Episodio 5.12
Altra fonte di ispirazione della controcultura cyber-rave è stato senza dubbio Terence McKenna. In quegli anni espose una Teoria della Novità che gli sarebbe stata ispirata, oltre che dall’assunzione di psilocibina e dimetiltriptamina, da un contatto diretto con alieni, per cui l’universo si indirizzerebbe verso una meta in cui aumenterebbe l’interconnessione tra i viventi fino a un punto di Singolarità infinita: «La Storia sta finendo. Stiamo per diventare la generazione che sarà testimone della rivelazione dei propositi del cosmo. La Storia è l’onda di shock dell’Eschaton (…) e per chi vivrà questa transizione nell’iperspazio ciò significa che avremo il privilegio di vedere il più grande rilascio di cambiamento compresso probabilmente dai tempi della nascita dell’universo.» (Dalla traccia “Re:Evolution” dell’album di The Shamen Boss Drum, 1992)
Avvicinandosi per sua stessa ammissione al pensiero millenarista e apocalittico, secondo McKenna stava avvenendo una «“ingressione” della novità verso quel che Whitehead definiva “concrescenza”, un giro che si stringe. Tutto scorre assieme. Il “lapis auto-poietico”, la pietra alchemica alla fine del tempo, va in coalescenza quando tutto scorre assieme. Quando viene fatta un’eccezione alle leggi della fisica, l’universo scompare, e quel che rimane è un plenum strettamente collegato: la monade, capace di espressione di per sé, è limitata a proiettare un’ombra sul fisico come se fosse una sua riflessione.» (“New Maps of Hyperspace”, rivista Magical Blend 1989) McKenna affidò a un programma per computer il calcolo del flusso e riflusso delle novità: inserendo dati numerici relativi a eventi storici giunse a calcolare una “Onda temporale zero” che stava modellando la realtà dell’epoca e che sarebbe culminata in un apogeo di infinita complessità attorno alla fine di novembre 2012. Quando, poco più tardi, Argüelles decifrò il calendario Maya collocando la fine del 13° Baktun nella data del 21 dicembre 2012, McKenna dedusse la giustezza dei suoi calcoli.
Nell’unione tra computer e sostanze psicoattive predisse un futuro cyberdelico, in cui l’immaginazione e l’arte sarebbero state al potere, grazie ai programmatori informatici e ai creatori di realtà virtuale. Dopo secoli di brutture prodotte dalle civiltà legate alle città, alla guerra, al sessismo, l’umanità avrebbe riscoperto un modo di vivere tribale, a contatto con la natura, e «attraverso gli psichedelici, i mass media, la distribuzione e il controllo del flusso di informazioni, sarà in grado di salvare se stessa e il mondo dalla rovina.» Il compito della realtà virtuale è creare una pietra filosofale linguistica che, trascendendo le lingue convenzionali, permetta ai cibernauti di comprendere visivamente il significato al di là delle parole scritte o pronunciate, creando una «sorta di telepatia. I metodi che adoperiamo oggi per comunicare, piccoli rumori con la bocca che si muovono nello spazio sotto forma di segnali acustici, e quindi la consultazione di dizionari appresi – questa non è una banda molto larga di comunicazione, eppure il mondo intero è tenuto insieme da piccoli rumori della bocca e le loro trasmissioni elettroniche attraverso radio, TV eccetera. Ma la generazione cyberpunk sta scoprendo per tutti noi un nuovo tipo di comunicazione, simile alla telepatia perché si vede con gli occhi. E a quel punto, dissolve i confini e ci fa ritornare a essere uniti in questa comunità tribale di cui abbiamo così tanto bisogno.» (Conferenza al Cyberdome, Stoccarda, 1991)
Tra gli anni Ottanta e Novanta, la cyberdelia – o cyberdelirio se si preferisce – di McKenna incarna alla perfezione il modello che, assieme al concetto di Zona Temporaneamente Autonoma (la TAZ, altro pilastro ideologico dell’epoca, teorizzato da Hakim Bay), stava federando a livello planetario la cultura cyberpunk legata ai rave. Lasciandosi alle spalle le ideologie radicali del Novecento, incarna alla perfezione gli ideali New Age e ne rappresenta forse la summa: vi si ritrovano mescolati assieme l’angoscia catastrofista per la fine dei tempi e del mondo così come lo conosciamo uniti alla speranza in una rinascita tanto spirituale quanto ecologica; un attaccamento a madre terra e alle forze della natura unito alla celebrazione della potenza trasformatrice delle tecnologie della comunicazione e della modificazione corporale; la venerazione di antichi culti, pagani o tribali, unita alla fascinazione per il futuro, i robot e i viaggi spaziali; l’importanza di fondare comunità locali e la tensione per un’unità planetaria delle genti; l’assunzione di sostanza psicoattive sacre provenienti dal passato e la sperimentazione delle nuove sostanze chimiche figlie dei laboratori.
