Episodio 2.30
Proseguendo nel libro Contro i tecnocrati, e saltando per ragioni di spazio alcuni capitoli in cui si sofferma sulla critica alla sociologia, su felicità, vita quotidiana e costruzione di situazioni, Lefebvre giunge ad affrontare il rapporto tra socialismo e utopia, e i miti della rivoluzione. «Tra le persone di sinistra, le più realiste pensano di attuare i progetti della tecnocrazia: pianificazione, razionalizzazione dall’alto della vita sociale, organizzazione in nome della Nazione e dello Stato. Come se questa organizzazione non fosse stata già raggiunta dal capitalismo! (…) Come novità, oggi c’è la seguente alternativa: o questo programma o il nichilismo. O questo programma oppure la fine del pensiero marxista. (…) Se nei grandi paesi industriali oggi si tratta di “padroneggiare la tecnica” è innanzitutto perché la tecnica si è elevata a potenza autonoma, a forza esterna e coercitiva, a sfida alla terra. “Padroneggiare la tecnica” nel senso di un’epoca per noi conclusa, proprio come fanno in maniera perfetta gli esploratori dello spazio.»
Dopo aver analizzato a fondo il ruolo della parola scritta e di quella orale, sottolineando come quest’ultima abbia accompagnato i progetti rivoluzionari contro le leggi e le norme spesso stabilite dalla prima, che nell’epoca del primato assoluto della linguistica ha assunto un carattere “terroristico”, Lefebvre conclude il capitolo in questi termini: «La “società” pare chiudersi di fronte a noi, attorno a noi. Il possibile pare limitarsi, ostruirsi. A questa chiusura contribuiscono sia le scienze parcellari (economia, psicologia, sociologia, addirittura storia) sia i concetti come quelli di struttura e sistema che analizzeremo a breve. Questa chiusura è però soltanto apparente. Nessuna definizione di società la coglie appieno né la esaurisce, nemmeno quella che pensiamo sia la migliore (“società burocratica di consumo pilotato”). Le forze della protesta e della contestazione non smettono mai di agire. (…) L’effervescenza è continua. Per lo meno questa società cambia e avanza verso una meta che non conosce: non sa dove va, ma comunque va. È la “fuga in avanti”. Le barriere crollano, un giorno o l’altro. Pericolosamente, il possibile si riapre, come la strada, attraverso disagi e comodità. Dove va questa società? Noi proponiamo un obiettivo, un percorso, una strategia. E una teoria del possibile.» (Henri Lefebvre, Passatismo, utopismo, socialismo)
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Sommario Ep. 2.30
- Introduzione
- Pfizer: inoculate yourself with love
- Riccardo d’Este – Aids: la malattia come espressione delle fasi della civiltà
- Il Progresso sinistro – Togliatti/Berlinguer/Burgio
- Il mondo a distanza: Su pandemia, 5G, materialità rimossa del digitale e l’orizzonte di un controllo totalitario – Settima parte: “Turchi meccanici”
- IL BATTITO ININTERROTTO DI GENOVA (II) – Radiodramma de LaNavedeiFolli sui fatti del luglio 2001. Personaggi e interpreti: Cobas di Piazza Paolo da Novi / Vittorio Agnoletto / Vari TG / Emilio Fede – nel ruolo dei buoni. Claudio Albertani (Paint It Black), Tabularasa e Conflict – nel ruolo dei cattivi.
- Comunicato di Fabiola
Riferimenti Ep 2.30
- Negativeland, The Answer Is… (Points, 1981)
- Heilung, Traust (Futha, 2019)
- Francesco Turrisi, Variazioni sopra la Follia + Passamezzo Antico (Sì Dolce è il Tormento, 2009)
- Bernard Parmegiani, Points Contre Champs (De Natura Sonorum, 1978)
- Abe Duque & Dietrich Schoenemann, 88-30 (FACIL, 1995)
- Tabula Rasa, Carlo Giuliani (Vecchia scuola, s.d.)
- Rolling Stones, Paint It, Black (Aftermath, 1966)
- Lola Lafon & Leva, Paint it, Black (…Grandir à l’envers de rien, 2006)
- Terry Jones, Brian di Nazareth (1979)
- Collectif Mary Read, Casse-muraille (II, 2008)