Episodio 7.3

La declinazione della cibernetica in meccanica relazionale e pilotaggio della comunicazione, non è un prodotto della fantasia, un fatto impalpabile, ma si concretizza in procedimenti che ruotano attorno agli scambi che avvengono in differenti ambiti della vita degli esseri umani. Le tecniche di gestione dei rapporti interpersonali si fanno strada, a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, all’interno di gruppi sociali e comunità politiche per rispondere a diverse esigenze, sia come strumenti di normale gestione delle procedure organizzative e decisionali, per tentare in teoria di renderle più fluide e trasparenti, sia per trovare soluzioni in caso di problemi interni. Ma non si limita a questo; infatti, oltre a un sistema di funzionamento assembleare che prevede etichette da seguire, gesti stereotipati e una forte dose di autodisciplina, fin dal principio ci si è resi conto che la buona volontà dei partecipanti non era sufficiente e perciò sono sorte figure guida che nel tempo sono diventati veri e propri professionisti della gestione di gruppo o, come oramai si definisce, della facilitazione.

Ce ne ha offerto un esempio recente l’esperienza capitata nel cosiddetto “bene comune” di Mondeggi, vicino a Firenze, quando tempo fa è sorto un dissidio interno riguardo la possibilità di accettare un percorso di legalizzazione e una riqualificazione tecno-ecologica tramite finanziamenti del PNRR. Senza entrare nei dettagli della vicenda, quello che ci preme evidenziare è come la procedura della facilitazione sia stata adoperata per far accettare alla “base” decisioni già prese da una parte politica autoritaria e verticistica che purtroppo da anni stava dietro il progetto della, ironia del linguaggio, Fattoria Senza Padroni. Si è trattato, come riportato da alcuni fuoriusciti nell’opuscolo Mondeggi, bene comunque? (giugno 2024) dell’utilizzo di «tecniche di cibernetica sociale che non solo non arginano affatto eventuali gerarchie di potere, ma contribuiscono a nasconderle sotto il velo pacificato di assemblee perfettamente moderate». Secondo loro, l’intervento di facilitatori di professione ha creato «un effetto deresponsabilizzante ancora maggiore rispetto alle semplici tecniche di gestione assembleare», dal momento che grazie alla messa in scena rituale di simulacri di discussioni, scontri e decisioni, si è potuto spacciare l’autoritarismo per democrazia, una decisione presa dai vertici o dalla maggioranza per consenso allargato.

Da quell’esperienza raccontata da chi poi ha preferito andarsene, emergono dettagli che ci aiutano a capire meglio le intenzioni nascoste dietro questo cerimoniale fatto in apparenza di buone maniere, discorsi calmi e ponderati, gesti e sguardi concilianti, e che tempo fa ribattezzammo “dittatura della presa bene”. Innanzitutto, il “percorso” della facilitazione ha molto spesso una meta già prefissata, come nel caso di Mondeggi dove «la squadra di facilitazione non ha fatto altro che timbrare l’ormai avvenuta vittoria di una parte della comunità su un’altra», ovvero quella di una componente realista, compatta e portatrice di proposte “chiare” – prendere soldi e farsi indirizzare dalle vituperate istituzioni e spacciarsi come antagonisti è chiaramente uno dei principali marchi di fabbrica della sinistra transmoderna – contro una minoranza scapestrata, sognatrice e pericolosamente “radicale”, «spesso tacciata di estremismo parolaio e di non riuscire a comprendere come la formalizzazione dei risultati di un conflitto sia preziosa conquista e non un conformarsi alle logiche del potere. Cassandre maledette» come ricordava Peppe Aiello in occasione di una simile diatriba avvenuta anni prima a Napoli (Giuseppe Aiello, Raffaele Paura, Quale deserto Fegato. Note disordinate sulla (irresi­stibile) ascesa del benecomunismo napoletano e sulla possibilità di costruire comunità dal basso, La Fiaccola, 2020). Peraltro, vera e propria presa per i fondelli, «a dissenso epurato (quando ormai i contrari avevano disertato l’assemblea), facilitatori e facilitatrici hanno accompagnato la parte di assemblea superstite in un percorso di revisione dei processi decisionali, poi prontamente sbandierato sulla pagina Facebook: interpretazione senz’altro originale del Metodo del Consenso, in cui sul consenso si lavora dopo che tutti i dissidenti sono stati gentilmente accompagnati alla porta.» Nonostante molte persone vedano in modo positivo e considerino spesso necessarie le pratiche che ruotano attorno a facilitazione, moderazione e risoluzione dei conflitti, data l’incapacità che si riscontra un po’ ovunque nell’affrontare questioni scottanti e trovare o anche soltanto volere una mediazione, si tende ad accantonare il fatto assai grave di come queste pratiche che si potrebbero tranquillamente definire di ingegneria sociale dal basso siano profondamente avverse alle posizioni radicali e posseggano un potente substrato ideologico «sostanzialmente riformista e neoliberale ».  Il team di facilitazione che ha seguito il percorso decisionale di Mondeggi è convinto che esista, secondo quanto raccontato dai transfughi, «una “cultura emergente” fatta di cose belle e luccicanti che si sta diffondendo in maniera silenziosa» e che andrebbe alimentata ovunque si manifesta, non importa se in contesti politici o di coppia, nelle aziende o nelle istituzioni, in modo da – citando il linguaggio dei moderatori – «materializzare nel mondo culture più equivalenti e rigenerative». Insomma, la vecchia tiritera del “cambiamento di paradigma” per cui «si può fare la rivoluzione senza fare la rivoluzione».

https://lanavedeifolli.noblogs.org/files/2025/11/LaNaveDeiFolli_07_3.mp3

Sommario 7.3

  • Introduzione con il robot Aria di Realbotix e Klaus Schwab
  • IOA – Spot 7
  • Il sistema Asilomar – Il metodo precauzionale secondo la scienza: evidenziare il limite per superarlo immediatamente dopo – Costantino Ragusa (Aprile 2025, www.resistenzealnanomondo.org) – Prima parte
  • IOA – Spot 8
  • Dal Metodo Giacarta al Metodo Gaza (Terza e ultima parte)TESTO

Riferimenti 7.3

  • L’Infonie, Mantra (Vol 33 – Mantra, 1970)
  • Alterations, Yes Sir + Sleeping Beauty + Nopan Kissa + The Burning Rosebush (My Favourite Animals, 1984)
  • Alterations, Berlin 4 + Tilburg 3 (Voila Enough!, 1979-81)
  • India Serighelli, Ma il cielo è di tutti (Bio Feed Back, 1975)
  • David Edren, Gamla Krobo + Kotekan Md + Balungan + Fast Kotekan (Electronic Gamelan Music, 2017)
  • Sedih Banget, Buruh Tani (2020)