Episodio 2.9 – Puntata Speciale

Episodio 2.9 (Puntata Speciale)

Nell’arco di qualche secolo le società occidentali si sono trasformate da teocrazie in democrazie, e da democrazie in farmacrazie. È questa la tesi principale contenuta nel libro di Thomas Szasz, scritto nel 2003, intitolato Farmacrazia: medicina e politica in America, che contiene parecchi spunti di riflessione che ci possono essere utili nella situazione attuale, che alcuni non esitano a definire di dittatura medica.

Szasz, uno dei più noti critici della psichiatria, ha dedicato la sua lunga vita e la sua attività di docente e di scrittore al tentativo di dimostrare l’inesistenza della malattia mentale e a denunciare le pratiche della medicina coercitiva di cui la psichiatria è l’emblema.

Farmacrazia è uno dei suoi ultimi lavori, in cui racchiude oltre cinquant’anni di riflessioni sulla medicina, il suo ruolo nella società e i suoi legami con le forme e modalità di governo. Infatti, Thomas Szasz torna su alcune analisi già proposte in passato, in primis la sua critica della psichiatria inaugurata nel lontano 1960 con Il mito della malattia mentale, in cui cercava di spiegare come i fenomeni etichettati come malattie mentali non fossero né mentali, né malattie, e come «le misure usate per porvi rimedio non siano trattamenti ma sforzi per tranquillizzare, pacificare e sottomettere la persona che disturba».

Pochi anni dopo propone la definizione di “stato terapeutico”, per descrivere il passaggio da forme di governo antiche basate sulle credenze religiose, come le teocrazie, oppure politiche, democrazia, socialismo, comunismo, a uno stato autocratico legittimato dalla psichiatria come branca della medicina.

Alla fine del libro, analizzando gli sviluppi più recenti, Szasz osserva come l’attuale moda di pensiero farmaceutico stia fomentando l’idea secondo cui i medici potranno un giorno cancellare le malattie e perfino la morte. Tanto i professionisti di medicina e scienza, quanto politici e popolazioni, sono prigionieri di un’illusione, che Szasz definisce utopico-imperialista, una vera e propria moderna follia collettiva che è al tempo stesso causa e conseguenza di una visione ingenuamente medicalizzata della vita e della morte, e ha come sintomo principale la diffusa credenza che ogni problema medico possa essere risolto a patto di investire abbastanza denaro nella ricerca.

Nell’epilogo di questo libro, che è centrato sulle politiche sanitarie americane e che perciò è in gran parte lontano dalla situazione italiana, Szasz lancia però un monito che non ha confini. «Affidando in un modo o nell’altro la cura della nostra salute allo Stato, stiamo sacrificando la nostra libertà in nome del più cattolico e democratico degli statalismi moderni: l’ideologia della farmacrazia».

Molti degli argomenti contenuti nel libro di Szasz paiono delle terribili anticipazioni della situazione in corso. La paura del contagio e al contempo i mascheramento delle molteplici cause di avvelenamento in corso, la speranza collettiva nel potere salvifico dei vaccini, diventata una sorta di millenarismo terapeutico, unita all’oblio della nocività di tali farmaci e alla minaccia di fronte alle misure emergenziali, rende attuale e urgente l’appello di Szasz a difendere le libertà personali contro lo stato terapeutico e la farmacrazia.

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Sommario 2-9

  • Riflessioni attorno al libro di Thomas Szasz Farmacrazia: medicina e politica in America, Spirali, Milano 2005.
    Per la biografia di Szasz, abbiamo preso spunto dal testo di Tristano Ajmone Requiem per Thomas Szasz.

 

Riferimenti 2-9

  • Oi va voi, Refugee (Agent Sumo Instrumental Mix) 2004
  • Cluster, Live In Der Fabrik (Cluster II, 1972)
  • Muslimgauze, Turkish Sword Swallower (Sufiq, 2000)
  • Ying-Hsueh Chen, Psappha for solo percussion (di Iannis Xenakis) 2011
  • Muslimgauze, Egyptian Sand Siffter (Sufiq, 2000)
  • Muslimgauze, Soviet Occupied Territories (Buddhist on Fire, 1984)
  • Muslimgauze, Narcotic 3 (Narcotic 1997)
Link alla puntata su Radio Blackout