Episodio 6.32

Episodio 6.32

Commiato alla 6a Stagione

E anche questa è andata, per la sesta volta la Nave dei Folli ammaina le vele e se ne torna in rada. Nel frattempo, nel mondo intorno guerre sanguinose si moltiplicano e normalizzano in lontananza; mentre qui vicino esistenze individuali e coercizioni sociali si digitalizzano, con il dilagare di Intelligenza Artificiale e robot sempre più umanoidi; nuove pestilenze si diffondono, come la recente dermatite nodulare bovina che si estende dalle Alpi alla Sardegna dove, dopo l’arrivo della megalomania eolica, sbarcano 300.000 dosi di nuovi vaccini per vacche. E tornano le zone rosse, come a Padova per il timore del diffondersi della febbre West Nile.

Nel micromondo dei movimenti politici le cose non vanno meglio, certo nulla di paragonabile, qui alla tragedia subentra la farsa e il feuilleton delle politiche identitarie aggiunge nuovi capitoli. Risultato della “cultura del piagnisteo” che imperversa ormai dagli anni Ottanta-Novanta, questa pustola socio-politica giunta d’oltremare ha già invaso il mondo intero, soprattutto gli ambiti di sinistra, ma come un virus informatico infetta anche gli ambienti libertari, o presunti tali.

Ennesimo esempio è una mappa (che alleghiamo), non del tesoro ma di quello che per chi l’ha anonimamente prodotta sarebbe l’asse del male in Italia, evoluzione “sistemica” delle più classiche liste nere di bolscevica memoria. Più simile a un circuito elettrico, fatta probabilmente a immagine del funzionamento cibernetico di menti inorganiche, illustra i protagonisti di quelle che costoro individuano come nefandezze nonché i legami che intercorrono tra loro. La nostra imbarcazione, collocata nella bolgia Anti-tech, colleziona una caterva di titoli che, se non fossero il risvolto di un degrado molto più ampio, ci farebbero un baffo, oltre che scompisciare dal ridere: gli umili mozzi sono accusati nientepopodimeno che di Antifemminismo/Misoginia – Abilismo – Queerofobia/Omofobia e perfino Islamofobia… e come se non bastasse siamo associati a Chiesa Cattolica/Fondamentalisti e a Pro Vita! Insomma, abbiamo fatto quasi l’en plein e per brevità ci definiamo tuttofobi. Amen!

Come al solito, anni dopo le inconsistenti lamentele alle nostre critiche del transumanesimo (era il 2019, in occasione di Librincontro) e il successivo fango gettatoci contro che ci spinse a lasciare Radio Blackout nel 2021 (più per l’omertà generalizzata riscontrata nella pressoché totalità del movimento taurinense, che per quieto vivere o codardia scelse di dare la precedenza al carrozzone identitario), anche in questo caso il corpus complesso e moltiforme delle nostre idee è ridotto e banalizzato a etichette, in perfetto stile social mer(d)ia. Come sempre, mai e poi mai si entra nel merito delle riflessioni con argomentazioni, magari non profonde ma quantomeno articolate, mentre invece si isolano frasi, se non parole, estrapolandole dal contesto, altra conseguenza di ignoranza e superficialità figlie dell’epoca telematica.

Una nostra particolarità è non difendere nessuno, tantomeno noi stessi: i ragionamenti che facciamo e abbiamo – spesso invano – provato a fare, riguardano valori e metodi e non singole persone o situazioni. Siamo contro queste ideologie e le relative pratiche comunque e a prescindere da chi colpiscono, che potrebbe essere chiunque. Anche in quest’ultimo caso, non soltanto non ci riteniamo colpevoli ma ancor più non accettiamo da parte di chicchessia il ruolo di giudice, figuriamoci di boia… Dunque non rispondiamo alle accuse, anche perché sarebbe difficile ribattere qualcosa di concreto al nulla che ci viene prospettato, che poi è il nulla che avanza dell’antipolitica identitaria, la cui unica materializzazione consiste nel tentativo di guadagnare consensi intruppando sempre più seguaci scodinzolanti, fedeli e ubbidienti, ossequiosi e remissivi… sebbene si rappresentino nel metaverso dell’immaginario con avatar selvatici e feroci. Per di più, non avendo addebitato a nostro carico fatto specifico alcuno, quanto semplicemente uno o una serie di reati d’opinione, non ricadiamo forse sotto la scure del monopolio delle idee, retaggio di un oscuro passato autoritario e patriarcale?