La traiettoria di questa epoca è ben riassunta da Geoff White in CyberTribe rising (1993). Secondo lui, un nuovo “modello cibernetico” orizzontale stava sostituendo quello precedente, verticistico, noto negli ambiti militari come C3I (comando, controllo, comunicazione e intelligence in senso poliziesco). Lo chiamò C5I2 – ovvero comunità, consenso, cooperazione, comunicazione, cibernetica, uniti a intelligenza e intuizione – dove l’informazione passa da un piccolo gruppo all’altro tramite quel che si iniziava a definire come Rete, ossia l’insieme di lettere, messaggi verbali e tutte le nuove tecnologie, dai fax ai computer con l’incombente Internet. White descrive un paradigma sociale ed economico decentralizzato costituito da cyber-tribù, influenzate dall’Ecologia profonda, dalla Teoria del calcolo distribuito e dalla Teoria del caos, alleate in vista di un Network globale di TAZ. Non a caso nel 1999 a Berlino un insieme di 35 comunità fondarono il Sonics-Cybertribe-Network for Rhythm and Change, con ritrovi annuali, e in seguito sorse un incontro annuale a Los Angeles chiamato Gathering of the Tribes.
Altro pilastro di questa stagione è stato Fraser Clark, fondatore della Encyclopaedia Psichedelica e ideatore del concetto moderno di “pronoia” – ossia credere, al contrario della paranoia, nell’esistenza di una cospirazione ordita per fare il tuo bene –, che per distinguere il nascente movimento da quello degli hippies giudicato troppo pastorale, riprese il termine già adoperato negli anni Sessanta di zippy, cambiandone il senso in Zen-inspired pronoid pagan. Abbracciando le possibilità evoluzionistiche insite nelle tecnologiche ciberdeliche, considerava i rave come il veicolo più importante per affrontare la fine dei tempi: «non immagino un modo migliore per aiutare la gente a imparare amore, rispetto e riverenza per la Natura dei classici rave notturni all’aperto. È possibile immaginare cosa si sente quando ventimila persone ci vanno e provano emozioni insieme, questo potere delle persone unite… e che ballano aspettando l’alba? È straordinario, è religioso, e ti cambia la vita.» (Conferenza alla Stanford University, 2/5/1995)
Convinto si trattasse dell’unico fenomeno occidentale in grado di risvegliare le coscienze, Clark fondò a Londra il club-discoteca Megatripolis, il cui nome spiega in un romanzo inedito: «la specie femino-umana ha compiuto il necessario salto evolutivo verso la coscienza collettiva troppo a lungo previsto, fuggendo l’illusione del Tempo e accampandosi in modo permanente in quel PERFETTO STATO FUTURO che hanno chiamato Megatripolis.» Ma solo in pochi sono in grado di sfuggire all’illusione ed evolvere al di là del tempo, tra cui lo stesso Clark: «vaghiamo nel passato, ossessionati dalla “ricerca” del perché le cose sono rimaste sbagliate per così tanto tempo nei nostri antenati. Abbiamo anche appreso che i sogni utopici e le visioni universalmente condivise dalle società umane sono effettivamente “memorie future” dell’Utopia Megatripolitana, di come le cose sono realmente al di là di questo incredibilmente sottile velo del tempo.» (Fraser Clark, post sul WELL/ Whole Earth ’Lectronic Link, 10/2/1995) Più progetto imprenditoriale che utopia anarco-cibernetica, Megatripolis giunse nella costa ovest degli Stati Uniti, aprendo per breve tempo una succursale a San Francisco, e la sua eco si può sentire in eventi successivi, come l’incontro dell’ottobre 2001 Envision the Eco-village «dedicato alla guarigione del pianeta attraverso cerimonie di danze sacre (…) antichi riti che adoperano la tecnologia odierna, sperando di rinsaldare i legami di connessione gli uni con gli altri, con il pianeta, con le galassie spiraleggianti.» (Koinonea, dal 1996 organizzatore di eventi di musica trance chiamati “2012”, http://www.club.net/koinonea)
Sommario 5.12
- Introduzione
- Terence McKenna @The Cyberdome (1991)
- Il lander di Intuitive Machines’s, Odysseus, atterra sulla luna (23/2/2024)
- La Nave Dei Folli presenta: FUTURO ONNIPRESENTE – Spunti di riflessione su limiti e possibilità della resistenza all’avvenire cibernetico nell’epoca del totalitarismo scientista (dicembre 2023) – PRIMA PARTE
- Terence McKenna @The Cyberdome – bis
- Odysseus – bis
Riferimenti 5.12
- Spherical Vision With Poly, Stroll (Megatripolis / Shamanic, 1996)
- Rhythm Of Space, Kaeru Diablo (Megatripolis / Ambience, 1996
- Tim Freke Feat. Terence McKenna, Hooray In A New Way (The Elves Of Hyper Space) (Megatripolis / Ambience, 1996)
- Fraser Clark And The Evolution House Band, Give Us Back Our Planet (Shamanarchy in the UK, 1992)
- Terence McKenna with Zuvuya, Dream Matrix Telemetry (1993)
- Union Jack, Two Full Moons And A Trout (Casper Pound Mix) (Megatripolis/ Dance, 1996)
- Machina Amniotica, East Jinx live! (Ex-Manifattura Tabacchi – Cagliari, 28/10/2017) – http://www.machinamniotica.it/
- Amon Tobin, Marine Machines (Supermodified, 2000)
- IBM Industrial Bass Machine, Prepare For Invasion (A Taste Of Armageddon, 1998)
- Terence McKenna with Zuvuya, Dream Matrix Telemetry (1993)
- Union Jack, Two Full Moons And A Trout (Casper Pound Mix) (Megatripolis/ Dance, 1996)