Episodio 4.2
Dopo i primi 4 capitoli dedicati all’emergere del pensiero-macchina e alla colonizzazione cibernetica delle società Occidentali, attraversati gli oceani strutturalisti e sistemici, ora ci si avventura alla scoperta del Nuovo mondo postmoderno, e per introdurci nell’argomento Céline Lafontaine prende come esempio la parabola della sociologa americana Sherry Turkle.
«Verso la fine degli anni Sessanta ho vissuto in una cultura che insegnava che il sé è costituito da e attraverso il linguaggio, che l’incontro sessuale è lo scambio di significati, e che ciascuno di noi è composto da una molteplicità di parti, frammenti, e collegamenti di desideri. Questa era la fucina della cultura intellettuale parigina, tra i cui guru c’erano Jacques Lacan, Michel Foucault, Gilles Deleuze e Felix Guattari. Ma nonostante simili condizioni ideali per imparare, le mie “lezioni francesi” rimasero puri esercizi d’astrattismo.» (La vita sullo schermo, p. 8) Più tardi in Life on the Screens racconterà le sue esperienze di demoltiplicazione di identità rese possibili dalla diffusione di Internet: «Così, vent’anni dopo aver incontrato le idee di Lacan, Foucault, Deleuze e Guattari, me le ritrovo davanti nella mia nuova vita sullo schermo. Ma stavolta le astrazioni galliche sono più concrete (…) l’esperienza mediata dal computer riporta la filosofia con i piedi per terra.» (Sherry Turkle, La vita sullo schermo. Nuove identità e relazioni sociali nell’epoca di Internet, p. 9-11)
Per lei è come se Internet o la tecnoscienza non fossero altro che un compimento delle idee postmoderne. «I modelli della cibernetica sono già post-strutturalisti, non sono altro che modelli di loro stessi, o di tutt’altri modelli, specchi di specchi, speculum che non riflettono alcuna realtà», come sostiene Dupuy. (Alle origini delle scienze cognitive, p. 152) Non sarà invece che queste teorie, in barba alla loro pretesa originalità, sono molto più semplicemente le discendenti dirette del paradigma proposto da Wiener? Ormai giunti a questo punto del nostro itinerario, concetti come molteplicità, differenza o decostruzione non dovrebbero più sembrarci una novità, come invece li vorrebbero far passare. In effetti, per autori che rifiutano il concetto di storicità, sarebbe inopportuno trovarsi nel solco di un pensiero enunciato nell’immediato dopoguerra.
Ma, sebbene non rivendicata apertamente, la filiazione cibernetica delle teorie post-strutturaliste e postmoderne non si può nascondere. D’altronde basta sfogliare i testi principali di questo movimento teorico per convincersi del suo stretto legame con il paradigma informatico: da La condizione postmoderna di Lyotard, che già in prima pagina ha un riferimento a Cibernetica e società di Wiener, alla famosa decostruzione di Derrida, nei fatti un altro passo avanti del programma cibernetico.
Sommario 4.2
- Introduzione
- Klaus Schwab, Il progresso tecnologico è come uno TSUNAMI (World Internet Conference, Wuzhen / Cina, 9-11 novembre 2022)
- CARNE SINTETICA (Fuori dal coro, Rete4 / 9NEWS Australia: carne e formaggio in laboratorio)
- K – IL DELIRIO, produzione indipendente Ludwig Ferrante (2020-2022) – 2a parte
- LO SFINTERE DEL CYBORG (o dell’acqua che non c’è più e che tanto vorrebbe sommergerci) – TESTO
- Milano, Manifestazione nazionale (26 novembre 2022)
Riferimenti 4.2
- Pere Ubu, Codex + Blow Daddy-O (Dub Housing, 1978)
- Deutsch Nepal & The Moon Lay Hidden Beneath a Cloud, Untitled 2 (A Night in Fear, 1999)
- Gal Costa, Não Identificado (1969)
- Nick Cave and The Bad Seeds, Abattoir Blues (Abattoir Blues/The Lyre of Orpheus, 2004)
- Tjapukai Dancers, Tjapukai Sunset + Heart Of My People (Proud To Be Aborigine, 1990)
- Bee Mask, Canzoni Dal Laboratorio Del Silenzio Cosmico I (Spectrum Spools, 2011)
- P.W.O.G., A Kind Of Prayer (Record Of Breaks, 1995)
- Delia Derbyshire, The Wizards Laboratory (Electrosonic, 1972)
- The Residents, Instrumental 1 + Short Instrumental 1 + Instrumental 2 + Short Instrumental 2 (The Warner Bros Album, 1971)
- Nicola Piovani, Salto nel vuoto: La nave dei folli (Colonna sonora di “Salto nel vuoto”, Marco Bellocchio, 1980)