Invece no, da quando assieme al politically correct e a tutta la trafila di sottoinsiemi e frammentazioni degli individui, delle loro vite e attività in dominii identitari, si è stabilito che anche le parole possono uccidere – così come, già da molti anni, uno sguardo è già molestia, e via dicendo… Ma come spesso accade quando si entra in siffatti gineprai, i princìpi non valgono per tutti ma dipendono da chi li adopera e/o subisce: dunque chi redige liste nere può tranquillamente appioppare epiteti infamanti, che vanno da quelli già citati e altri neologismi inglesi alla moda, fino all’uso indiscriminato di termini che insistono sul concetto di fobia, riprendendo e amplificando un atteggiamento medico-psichiatrico volto a negare dignità a chi viene diagnosticato in tal modo.

Tutto questo ha chiaramente un obiettivo, la squalifica dell’avversario o di chi mette in discussione il tentativo di egemonia transpost, mirando a farlo passare per reazionario, di destra, in attesa di peggio, chissà, pedofilia, cannibalismo, deicidio…: dunque quale miglior modo, soprattutto di questi tempi, che definirlo fascista? Detto di passaggio, è lo stesso metodo adoperato cinquant’anni fa dalle sinistre parlamentari-extra, progenitrici e ispiratrici di quelle odierne, nel colpire anarchici o comunisti libertari indisponibili a intrupparsi nei servizi e nelle parole d’ordine che ciclicamente ritornano. Queste politiche, posizioni, rigidità, già patrimonio diremmo naturale dei marxisti-leninisti, in tempi di tranpostneomodernismo purtroppo si ritrovano anche tra autoproclamati anarchici.

Altre conseguenze facilmente prevedibili sono il ripiegamento su questioni micropolitiche e lo scatenarsi di lotte intestine con maglie che si stringono sempre più. Da un lato la moda della cancel culture è applicata alla lettera in Valsusa, dove un gruppo locale comunica di voler eliminare le scritte sessiste dai muri, simbolo di violenza e riduzione a oggetto della donna, e per l’occasione le interpreta e “traduce” al pubblico, rifilandoci la morale sulla dignità delle “lavoratrici sessuali” (nella Mappa, ci guadagneremo anche la casella Puttanofobia?) e la viltà degli uomini cis-bianchi: il fatto è che “sono arrabbiate”. Bazzecole però al confronto con la recente performance di risentimento di Rabbia trans, le cui membre a quanto pare imperversano nei luoghi della movida politica torinese, soprattutto la sera e quando c’è festa. Dopo aver sanzionato nel tempo chiunque non voglia adottare il loro codice linguistico-comportamentale, il cerchio ora si stringe fino a includere anche chi fino a poco tempo fa si diceva aderente e sostenitrice del transfemminismo, nella fattispecie alcuni gruppi e persone facenti parte del giro filo-curdo e internazionalista. Costoro sono accusate di abuso del termine donna (anzi, per la precisione, donna* seguita da asterisco) e altre nefandezze lessicali: per questo sono state denunciate tramite altra pratica angloamericana, il famigerato e finora a noi sconosciuto Call Out, un testo pubblico in cui costoro vengono bacchettate e accusate di essere TERF, altro neologismo che sta per femministe radicali che escludono i trans. Come in Valsusa, anche in questo caso le rabbiose dimostrano di avere una particolare predilezione per il mestiere di maestrine: sul loro sito internet danno un saggio di correzione di un testo ricevuto dalle accusate, in cui spiegano loro tutti gli errori commessi e propongono ammende e autodafé. Al posto di combattere contro chi davvero le odia e sfrutta, scagliano il proprio rancore sulle persone più vicine, quelle che, per dirla alla maniera transpost, attraversano i loro stessi spazi.

