Episodio 3.5
Il 19 febbraio 1968 la TV francese manda in onda un dibattito tra Claude Lévi-Strauus, Roman Jakobson, il biologo François Jacob e il genetista Philippe L’Héritier, dal titolo assai evocativo “Vivere e parlare”. (La trascrizione sarà pubblicata in Les Lettres françaises, n° 1221 e 1222)
Definita dagli organizzatori “discussione rivoluzionaria”, fin dall’inizio il presentatore insiste sul fatto che l’interesse comune di strutturalisti e biologi si articola attorno ai «fenomeni comunicativi, sia quelli senza coscienza né soggetto a livello del DNA e dei geni, sia quelli che avvengono al di fuori della coscienza di tali soggetti a livello di gruppi e società». A parte un riferimento diretto a Wiener, la discussione di sviluppa come se la vicinanza teorica tra linguistica strutturale, antropologia, biologia molecolare e genetica fosse frutto di una pura e semplice convergenza scientifica, allorché si trattava del frutto dell’incrocio tra due modelli scaturiti dalla cibernetica e dalla teoria dell’informazione.
Jacob pone subito il dibattito sul terreno della cibernetica, grazie alla quale «uno degli apporti più importanti di questi ultimi anni riguarda l’applicazione del sistema di comunicazione a ogni livello della biologia». A partire di qui interpreta l’analogia tra codice genetico e linguaggio umano come indice di un universalismo strutturale del modello informatico. Ricordiamo che in quegli anni l’idea di un programma genetico, di una grammatica della vita contenuta nel DNA era al centro delle ricerche in biologia molecolare, e non deve sorprendere che la linguistica strutturale di Jakobson (con la sua logica puramente differenziale) sembrava corrispondere formalmente alla “lingua” dei geni.
Dunque, dal DNA ai sistemi sociali la medesima struttura esplicativa: quella del trasferimento di informazioni, e L’Héritier arriva al punto di proporre l’idea di una «eredità verbale» che farebbe da ponte tra natura e cultura.
Lévi-Strauss, dopo aver ricordato il proprio debito verso Jakobson, si spinge ancora oltre nel senso della logica cibernetica affermando: «i fenomeni sociali e le società umane ci paiono sempre più come delle grandi macchine di comunicazione». E il riduzionismo scientifico che animava questo dibattito raggiunge l’apice nel suo intervento finale, quando sostiene quanto sia incoraggiante constatare come si possano ritrovare sia a livello biologico, sia a livello del linguaggio e delle società umane «fenomeni di comunicazione che avvengono al di fuori della coscienza dei membri del gruppo […] e che non li fanno intervenire a titolo di soggetti parlanti».
Sommario 3.5
- Introduzione
- Bianca Bonavita, NOTE DI SPERANZA
- Liceo Virgilio di Roma: Occupato, Autogestito e Vaccinato
- NOTIZIE FLASH da sotto il ponte
- BERGTEUFEL, Il mondo a distanza: Su pandemia, 5G, materialità rimossa del digitale e l’orizzonte di un controllo totalitario – Decima parte: “5G” e “Polizia automatica”
Riferimenti 3.5
- Love, Revelation (Da Capo, 1967)
- Heilung, Othan (Lifa, 2017)
- Giorgio Moroder, I Wanna Funk With You Tonite (Knights in White Satin, 1976)
- Andrea Piccioni, Kuko e Drum’n’Bass
- WUMINGZERO – Q? (Ship of Fools Records, 2021)
- Coline Serreau, Il pianeta verde (1996)
- DJ Spooky, Byzar Prologue + Byzar (Necropolis: The Dialogic Project, 2004)
- Woody Allen, Il dormiglione (1973)
- Ugolino, Uomo d’allevamento (Siam rimasti fregati, 1977)