Il primo Training Group, ideato da Kurt Lewin al MIT e stimolato dalla sua partecipazione al circolo cibernetico delle conferenze Macy, si svolse nell’estate del 1947 a Bethel, Maine, coinvolgendo la neonata organizzazione National Training Laboratories, con base a Washington D.C., che inizialmente si rivolse al mondo delle imprese industriali, tra le poche in grado di sostenere le spese derivanti dalla partecipazione dei suoi dirigenti a questi eventi. I T-groups, orientati a far emergere le capacità nella gestione delle “relazioni umane”, insegnavano ai manager a «osservare la natura delle loro interazioni con gli altri e del processo di gruppo. Di qui, si credeva, sarebbero stati maggiormente capaci di capire il loro proprio modo di funzionamento all’interno di un gruppo e sul posto di lavoro, oltre all’impatto che avevano sugli altri, e sarebbero diventati più competenti nel gestire situazioni interpersonali difficili», come dirà ani dopo un altro protagonista della nascita del lavoro in gruppo, Carl Rogers. (Carl Rogers on Encounter Groups, 1970, p. 3)
Costui infatti, sempre nel biennio 1946-47, era membro di un team che sperimentava lavori di gruppo con i consulenti della Veteran Administratrion presso il Counseling Center dell’Università di Chicago. Si trattò di un corso di formazione breve ma intenso, con l’obiettivo di preparare questi consulenti ad affrontare i problemi dei reduci della Seconda guerra mondiale. Lo staff dei formatori pensò fosse inutile svolgere un lavoro di preparazione teorica, dato che si trattava di persone istruite e laureate, quindi si passò direttamente «a un’intensa esperienza di gruppo in cui i partecipanti si incontravano parecchie ore al giorno per conoscersi meglio, per diventare consapevoli degli atteggiamenti che potevano rivelarsi controproducenti nei rapporti di consulenza, e per rapportarsi gli uni agli altri in modo che fosse d’aiuto al loro lavoro.» (Carl Rogers, Ibid.) Unire un tipo di apprendimento sia esperienziale sia cognitivo ebbe un valore terapeutico sui partecipanti, che ne uscirono motivati e arricchiti, cosicché visto il successo ottenuto questo modello fu replicato anche in laboratori estivi. Il lavoro che proveniva da Chicago contribuì ad aggiungere all’approccio dei T-groups di Bethel, più focalizzato su abilità e tecniche di human relations, una spinta alla crescita personale e un orientamento terapeutico, e a partire dalla fine del 1947 e negli anni seguenti la combinazione di questi due modelli costituirà il nucleo di un movimento che non smetterà di ampliarsi.
Verso l’inizio degli anni ’50, ispirandosi ai T-group, nascono gli Human Relations Training Laboratories. Passato dal ruolo di leader del gruppo a quello di formatore, ora il facilitatore si occupa di intervenire sul processo dando vita a due tendenze: da un lato, troviamo i sostenitori della prima scuola del National Training Laboratory centrati sullo sviluppo delle competenze e sulla formazione; dall’altro, si adopera il gruppo a scopi terapeutici, come nel caso dei gruppi di sostegno del tipo encounter, sensitivity o human relations dove le persone si radunano per risolvere problemi specifici, ad esempio legati all’alcool o alla depressione. Quasi tutti gli autori non fanno distinzione tra i vari gruppi: «sensitivity training, T-groups e laboratory training […] sono tutte etichette per descrivere il medesimo processo, che consiste in discussioni in piccoli gruppi in cui la fonte primaria, se non unica, di informazione per imparare è il comportamento degli stessi membri del gruppo.» (Warner W. Burke, “Where did OD come from?”, in Joan Gallos, (a cura di), Organization Development, Jossey-Bass, San Francisco 2006) Ma è verso la fine degli anni ’50 che si comincia ad adoperare il T-group come strumento di cambiamento, diventando uno dei primi interventi riconosciuti in OD (Organization Development, sviluppo organizzativo). Ma sebbene i vari tipi di gruppo si assomiglino, le due tendenze principali (alla formazione/sviluppo e quella terapeutica) spingeranno la facilitazione verso tre ambiti distinti: nella gestione, nell’educazione e nei gruppi comunitari.
Sommario 7.8
- Introduzione con Klaus Schwab
- IOA – Spot 18
- Chip cerebrali (Report Rai3, maggio 2023 – con Andrea Bariselli, Thimus / Bruno Mattucci, Nissan Italia / Regina Dugan, capo dipartimento Hardware Facebook / Elon Musk / Niels Birbaumer, neuroscienziato Wyss Center Ginevra, Stefano Panzeri, ITT Rovereto)
- IOA – Spot 19
- Elisa Lello, Perché quanto accaduto alla “famiglia nel bosco” riguarda tutti noi (3/12/2025)
Riferimenti 7.8
- Tasavallan Presidentti, Introduction (Tasavallan Presidentti, 1971)
- Tasavallan Presidentti, Dance (Lambertland, 1972)
- Bengt Berger / Beches Brew, Hanuman Jump (Gothenburg, 2018)
- Seesselberg, Konfektionsmusik + Overture + Kondominatsmusik (Synthetik 1, 1973)
- Dissidenten, Hidden Track (Sahara Elektrik, 1984)
- Sincerely P.T., Rolling Machine + Cheops + Fresh Air, Where? + I Will Give You All My Love + Line (Sincerely P.T., 1973)

