azione sociale, e di ricerca che porta all’azione sociale.» Infatti, secondo un principio che sta alla base delle credenze di Lewin, «la ricerca che produce nient’altro che libri non è sufficiente», e lo dimostra l’impegno di alcune istituzioni, tra cui il MIT, nel sostenere quella che è definita “ricerca di base”. Nel campo dell’ingegneria sociale «i progressi dipenderanno molto dal grado in cui la ricerca di base nelle scienze sociali può aiutare a farsi un’idea più profonda circa le leggi che governano la vita sociale», ricerca di base che deve includere un approccio matematico alle questioni teoriche e al tempo stesso la sperimentazione in laboratorio e sul campo dei cambiamenti sociali.

In questo studio-ricerca bisogna analizzare i tre diversi momenti, la situazione di partenza, gli eventi che portano i cambiamenti e la situazione finale, in un approccio simile a quello degli storici con la differenza che se per loro la scala temporale è quella degli anni, per gli psicologi è dei «minuti e dei secondi». Gli scienziati sociali sono stretti tra due pericoli minacciosi, «la Scilla del perdere la loro “obiettività” nel tentativo di occuparsi di unità abbastanza larghe e significative», da un lato, e la «Cariddi della perdita della “validità” dei loro studi per il fatto di occuparsi di unità inadeguate perché spesso troppo piccole». Per trovare la giusta misura dovranno perciò agire su piani diversi: nel risolvere problemi immediati, dove i ricercatori sociali forniscono il loro contributo sia come consulenti riguardo le modalità di azione – dato che loro conoscenze scientifiche accumulate giorno dopo giorno nel corso della ricerca li rende tecnicamente adatti al compito – sia come esperti nella valutazione delle azioni intraprese; poi nella sperimentazione di test preliminari, in modo da fornire una guida tra le più sicure alle decisioni politiche, e infine nel proporre politiche a lungo termine e programmi di azione.

Secondo Lewin, «l’azione sociale pianificata di solito emerge da una “idea” più o meno vaga. Un obiettivo appare nella forma fumosa di un sogno o desiderio, che difficilmente può esser chiamato un obiettivo. Per diventare reale, per dirigere l’azione, bisogna sviluppare qualcosa che si può chiamare un “piano”». Il passaggio dall’idea al piano presuppone che: 1) l’obiettivo deve essere chiarito; 2) la strada che conduce alla meta deve essere determinata; 3) bisogna sviluppare una strategia d’azione. Queste tre cose insieme formano il “piano generale” che precede l’azione e che corrisponde a un campo che contiene la struttura dell’obiettivo, e i passi in direzione dell’obiettivo, spiegati con sufficienti dettagli, servono come impronta per l’azione. Inoltre, per essere efficace, questo piano deve essere “flessibile” e questa flessibilità necessita di alcuni modelli procedurali: accettare un piano non significa che tutti gli ulteriori passi siano prefissati da una decisione definitiva, e una decisione può essere definitiva soltanto riguardo al primo passo. Lewin in questo caso si ispira all’ambito militare, dove maggiormente sono sviluppate nei massimi dettagli le azioni pianificate di gruppo, per cui il riconoscimento degli effetti del primo passo possono rendere necessario alterare il piano generale e portano a una decisione su come effettuare il secondo passo, e via di seguito.

È a questo punto che emerge l’influsso delle idee di Wiener, allorché Lewin sostiene che «per comprendere quale tipo di organizzazione sociale sia richiesta per un’azione pianificata di gruppo che abbia efficacia, ci si può riferire ai modelli di certe macchine che puntano a certi obiettivi», ovvero il sistema d’arma contraerea progettato durante la guerra. «C’è qualcosa di equivalente nella vita sociale che dirige l’azione sociale? Quali sono i nostri organi di senso sociali? Che dire del processo che governa queste azioni?» Adoperando anche lui l’esempio del capitano di una nave che governa il timone in base alle informazioni che riceve, ma che vale anche nel caso di cittadini riuniti per risolvere un dato problema, Lewin sottolinea come spesso ci si accontenti di risultati che a primo acchito sembrano buoni ma che alla fine non conducono da nessuna parte: per evitare che la nave giri in tondo o che i cittadini non vengano a capo della questione da risolvere, c’è bisogno di una visione dall’esterno, che ci informi del fatto che si stia o meno progredendo. In molti campi della gestione sociale, come ad esempio quelli che hanno a che vedere con i problemi delle minoranze, l’educazione, il modo di condurre le conferenze o le commissioni, scarseggiano gli strumenti in grado di indicarci la nostra esatta posizione, in che direzione ci muoviamo e a quale velocità. Come risultato, le azioni sono incerte riguardo se stesse, sono alla mercé delle approvazioni o disapprovazioni di capi, colleghi o del pubblico. Ma forse, cosa ancor più importante e urgente, sono incapaci ad “apprendere”, poiché in un campo in cui mancano gli standard per valutare se sono stati raggiunti gli obiettivi, non può avvenire alcun apprendimento. Se non possiamo giudicare se un’azione ha portato in avanti o indietro, se non abbiamo criteri per valutare il rapporto tra sforzo e raggiungimento dell’obiettivo, non c’è nulla che possa impedirci di arrivare a conclusioni errate e incoraggiare abitudini di lavoro sbagliate. «Un governo efficiente dell’azione sociale presuppone la necessità di sviluppare metodi di accertamento dei fatti che permettano di determinare in modo abbastanza realistico la natura e la posizione dell’obiettivo sociale e la direzione e la quantità di moto che risulta da una data azione. Per essere efficace, questo accertamento dei fatti dev’essere collegato alla stessa organizzazione dell’azione: deve far parte di un sistema di feedback che leghi il settore dell’organizzazione che si occupa di questa ricognizione, ai settori che agiscono. Il feedback dev’essere fatto in modo che una discrepanza tra la direzione desiderata e quella effettiva porti “automaticamente” a una correzione delle azioni o a un cambiamento della pianificazione». (“Frontiers in Group Dynamics. Channels of Group Life; Social Planning and Action Research”, in Human Relations, n° 1, vol. 2, 1947)