Su queste e moltissime altre vicende ci sarebbe ancora tanto da dire, come nel caso recente di un altro miserabile, presunto anarchico francese che cerca di squalificare come antisemiti e nazisti addirittura Hanna Arendt e Gunther Anders, ma ci fermiamo qui, che la misura è colma e anche la pazienza, nostra e vostra, ha un limite. Di certo alla ripresa della navigazione le acque saranno un tantino agitate, vista la pubblicazione di alcuni testi che – meglio tardi che mai, nonostante certi limiti – hanno deciso di levare una voce di condanna delle vessazioni identitarie sostituendola al silenzio assenso che da troppi anni ha fornito un terreno propizio a questo stalinismo di ritorno. Ma di questo e tanto altro ancora riparleremo a tempo debito, quando si leveranno le ancore per la prossima, imperdibile, impostmodernizzabile e disidentitaria stagione de La Nave dei Folli.

Mappa Lista Nera

https://disordine.noblogs.org/post/2025/06/18/parole-semplici/

https://ilrovescio.info/2025/07/01/da-pari-a-pari-contro-lautoritarismo-identitario/

https://brughiere.noblogs.org/post/2025/07/18/a-due-a-due-finche-non-diventano-dispari/

https://sardegnaanarchica.wordpress.com/2025/07/24/per-farla-finita-con-lo-stupro-intellettuale-ai-danni-dellanarchismo-rivoluzionario/

https://tocallout.noblogs.org/

https://lanavedeifolli.noblogs.org/files/2025/07/LaNaveDeiFolli_06_32.mp3

Sommario 6.32

  • Introduzione con zona rossa a Padova
  • La microchippata allegra – Microchip in my arms
  • Presentazione di Libar di Gonghi GongAlbum scaricabile gratuitamente QUI
  • Centri anti complottismo in Germania (Byoblu, 6/3/2025)
  • Riccanza in Sardegna (Cartabianca – 27/06/2023)
  • Torino, negozio di cani robot (aprile 2025)
  • Peste bovina in Sardegna (Vari TGR Sardegna dell’ultimo mese)

Riferimenti 6.32

  • Futuro antico, Live a Isole del Suono, Piazza Santo Stefano, Bologna 7/7/1980
  • Gonghi Gong, Il piffero magico (Libar, 2025)
  • Hot Chip with Robert Wyatt, One Pure Thought (Geese remix) (Hot Chip with Robert Wyatt and Geese, 2008)
  • Gonghi Gong, Libar (Libar, 2025)
  • Kollektiv Rote Rübe & Ton Steine Scherben, Paranoia + Zeitmaschine + Manchmal Wenn Ich So Dasitze Pt. 2 (Paranoia, 1976)
  • Steven C. Miller, Live! Corsa contro il tempo (Line of Duty) (2019)
  • Gonghi Gong, Io non dimentico (Libar, 2025)
  • Checco Zalone, Poco ricco (2022)
  • Message To Earth, LSD Beyond the Gate (Music of the Quantum Computer, 2011)
  • Ralph Lundsten and The Andromeda All Stars, Computerful Love (Alpha Ralpha Boulevard, 1979)
  • Gonghi Gong, La crisi (Libar, 2025)
  • Suonofficina, Dugu Dugu (Iandimironnai, 1984)
  • Suonofficia, Tadasuni (Pingiada, 1979)
  • Gonghi Gong, Per il tuo bene (Libar, 2025)