Episodio 4.20
Dall’inumano al postumano
Anche se potrebbe sembrare una deviazione che ci allontana dal nostro argomento, dobbiamo soffermarci su un saggio scritto da Hannah Arendt nel 1963, in cui rispondeva a una domanda, posta in occasione di un Simposio organizzato lo stesso anno dagli editori della rivista Great Ideas Today: “La conquista dello spazio da parte dell’uomo ha accresciuto o diminuito la sua statura?” Partendo dalla constatazione che i grandi progressi della tecnoscienza del XX secolo hanno avuto come base comune la negazione della percezione sensoria propria della natura umana, Arendt riflette sulle conseguenze di tale negazione da un punto di vista umanista. Lo scarto che continua ad aumentare tra il senso comune e le astrazioni fisico-matematiche che guidano il progresso tecnico è frutto di un’esteriorizzazione delle preoccupazioni scientifiche rispetto alla condizione umana. «Il progresso della scienza moderna ha dimostrato con molta forza fino a che punto questo universo osservato, l’infinitamente piccolo così come l’infinitamente grande, sfugge non solo alla grossolanità della percezione sensoria dell’uomo, ma anche agli ingegnosissimi strumenti che sono stati costruiti per il suo raffinamento. I dati di cui si occupa la ricerca fisica moderna (…) non sono (…) dei fenomeni, delle apparenze, perché non li incontriamo in alcun luogo, né nel nostro mondo quotidiano né nel laboratorio; siamo a conoscenza della loro presenza soltanto perché essi hanno, in una certa maniera, un effetto sui nostri strumenti di misurazione.» (La conquista dello spazio e la statura dell’uomo (1963), in Verità e politica, Bollati Boringhieri, Torino 1995, pp. 80-81)
Per quel che riguarda l’espansione verso il cosmo, secondo Arendt, siamo giunti «alla nostra attuale capacità di “conquistare lo spazio” attraverso la nostra capacità di manipolare la natura da un punto dell’universo esterno alla Terra», che è proprio quel che avviene allorché «liberiamo dei processi energetici che ordinariamente si svolgono soltanto nel Sole o quando tentiamo di avviare in una provetta i processi dell’evoluzione cosmica o quando costruiamo macchine per la produzione e il controllo di energie sconosciute nella dimora della natura terrestre.» (p. 98) Ora, la condizione umana è intrinsecamente legata alla vita terrestre. Volere, anche solo in astratto, oltrepassare scientificamente i limiti del globo rappresenta un restringimento delle prospettive umaniste, e ciò è dimostrato secondo Arendt dal ritardo considerevole dello sviluppo sociale e politico rispetto al progresso tecnoscientifico.
Infatti è impossibile ragionare sulla conquista dello spazio senza soffermarsi su una delle sue principali condizioni di possibilità: il computer. Su questo punto la posizione di Arendt è assai chiarificatrice: sebbene «i cervelli elettronici» possano svolgere il lavoro dell’uomo meglio e più rapidamente, il fatto che «si sostituiscano e amplino la potenza intellettiva» può essere accettato soltanto presupponendo che quest’ultima si possa misurare «in termini di quoziente intellettivo» che però «oltre al fatto di essere la conditio sine qua non della mente umana, non ha molto a che vedere con la qualità di quest’ultima.» La vera particolarità dello spirito umano si situa invece, per Arendt, nella sua capacità di comprendere e dare senso al mondo, cosa che non è in alcun modo riducibile a un ragionamento automatico. In tal senso, l’affermazione di numerosi scienziati secondo cui i computer «possono fare “ciò che un cervello umano non è in grado di comprendere”», non soltanto è un attacco alla dimensione umana ma una vera e propria minaccia nei suoi confronti. (pp. 84-85)
Sommario 4.20
- Introduzione
- L’assegnazione del premio alla tuttofobia
- Prossima tappa, soldati immuni alle radiazioni (TgSole24, 4/3/2023)
- Fëdor Dostoevskij, Note invernali su impressioni estive (1863)
- L’albero liquido, un bioreattore cittadino ad alghe (Belgrado, un albero liquido per purificare l’aria + Lotta all’inquinamento urbano con LIQUID3, l’albero liquido), dicembre 2021
- Il microchip che dà la sensazione della vista ai non vedenti
- I MICROCHIP O LA VITA – Prima parte – TESTO
- La Svezia favorevole ai microchip sottocutanei
Riferimenti 4.20
- The Heliocentrics, Intro + Sirius B + They Are Among Us (Part 1) + Intermission + Return Journey (Out There, 2007)
- Superobots, Daltanious (1981) – TESTO
- Benoît Charest, Cabaret Aspirateur (Les Triplettes de Belleville, 2003)
- The Cramps, Human Fly (…Off the Bone, 1983)
- Mischa Maisky, Bach Cello Suite No.1 in Sol (1993)
- Felix Lajko & Boban Markovic Orkestar, Felix Kolo (Srbija: Sounds global, 2000)
- Oplewing/Sixsense, Microchip (2022)
- Troblemakers, Noces Africaines (Doubts & Convictions, 2001)
- Agents Of Time, My Heart Is A Microchip (2020)
- Troblemakers, Groover is Back (Doubts & Convictions, 2001)