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Sommario 6.26

  • Introduzione con sabotaggio a Cannes-Nizza
  • Collettivo Terra e Libertà – L’occhio del nemico. Su Mondeggi Bene Comune e l’agri-tech “dal basso” (Rovereto, aprile 2025)Seconda parteTESTO
  • “TAGLIO!” – COMUNICATO DEL SABOTAGGIO CONTRO IMPIANTI ELETTRICI IN COSTA AZZURRA Maggio 2025 – TESTOQui l’originale (ET… COUPEZ !)

Riferimenti 6.26

  • Ibrahim Maalouf, Timeless + The Proposal + Capitals (Trumpets of Michel-Ange, 2024)
  • Kimmo Pohjonen, Spore + Genesis (Kalmuk, 2002)
  • Kimmo Pohjonen, Koruna + Anastaja + Kirkuna (Kielo, 1999)
  • Vernian Process, Once Upon a Time in the West (The Symphonic Collection, 2007)
  • Calibro 35 (Enrico Gabrielli / Luca Cavina / Fabio Rondanini / Massimo Martellotta / Tommaso Colliva), Italia a mano armata + Notte in Bovisa + Milano calibro 9 + La polizia s’incazza + Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (Calibro 35, 2008)

Episodio 6.25

Episodio 6.25

Durante gli anni trascorsi in varie università degli Stati Uniti, Kurt Lewin crea gruppi di ricerca – nel 1944 fonderà un centro per lo studio scientifico delle dinamiche di gruppo al MIT, il Research Center for Group Dynamics – e collabora con alcune istituzioni che lavorano su problemi specifici, quali la condizione delle minoranze o dei lavoratori nelle fabbriche, e pur dando grande importanza alla sperimentazione sul campo è sempre attento al piano concettuale e affascinato dalle formule matematiche. Il suo biografo ha posto in apertura del libro una citazione di Lewin che sintetizza il suo atteggiamento: «Non c’è nulla di così pratico come una buona teoria», aggiungendo il tributo fatto da Edward Tolman alla prima riunione dell’American Psychological Association tenutasi dopo la sua morte avvenuta improvvisamente nel 1947: «Freud il clinico e Lewin lo sperimentatore, sono questi due nomi che spiccano sugli altri nella storia della nostra era della psicologia. Perché le loro idee contrastanti ma complementari per prime hanno reso la psicologia una scienza applicabile a esseri umani reali e a società umane reali.» Lewin ha condotto esperimenti in situazioni di vita reale oppure ricostruite, ponendosi come osservatore interno che al tempo stesso agiva in quel contesto: dalla “frustrazione e regressione” dei bambini impegnati nel gioco, alla questione della leadership nei gruppi, dall’influenza delle forme di governo autoritario o democratico sui comportamenti dei cittadini al cambiamento delle abitudini alimentari delle famiglie. «Molti studenti che aderirono alle idee di Lewin (…) manifestavano un interesse pratico nell’uso sociale della ricerca psicologica. Essi scoprirono (…) che il pensiero di Lewin era fortemente radicato nella vita. Le sue teorie potevano essere strumenti per incidere sui problemi quotidiani dell’uomo. La situazione ambientale portò Lewin, con un processo del quale era impossibile distinguere la causa dall’effetto, a concentrarsi sempre più sugli studi sperimentali del come e del perché del cambiamento individuale e sociale, studi che in seguito presero la forma di “azioni di ricerca” e di “dinamiche di gruppo”.» (Alfred Marrow, The Practical Theorist: The Life and Work of Kurt Lewin, 1969, p. 87)

Dagli anni Quaranta, dunque, Lewin concentra la sua attenzione sulla psicologia sociale dei gruppi, piccoli e grandi, agendo attraverso quella che definisce action research, dove alla semplice ricerca unisce tentativi di apportare cambiamenti positivi, e al tempo stesso comincia lo studio delle group dynamics applicando la sua teoria di campo per descrivere il comportamento individuale in relazione a un gruppo. Quando nel 1946 entra in contatto con il gruppo Macy e con i concetti di causalità circolare, feedback e teoria dei giochi, li sente in risonanza con il suo precedente lavoro e inizia subito ad applicarli nelle questioni che sta affrontando. I risultati del suo incontro con la cibernetica sono espressi nell’articolo “Frontiere delle dinamiche di gruppo”, che Lewin ha diviso in due parti – “Concetto, metodo e realtà nella scienza sociale; equilibrio sociale e cambiamento sociale” e “Canali della vita di gruppo; pianificazione sociale e azione di ricerca” – di cui però la seconda è stata pubblicata in forma incompleta a causa del sopraggiungere della sua morte.

Queste sono le premesse da cui si muove Lewin: «Una delle conseguenze della Seconda Guerra mondiale di cui la società è a malapena consapevole è il nuovo stadio di sviluppo raggiunto dalle scienze sociali. Questo sviluppo può effettivamente dimostrarsi tanto rivoluzionario quanto la bomba atomica. L’applicazione dell’antropologia culturale alle culture moderne invece che “primitive”, la sperimentazione con i gruppi dentro e fuori dal laboratorio, la misurazione degli aspetti socio-psicologici di vasti corpi sociali, la combinazione di fact-finding [accertamento dei fatti, indagine] in ambito economico, culturale e psicologico, tutti questi sviluppi sono iniziati prima della guerra. Ma, fornendo attrezzature straordinarie e richiedendo soluzioni realizzabili ai problemi scientifici, la guerra ha enormemente accelerato il passaggio delle scienze sociali a un nuovo livello di sviluppo.» (“Frontiers in Group Dynamics. Concept, Method and Reality in Social Science; Social Equilibria and Social Science”, in Human Relations, n° 1, vol. 1, 1947) L’aspetto scientifico di questo sviluppo ruota secondo Lewin attorno a tre obiettivi: integrare le scienze sociali; passare dalla descrizione dei corpi sociali ai problemi di dinamiche di cambiamento della vita di gruppo; sviluppare nuovi strumenti e tecniche di ricerca sociale. Inoltre, questi avanzamenti necessitano un corrispettivo progresso sul piano teorico, che dovrà «procedere piuttosto rapidamente se le scienze sociali vogliono raggiungere quel livello di utilità pratica di cui la società ha bisogno per vincere la gara contro le capacità distruttive liberate dell’uso delle scienze naturali da parte dell’uomo». Le due parti dell’articolo si occuperanno perciò di indagare alcuni concetti emersi principalmente dalla ricerca sperimentale e che riguardano l’equilibrio sociale quasi stazionario e i cambiamenti sociali; la locomotion, lo spostamento attraverso canali sociali; i processi di feedback sociale e la gestione sociale.

Lewin parte dalla questione della “esistenza” nelle scienze empiriche, constatando come all’inizio del secolo sentimento, emozione, volontà non fossero considerati come qualcosa di esistente in senso scientifico, infatti un fenomeno sociale non aveva lo stesso grado di fondamento scientifico delle scienze naturali e fisiche: ma con la bomba atomica tutto è cambiato, ci si è resi conto che i fenomeni sociali potevano essere sia all’origine di eventi fisici sia far parte delle conseguenze. Un’altra differenza è che mentre nelle scienze fisiche, come aveva notato Cassirer, si dibatteva dell’esistenza o meno di singole unità (atomo, elettrone…) nelle scienze sociali si tendeva a mettere in dubbio ciò che riguarda i gruppi. Per questo Lewin si assume l’incarico di dimostrare l’esistenza di entità sociali attraverso il metodo sperimentale, con la pratica e non solamente con l’osservazione che potrebbe essere tacciata di visione soggettiva. «Nella ricerca sociale lo sperimentatore deve prendere in considerazione fattori come la personalità dei singoli membri, la struttura del gruppo, l’ideologia e i valori culturali e i fattori economici.» Fin dall’inizio della storia, partendo da re e condottieri fino ai membri delle famiglie, «tutti gli individui hanno cercato di influenzare gruppi più o meno grandi», ma questo non ha prodotto alcuna “conoscenza”, non si sa come questo avvenga e quale sia il suo funzionamento pratico, ad esempio nessuno saprebbe rispondere su come «si determina la produttività di una riunione di un comitato o di una commissione». Si è preferito pensare che in questo ambito entri in gioco l’intuizione, o altri fattori non tangibili, e che non sia possibile formulare regole chiare, che invece secondo Lewin sono riscontrabili attraverso l’osservazione e l’uso di determinati strumenti, senza dimenticare l’importanza, oltre al fatto oggettivo, anche della percezione soggettiva dei membri del gruppo, che ha un effetto circolare sul gruppo stesso, cosa che può essere dimostrata con la psicologia topologica e vettoriale. A questo punto Lewin passa ad analizzare il desiderio di e la resistenza al cambiamento nei contesti sociali, fondamentale per la gestione sociale così come per comprendere le dinamiche di vita di gruppo. Qui introduce complicate equazioni matematiche, che servono a descrivere i campi sociali e gli spazi di fase. Poi Lewin passa ad alcuni esempi, analizzando casi di cui si era già occupato, dalla discriminazione dei negri in due città al livello di aggressività dei ragazzi in ambienti democratici e autoritari, dalla questione della produzione in una fabbrica al famoso esperimento in cui mette a confronto due gruppi di casalinghe che devono essere convinte su quanto faccia bene consumare latte fresco. In quest’ultimo caso, un primo gruppo è convinto attraverso delle letture mentre il secondo con discussioni di gruppo, e il risultato è che quest’ultimo ha molto più successo nel provocare un cambiamento nelle abitudini alimentari delle rispettive famiglie. I risultati di questi esperimenti lo portano a sostenere, ad esempio, che «molti aspetti della vita sociale possono essere considerati come dei processi quasi-stazionari» che sono in equilibrio grazie all’intervento di una costellazione di forze la cui struttura è possibile definire: il compito teorico è quello di identificare queste forze e misurarle quantitativamente, e questo «trattamento scientifico delle forze sociali presuppone attrezzature analitiche adeguate alla natura dei processi sociali e che siano tecnicamente costruite per servire come ponte per un trattamento matematico. Il mezzo fondamentale a tal fine è la rappresentazione delle situazioni sociali come “campi sociali”.» E nella seconda parte dell’articolo Lewin integra nei suoi ragionamenti gli stimoli ricevuti dalla cibernetica, quando affronta i “problemi di feedback nella diagnosi e nell’azione sociale”.

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Sommario 6.25

  • Introduzione con Isaac Asimov alla BBC, 1965
  • Kavasaki Corleo, il destriero robot
  • Collettivo Terra e Libertà – L’occhio del nemico. Su Mondeggi Bene Comune e l’agri-tech “dal basso” (Rovereto, aprile 2025)Prima parte
  • Ballie, l’assistente robot della Samsung a forma di pallina da tennis

Riferimenti 6.25

  • The Chocolate Watchband, Psychedelic Trip + Expo 2000 + Dark Side Of The Mushroom (No Way Out… Plus, 1967/1994)
  • The Chocolate Watchband, Inner Mystique + Voyage of The Trieste (The Inner Mystique, 1968)
  • Chocolate Watchband, Bombay Pipeline (This Is My Voice, 2018)
  • Macaco, Civilizado Como los Animales (Civilizado Como los Animales, 2019)
  • Kimmo Pohjonen, Spore + Vortex + Ethola + The Furies + Kellua + Mantis (Kalmuk, 2002)
  • Orca, The Magic Medicine (Complex Cosmic Creation, 2006)
  • Macaco, De Serie (Civilizado Como los Animales, 2019)

Episodio 6.24

Episodio 6.24

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Sommario 6.24

  • UNA MINIERA DI VAMPIRI – Sollevamenti del tecnoecologismo ed estrazione del plusvalore militante (Terza e ultima parte)TESTO

Riferimenti 6.24

  • И вновь продолжается бой (La battaglia continua, nota anche come “Lenin è di nuovo giovane”) 1974
  • Nurse With Wound & Graham Bowers, Dancing Tiger (Excitotoxicity, 2014)
  • Xhol Caravan, Sparkling Geysers (Live Essen, 1970)
  • Tryo, Greenwashing (Ladilafé, 2012)
  • Canzoniere Del Proletariato, Quando verrà Lenin (1974)
  • Xhol Caravan, Weird Boss (Live Essen, 1970)
  • Xhol Caravan, Surrealistic Scenery (Live Essen, 1970)
  • Canzoniere Del Proletariato, Viva Lenin (1974)
  • Guru Guru, Woodpecker’s Dream (Mani Und Seine Freunde, 1975)
  • Vittorio Gassman legge Eugenio Montale, Sergej Rachmaninoff, Piano Concerto n. 3, Allegro ma non tanto
  • Blocco Mentale, Verde (Ποα, 1973)